Ciao! Sono io, Tempe....vi lascio una piccola introduzione,
gisuto x farmi sentire un po’... Allora, questa storia non prende spunto in
alcun modo dal 7° libro....anche perchè non l’ho ancora letto. Se dovesero
esserci coincidenze sono casuali e mi scuso per esse.
Comunque, questa fiction è un po’ triste.... non odiatemi per
questo, è che mi vengono meglio le storie tragiche o quasi...
Vi lascio alla lettura, che è meglio....spero di ricevere tanti
commentini!
Un bacio a tutti
Tempe
DISCLAIMER: i personaggi appartengono a J.K. Rowling e alla sua
immensa genialità. I testi delle canzoni sono di proprietà degli artisti che
sono stati in grado di crearli.
PARTE PRIMA - SOGNI D’AMORE
Quel 25 aprile
La guerra era di casa
Pioveva forte fuori dalla chiesa.
La fame era
nell’aria
La vita una scommessa
Ma il prete continuava la sua messa.
(Pooh, 50 primavere)
“Lo
voglio.” Rispose una decisissima e raggiante Tonks alla ben nota domanda che un
piuttosto contrariato Moody, nelle insolite vesti di pastore, le aveva appena
posto.
“Perfetto.
Allora…con i poteri conferitimi dalla Chiesa vi dichiaro marito e moglie.
Remus, se proprio ci tieni, puoi baciare la sposa.”
Lupin
si affrettò ad eseguire.
Non
lo aveva sognato proprio così, il suo matrimonio, né il burbero Malocchio era
il pastore che avrebbe voluto ma non poteva assolutamente lamentarsi: con la
guerra che infuriava in tutto il mondo magico, era già stato fortunato ad aver
trovato qualcuno disposto ad officiare la cerimonia.
Erano
tutti lì, i suoi amici e compagni di lotta, l’Ordine della Fenice al gran
completo. Tutti per un attimo avevano staccato la spina dal resto del mondo per
essere presenti alle sue nozze e lui, mentre baciava la sua giovane neo-moglie,
si sentiva l’uomo più felice del mondo, anche se il destino lo aveva voluto
lupo mannaro, anche se molti dei suoi più cari amici erano morti e nessuno dei
presenti era sicuro di poter vedere l’alba del giorno dopo.
Di
lì a poche ore si sarebbe tenuta la battaglia che avrebbe posto fine a quella
guerra e gli sembrava maledettamente egoista da parte sua essere così
profondamente felice ma, dopotutto, si disse, si meritava anche lui un po’ di
gioia.
La
Sala Grande di Hogwarts era stata decorata da centinaia di fiocchi e fiori,
tutti rigorosamente bianchi, e le donne dell’Ordine avevano dato il meglio di
sé nel confezionare un delizioso abito per Tonks servendosi dei pochi e poveri
materiali a loro disposizione.
Harry,
testimone di Remus, se ne stava fiero e impettito accanto allo sposo mentre,
dall’altra parte dell’altare improvvisato, una delle due damigelle, quella dai
lunghi capelli rossi, lo fissava con occhi pieni al tempo stesso di tristezza e
speranza.
Avrebbero
mai avuto, loro due, la possibilità di sposarsi, di costruire una famiglia?
Oppure tutto sarebbe finito così, nel semplice e tetro grigiore della morte?
Ginny
Weasley distolse lo sguardo dal suo ragazzo solo quando si sentì sfiorare la
spalla da Hermione che le annunciava la fine della cerimonia.
Neppure
se ne era accorta…
Si
avvicinò a Remus e Tonks per far loro le sue congratulazioni, poi si voltò
verso Hermione per chiederle dai accompagnarla a prepararsi per il turno di
guardia, ma la trovò ancora una volta persa nei suoi pensieri con stampato in
faccia uno sguardo sognante rivolto verso suo fratello maggiore.
Fin
dal secondo anno quei due erano persi l’uno per l’altra e Ginny proprio non
riusciva a capire che cosa stessero aspettando.
“Herm.”
Chiamò.
La
giovane strega dai capelli ricci si voltò verso la sua amica.
“Sì?”
“Scusa
se interrompo le tue fantasie su mio fratello ma tocca a noi stare di guardia.”
“Sì,
certo…e non stavo fantasticando su Ron.”
“No?
Ho sei fratelli, mi spieghi come sai che parlavo di Ron?”
“Io….”
“Sì,
sì, ok…ne parliamo fuori, che ne dici?”
Le
due ragazze si avviarono a passo di marcia verso l’uscita della scuola, mentre
du paia d’occhi, una scura e cerchiata da grossi occhiali, l’altra dalle
profonde iridi azzurre, le seguivano preoccupate.
“Stai
in pensiero per Ginny?” Chiese Ron, cercando per l’ennesima volta di far stare
al suo posto il tremendo colletto dell’orribile vestito che sua madre gli aveva
preparato per le nozze.
Harry
sospirò, senza nemmeno cercare di nascondere i propri sentimenti.
“Lo
sono in ogni istante che trascorre lontana da me.”
“Sì,
miseriaccia, anche io!” Esclamò Ron con il suo solito intercalare. “Per
Hermione…” si affrettò poi ad aggiungere.
“Glielo
dirai mai?” Chiese Harry, senza specificare cosa Ron avrebbe dovuto dire ad Hermione.
Ne avevano parlato così spesso, ultimamente, che non serviva più.
“Non loo so, Harry.” Rispose il rosso, come
faceva ogni volta.”Lo vorrei tanto, davvero…Ci sono momenti in cui non vorrei
altro che stringerla a me e dirle che l’amo… ma vale la pena amare in questo
periodo? Cioè, guardali…” Accennò con gli occhi ai due novelli sposi, intenti a
scambiarsi un tenero bacio. “Ora sono il ritratto della felicità ma, Harry,
quanto potrà durare?”
Harry
scosse la testa: la stessa domanda se l’era posta lui decine di volte ma non
era mai riuscito a trovare una risposta.
***
Fare
l’amore è musica
Chi
se lo scorda in guerra
o
in qualche bar
Che
vita fa.
È un pianista senza mani
Chi
non ama più
È
un portiere senza rete
Un
prete senza Dio.
(Pooh,
L’amore costa)
Ginny
ed Hermione iniziarono il loro giro di ricognizione, ben nascoste sotto al
mantello dell’invisibilità.
“Ammettilo.”
Ordinò improvvisamente la rossa,
cogliendo l’amica di sorpresa.
“Che
cosa devo ammettere?”
“Che
ti piace mio fratello.”
“No,
Ginny, ne abbiamo già parlato decine di volte: a me non piace Ron, io…”
“Oh,
ma per favore, Hermione!” Esplose Ginny, interrompendola. “La smetti di negare?
Non riesci a prendere in giro nemmeno te stessa! Stai sempre a guardarlo e
nemmeno ti prendi il disturbo di farlo di nascosto! Come puoi dire che non ti
piace?” Alla luce del lumus, Hermione notò che le orecchie della sua amica
erano diventate di un bel color pomodoro maturo.
Sorrise
inconsciamente: doveva essere una caratteristica della famiglia Weasley.
“Ginny,
ti sto dicendo la verità: a me non piace tuo fratello. E questa volta lasciami
finire, per favore.” Aggiunse, quando vide che la rossa stava per ribattere
nuovamente. “In effetti, Ron ha smesso di piacermi all’inizio del quarto anno…
quando ho capito di essere veramente innamorata di lui. Sono settimane che
tento di dirtelo ma tu non mi hai mai lasciato finire il discorso, così io
perdevo la pazienza e me ne andavo!” Concluse Hermione, sorridendo.
Il
matrimonio le aveva messo un po’ di allegria della quale, ultimamente, le
capitava spesso di sentire la mancanza.
Ginny
si fermò, fissando l’amica a bocca aperta, poi si sciolse a sua volta in un
sorriso di pura soddisfazione.
“Finalmente!
Lo sapevo che tra voi c’era qualcosa di speciale! Era ora che anche tu lo
ammettessi…” Si bloccò, rendendosi conto di aver detto troppo.
“Cosa
significa che anche io l’ho ammesso?”
Ginny
tacque per un attimo, indecisa sul da farsi. Alla fine optò per dire la verità:
tanto oramai il danno era fatto!
“Vedi,
Harry mi ha raccontato che Ron…”
“Ssshhh…”
La interruppe Hermione, posandole una mano sulla bocca, per poi parlare a bassa voce. “Ascolta…”
La
rossa si zittì all’istante, cercando persino di respirare il più
silenziosamente possibile.
Fu
allora che anche lei sentì.
Due
voci provenienti dal margine della Foresta Proibita. Duce voci viscide e
untuose, troppo note alle loro orecchie per non essere riconosciute: Lucius e
Draco Malfoy.
“Io
dico che la ragazza è meglio: sta con Potter ed è l’unica femmina.”
“S’, Draco, ma è più sveglia. Il più giovane dei maschi è un bersaglio decisamente più facile e il risultato che otterai uccidendo lui, invece che lei, sarà lo stesso. Dopotutto, quei sempliciotti dei Weasley adorano tutti i loro figli e lui è il migliore amico di Potter.”
Ginny,
al sentir sparlare della sua famiglia, strinse più forte il pugno intorno alla
bacchetta.
Hermione,
invece, si sentì gelare il sangue nelle vene: quelli stavano progettando un
omicidio…il suo omicidio!
“Ma
sì..”Sibilò ancora il giovane Malfoy. “Ronald Weasley mi è sempre risultato
particolarmente fastidioso.”
“Dobbiamo
dirlo agli altri.” Sussurrò Hermione e, una frazione di secondo dopo, lei e
Ginny già correvano verso il castello.
“Hai
sentito qualcosa?” Chiese Lucius al figlio.
“Che
genere di cosa?”
“Passi…passi
veloci, quasi in corsa.”
“Sarà
stato qualche inutile animale, questo posto ne è pieno. Ora, considerando che
domani ci sarà la grande battaglia, se voglio agire, devo farlo stanotte.”
***
Quando
le due ragazze arrivarono nella Sala Grande, gran parte dei membri dell’Ordine
si era già ritirato a riposare. Sempre che riposo si potesse chiamare quel
dormiveglia agitato tipico del tempo di guerra.
Gli
unici ancora in piedi erano Harry, Lupin, Tonks e Moody, intenti a pianificare
una strategia per l’indomani.
Al
veder comparire le due giovani e sfinite sentinelle, tutti e quattro si fecero
loro intorno, allarmati: il loro turno non sarebbe finito che tre ore più
tardi…
“Weasley,
Granger, perché avete smontato prima del tempo?” chiese brusco Moody, che si
trovava molto meglio nelle vesti di generale, piuttosto che in quelle di
pastore.
“Al
confine della foresta abbiamo sentito due voci…” Spiegò Ginny, con il fiato
corto per la corsa.
“Chi
erano? Lo avete capito?” Chiese ancora Moody.
“Malocchio,
lasciale respirare. Sedetevi, ragazze.” Si intromise un pragmatico Lupin.
Hermione
e Ginny accettarono di buon grado l’invito dell’uomo e sedettero sulle prime
due sedie che trovarono.
“Erano
i Malfoy, padre e figlio.” Continuò la rossa, una volta ripreso a respirare
normalmente.
Hermione,
invece, sembrava caduta in una specie di trance, teneva gli occhi fissi nel
vuoto e non aveva ancora aperto bocca.
“Stavano
progettando di uccidere…” Ginny esitò: ancora stentava a credere che qualcuno
potesse voler morto suo fratello. “Progettavano di uccidere Ron per colpire
Harry e papà allo stesso tempo.”
“Siete
sicure?” Chiese Tonks, mentre i suoi capelli si tingevano di un acceso
verde-ira.
Ginny
annuì energicamente.
“Non
mi sembra il caso di parlarne a Molly, Arthur o qualunque altro Weasley.”
Cominciò Moody. “Si preoccuperebbero per niente. Ci penseremo io e Potter.
Ninfadora…”
“Malocchio…”
Lo riprese Tonks che, anche in un momento del genere, odiava sentirsi chiamare
a quel modo.
“D’accordo…
Signor e signora Lupin, andate a godervi la vostra prima notte di nozze… chi sa
mai che non sia anche l’ultima.”
I
neo-coniugi Lupin non se lo fecero ripetere e si avviarono verso le scale,
mentre i capelli di lei tornavano rosa e lui pregava in cuor suo che Moody
avesse torto. Entrambi erano convinti che sarebbero stati tutti troppo occupati
per pensare ad uccidere un ragazzo.
“Potter,
tu vieni con me. Weasley, Granger, voi due andate a dormire: bastiamo noi due
per tenere sott’occhio i due Malfoy.”
Ginny
fu ben lieta di seguire il consiglio di Moody e corse immediatamente al piano
di sopra.
“Professor
Moody…” Chiamò debolmente un’Hermione finalmente tornata in sé che, però,
stringeva ancora convulsamente il mantello dell’invisibilità. “professore, se
tenteranno di uccidere Ron, con la battaglia alle porte, di certo lo faranno
stanotte…”
“Non
si preoccupi, signorina Granger. Il nostro è solo uno scrupolo. Come ha detto
lei, con la battaglia imminente non sprecheranno di certo tempo a portare a
termine un singolo omicidio…di un ragazzo, per di più. Vada a letto. Potter,
muoversi.”
Harry
lanciò un rapido sguardo ad Hermione.
“Inizi
ad andare, professore, io la raggiungo subito.” Moody annuì e si avviò,
zoppicando, verso l’uscita, mentre Harry sedeva accanto alla sua amica.
***
Notte scura
Notte
senza la sera
Notte
impotente
Notte
guerriera
Per altre vie
Con le
mani, le mie
Cerco le
tue
Cerco noi
due
(Bertoli e
Tazenda, Spunta la luna dal monte)
Tonks
si lasciò cadere stancamente sul letto, mentre Lupin chiudeva la porta della
stanza.
“Sono
stanchissima! Non credevo che sposarsi fosse così faticoso!” Esclamò la donna,
senza alzarsi.
“Sai,
credo che, più che il matrimonio, a stancarti sia stato il turno di guardia di
questa mattina, o no?” Osservò malignamente Lupin.
I
capelli di Tonks arrossirono di vergogna per il ricordo della figuraccia di
quella mattina, quando aveva svegliato metà Ordine dicendo di aver visto un
dissennatore aggirarsi vicino alla scuola.
Peccato
che il suddetto dissennatore si fosse rivelato non essere altri che Harry, di
turno con lei, che sorvegliava la scuola dall’alto delle ali di Fierobecco.
“Cosa
pretendi, Remus! Già sono nervosa per tutta questa storia della guerra, se poi
ci aggiungi l’emozione per il matrimonio…”
Lupin
sorrise e si accomodò sul letto vicino alla sua sposa che, nel frattempo, si
era messa a sedere.
Le
accarezzò piano una guancia, mentre i capelli di lei tornavano lentamente rosa.
“È
per questo che ti amo, Ninf.”
“Perché
sono un’idiota irrecuperabile?”
“Non
sei un’idiota. Sei solo un’incredibile, adorabile sbadata.”
Tonks
sorrise, lasciandosi accarezzare, per niente contrariata dal fatto di essere
stata appena chiamata Ninf : Remus poteva chiamarla in qualunque modo volesse
tranne, ovviamente, Ninfadora.
La
donna appoggiò il capo sulla spalla di Lupin, portando una mano a giocherellare
con i suoi capelli.
“Non
pensavo che io e te saremmo mai riusciti a sposarci.” Sussurrò lei a fior di
labbra.
“E
io non pensavo che avrei mai trovato una donna disposta a stare con…con uno
come me.”
“Beh,
amore, non sarai proprio un dio greco, ma non sei poi così male.”
“Lo
sai cosa intendo…”
“Sì,
lo so, signor Lunastorta. E sai cos’altro so? Che questa è la nostra notte
insieme, forse l’unica per molto tempo, e noi la stiamo sprecando a
chiacchierare di finti dissennatori e lupi mannari. Il che, senza offesa per
entrambe le specie,non è proprio la mia idea di prima notte di nozze.”
Lupin
alzò gli occhi al cielo, preparandosi a ripetere un discorso già affrontato
almeno un milione di volte.
“Ninf,
non possiamo Te l’ho già detto. Quello che…ho…la mia malattia…pensa se
rimanessi incinta! Non voglio che a causa mia…”
“…tuo
figlio sia un licantropo. Lo so, lo so, Remus, ma io ho accettato di sposarti
così come sei, uomo meraviglioso, Auror tra i migliori e sì, anche lupo mannaro.
Conosco i rischi dello starti accanto ogni giorno ma questo non mi impedirà di
creare una famiglia con te. Nel caso tu non l’abbia notato, io e te da oggi
siamo sposati e io voglio passare la prima notte di nozze facendo l’amore con
mio marito, come ogni altra donna, strega o babbana.”
Mentre
parlava, Tonks si era alzata e aveva preso a camminare su e giù per la stanza,
mentre le sue guance e i suoi capelli arrossivano in perfetta sincronia.
Mai
sarebbe stata così aggressiva, così decisa in una situazione normale, ma ora
sapeva benissimo che avrebbe potuto non avere altre occasioni per convincerlo
che loro potevano benissimo formare una famiglia come chiunque altro.
Remus,
dal canto suo, avrebbe davvero voluto far felice la donna che amava, ma la
paura di far soffrire qualcun altro, la paura di far soffrire suo figlio come
aveva dovuto soffrire lui gli impediva di lasciarsi andare ai sentimenti.
Si
alzò a sua volta e abbracciò Tonks alle spalle, posandole un bacio delicato
sulla guancia. Lei si voltò subito verso di lui, senza preoccuparsi di
nascondere le lacrime che rendevano lucidi i suoi occhi scuri.
Accarezzò
Lupin in viso, baciandolo piano sulle labbra.
“Ti
prego, Remus… Nessuno di noi è sicuro di sopravvivere alla battaglia di domani.
La stiamo perdendo, questa guerra, è inutile fingere. Vorrei solo vivere una
notte diversa…speciale…”
Le
sue parole erano sincere: Tonks, l’allegra e sbadata Tonks aveva davvero paura
di morire e questo commosse il buon cuore di Lupin, che la strinse a sé più
forte, tornando con lei a sedersi sul letto.
“Sei
sicura? È proprio questo che vuoi?”
Tonks,
per tutta risposta, alzò il capo dal petto di Lupin, dove era stato abbandonato
fino ad allora, e lo baciò di nuovo, questa volta più a lungo, mentre le mani
di lui le accarezzavano la schiena, cercando la cerniera del bianco abito da
sposa.
“Grazie…”
Sussurrò Tonks all’orecchio di suo marito, prima di perdersi in un nuovo bacio.
Io penso che è
stupendo
Restare al
buio abbracciati e muti
Come
pugili dopo un incontro
Come gli ultimi
sopravvissuti
(Renato
Zero, I migliori anni della nostra vita)
***
Ron
si alzò dal letto per circa la trecentesima volta, quella notte, per poi
risedersi subito dopo. Voleva parlarle e sapeva bene che non avrebbe avuto
ancora molto tempo per farlo, ma proprio non riusciva a superare quella stupida
paura di essere respinto.
In
pochi mesi era cambiato tutto, la sua vita era stata sconvolta e lui si era
ritrovato a passare da adolescente a uomo nel giro di poche settimane.
C’era
solo una cosa di sé che non era riuscita a cambiare, e quella cosa era
l’assoluta e totale imbranataggine quando si trattava della ragazza che amava.
“Hermione,
accidenti a te!” Esclamò, affondando il volto in un cuscino.
“Ron,
per la miseria, vai a parlarle, così noi riusciamo a dormire, una buona volta!”
Lo rimproverò Fred con la voce impastata dal sonno.
“Scusami…”
Biascicò il fratello minore senza, però, alzare la testa dal suo rifugio di
piume.
Fred
sospirò, scotendo la testa: per quella notte dormire era un lusso che il suo
fratellino non gli avrebbe concesso. Il ragazzo si alzò e andò a sedersi sul
letto di Ron che, però, non diede segno di essersene accorto.
“Mi
spieghi che problema hai? Accidenti, Ron, è solo una ragazza!”
“Non
lo so, Fred, ok? Torna a dormire, per favore.”
“Eh
no, bello. Mi hai svegliato e ora io non torno nel mio letto fino a quando non
ti vedo con i miei occhi uscire da questo dormitorio per andare a parlare con
la tua bella. Allora, cos’è che ti blocca?”
“Di’
un po’, da quando ti sei messo a fare il fratello maggiore?”
“Da
quando hai iniziato a farmi perdere il sonno con i tuoi viavai notturni. Non
hai risposto alla mia domanda.”
Ron,
rassegnato, si sedette sul bordo del letto accanto al fratello.
“Vuoi
la verità?”
“No,
Ron, voglio che mi racconti la prima idiozia che ti passa per la mente. Certo
che voglio la verità!”
“Ho
paura, credo…”
“Beh,
certo, Hermione ha un bel caratterino ma non credo sarebbe capace di
schiantarti solo perché…”
“Piantala,
Fred, non sto scherzando.”
“Ok,
scusa, scusa. Non sono abituato a fare il fratello grande e responsabile.
Continua pure, giuro che non ti interromperò più.” Disse Fred, mettendosi la
mano destra sul cuore.
“D’accordo…
Stavo dicendo che ho paura che, se le dico quello che davvero provo per lei,
Hermione non mi rivolgerà più la parola. Siamo troppo amici per…”
“Capisco,
classica sindrome del ‘non voglio rovinare l’amicizia’…” Fred si bloccò,
vedendo lo sguardo truce che il fratello gli aveva appena lanciato. “È vero,
non ti devo interrompere. Scusa, ma è più forte di me.”
“Non
fa niente… e comunque hai ragione: non voglio perdere Hermione come amica,
tengo troppo a lei.”
“Sì,
Ron, ma ti basta davvero essere soltanto suo amico?”
Domanda
da un milione di dollari.
Ron
sospirò.
“Ovviamente
no, ma ho altra scelta?”
“Certo
che ce l’hai!” Esclamò Fred, forse un po’ troppo forte, visto che dal letto di
Gorge si levò un seccato “Ma volete fare silenzio?!”
“Certo
che hai un’altra scelta.” Ripetè Fred a bassa voce. “Ora tu ti alzi, vai a
cercare Hermione e le dici tutto quello che hai detto a me adesso. Se lei
ricambia i tuoi sentimenti…beh, tanto meglio per te; se invece non dovesse
provare quello che provi tu, almeno potrete continuare a essere amici, ma
vedrai che non succederà.”
Ron
alzò finalmente gli occhi azzurri in quelli verdi di suo fratello e, senza
alcun preavviso, gli gettò le braccia la collo, per poi ritirarsi subito dopo,
imbarazzatissimo e quasi stupito del suo stesso gesto.
“Scusa…”
“Niente,
ma non farlo mai più. Ora va’ da lei, così io posso tornare a dormire senza
sensi di colpa per non aver aiutato quell’allocco di mio fratello.”
Ron
si alzò e corse verso l’uscita del dormitorio ma, arrivato al ritratto che
faceva da porta, si fermò e si voltò verso suo fratello maggiore, che si era
già rimesso a letto.
“Fred?”
“Che
vuoi ancora?”
“Ringraziarti,
credo…” Rispose Ron, sparendo poi alla vista di Fred che, nel buio, sorrise
soddisfatto.
“Non
c’è di che, Ronnie.”
***
Io non so parlar
d’amore
L’emozione
non ha voce
E mi manca
un po’ il respiro
Se ci sei
c’è troppa luce.
(Adriano Celentano, L’emozione non ha voce)
Ron
scese di corsa le scale che lo separavano dal piano terra.
Non
che avesse particolarmente fretta di parlare ad Hermione, anzi, avrebbe di
certo preferito prepararsi un bel discorso di quelli che si imparano a memoria
e che poi, puntualmente, si dimenticano nel momento del bisogno ma che,
comunque, donano all’impacciato oratore un minimo d sicurezza.
No,
non aveva assolutamente fretta; l’unico motivo per cui correva era che, ora che
aveva trovato un po’ di coraggio, voleva approfittarne prima che sparisse di
nuovo.
Il
turno di guardia di Hermione non sarebbe finito prima di due ore e mezza ma, se
aveva fatto bene i suoi calcoli, il primo giro di ricognizione doveva essere
terminato e avrebbe trovato le due sentinelle ferme a fare la guardia
all’ingresso della scuola.
Una
volta arrivato al pianterreno, Ron si fermò di colpo, cercando di essere il più
silenzioso possibile: gli sembrava di aver sentito dei rumori provenire dalla
Sala Grande.
Si
avvicinò piano al portone con la bacchetta stretta saldamente in pugno, in caso
di necessità. Non si era sbagliato: ora poteva distintamente sentire due voci
che parlavano all’interno del salone.
Era
quasi sicuro che una appartenesse ad un uomo e l’altra ad una donna ma non
riusciva a capire nulla di ciò che si stavano dicendo.
Ron
non sapeva come agire: avrebbero potuto essere dei Mangiamorte così come due
membri dell’Ordine, magari Tonks e Lupin o addirittura i suoi genitori.
Che
diavolo doveva fare?!
Decise
che, per una volta nella sua vita, Ronald Weasley avrebbe preso la decisione
più coraggiosa –o forse la più stupida- e socchiuse la porta quel tanto che
bastava per sbirciare all’interno.
Tutt’ad
un tratto il giovane mago si ritrovò a desiderare che davanti ai suoi occhi ci
fossero Bellatrix Lastrange e Lucius Malfoy intenti a bersi un tè.
Nulla
sarebbe stato peggio di ciò che gli era apparso di fronte.
Harry
ed Hermione erano distesi sul pavimento una sopra all’altro in un atteggiamento
molto più che amichevole.
Le
sue orecchie avevano già cominciato ad arrossire, quando vide Hermione alzarsi,
stringendo tra le mani qualcosa che in un primo momento gli era sfuggito.
“Mi
dispiace, Harry, devo aver inciampato nel mantello…”
“Non
importa.” Rispose Harry, alzandosi a sua volta. “Cosa mi stavi dicendo?”
Ron
si tranquillizzò all’istante: era stato solo un incidente!
Il
rosso stava per entrare e raggiungere i suoi amici, quando i due ripresero a
parlare…e quello che uscì dalle labbra di Hermione non gli piacque affatto.
“Il
fatto è, Harry, che non credo che Ron potrebbe essere all’altezza della
situazione. Insomma, spesso e volentieri è così sbadato da far invidia a Tonks!
È diverso da me e te e poi, diciamocelo francamente, non ha il tuo coraggio.
Inoltre…”
Ron
richiuse la porta, trattenendosi appena dallo sbatterla.
Era
questo che Hermione pensava di lui, allora, eh?
E
Harry, poi….non solo tradiva Ginny, ma lo faceva con la ragazza della quale
sapeva innamorato il suo migliore amico!
Amico…
sì, aveva sempre creduto che Harry lo fosse davvero.
Si
allontanò velocemente dalla Sala Grande e andò a sedersi in un angolo tra le
scale che portavano ai dormitori e la porta del bagno, abbandonando il capo
contro il muro e lasciando fuggire dai suoi occhi chiari lacrime di rabbia e delusione,
mentre le voci nel salone continuavano a parlare.
“Stai
tranquilla, Herm. Questa notte saranno tutti troppo occupati a riposarsi o a
pianificare la battaglia di domani: nessuno verrà ad Hogwarts.”
“Dite
tutti così…ma non lo so, Harry…ho una sensazione… sono più che sicura che Ron
sia in grave pericolo.”
Harry
accarezzò dolcemente i capelli crespi della sua amica.
“Siamo
tutti in grave pericolo, Herione.”
“Sì,
hai ragione…è che io…io lo amo davvero tanto e…”
“E
ti preoccupi per lui, come è giusto che sia.”
“POTTER,
ACCIDENTI A TE, VUOI MUOVERTI?!” Chiamò spazientita la voce di Moody.
“Sarà
meglio che lo raggiunga… Sei più tranquilla ora?”
“Un
pochino…comunque vai pure…e grazie.”Sorrise stancamente Hermione, mentre Harry
si allontanava, lasciandola da sola nella grande sala.
***
Hermione
non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato tra il momento in cui Harry
se n’era andato e l’urlo.
Poteva
essere mezz’ora, ma anche qualcosa di più.
Il
grido veniva dal bagno che si trovava su quel piano ed era più che sicura che a
lanciarlo fosse stato Ron.
Si
rimise addosso il mantello dell’invisibilità e corse verso il bagno.
Fortunatamente,
la porta era aperta e lei potè intrufolarsi all’interno della stanza senza
farsi scorgere.
La
scena che le si mostrò davanti vedeva un terrorizzato Ron stretto in un angolo
con la bacchetta di Draco Malfoy puntata all’altezza del cuore.
°Perché
diavolo non si difende?° Pensò Hermione, estraendo la propria bacchetta, prima
di notare che quella di Ron giaceva abbandonata poco più in là dei suoi piedi,
al lato della stanza opposto rispetto a quello dove si trovava il ragazzo.
Malfoy
doveva averlo disarmato.
Hermione
riuscì ad avvicinarsi alla bacchetta di Ron e a raccoglierla senza far rumore,
mentre Draco spiegava al rosso perché di lì a pochi minuti lo avrebbe ucciso.
“Vedi,
Weasley, in una situazione normale non avrebbe senso uccidere te, innocuo
piccolo idiota. Sarebbe più logico puntare a qualcuno di più pericoloso, come
Potter o quella mezzosangue della Granger.”
“Non
chiamarla così.” Ringhiò Ron.
“Weasley,
non sei nella condizione di dirmi come devo o non devo chiamare la tua
innamorata, chiaro?”
Il
cuore di Hermione che, nel frattempo, si era portata a pochi passi da Malfoy,
le fece una capriola in petto a sentirsi difendere da Ron anche in una
situazione dove era in gioco la sua vita.
“Come
ti stavo dicendo, quest’operazione ha, invece, una grande importanza
psicologica: se tu morirai, la difesa dei tuoi amici risulterà indebolita visto
che tutti, per qualche ragione che sfugge alla mia comprensione, sembrano
tenere molto te.”
“EXPELLIARMUS!”
Gridò Hermione alle spalle di Malfoy, facendo volare via di mano la bacchetta
magica al biondino.
Ron
per poco non svenne a veder comparire la sua amica dal nulla ma fu pronto a
prendere la bacchetta che la ragazza gli porgeva e a puntarla contro Malfoy
che, dal canto suo, prima ancora di capire cosa stesse succedendo, si trovava
disarmato e preso tra due fuochi: la Granger alle spalle e Weasley di fronte.
“Ora
non ti senti più tanto sicuro, eh, Malfoy?” Chiese Ron, forte della nuova
situazione.
“Ron,
va’ a chiamare Harry e Moody. Sono appena fuori dall’atrio principale. A lui ci
penso io.” Ordinò Hermione e il giovane si affrettò ad eseguire.
“Allora,
Draco.” Cominciò la ragazza, spingendo il biondino con le spalle al muro. “Dici
di non capire perché così tanta gente voglia bene a Ron…”
“Risparmiami
la predica, mezzosangue.”
“Io
starei zitta, se fossi in te. Ora sei tu a non essere nella condizione di
chiamarmi mezzosangue, non trovi, Malfoy? Voi, altezzosi, orribili Mangiamorte
nemmeno avete idea di chi siano le persone degne di ammirazione e rispetto,
vero? Bene, Ronald Weasley è ASSOLUTAMENTE degno di rispetto per tutta una
serie di ragioni che non ti sto ad elencare perché neanche le capiresti…”
“E
anche perché ora lui viene con me.” Concluse Moody, zoppicando all’interno del
bagno. “Ottimo lavoro, signorina Granger. Potter, ha suggerimenti su come
punire il nostro amico qui? Io opterei per una trasformazione perenne in
scarafaggio o qualcosa di simile.”
Hermione,
nel frattempo, si avvicinò a Ron e gli posò dolcemente una mano sul braccio.
“Va
tutto bene?”
“Tutto
perfetto. Ti ringrazio per quello che hai detto a Malfoy anche se,
evidentemente, non lo pensi davvero. Ora lasciami in pace.” Così dicendo, il
ragazzo uscì dal bagno e si avviò su per le scale.
Hermione
lo raggiunse sul primo pianerottolo e lo afferrò per un polso, mentre la scala
cominciava a muoversi.
“Che
cosa vuoi?” Chiese lui brusco.
“Quello
che ho detto lo pensavo davvero. Mi spieghi perché non dovrei?”
“Ti
ho sentita parlare con Harry in Sala Grande. Ti ho sentito dirgli che sono un
imbranato, che non so cavarmela da solo e che lui è molto meglio di me in
tutto. Tu questa la chiami ammirazione? No, aspetta, forse è rispetto. Capisco
che tu sia innamorata di lui ma potevi evitare di offendermi!”
Malgrado
la serietà del discordo, ad Hermione venne quasi da ridere per il gigantesco
granchio preso da Ron.
“Innamorata?
Di Harry?”
“Sì.
Vi ho visti, te l’ho detto. Certo, tu non hai nessuna colpa ma lui avrebbe
dovuto almeno parlare con Ginny invece di tradirla di nascosto.” Continuò Ron,
mentre le sue orecchie assumevano un’accesa tonalità di rosso.
“Ron,
Harry non tradisce tua sorella, né con me né con nessun’altra e io non sono
affatto innamorata di lui…” La ragazza lasciò andare il polso del giovane, per
portare una mano ad accarezzargli piano una guancia, arrossendo notevolmente.
“Se c’è qualcuno di cui sono innamorata, quello sei tu…e tutte quelle…cose…che
ho detto a Harry su di te… io quei tuoi piccoli difetti semplicemente li
adoro!” Concluse, sorridendo.
Ron,
rimasto semplicemente spiazzato da quello che Hermione gli aveva appena
rivelato, non riusciva a far altroché stare fermo senza spiccicare una singola
parola.
“Oh…”
Hermione abbassò gli occhi, interpretando nel modo sbagliato il mutismo del
rosso. “Capisco… allora io dovrei andare…” Così dicendo, la ragazza ridiscese
di corsa le scale, trattenendo a stento le lacrime.
Lacrime?
Che
diavolo le prendeva?
Hermione
Granger che piange per un ragazzo…per Ron… Semplicemente non era da lei.
Arrivata
di nuovo al piano terra, si sentì afferrare per una mano.
“Aspetta…”
“Che
cosa vuoi? Mi sembra abbastanza chiaro che non ricambi i miei sentimenti,
perciò lasciami in…”
Ron
si chinò, zittendo Hermione con un veloce e maldestro bacio sulle labbra.
Subito
dopo abbassò gli occhi sul pavimento con le orecchie più rosse che mai.
“Non…non
è vero che on ricambio ciò che provi…è solo che non sono…non sono molto bravo
in queste cose…”
Quando,
finalmente, ebbe il coraggio di guardare di nuovo negli occhi Hermione, vide
che la ragazza gli stava sorridendo.
Ad
un tratto ai due giovani maghi parve che mai fosse stato inventato qualcosa di
più inutile delle parole.
Che
bisogno c’era di parlare in un momento come quello?
Ron
si avvicinò di più ad Hermione e le posò entrambe le mani sui fianchi, mentre
lei gli gettava le braccia al collo, baciandolo come sognava di fare da tanto,
tanto tempo.
C’era tutto il
mondo che io avrei voluto
Nei tuoi
occhi pieni di parole
E poi e
poi e poi
D’un
tratto è diventato amore.
(Pooh, Ti
aspetterò)
***
Tonks
chiuse gli occhi, rilassandosi, mentre la grande e delicata mano di Lupin le
accarezzava un braccio.
Era
incredibile come il solo averlo vicino la facesse sentire felice e protetta,
come la facesse sentire a casa.
Perché
stava succedendo il finimondo proprio ora che Remus aveva concesso a se stesso
di amarla?
Quella
maledetta guerra avrebbe finito per sconvolgere tutto, se lo sentiva.
La
donna si rigirò nel letto, dando le spalle a suo marito che, però, si avvicinò
di più a lei, abbracciandola da dietro.
“A
che pensi?” Le chiese lui sottovoce, quasi avesse paura di guastare la magia di
quella note.
!A
noi…”
“C’è
qualcosa che non va?”
“C’è
la guerra, Remus… e io ho paura.”
“Tutti
abbiamo paura di morire, Ninf. È normale.”
“Io
non ho paura di morire…io ho paura che un semplice incantesimo possa spazzare
via tutto quello che c’è tra noi. Se penso che tra appena qualche ora tutti e
due saremo là fuori a rischiare tutto quello che abbiamo, tutto quello che
siamo… Remus, non voglio perderti.”
“E
non mi perderai. Anche se uno di noi dovesse rimanere ucciso, tu non mi
perderai e sai perché?”
Tonks
scosse piano la testa.
“Perché
siamo uno parte dell’altra. Il nostro amore, quello che ci tiene uniti è
qualcosa che prescinde la vita e la morte. Non devi avere paura, ok?”
Tonks
si guardò nuovamente verso Lupin e, con gli occhi pieni di lacrime, si strinse
forte a lui.
“Ok…però
tu non mi devi lasciare… Promesso?”
“Promesso”
Rispose
lui, affondando il viso nei capelli rosa pallido di sua moglie e sperando con
tutto se stesso di poter mantenere quella promessa.
Prima dell’alba
C’è ancora
un’ora
Stringimi
forte
Sogna
ancora
Di noi.
(Pooh,
L’altra donna)
TBC:::