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Autore: youaremydream    24/01/2013    0 recensioni
Trascorrere le vacanze natalizie a Torino per Serena è già una grande vittoria, ma realizzare un sogno nel cassetto la manda completamente in estasi. Peccato che dovrà sopportare un eccentrico "nonnetto" che le renderà la vita un vero e proprio inferno, seguendola anche dall'altra parte dello stretto. Ma sarà davvero così?
Dal primo capitolo:
Mi allontano in fretta, ma senza farlo sembrare una fuga, come se avessi paura della sua reazione, mormorando qualche scusa.
-Ehi ragazzina, non credevo che i nonnetti avessero un tal effetto su di te!
Ed ecco che ricompare quel suo odioso sorrisetto. Che rabbia!
-Non farti strane idee, ero solo felice per la notizia...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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-Mirko, ma dove diavolo sei? E’ da più di mezz’ora che ti aspettiamo a Porta di Ponte!- sbraito al telefono.

Già, perché il nonnetto voleva assolutamente venire con me, Giorgia ed Etciù a fare shopping. Nulla di male, certo, se non fosse che è in forte ritardo. Proprio lui, che insisteva tanto sull'essere puntuale.
Ah, ma chi lo capisce! So solo che, prima che vada a Lampedusa, lo uccido!

-Scusa, sono quasi arrivato...- risponde con il fiatone. Fa bene a correre se non vuole assistere alla mia furia.
Gli chiudo il telefono in faccia, aspettando impaziente l’arrivo di quell’idiota patentato. Mi guardo attorno infastidita, sbuffando come una vecchia locomotiva a vapore: sì, forse sto esagerando un po’, ma odio aspettare e fare aspettare. E' da maleducati.

-Dai Ser, calmati, non è poi la fine del mondo...- mormora Giorgia. 

Le lancio un occhiataccia, intimandole con lo sguardo di non aprire più bocca. Lei risponde con una linguaccia ed entrambe scoppiamo a ridere. Sì, siamo un po’ strane, lo ammetto.

-Eccomi ragazze, scusate per il ritardo...- Un energumeno curvo, tutto sudato e con il fiatone fa capolino da dietro una palma. Bene, adesso mi aspetto che, come minimo, si prostri ai miei piedi, chiedendomi perdono. Ma, al contrario delle mie aspettative, Mirko mi rivolge un semplice cenno del capo, mentre di presenta calorosamente a Giorgia ed Etciù. 

Non posso crederci: è davvero un idiota! Ricambio il “saluto” con un’occhiata altezzosa e un “andiamo” velenoso. E siamo insieme soltanto da dieci secondi!

Per un po’ cammino da sola, come una pazza, per tutta la via Atenea, seguita da un trio comico. Adesso vuole anche rubarmi le amiche? Mi volto, con le braccia incrociate, incenerendoli con lo sguardo: se avessero voluto paragonarmi a un’assassina, quello sarebbe stato il momento adatto. 
Un atteggiamento simile me lo sarei aspettato da Mirko, ma da coloro che si spacciano per mie migliori amiche, no!

-Ehi, Ser... tutto bene?- persa nei miei pensieri, non mi accorgo che Giorgia si è avvicinata a me e continua a chiamarmi. Strabuzzo gli occhi. 

-Sì... sì, tutto ok...- mormoro titubante. La rossa mi guarda con aria interrogativa: non crede nemmeno a una parola di ciò che ho detto. Devo ammetterlo, non sono una brava attrice.

-Bene allora, che ne dici se entriamo qui? Avevo visto una camicetta bellissima...-e inizia così il suo soliloquio. Perché, quando si parla di abiti, Giorgia non capisce più nulla.

Entro, anzi, vengo trascinata dentro il negozio. Mirko ci segue divertito: ehi, non ho ancora finito con te nonno!

-Wow, che bella questa maglia! E questi pantaloni! Guarda Etciù...- quelle due sono completamente impazzite. In genere, mi unisco anch’io alla loro “shopping mania”, ma oggi un'enorme nuvola nera incombe sulla mia testa.

-Ehi ragazzina, sono forse troppo casti quei vestiti per te?- La nuvola rigetta un acquazzone, con fulmini e saette: neanche il povero Fantozzi era messo così male.
Fuggo nell’altro reparto, ignorando completamente quel tizio insopportabile. Non ho voglia di parlare con lui, tanto meno di ascoltare le sue battutacce.

Ma, come legati da un filo invisibile, Mirko mi segue, divertito dalla mia fuga.

-Cosa c’è? Il gatto ti ha forse mangiato la lingua?- In risposta, borbotto.

-Sai che è maleducazione borbottare?- Adesso basta. Se solo fossi alta qualche centimetro in più, gli darei un pugno in pieno viso. Peccato che a malapena gli arrivo al collo.

-Forse mi avrà anche mangiato la lingua, ma in compenso ho ancora tutti i denti. Vuoi forse riprovare l’esperienza di ieri?- urlo, attirando l’attenzione di una commessa distratta e di Giorgia ed Etciù. 

Lui indietreggia come spaventato, anche se la minaccia che incombe su di lui consiste in una ragazzina alta un metro e una Vigorsol, ponendo le mani avanti, con quel sorriso strafottente ancora su quel dannatissimo volto. 

Non lo sopporto.  

Esco dal negozio, cercando di riprendere fiato. Ma invece del’aria fresca, la calura estiva si abbatte su di me come un grosso macigno, costringendomi e boccheggiare in cerca di refrigerio. 
Perché non è solo il caldo a farmi sentire male: è qualcos’altro che non riesco a decifrare, che si è insinuato in me lentamente.

-Selena, stai bene?- un' Etciù preoccupata fa capolino dalla porta del negozio. La guardo in silenzio per un momento, e mi rendo conto che ho solo voglia di piangere, per sfogare quel magone senza significato che mi opprime il petto. Ma, da buona amica, per evitare di rovinare quel pomeriggio, indosso un sorriso di cortesia, aggirando la domanda con non chalanche. 
Perché in realtà non sto bene per niente. E non conosco il motivo.


-Volete ordinare?- Una cameriera dai lunghi capelli corvini, raccolti in una coda di cavallo, mi risveglia dallo stato di trance in cui ero sprofondata. Per qualche motivo, perfino in un bar affollato, la mia fantasia galoppa libera e senza sosta, portandomi in un mondo tutto mio.

-Allora, due Aperol Spritz e una granita al limone. Tu cosa vuoi?- Gli occhi di Mirko sono puntati su di me. Non abbiamo parlato molto oggi.

A dirla tutta, ero io che l’ho evitato ogni qual volta lui voleva intavolare una conversazione. E la cosa che mi fa più male è che non capisco il perché.

Perché sei gelosa.

Io, gelosa? E di chi?

Di Mirko. Sei arrabbiata con lui perché poco fa ti ha ignorata.

Non è vero.

E invece sì.

E invece no.

E invec...

-Allora, ti decidi?- sbotta esasperato l’oggetto della mia discussione con la mia coscienza. I suoi occhi, adesso che mi sono decisa a guardarli, sono cupi, velati da una patina scura che li priva di quella luminosità che li caratterizza. I suoi lineamenti sono contratti, come se fosse sul punto di esplodere per vomitare migliaia di ingiurie capaci di ucciderti al solo sentirle. I pugni sono stretti,
le nocche quasi bianche.

-Un thé alla pesca con ghiaccio, per favore.- esclamo, senza distogliere gli occhi dai suoi. 

La cameriera, dopo aver annotato tutto sul suo block notes, si allontana per andare a prendere le nostre ordinazioni.
Nessuno dei due vuole per primo distogliere lo sguardo. Uno scambio muto di emozioni: rabbia e frustrazione da parte mia, delusione dalla sua.

Un colpo di tosse. Un unico, piccolo e insignificante rumore capace si costringere il mio cervello a interrompere quella agonia e di prestare attenzione su qualcos’altro. Mi concentro su due imbarazzatissime Giorgia ed Etciù, capaci di farmi ritrovare il buon umore davvero con poco. E sento già tutte le domande che si stanno ponendo in questo momento su ciò che è appena accaduto. 

Quesiti a cui neanche io so dare una risposta.

-Allora- inizia improvvisamente Mirko- da quanto conoscete questa ragazzina?-

Ehi, ma che modi sono? Le dirette interessate mi guardano e scoppiano a ridere quasi all’unisono, meritandosi uno dei miei sguardi più truci che, però, sembra aumentare il loro divertimento.

-Beh, io da quando avevo nove anni, mentre con Etciù ci conosciamo dalla seconda media.-

-Ma davvero? E non siete ancora scappate via per la disperazione?- Guardo Mirko con aria stravolta, gli occhi quasi fuori dalle orbite e la bocca a formare una o perfetta, mentre lui non mi degna di uno sguardo.

Un’espressione seria, quasi da vecchio infastidito, gli si è appiccicata in volto. Non c’è ilarità nella sua voce, ma nessuno, a parte me, sembra essersene accorto.

-Beh, a volte sì- esclama divertita Etciù- soplattutto quando è nella fase “fate come dico io o vi ammazzo”-

-Ah, quindi la fase pre-mestruale?- 

A quelle parole, rischio di affogarmi con la mia stessa saliva. Ma che discorsi sono? Stavo per ribattere e porre fine a quel discorso senza capo ne coda, quando i condannati a morte vengono salvati in corner dalla cameriera.

Fortuna, solo fortuna sfacciata.

Cominciamo a bere i nostri drink tranquillamente, cambiando, per mio grande sollievo, discorso.

-Ehi Ser...-

-Sì, che c’è Giò?-

-Il cellulare... Squilla....- 

-Eh già ragazzina, non senti mai il cellulare- esclama Mirko, ancora con quell’espressione truce sul volto. 

Lo guardo e quella brutta sensazione ritorna prepotente, costringendomi a distogliere lo sguardo. Afferro il cellulare e, con un cenno di scuse, esco dal bar.
Valeria. Che vorrà?

-Pronto Vale, dimmi.-

-Ciao Ser, ce ne hai messo di tempo per rispondere, eh?- adesso mi rimprovera anche lei?- Bando alle ciance, domani spaghettata a casa mia. Verrai, non è vero?-

Domani? Ma domani non posso! Ho già promesso a Mirko di passare l’ultima sera con lui. Ma solo perché, altrimenti, sarebbe rimasto solo, nient’altro.
I suoi amici hanno trovato delle ragazze con cui divertirsi, mentre lui, stando dietro ad una mocciosa come me, non ne ha avuto il tempo. E dire che, quando passa lui, migliaia di ragazze sospirano sognanti.

-Vedi Val, ho già un impegno con Mirko, non vorrei...-

-Oh, ma è ovvio che lui è incluso nell’invito! Vogliamo tutti conoscere il ragazzo che ha rubato il cuore a quel pezzo di granito di Serena... Anche Marco è curioso, sai?-

-Non mi ha rubato il cuore, siamo solo amici ok? E dì a Marco che appena lo vedo lo uccido!- sbraito furiosa. 
Siamo solo amici.

Solo amici.

-Certo come no. Dai, ora devo andare, continuiamo il discorso domani. A casa mia. Alle nove.-

Silenzio. Ha interrotto la chiamata senza neanche darmi il tempo di rispondere. Beh, tipico di Valeria, dopo tutto.
Ritorno sconsolata al locale: cosa ne penserà Mirko? Sicuramente non verrà, già me lo immagino. Sarà meglio che ne parliamo quando siamo soli, così non si sentirà condizionato da Giorgia ed Etciù.

-Ehi Ser, Valeria ti ha detto della spaghettata di domani?- chiede Giorgia, sorridendo. Perfetto, non mi sono neanche seduta, e lei ha già mandato in fumo il mio piano.

-Sì, era proprio lei. A proposito, Mirko: sei invitato anche tu... Se vuoi venire, mi farebbe piacere...-
Perfetto, al bomba è sganciata. Adesso aspetto il “boom” finale.

-Certo, perché no, sarà divertente...- risponde serio, continuando a sorseggiare il suo Aperol. 

Ho sentito bene? Verrà sul serio! Gli rivolgo uno dei miei sorrisi migliori, mormorando un “fantastico” e trasmettendogli la mia felicità. Adesso, devo solo pensare a cosa mettermi, ricordando di indossare il costume perché l’ultima volta ho fatto il bagno in intimo... Oh mio Dio, l’intimo! Dovevo prendere il completino che avevo ordinato qualche settimana fa e l’ho completamente dimenticato!

Mi alzo di scatto, rischiando di rovesciare tutto, come se avessi preso la scossa.

-Scusate- dico in fretta e furia, mentre raccatto le mie cose- devo andare a prendere una cosa al Girasole. Faccio in fretta, aspettatemi qui.- Non do loro il tempo di rispondere che mi dirigo a passo spedito verso il negozio.


-Salve, ho ordinato un completino a nome di Serena Agrò...- 

Una commessa bassina e grassottella, con cortissimi capelli castani, alterna uno sguardo divertito da me al computer. E’ ovvio che sia così: dalla vetrina del negozio vedo una Serena accaldata, con il fiatone, i capelli arruffati e la borsa sbilenca su una spalla. 

-Ah sì, eccolo- esclama ad un certo punto, puntando gli occhi sullo schermo del pc. Scompare per un po’ sotto il bancone, ritornando con il mio amatissimo completino intimo. 

Dal primo momento che l’ho visto me ne sono innamorata, anche se ho dovuto aspettare un bel po’ di tempo prima di averlo tutto per me. La commessa mi consegna il mio “tessoro”, che prendo con delicatezza quasi maniacale. 

E’ proprio come me lo ricordavo: un reggiseno push-up (sia ringraziato il suo inventore!) di colore blu elettrico con cuoricini e decorato con pizzi celesti e bianchi, abbinato con una brasiliana dello stesso colore, bordato da due strisce in merletto bianco.

-Prego, i camerini sono di qua- Entro emozionata, come se dovessi provarmi qualcosa di davvero inestimabile. Dopo aver trafficato parecchio per togliermi quegli abiti sudaticci, finalmente riesco a indossarlo: mi sta davvero a pennello, non vedo l’ora di vedermi allo specchio.
Apro la tendina del camerino e...- Mirko! Che diavolo ci fai qui?- Uno spilungone di un metro e ottanta è di fronte all’uscita, impedendomi di andare oltre.

-Ehi, calma ragazzina, sono solo venuto a...- quando il fessacchiotto capisce cosa ho indosso, sbatte ripetutamente le palpebre e spalanca la bocca, come un affamato che vede un pezzo di pane dopo tanto tempo. Fantastico, gli mancano solo la ciambella e la bava alla bocca e  potrei quasi scambiarlo per Homer Simposon. 

Mi squadra dalla testa ai piedi, come se dovesse farmi una radiografia, soffermandosi, gentilmente, sugli unici punti coperti dal tessuto. Schiocco le dita davanti ai suoi occhi. Niente, è caduto in coma. Possibile che si comporti così? Insomma,ieri mi ha vista in costume e non ha fatto tutta questa scenata. Certo, forse questo completino è un poco trasparente...

-Oh, Mirko, ci sei?- Lo scuoto leggermente per un braccio, cercando di attirare la sua attenzione. Solo allora sembra riprendersi dal suo stato catatonico.

-Sì, beh... Ma che diavolo fai conciata così? Entra subito in camerino prima che qualche pervertito ti veda!- sbotta nervoso, spingendomi nel camerino. Anche lui si infila con me, diminuendo così il poco spazio che avevo a disposizione.

-Ma che fai? Volevo solo vedermi allo specchio!- sbotto innervosita. Non sono più libera di fare ciò che voglio?

-Non c’è bisogno che tu ti veda allo specchio. Ti guarderai a casa. Non puoi andare in giro così!- ok, la cosa sta degenerando, si capisce dal modo in cui lui muove le mani e tiene lo sguardo fisso in un punto sopra la mia testa. Che c’è, solo adesso ha smesso di fare il maniaco?

Gli do uno spintone e, barcollante com’è, lo scaravento fuori dal camerino, rischiando di farlo sbattere contro lo specchio di fronte. 

-Bene, visto che già mi hai fatto la radiografia- esclamo divertita- cosa ne pensi? Sto bene così?- Faccio una giravolta, in modo da mostrargli tutto il quadro della situazione. Ah caro Mirko, non sei l’unico a saper giocare con il fuoco!

Rivolge lo sguardo su di me, assumendo nuovamente quello sguardo da pesce lesso. Per la prima volta, lo vedo veramente in imbarazzo: la sua faccia è rossa come un peperone e deglutisce nervosamente. Finalmente sono riuscita a metterlo KO! 

-Allora?- esclamo, visto che lui non da segni di vita.

-Stai... sì, stai benissimo...- mormora, dopo un po’- Il tuo ragazzo ne sarà davvero contento...- e mentre pronuncia le ultime parole, distoglie lentamente lo sguardo e la sua voce diventa poco più di un sussurro.

-Bene allora, sarà la prima cosa che indosserò.- detto ciò, chiudo velocemente la tenda del camerino, impedendomi di vedere il repentino cambio di umore di Mirko, e concentrarmi sul mio cuore che batte frenetico nel petto.

Respiro a pieni polmoni quell’aria che mi è mancata così tanto e inizio lentamente a svestirmi. Ma sapere che c’è Mirko dietro la tenda mi mette a disagio. Come diavolo mi è venuto in mente di fare una cosa del genere? Io non sono così. E’ quel tizio che mi fa fare cose strane.
Finalmente esco dal camerino e mi ritrovo nuovamente Mirko di fronte, questa volta appoggiato allo specchio, con le braccia incrociate e gli occhi bassi. Quel rossore che gli aveva imporporato il viso è più tenue, ma ancora ben visibile. A quella vista, il cuore mi si stringe per la tenerezza: sembra indifeso e dolce.

-Ehi...- sussurro delicatamente, come se avessi paura di spaventarlo. Lui solleva un attimo lo sguardo su di me, e poi esce dal negozio senza dire una parola. Perché adesso si comporta così? 
Infastidita, pago il tutto ed esco anch’io. 

-Mirko, dove sono Giorgia ed Etciù?- chiedo, non vedendole da nessuna parte.

-Ah, già, dimenticavo: sono dovute andar via, hanno ricevuto una chiamata da un certo Marco...-

-Marco? Cosa avrà combinato questa volta il mio piccolo elfo malefico?- esclamo, senza neanche accorgermi di cosa stia dicendo. Mirko tiene gli occhi bassi e non sembra avere la minima intenzione di alzarli e ho come l’impressione che abbia sussultato sentendo le mie parole. Mi avvicino titubante e gli metto una mano sulla spalla.

Le sue guance sono ancora rosee e se continua a mordicchiarsi il labbro inferiore si ferirà. Spinta da non so cosa, accarezzo quei petali di rosa, in un invito muto a smettere di torturarli. Lui sobbalza a quel tocco improvviso, ma segue il mio consiglio, rivolgendomi un accenno di quello che dovrebbe essere un sorriso. Cerco ancora il suo sguardo: ne ho bisogno in questo momento. Ho bisogno di quei pozzi color nocciola in cui è così bello perdersi senza più tornare a galla. Ma lui mi nega quella vista, rendendomi fragile e scoperta.

-Ehi, stai bene?- mormoro dolcemente, accarezzandogli la guancia con i polpastrelli.
La rabbia e la frustrazione di prima sono ormai passate in secondo piano, di fronte a quel nuovo Mirko spento e dolorante. Ma lui non mi risponde, continua a fissare un punto lontano alle mie spalle, senza neanche vedermi. Sconfitta, mi allontano da lui, ma con lo sguardo sempre vigile, in attesa di qualche cambiamento d'umore.

-Io dovrei andare, adesso... ci si vede domani?- esclama all’improvviso, lasciandomi sbigottita. Solo allora sembra accorgersi di me. Per un momento, riesco così ad incatenare il suo sguardo con il mio, ma nuovamente sfugge come se volesse nascondermi qualcosa.

-Ok, allora, a domani...- mormoro tristemente.  

Mirko mi da le spalle e se ne va, lasciandomi da sola in mezzo alla via. Aspetto da un momento all’altro che mi chiami e mi spieghi cosa sia successo, ma non accade nulla di tutto ciò. Decido così di andarmene anch’io, ma sempre con la speranza di poter risentire la sua voce. 

Dopo un po’ mi giro, ma lui non c’è più. 

Se n’è andato.

Quelle parole mi rimbombano pesanti nella testa.

Se n’è andato.

Se mi sento male adesso, cosa accadrà quando se ne andrà per sempre?


NOTA:Rieccomi, sono tornata! Scusate per il ritardo, ma ho avuto davvero molte cose da fare, tra la scuola e roba varia. C
omunque, spero che la mia storia vi stia piacendo: per scriverla ho fatto esaurire un po' di persone! =) Visto che siete arrivati fin qui, che ne dite di lasciare un commentino per aiutarmi a a migliorare? Mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate. Detto ciò, ci si vede al più presto. Baci!

  
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