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Autore: SofiDubhe94    24/01/2013    6 recensioni
Come sarebbero andati gli Hunger Games se quella ferita fosse stata Katniss e non Peeta? Le scene nella caverna, i pensieri, le preoccupazioni... come sarebbero state espresse? E se fosse toccato a Peeta portare in salvo entrambi, trovare il modo di guarire la ragazza che ha amato per tutta la sua vita? Questa one-shot dà voce a quelli che potrebbero essere stati i suoi pensieri, dà voce alla sua preoccupazione e alla sua frustrazione...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sai quando il mio cuore ha cominciato a battere per te?
Dovevo avere sette anni, forse meno. Mi sei passata davanti, mano nella mano con tua madre: avevi due trecce nere tenute ferme da altrettanti nastri rossi come il sangue.
Mi sono sentito strano, vedendoti, lo sai? Ma non ero in grado di capire cosa mi stesse accadendo davvero. Ho chiesto di te a mio padre e lui mi ha parlato di tua madre: mi disse che avrebbe voluto sposarla, ma lei era fuggita con un minatore – tuo padre.
Gli domandai il perché e la sua risposta mi fece capire che anch’io ero condannato: disse che quando tuo padre cantava persino gli uccelli cessassero di cinguettare per ascoltarlo.
Sai? Alla lezione di musica hai cantato anche tu e – posso giurartelo – gli uccelli si sono zittiti per ascoltarti. Non ti mentirei mai su questo.
Ero piccolissimo e già sapevo del dolore causato dall’amore.
Da quel giorno ti ho guardato tornare a casa da scuola. Sempre. Senza stancarmi mai di immaginare come fosse la tua vita nel Giacimento, come i tuoi occhi grigi.
Quindi adesso non mi puoi lasciare, hai capito? Non puoi permettere che una ferita così ti strappi alla vita. Ascolta bene la mia voce, d’accordo?
Quando ho sentito il nome di tua sorella alla Mietitura ho capito che ci saresti finita tu, nell’arena. Non avresti mai lasciato che Prim morisse qui dentro. E allora ho capito anche quale sarebbe stato il mio destino: sperare che il mio nome uscisse da quell’urna o offrirmi volontario per proteggerti, ovviamente.
Non chiudere gli occhi, non farlo mai. Vado avanti a parlare, tu ascoltami; ecco, ti stringo la mano. Dunque, dove ero rimasto? Ah, giusto, la Mietitura. Beh, il mio nome poi è saltato fuori dall’urna e… sono rimasto completamente terrorizzato. Non felice, non all’inizio almeno. Poi ho capito che venire con te agli Hunger Games sarebbe stato l’unico modo per proteggerti e permetterti di tornare a casa sana e salva.
Certo che quando ho visto il nostro mentore – senza offesa, Haymitch – ho subito pensato che non saremmo sopravvissuti nemmeno all’addestramento. Ma è stato tutto diverso: Haymitch è stato più competente di quanto mai avessimo potuto pensare. Mi sono messo d’accordo con lui. Per cosa, mi chiedi? Per portarti viva fuori di qui, perché fossi tu a ricevere i doni degli sponsor, perché fossi tu quella con le possibilità.
Sì, non ho fatto un gran lavoro finora, visto che quella che sta per morire adesso sei tu. Perdonami, se puoi, e soprattutto tieni gli occhi aperti, ascolta la mia voce. Ecco, senti la stretta della mia mano sulla tua, premi l’altra sulla ferita. Haymitch ci manderà qualcosa, lo so.
Ero arrabbiato con i miei fratelli, il giorno della Mietitura. Mi domandavo perché tu ti fossi offerta per Prim e loro non avessero fatto lo stesso per me. Adesso però non sono più arrabbiato, mi hanno dato la possibilità di essere qui con te. Guardami, cerca di resistere. Senti ancora la stretta della mia mano sulla tua? Bene, stringi anche tu, rimani qui.
Ti va se cantiamo insieme una canzone? È pieno di ghiandaie imitatrici qui, sarà bello ascoltarle.
Là in fondo al prato, all’ombra del pino, c’è un letto d’erba, un soffice cuscino…
Ecco, le senti? Stanno cantando con noi.
Però non andartene, rimani qui con me, continua a cantare, ti va?
D’accordo, allora parlerò io.
Sì, sì, so benissimo ciò che dovrei dirti adesso, per salvarti, come per dirti addio, ma non voglio. Vorrei tenerti per sempre accanto a me.
No, no, no. Non chiudere gli occhi, non mi importa se sei stanca. Devi rimanere qui, con me.
Sai, sono sempre stato piuttosto geloso di quel tuo amico. E lo sono ancora adesso. Mi domando perché non potessi esserci io nei boschi, a cacciare con te. Io sono solo un fornaio, è vero.
No, non dire nulla. Non sprecare energie per mentire. Solo adesso capisco che sto facendo un gran favore, a quel Gale. Continuerò a farlo finché riuscirò a tenerti in vita.
Vincerai tu, mi hai sentito bene? Porterai a casa corona e gloria, la tua famiglia, il nostro Distretto, tutti quanti ti ameranno. Virai la vita felice che hai sempre sognato. Ma adesso non chiudere gli occhi, continua a seguire la mia voce.
Perdi sempre più sangue…
Ehi, ehi, no! Guardami, guarda me.
Non distrarti.
Non chiudere gli occhi.
Tu vincerai.
Vincerai.
 
Ti amo, Katniss.

BACHECA DALL'AUTRICE: mpf, ho scritto questa one-shot durante una vecchia ora di greco, in un momento di pura follia ma ho deciso di pubblicarla solo oggi, quando per caso mi è ricapitata sotto gli occhi. Non avevo mai scritto nulla dal punto di vista di Peeta, ma non mi andava di scrivere qualcosa di troppo scontato. Questa è una one-shot sulla scena della caverna, è vero, ma i ruoli sono completamente ribaltati anche se i personaggi sono rimasti fedeli al ritratto tracciato dalla Collins. Inoltre mi piaceva l'idea che la fic desse voce direttamente ai pensieri di Peeta. Spero che recensirete in tanti, per farmi sapere che ne pensate.
Grazie per aver letto, se siete arrivati fino a qui :3
Baci.

-Sofi



  
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