Love will keep us alive. ~
Anche perchè non so quando aggiornerò di nuovo, dato che avrò due settimane super impegnative...
Va bene, passiamo ai ringraziamenti di rito: prima di tutte voglio citare June di Dolphin, poichè mi ha lasciato delle recensioni veramente bellissime e che mi hanno fatto toccare il cielo con un dito! Poi, di dovere, Mr_Mumu, sperando di aver risolto i tuoi dubbi in merito al discorso "Enio" e Personificazioni varie, Light upon us, che abbiamo capito ama il Deathy siculo (ahahahaha!), Gemini_No_Sabriel che mi sta sempre accanto e mi sostiene in ogni svarionata che scrivo, _Sherry_, che mi ha tirato molto su il morale sulla riuscita del precedente capitolo e Shuratheavenger, sempre fra i primi a commentare, e sempre coi commenti più divertenti.
Ringraziamento doppio va di dovuto nuovamente a June di Dolphin, che ha segnalato la mia storia fra le "Scelte", con un commento che mi ha fatto venire i brividi.
Grazie di cuore.
E ancora, un grazie speciale a chi l'ha inserita fra le seguite / preferite.
Arigatou Gozaimasu! (al solito!)
Ah! Visto che ci sono, ci tengo tanto a ringraziare anche il libro che mi sta aiutando in questa avventura, "Dizionario dei miti greci e romani".
Senza di te nulla sarebbe possibile! <3
Cap.5
Sogni e ricordi.
Peina
tremava dal terrore.
La sua era una paura mista ad angoscia, un tormento che gli rodeva
l'anima come
l'aquila del mito rodeva il fegato dell'incatenato Prometeo.
Fissava con sguardo vacuo il portone davanti a sé, pregando
che non si aprisse
mai.
<< Vieni avanti, Peina! >>
tuonò una voce al di là
della soglia blindata.
La Personificazione della fame deglutì, mentre
già assaporava in bocca il gusto
metallico del sangue. Dischiuse lentamente il cigolante portone,
entrando a
testa bassa in un'enorme sala dall'arredamento spartano: non vi erano
finestre
alle pareti, e l'unica fonte di luce era data da alcuni mozziconi di
candele
dall'aria vissuta, sistemati in qua e là in candelabri
d'ottone. Al centro,
stava un enorme trono, così grande che incuteva timore solo
a guardarlo, e su
di esso vi era seduto un essere che perfino quella bestia di Peina
trovò
mostruoso.
Era alto almeno tre metri, con la pelle verde e squamosa. Completamente
privo
di capelli, in testa aveva una serie di violacei corni ricurvi e
appuntiti che
sarebbero forse stati l'elemento più spaventoso del suo
corpo, non fosse stato
per i piccoli occhi gialli simili a quelli d'un rettile e la fila di
denti
acuminati che sporgeva dal suo labbro inferiore. Quando apriva la bocca
per parlare,
schizzava fuori una viscida lingua biforcuta, in tutto e per tutto
identica a
quella dei serpenti.
La divinità s'affrettò ad inchinarsi, ossequiosa,
trasudando sgomento da tutti
i pori.
<< Mio Signore >>
sussurrò abbassando lo sguardo
<< Quale vergogna mostrarmi
così a voi, oggi, senza il dono
dell'involucro mortale che mi avevate fatto... >>
La risata fredda del mostro gelò il sangue nelle
vene alla Fame, che
trasalì.
<< Peina... mio caro compagno... non
mi stupisce davvero ciò che i
miei occhi vedono >>
<< Non... non vi stupisce? >>
balbettò questi, sorpreso.
<< Esattamente. Non è un
caso, se ho mandato proprio tu e Alastor,
per quella missione sull'Etna >>
<< M... Mio
signore, mi dispiace. Non vi seguo... >>
L'essere mostruoso s'alzò, ergendosi in
tutta la sua imponente statura,
e sovrastò il, in confronto a lui, microscopico Screamer,
con la sua mole
spaventosa. Peina impallidì, vittima della soggezione che
quel demone dalle
fattezze di un rettile gli metteva.
<< Tu e Alastor >>
ghignò poi questi <<
Siete fra i miei Screamer più deboli. Vi ho mandato
là come pedine
sacrificabili, per sondare il terreno che i Saint di Athena ci stanno
preparando... >>
Fu colto da alcune risa sommesse, probabilmente
pregustando nella sua
mente l'esito finale del suo piano. Si chinò poi su Peina,
arrivando ad
alitargli quasi sul volto, e proseguì:
<< Come capo dell'esercito degli
Screamer della grande Enio, io,
Agathodaimon, demone delle Personificazioni, ti mostrerò la
mia grande
magnanimità donandoti un involucro nuovo,
affinché tu possa discendere
nuovamente sulla Terra >>
<< La vostra grandezza d'animo è immensa, mio
Signore >> sussurrò
Peina, scostandosi una ciocca di capelli bianchi dal viso.
Sapeva bene che lui, come tutte le altre Personificazioni, sprovvisto
di un
corpo mortale era un semplice spirito inerme, incapace di agire sul
mondo degli
umani e di danneggiarli in alcun modo. L'unico modo per andarsene dal Misos
Planitis, il mondo in cui le Personificazioni si trovavano
relegate, era
appunto quello di possedere un involucro, un corpo da utilizzare come
contenitore per l'anima divina.
<< La divina Enio si è
reincarnata per noi in corpo mortale, e
presto ci guiderà alla conquista della Terra... tutto
ciò non è esaltante?
Rivendicheremo il nostro ruolo, finalmente... >> ghignò
Agathodaimon, tornando a sedersi al suo trono << Ti
farò avere il
tuo corpo il prima possibile. Adesso va', sei congedato >>
Peina stentava a credere alle sue orecchie. Era
certo che sarebbe stato
punito, per il fallimento della sua missione: invece Agathodaimon gli
era parso
quasi contento della loro disdicevole disfatta.
Sapeva di non essere il più forte fra gli Screamer, ma
confidava
particolarmente nella sua abilità The Infinite
Hunger. Aveva solo avuto
la sfortuna di trovarsi davanti qualcuno capace di separarlo dal suo
involucro
e di distruggerlo, altrimenti non sarebbe stato tanto facile sfuggire
alla sua
tecnica.
Maledetti Saint... pensò fremendo dalla
rabbia La prossima volta, non
la passerete liscia...
<< Bentornato, Cavaliere del Cancro...
>>
Deathmask entrò nella Tredicesima Casa, fingendo un fugace
inchino, e sbadigliò
con aria annoiata.
<< Direi... missione più che compiuta
>> borbottò stiracchiandosi.
<< Ti ascolto. Fai pure rapporto >>
mormorò Saga sistemandosi le
nere vesti sacerdotali all'altezza delle spalle.
<< Beh... Forse sei tu che mi devi delle spiegazioni,
Saga... >>
Deathmask alzò un sopracciglio, fissando il Gran Sacerdote
con aria di sfida.
<< In che senso? >> domandò
l'uomo con voce calma.
<< Siamo andati in Italia con l'intenzione di cercare una
Stella
Malefica... e ci siamo ritrovati ad affrontare non solo uno Spectre, ma
anche
due entità divine a noi del tutto sconosciute
>> Deathmask si strinse
nelle spalle, sospirando << Pare che siano degli...
Screamer... al
servizio di una certa Enio. Le Personificazioni di non so cosa...
>>
Spiegò rapidamente a Saga l'accaduto, sia dell'incontro di
Aphrodite, Mei,
Retsu e Urania con lo Spectre sia di quello avvenuto fra lui e Soul Eco
con
Alastor e Peina.
Al termine del suo racconto, Deathmask gli puntò addosso due
occhi inquisitori,
aspettandosi una risposta quanto più sensata.
Il Gran Sacerdote si alzò dal suo seggio, avvicinandosi alla
finestra.
<< Vedi Deathmask... >> sussurrò
togliendosi l'elmo e guardando la
luna alta nel cielo << Io avevo il terrore... avevo il
presentimento che
ci fosse qualcosa di più, oltre agli Spectre,
laggiù... E' per questo che non
ti ho voluto mandare da solo, capisci? >>
Il Cavaliere del Cancro non rispose, fissando Saga con aria sbigottita.
Una
lunga chioma di capelli biondi gli ornava la schiena, ora che il
pesante
copricapo rosso era stato tolto, ed erano così soffici e
luminosi che parevano
fili d'oro zecchino.
<< S... Saga? >> domandò
sorpreso.
Ma la sua espressione di stupore si trasformò in vera e
propria incredulità
quando l'uomo si tolse anche la maschera: davanti a lui stava una
creatura
bellissima, con profondi occhi blu come l'oceano infinito e dei
lineamenti del
volto così dolci che pareva quasi essere un angelo.
<< Cavaliere... >> mormorò il
Gran Sacerdote con un sospiro
<< Sta per iniziare una dura battaglia, come quando
affrontammo quattro
anni fa i Titani di Chrono e di Ponto. Sarete pronti, voi Saint, a
schierarvi
di nuovo dalla parte di Athena? >>
Colto alla sprovvista, Deathmask non rispose. Non si sarebbe mai
aspettato tali
discorsi da chi, dieci anni prima, aveva tentato di uccidere Athena
ancora
neonata e mandato al patibolo il suo salvatore, Aiolos del Sagittario.
C'era
qualcosa in lui, qualcosa di inspiegabilmente diverso dal Saga che
ricordava, a
partire da quegli occhi puri e limpidi come una sorgente che
prima lo
avevano guardato privi di ogni malizia e malvagità.
<< Sarà una dura lotta, lontani da Athena...
>> sussurrò nuovamente
Saga, tornando a guardare fuori dalla finestra << Temo
colei che
c'ingannerà... >>
<< Colei che c'ingannerà? Di che diavolo stai
parlando?! >> domandò
Deathmask senza capire.
Ma il Gran Sacerdote scosse lentamente la testa, facendo oscillare la
chioma
dorata, e gli rivolse uno sguardo di profonda tristezza, prima di
tornare ad
indossare la nera e fredda maschera sul bianco volto.
<< Arriverà il momento... >>
sussurrò voltandosi e sparendo nelle
stanze Sacerdotali.
<< Aspetta! Parla! Dimmi che diavolo sta succedendo!
>> gli gridò
dietro il Saint, ma invano.
Non avendo ottenuto alcuna risposta, Deathmask batté un
pugno per terra,
alterato. Lo infastidiva sapere di essere tenuto all'oscuro di
qualcosa, ed era
più che palese che il Gran Sacerdote era in possesso di
alcune informazioni
importanti che ancora non gli erano state rivelate.
Sospirò, cercando di ricomporsi, e si voltò per
tornare alla Quarta Casa.
Mentre attraversava il passaggio per raggiungere la Dodicesima Casa, un
ghigno
gli si dipinse sul volto.
Sono proprio curioso di vedere come ti comporterai ora, caro
Saga... o
meglio ancora, caro Gran Sacerdote...
Urania non poteva credere ai suoi occhi.
Davanti a lei c'era un ragazzo, biondo come un campo di grano d'estate,
e con
due occhi così blu che parevano due zaffiri lucenti. La sua
armatura dorata era
una delle cose più belle che avesse mai visto in tutta la
sua vita: splendeva
come se brillasse di luce propria, ma ancor di più
ciò che le mozzò il fiato
furono le sue ali, che luccicavano come stelle in una notte limpida. Il
suo aspetto
aveva un che di sovrannaturale, e la sua innata bellezza annebbiava i
sensi e
lasciava che lo stupore sovrastasse ogni altro sentimento.
Sedeva accanto a lei, e la guardava sorridendo amabilmente, con le
labbra
sottili leggermente arricciate e gli occhi socchiusi.
Se non lo avesse conosciuto alla perfezione, avrebbe sicuramente
pensato che
fosse un angelo sceso dal paradiso. O, forse, lo era per davvero.
<< Nobile... Nobile Aiolos! >>
gridò gettandosi fra le sue braccia
e scoppiando a piangere << Che gioia vedervi qui... vi
credevo morto!
Aiolia mi aveva detto che... >>
Ma il ragazzo la zittì, posandole delicatamente due dita
sulle labbra. La
strinse forte a sé, come faceva quando era bambina, e
iniziò ad accarezzarle
con delicatezza i lunghi capelli castani. Urania si beò di
quel contatto
inatteso, chiudendo gli occhi e lasciando che le calde lacrime le
scivolassero
lungo le guance. Era così felice di saperlo vivo, che non le
importava neppure
di non avere indosso la sua maschera.
D'un tratto però, si rese conto che la pelle di Aiolos era
gelida: gli toccò un
braccio, meravigliata, e alzò lo sguardo verso di lui.
Un grido le si strozzò in gola quando, al posto del dolce
volto sorridente di
Aiolos, si trovò davanti il ghigno feroce di Violate, lo
Spectre di Behemoth.
Tentò di urlare e di scappare via, ma la sua gola era
diventata
inspiegabilmente secca e il suo corpo si era fatto così
pesante che non
rispondeva più ai suoi comandi.
Violate la agguantò per le braccia, stringendola forte e
respirandole pesantemente
sul collo.
Non aveva vie di fuga. Non aveva il suo Cloth, non poteva urlare ne'
scappare:
si trovava alla totale mercé dello Spectre.
Che fosse davvero la sua fine, quella?
<< Basta! Lasciami! Ti ho detto di lasciarmi!
>>
Urania urlò, alzandosi di scatto a sedere. Si
guardò in giro, confusa: si
trovava nella sua stanza, nella casetta della Via dei Pesci.
Era stato tutto un incubo, un terribile e spaventoso incubo.
Si portò la mano al cuore, che ancora batteva all'impazzata,
un po' per lo
spavento e un po' per la gioia d'aver rivisto Aiolos, anche se
quell'incontro
era stato solo frutto di una effimera illusione, e sospirò.
<< Nobile Urania? >>
La vocetta acuta di Retsu la riportò alla realtà.
Le sue mani scattarono istintivamente
al volto, e il contatto di esse col freddo metallo della maschera le
fece
tirare un sospiro di sollievo. Si era dimenticata che, dalla sera
precedente,
aveva deciso di dormire indossandola per evitare spiacevoli
inconvenienti in
caso Retsu si fosse svegliato prima di lei al mattino. Il ragazzino la
fissava
con aria perplessa e preoccupata; probabilmente era stato svegliato
dall'urlo
che aveva cacciato poco prima.
<< Va tutto bene, Retsu... solo un brutto sogno
>> mormorò,
cercando di risultate il più incoraggiante possibile.
L'insistente luce che filtrava fra le tende annunciò loro
l'inizio di una nuova
giornata, la prima, da quando erano tornati al Santuario.
Toc toc toc.
Qualcuno stava bussando energicamente alla loro porta...
Stiracchiandosi, Retsu scivolò fuori dal suo giaciglio di
fortuna situato sul
pavimento e si affrettò ad aprire. Non appena lo fece
però, fu letteralmente
travolto da Aiolia, che entrò prepotentemente dentro la
stanza seguito poco
dopo da una timida Lythos.
<< Urania?! >> esclamò
cercandola con lo sguardo.
Lei, ancora seduta sul letto, lo fissò con aria sbigottita e
riuscì solamente
ad alzare una mano in segno di saluto.
Aiolia la scrutò per qualche secondo, poi, vedendo che stava
bene e che non era
gravemente ferita, cacciò un sospiro di sollievo.
<< Eravate preoccupato per la Nobile Urania?
>> domandò Retsu
sorridendo, mettendosi seduto al tavolino di fronte al cucinotto.
<< A... Assolutamente no! >>
esclamò Aiolia mentre le guance gli si
tingevano di un leggero colore rosato << Io ero solo...
>>
<< Nobile Aiolia, non dite sciocchezze! >>
lo ammonì Lythos,
incrociando le braccia al petto << Non vi vedevo correre
così per il
Santuario da quando avete salvato Marin dal gigante Lava Rossa...
Potete dirlo
tranquillamente alla Nobile Urania che vi siete impensierito per lei,
mentre
era in missione in Italia. Credo che le farebbe solo piacere...
>>
Così dicendo, l'ancella si voltò verso la Silver
Saint, cercando approvazione
con lo sguardo.
<< Ly... Lythos! >> balbettò il
Leone dorato, sempre più rosso.
<< Aspettate... Marin? Chi sarebbe questa Marin?
>> domandò Urania,
che intanto era scesa dal letto e li aveva raggiunti.
Le guance di Aiolia si fecero così rosse che parevano due
pomodori maturi,
mentre volgeva gli occhi fuori dalla finestra, imbarazzato, cercando un
espediente che lo togliesse da quell'impiccio.
<< Marin dell'Aquila >> spiegò
Lythos tranquillamente << E'
una Silver Saint che difende la Via del Leone. La conoscerete
sicuramente, in
questi giorni: la si vede sempre in giro assieme al suo giovane
pupillo....
Seiya, mi sembra si chiami >>
Urania scrutò di sottecchi il volto del giovane Leone: a
giudicare dalla sua
reazione, questa Marin dell'Aquila non doveva essergli del tutto
indifferente.
Ridacchiò fra sé e sé, pensando a
quanto Aiolia fosse cambiato da come lo
ricordava.
Si sedette al tavolino, poggiando il mento fra le mani e sorridendo
beatamente,
mentre la sua mente vagava nei suoi più dolci ricordi
d'infanzia.
<< Buongiorno Urania. Sei già sveglia?
>>
La piccola Urania alzò il volto, incrociando lo sguardo di
Aiolos del
Sagittario. Il ragazzo le sorrise amabilmente, poggiandole una mano
sulla testa
e arruffandole i capelli castani.
<< Sì, Nobile Aiolos >>
mormorò lei, mentre le paffute guanciotte
le si tingevano di rosso << Mi sono svegliata un po'
prima oggi, perché...
>>
Ma non riuscì a terminare la frase, vergognandosene
tremendamente.
Quel giorno si era alzata un'ora prima del solito ed era sgattaiolata
fuori
dalla Tredicesima Casa per andare a spiare Aiolia: si era seduta sulle
gradinate della Casa del Sagittario, e sospirando osservava il suo
amico
giocare a nascondino con le altre reclute del Santuario. In
particolare, non riusciva a staccare lo sguardo da una cascata
di ricci
biondi come l'oro e da due occhi luminosi come due lapislazzuli...
<< Perché non vai a giocare con loro?
>>
La voce di Aiolos la riportò alla realtà.
<< Oh... no io... io non posso! >>
esclamò << Sono tutti
ragazzi, io mi... mi vergogno. E poi fra poco devo tornare alla
Tredicesima
Casa, per pulire le stanze del Sommo Shion >>
balbettò abbassando
lo sguardo.
Aiolos la fissò sorpreso, poi scoppiò a ridere,
sedendosi accanto a lei sul
gradino.
<< Sei una bambina tanto graziosa, Urania
>> le disse amabilmente
<< Tieni, mangia qualcosa, devi fare colazione... se vuoi
crescere forte
e sana come loro >>
Le poggiò in grembo una mela rossa, guardandola con aria
incoraggiante.
<< Io... io vi ringrazio, Nobile Aiolos... siete sempre
così buono, con
me...>> sussurrò lei, poggiando le rosate
labbra sulla superficie liscia
della mela per addentarla.
<< Urania! Ciao Urania! >>
Aiolia la stava chiamando, salutandola agitando una manina paffutella.
Rispose
divertita a quel saluto, ma il suo cuore sobbalzò quando
vide che anche
l'attenzione degli altri bambini si era rivolta verso di lei,
probabilmente
incuriositi dal vederla in compagnia del Saint del Sagittario. Il suo
sguardo
si incrociò con quello limpido di Milo: anche lui la stava
guardando, e per un
attimo le sembrò che le avesse quasi sorriso.
Sentì il volto andarle a fuoco per
l'imbarazzo e abbassò subito la testa, nascondendosi sotto
la frangetta
castana.
Non desiderava niente di più al mondo che rivolgergli la
parola: anelava
ardentemente un singolo mero contatto con lui da quando l'aveva visto
per la
prima volta al Santuario, e quel fugace scambio di sguardi l'aveva
travolta in
un turbine di emozioni che le aveva quasi spezzato il respiro.
<< Va tutto bene? >> rise Aiolos, vedendola
in difficoltà.
<< I... Io... >> balbettò la
bambina, ancora preda della confusione
<< Stavo solo pensando a quanto li invidio
>>
<< Eh? >> mormorò Aiolos
sorpreso << Invidiarli? E perché
mai? >>
Urania gli rivolse un sorriso dolce e triste al tempo stesso, e
spiegò:
<< Perché anche io vorrei essere come loro. Un
giorno, diventeranno
Saint, e lotteranno per il volere della nostra Dea... Vorrei essere
utile a
qualcosa, poter mettere tutta me stessa al servizio di Athena... invece
sono
solo un'ancella, incapace di fare qualsiasi cosa... se non si conta il
rassettare le stanze del Gran Sacerdote >>
Aiolos si chinò su di lei, stampandole un bacio sulla
fronte: quel gesto
inaspettato la lasciò senza parole, facendole sgranare gli
occhioni turchesi.
<< Piccola Urania >> le disse poi,
alzandosi << Non vi è
un'unica via per far splendere il proprio amore per la giustizia.
Rammentalo
sempre, vivere con la forza e la gentilezza di difendere i
più deboli, anche
senza essere cavalieri e senza combattere, è una delle
più nobili virtù...
>>
Le sue ali lucenti, colpite dal sole di quella calda mattina d'estate,
la costrinsero
a socchiudere le palpebre e a schermarsi il viso con una mano.
<< Adesso devo andare... Aiolia deve continuare il suo
addestramento
>> mormorò, facendole una strizzatina d'occhio.
Quel giorno, Urania tornò alla Tredicesima Casa con un
sorriso sereno stampato
sul volto e una gioia che le pervadeva il cuore, riscaldandola nel
profondo
nell'anima.
<< Urania? Va tutto bene? >>
La voce di Aiolia interruppe il corso dei suoi pensieri.
Sbatté ripetutamente
le palpebre, quasi non si rendesse conto della realtà che la
circondava, poi
mormorò:
<< Sì, scusatemi... >>
Si alzò, avvicinandosi al suo Pandora Box adagiato accanto
al letto <<
Vorrei recarmi alla Quarta Casa, questa mattina >>
annunciò poi.
Retsu la guardò con aria meravigliata, senza capire.
<< Quarta Casa? E perché mai? >>
La ragazza iniziò ad indossare il suo Silver Cloth pezzo per
pezzo, e spiegò:
<< Vorrei andare a trovare Mei e Soul Eco, per sapere
come stanno.
Soprattutto Soul Eco, l'ho vista particolarmente spossata durante il
viaggio di
ritorno ad Atene >>
<< C... Cosa?! >> gridò Retsu
balzando in piedi e afferrandola per
le spalle << Vuoi andare da quella pazza?! Ma... sei
seria?! >>
Urania scoppiò a ridere e annuì.
<< Sì, non preoccuparti. Tornerò
per pranzo, ok? >>
Il Bronze Saint sospirò, scuotendo la testa.
<< E va bene, ti farò trovare qualcosa di
pronto allora. Non fare
tardi... >>
La ragazza gli schioccò un delicato buffetto sulla guancia,
mormorando:
<< Sei proprio un tesoro. Come farei senza di te?
>>
Le guance della Lince s'imporporarono per la vergogna, mentre correva
verso il
cucinotto nel tentativo di non farsi vedere in viso. Urania
ridacchiò nel
vederlo così imbarazzato, poi, rivolgendosi ad Aiolia, gli
chiese di poter fare
la strada con loro fino alla Quinta Casa.
<< Per me non ci sono problemi >> rispose
il Leone dorato,
stringendosi nelle spalle.
Salutato dunque Retsu, i tre percorsero il pezzo finale della Via dei
Pesci,
entrando così nell'Undicesima Casa, la Casa dell'Acquario.
Non appena misero piede al suo interno, Urania si sentì
morire.
Davanti a lei, in piedi di fianco ad un altro Cavaliere d'Oro che non
aveva mai
visto e a Maiko, stava Milo dello Scorpione. Sembrava che lui e l'altro
Saint
(che evidentemente doveva essere quello dell'Acquario, vista la sua
attuale ubicazione)
stessero avendo un'accesa discussione...
<< Camus, non puoi essere serio! >>
gridò Milo afferrandolo per le
spalle e scuotendolo << Non puoi avere intenzione di
andartene! >>
<< Milo, di grazia, smettila di strattonarmi...
>> gli chiese Camus
sospirando, poggiando le mani sulle sue.
<< Come puoi partire? Con che coraggio la lasci
nuovamente sola, dopo
averla portata fin qua dalla Russia? >> così
dicendo, lo Scorpione indicò
con un gesto della mano Maiko, la quale arrossì
vistosamente.
Camus si voltò a guardarla, posando per un attimo i profondi
occhi castani su
di lei, e abbassò lo sguardo.
<< Era il volere di suo padre... >>
sussurrò.
<< Non era di certo il volere di suo padre che tu la
abbandonassi così al
suo destino, però! >> lo ammonì il
biondo.
Camus tremò appena, mentre le sue dita bianche ed affusolate
si stringevano su
quelle di Milo, ancora posate sulla sua spalla, nel tentativo di
liberarsi.
<< Suo padre desiderava che la proteggessi. Qua al
Santuario è al sicuro,
in Siberia no >> spiegò, chiudendo gli occhi
con un sospiro.
<< Ma infatti io non ti chiedo di portarla in Siberia, ma
di restare qua!
E' quello che vuole anche lei! Non è vero, Maiko?!
>> esclamò Milo
voltandosi verso la ragazza in cerca di approvazione. Sentendosi
addosso sia
gli occhi di Camus che quelli di Milo, l'ancella non riuscì
a spiccicare
parola, e si mise a balbettare cose incomprensibili sotto voce, in
preda
all'imbarazzo.
<< Capisci Camus? Non puoi abbandonarla così
>> mormorò Milo
tornando a guardarlo negli occhi. Gli prese il mento fra indice e
pollice,
obbligandolo a guardarlo a sua volta << Sei
così ligio alla tua promessa,
a costo di farla soffrire? A costo... di far soffrire... me?
>>
A quelle parole, un silenzio paradossale calò sulla stanza.
Camus si schiarì la voce; dischiuse lentamente le labbra
sottili e sussurrò:
<< Abbiamo ospiti. >>
Finalmente anche Milo si accorse della presenza di Urania, Aiolia e
Lythos, che
nel frattempo erano rimasti sull'entrata a fissare la scena con aria
sbigottita.
<< Oh! >> esclamò Milo sorpreso
<< Aiolia, Urania... non vi
avevo notato! >>
Ti pareva... pensò Urania sospirando Beh,
almeno finalmente si
ricorda il mio nome...
<< Con chi ho il piacere di parlare? >>
domandò Camus, posando il
suo sguardo freddo e distaccato su di lei.
La ragazza si affrettò a chinare il capo in una piccola
riverenza, morando:
<< Urania, Silver Saint della Gru. Immensamente
onorata... Sommo...
Camus? >> azzardò, avendo sentito Milo
chiamarlo così.
Sentendosi chiamare per nome, il Gold Saint piegò
leggermente la testa di lato,
facendosi oscillare una ciocca di capelli scarlatti davanti al viso.
<< Così mi chiamo, sì
>> mormorò senza staccarle gli occhi di dosso
<< Se dovete attraversare la mia Casa, avete il mio
permesso >>
Urania annuì, avanzando seguita da Aiolia e Lythos. Quando
si trovò a dover
passare accanto a Milo, i suoi muscoli si irrigidirono e il suo cuore
sembrò
smettere di battere per qualche secondo. Si sforzò in ogni
modo di non
guardarlo, anche se avrebbe davvero tanto voluto farlo: era
così bello, con
indosso l'armatura dorata dello Scorpione...
Quando finalmente il Saint uscì dal suo campo visivo,
sospirò per il sollievo,
pensando di essere finalmente "al sicuro". Si sbagliava.
<< Urania? >>
Il sangue le si gelò nelle vene. Era la voce di Milo, e la
stava chiamando. Si
voltò con una lentezza disarmante, felice che la maschera le
nascondesse
l'espressione di profondo disagio e imbarazzo che aveva ora dipinta sul
volto.
<< S... Sì? >>
domandò, titubante.
Milo spalancò i grandi occhi blu per la sorpresa,
indicandola.
<< Cosa... Cosa diamine hai, qua dietro?!
>> balbettò.
Urania si portò istintivamente le mani alla schiena, poi
capì.
<< Stai parlando... del mio tatuaggio? >>
Milo annuì.
<< Non l'avevo notato la prima volta che ci siamo
visti... >>
disse.
La Silver Saint si girò, poggiandosi le mani sui fianchi.
Poco sopra i
pantaloncini, sulla sua schiena campeggiava una specie di ampio
tribale, dalla
forma simmetrica e geometrica. Milo aggrottò la fronte per
guardarlo meglio,
cercando di capire cosa rappresentasse.
<< E' il mio orgoglio... >>
sussurrò Urania dolcemente <<
L'ho fatto in Birmania. Ha diversi significati: vedi, a seconda di come
lo si
guarda può sembrare una farfalla, un uccello in volo o gli
occhi d'un felino...
>>
<< Ah... sì, adesso che me lo fai notare, li
vedo! >> esclamò il
ragazzo sorpreso.
<< La farfalla è la mia fragilità.
E' il mio essere donna, oltre che
Saint... Ho dovuto rinnegare la mia femminilità con questa
maschera, ma non
dimenticherò mai cosa sono. L'uccello in volo è
la libertà a cui ho sempre
anelato da quando sono partita per l'Isola di Ramree... e per finire,
gli occhi
del felino sono la mia forza d'animo, la grinta che ho messo ogni
giorno di
questi dieci anni passati ad allenarmi per conquistare un Cloth e
difendere i
miei ideali di pace e giustizia... >>
Mentre raccontava quel suo intimo segreto, la voce quasi le tremava per
l'emozione. Non sapeva perché aveva rivelato con
così tanta semplicità il
significato del suo tatuaggio a tutta quella gente: però
Milo era stato l'unico
a notarlo e a chiederle qualcosa, il che l'aveva riempita di gioia.
<< Accidenti... >> mormorò lo
Scorpione, pensieroso << Per
avere un tatuaggio in un posto del genere, devi essere un tipetto
niente
male... >>
In quel momento, Urania si sentì sprofondare.
Diventò così rossa che la pelle
del viso iniziò a scottarle sotto la maschera, mentre la
gola le si seccava e
le rendeva impossibile spiccicare alcuna parola.
<< Milo... >> sussurrò Camus
poggiandosi il palmo della mano sulla
fronte e scuotendo la testa << Sei... imbarazzante...
>>
<< Perché? Che ho detto di male? Stavo solo
scherzando! >> si
giustificò quest'ultimo, stringendosi nelle spalle.
<< Urania... andiamocene... >>
grugnì Aiolia afferrandola per un
braccio e trascinandola via.
<< Che... Che diavolo gli è preso a Milo?!
>> balbettò Urania
quando si furono allontanati.
<< Lascialo perdere, quello >>
borbottò il Saint incrociando le
braccia al petto << E' solo uno stupido artropode...
>>
Attraversarono così le varie Case, arrivando fino alla
Quinta, dove Aiolia e
Lythos si fermarono.
<< Sei sicura di voler proseguire da sola?
>> le chiese Aiolia,
gettando uno sguardo verso la Casa del Cancro.
<< Certo. Perché mai dovrei essere
preoccupata? >> mormorò Urania
mentre si apprestava a percorrere la Via del Leone.
<< A me quel tizio non piace affatto. E nemmeno i suoi
allievi >>
borbottò lui grattandosi una guancia.
Urania rise, scuotendo la testa divertita.
<< Tranquillo. Ricordi che sono stata in missione con
loro? Non c'è niente
di cui aver paura! >>
Lo salutò con un gesto della mano, avviandosi verso la
dimora di Deathmask.
Per un attimo, le sembrò di avvertire in lontananza delle
grida spaventose,
provenienti proprio dalla Quarta Casa.
Impossibile... pensò, deglutendo e
proseguendo il suo cammino.
Cap.5 - The End.
To Be Continued...
Ammetto che questo capitolo doveva essere mooolto, mooooooolto più lungo. Però mi sono ricordata dei consigli di Mr_Mumu e ho voluto scorciarlo un po'. Fatemi sapere se li preferivate chilometrici, tornerò a farli così lunghi... Eheh. Che dire, allora... il capitolo si apre con uno scorcio su Peina e un'altra personificazione, che scopriamo avere il nome di Agathodaimon. Agathodaimon (o Agatodemone, ma mi piaceva di più il nome greco) è la personificazione dei campi e delle vigne, ma viene disegnata nelle rappresentazioni sotto forma di un serpente... è stato per questo motivo che ho deciso di farlo apparire come un gigantesco mostro mezzo rettile mezzo uomo. Il mondo dove sarebbero invece rinchiuse le Personificazioni, il Misos Planitis, è una mia invenzione.
Poi abbiamo una scena che vede protagonisti Saga e Deathmask: come avrete capito, Saga era in un momento di "lucidità"... Per quanto riguarda Aiolos, adoro parlare di lui. Ci saranno sicuramente tantissimi flash back che lo riguardano (oltre ai vari sogni/incubi di Urania). Credo di non avere specifiche precisazioni da fare, questo è un capitolo tranquillo e non accade nulla di particolare. Insomma, Urania e gli altri sono appena tornati, facciamoli riprendere!
Si comincia a scoprire qualcosa di più sul passato dell'ancella di Camus, Maiko, che ancora però ci è quasi del tutto oscuro... non temete, presto ne sapremo di più!
E ne approfitto così per salutarvi, visto che me ne andrò via per il week end u_u ricomincerò a scrivere appena tornata, promesso XD
Grazie per aver letto! Alla prossima.