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Autore: BurningIce    25/01/2013    6 recensioni
Sono Rose Weasley.
Popolare, direte voi. Essere la figlia di Ron Weasley e di Hermione Granger dovrebbe – e sottolineo dovrebbe – aiutare. Ma, nel mio caso, non è stato così. Sono anonima, tremendamente anonima, ed odio le feste e la gente superficiale che puoi trovarci. Passo giornate intere con i miei amati libri e …
Non ditemi che ci siete cascati, adesso.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sono una ragazza perfettamente nella norma. O forse no.'
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Sono una ragazza perfettamente nella norma. O forse no.


Vinti e vincitori


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Dal capitolo precedente:

Lo sguardo mi cade su un paragrafo della pagina che stavo per leggere:
“Rose è sempre stata la mia migliore amica. Non riesco a capire cosa ci stia succedendo, cosa mi stia succedendo. Quando la bacio – fin dalla prima volta che l’ho baciata, anche se era solo una stupida scommessa – sento che non è più solo la mia migliore amica.  E questo mi spaventa… e mi ritrovo a dirle cose che non penso nemmeno, ad allontanarla per poi darmi immediatamente dell’idiota. Eppure non voglio perderla, non posso perderla. So solo che la voglio accanto.”
E, dopo le sue parole, so che la cosa giusta da fare non è tirare un altro brutto scherzo ai Grifondoro o ai Tassorosso: devo chiarire con Scorpius.
Adesso.



Nonostante sia notte inoltrata, nonostante fuori dalle mie coperte ci sia un freddo glaciale, devo agire, prima che la mia codardia abbia il sopravvento. Ci metto qualche minuto a scostare le coperte e ad alzarmi dal letto, ma arrivo alla porta di Scorpius in un tempo che mi sembra infinitesimo. Quando poso la mano sulla maniglia, quello che sto per fare mi sembra immensamente stupido. Sto quasi per tornare indietro, ma mi faccio coraggio e apro la porta. Per una volta, nel dormitorio maschile del sesto anno dei Serpeverde, è tutto tranquillo: nessuna bisca clandestina, nessuna ragazza di troppo, nessun rumore.
Adesso che mi trovo in questa stanza capisco quante falle abbia il mio piano. Insomma, dovrei svegliare Scorpius all’una di notte per dichiarargli che lo amo? Farei senz’altro troppo rumore e sveglierei anche i suoi compagni di stanza. E una dichiarazione d’amore davanti a quel ricattatore meschino di Dixon è l’ultima cosa che voglio.
Sto per andarmene, ma torno indietro, spinta da uno strano impulso che mi impone di guardare il viso di Scorpius mentre dorme. Sì, so che è una cosa estremamente melensa, ma è più forte di me. Mi avvicino al suo letto – il secondo a partire da destra, come ho ormai imparato a memoria – e apro lentamente le tende del baldacchino, che – considerata la mia celebre sfortuna – emettono un cigolio infernale. Faccio luce con la bacchetta e la avvicino alle coperte, riuscendo a scorgere il profilo corrucciato di Scorpius. Sembra che stia sognando qualcosa di particolarmente impegnativo, come una partita di Quidditch all’ultimo sangue con i Grifondoro. Cerco di inginocchiarmi sul letto, per avvicinarmi di più, ma inciampo e gli cado addosso. In pochi, terribili istanti la paura che possa svegliarsi si impadronisce di me. Non sarebbe facile spiegare la mia presenza nella sua stanza, nemmeno con tutto il mio notevole talento nel mentire. Grazie a quel grande antipatico di Merlino, Scorpius si limita a grugnire qualcosa e a rigirarsi, rischiando di buttarmi giù dal letto, tastando alla cieca al di fuori delle coperte e trovando il mio braccio. Lo stringe e torna nel suo coma profondo, senza accennare a lasciarmi andare. Mi sollevo, allarmata, stando ben attenta a non cadere un’altra volta, e cerco di aprire ad una ad una le sue dita, ma la sua presa è ferrea. Starà credendo di aver preso il Boccino d’Oro, infatti sorride come uno stupido. Mi abbasso ulteriormente per fare più forza e finalmente mi lascia andare, ma prima che possa scappare il suo braccio si abbatte su di me, schiacciandomi sul letto. Potrei quasi restare qui… è così tardi, ho tanto sonno… e dormire abbracciata a lui è così comodo… certo, non così tanto, dato che rischia di soffocarmi, ma resta il problema del freddo.
Insomma, siamo nei sotterranei di un castello, in Scozia; non è saggio andare in giro di notte, con queste temperature glaciali – come ho appena fatto per raggiungere il dormitorio maschile. Ma bisogna imparare dagli errori, non commetterli due volte: questa volta me ne resterò buona buona a letto e provvederò a infilarmi sotto le coperte, che necessitano di essere rimboccate: arrivano a coprire solo le gambe di Scorpius. Le scosto e mi raggomitolo al suo fianco, per poi seppellirci sotto lo spesso, caldo piumone, il tutto cercando di non muovere il suo braccio. Stranamente, l’operazione ha successo. La mia maldestria non ha preso il sopravvento, almeno questa volta.
Chiudo gli occhi e faccio la cosa più stupida e melensa che si possa anche solo pensare: sorrido e cerco di sincronizzare il mio respiro col suo. Passo cautamente una mano intorno alla sua schiena ampia e, in un ultimo barlume di lucidità, penso che il nostro risveglio, domani, sarà piuttosto movimentato. Poi mi assopisco senza alcun pensiero, stretta a lui come se dovesse scappare da un momento all’altro.
 
Un rumore. Un rumore confuso e fastidioso che mi perfora i timpani e mi risveglia dal magnifico sogno in cui strangolavo Melissa Mulciber con le mie mani, mentre Scorpius applaudiva commosso.
Ma che diamine…
Adesso riesco a sentirlo meglio: è qualcosa che trilla, in un punto indefinito del mio cervello. O del posto in cui mi trovo. E il rumore si fa sempre più fastidioso, fino a quando apro gli occhi e me ne ritrovo davanti altri due, grigi e disorientati.
La mia prima reazione è quella di gridare: che ci fa uno sconosciuto nel mio letto? Mi accorgo anche che sono avvinghiata alla sua schiena. E che la sua schiena è completamente nuda. Cerco invano di appellare un po’ di lucidità: cosa è successo questa notte?
Poi, la voce dello sconosciuto – con cui ho probabilmente fatto strane cose questa notte – mi distoglie dai miei pensieri.

«Rose?» Biascica una voce roca.
Lo guardo meglio e scopro che non è esattamente uno sconosciuto: sono in compagnia di Scorpius Malfoy. E improvvisamente ricordo il mio gesto avventato di ieri sera e ho un’improvvisa voglia di strangolarmi con le mie stesse mani, proprio come stavo facendo nel mio sogno con la Mulciber.

«Scorpius?» Rispondo stupidamente, facendo la vaga.
«Buonanotte» Sussurra lui, richiudendo gli occhi e ripiombando di nuovo nel sonno. La fortuna, oggi, è stranamente dalla mia parte. Una parte di me – la più pigra – mi suggerisce di rimanere ed affrontarlo appena svegli, mentre l’altra mi impone di scappare via. Come per miracolo, vince la seconda: scivolo via dalle coperte, cammino in punta di piedi ed esco dalla stanza.
Solo appena mi chiudo la porta alle spalle posso permettermi un sospiro di sollievo.



*


«MA COME TI PERMETTI?! Tu, brutto stronzo, inutile frocio francese» Dominique Weasley sta urlando contro quello che suppongo non essere più il suo grande amore J.J, svegliando mezza Sala Grande dal dormiveglia mattutino.
È così infuriata che alcune ciocche sono scivolate dalla sua coda perfettamente tirata indietro e le sue guance sono del caratteristico rosso Weasley, forse più rosse del suo nuovo colore di capelli.
Evidentemente non le importa di trovarsi in Sala Grande: più persone assistono alla scena, maggiore sarà l’umiliazione per J.J. Mi passo una mano sulla faccia, prevedendo già lo scatenarsi della sua furia: sono sicura che questa volta i suoi voti eccellenti non basteranno a salvarla da una punizione.

«E TU!» Ringhia, questa volta rivolta al tavolo Corvonero. Nonostante il punto da lei indicato sia piuttosto lontano, la diretta interessata riesce a sentirla perfettamente – chi non lo farebbe, sta sbraitando come mio fratello quando mi dà la colpa di aver perso le sue figurine delle cioccorane. Questa volta, però, resto di stucco: sta indicando Molly. No, non Molly Winchester, la ragazzina occhialuta di terzo, o Molly Sullivan, la biondastra di quinto. Proprio Molly Weasley.
«Come avete osato farmi una cosa del gen…» Sbraita, bloccandosi a metà della frase. Lì per lì, non capisco perché Dominique si sia azzittita. Poi mi volto verso di lei e vedo che sta continuando a parlare, ma dalla sua voce non esce nessun suono.
«Oh, no, non permetterò che voi Weasley distruggiate un’altra volta la Sala Comune» Sbotta la McGrannitt, con la bacchetta alzata. «Dominique Weasley, venga immediatamente qui.»
Dom resta impietrita e si guarda intorno, mentre alcuni ridacchiano e altri le suggeriscono di alzarsi.
Solo dopo qualche istante, scavalca lentamente la panca, umiliata. È una delle poche volte in cui sembra una normale diciassettenne, non una dea cascata qui per caso. Ha le guance arrossate, la testa bassa e continua a torturarsi i capelli per il nervosismo: non è stata mai rimproverata pubblicamente da un professore. In questo, posso dirlo con orgoglio, ho più esperienza io.
Sulla Sala Grande è calato il silenzio: i passi di Dominique riecheggiano tutt’intorno e ogni singolo studente la sta guardando – il che non è una novità, se ci pensiamo bene.
A sorpresa, la Preside le porge la mano, aiutandola a salire lo scalino, e le fa quello che potrebbe addirittura essere scambiato per un sorriso. Sorrisi? Strette di mano? Allora i rimproveri e le Strillettere toccano solo a Rose Weasley? Oh, questa è un’ingiustizia bella e buona.
La McGrannitt sussurra qualcosa nell’orecchio di Dom e le scocca un’occhiata di rimprovero non molto credibile: è risaputo che la adora. La mascella di Ophelia, gongolante fino a qualche secondo fa, sfiora il pavimento. Sbircio in direzione di Liam e vedo che sembra non aver capito niente della situazione. Sta evidentemente contemplando Dominique, quando a un certo punto uno schiaffo sulla nuca da parte di Scorpius lo riporta alla realtà. Ridacchio tra me e me, prima di ricordarmi che devo tenere il muso perché in questo posto la legge non è uguale per tutti. No, decisamente no.

«Signor LeMarque, le dispiacerebbe venire un secondo?» Dice la McGrannitt gentilmente. J.J. si alza dalla panca, con una baldanza palesemente costruita, e raggiunge Dom in un batter d’occhio, pur tenendosi a debita distanza.
La McGrannitt si rivolge a lui e sentenzia:

«Penso che lei debba le sue scuse alla signorina Weasley»
Adesso, l’intera Sala Grande pende dalle sue labbra: forse, non è mai successo. Date loro un pranzo e del sano gossip e saranno soddisfatti. Panem et circenses, come dice mia madre.
«C-cosa?» J.J. spalanca gli occhi e sembra addirittura arrossire.
«Ha capito benissimo» Risponde la McGrannitt, sorridente.
J.J. punta lo sguardo verso il pavimento e mormora qualche parola confusa.
Dominique afferma di non aver sentito bene, così è costretto a ripetere la parola “scusa” più e più volte.

«Bene» Esclama la McGrannitt, soddisfatta. «Ciò non toglie che avrete una punizione. Entrambi. E separatamente. Non vogliamo dar  sfogo agli istinti omicidi della signorina Weasley, spero!»
Improvvisamente, si sente un gran trambusto al tavolo dei Corvonero: Justin Macmillan, il tormento personale di Molly, si è avvicinato a lei e l’ha baciata, scatenando l’applauso di circa la metà dei Corvonero e la perplessità della restante parte.
Ma Dominique non ha appena detto qualcosa su Molly e J.J? E, adesso, perché Molly sta baciando con trasporto Justin? Allora aveva davvero una cotta per lui…

«Sai» Mi sussurra Lily, sgattaiolata fino al tavolo Serpeverde per condividere con me l’ultima novità.
«A quanto Molly e J.J. sono stati visti in atteggiamenti compromettenti, qualche giorno fa. Ne parlava tutta la scuola…» Probabilmente non ho sentito niente sull’argomento perché ero troppo concentrata su me stessa: mi rendo conto di avere un po’ trascurato la mia famiglia, ma sorvolo sulla questione e mi riprometto di rimediare, prima o poi.
«In realtà si erano incontrati per caso allo stesso tavolo in Biblioteca e Molly, vedendo Justin con Nellie O’Tusoe, ha chiesto il suo aiuto… insomma, fare un po’ la coppietta innamorata, giusto per fare ingelosire Macmillan»
«E tu come lo sai?» Chiedo, incredula per il comportamento di mia cugina. È sempre stata un po’ matta, ma questo... questo è proprio un comportamento da Melissa Mulciber. «Molly mi ha raccontato tutto… si sentiva tremendamente in colpa. In ogni caso, J.J. le è praticamente saltato addosso… e Macmillan ha capito che non ha l’esclusiva su di lei.»
Il mio sguardo cade involontariamente su Scorpius, poi scuoto la testa e distolgo lo sguardo; temo che ricordi qualcosa di questa notte. Al tavolo Corvonero, Molly e Justin si tengono per mano come una di quelle coppiette languide (dovrò dire a mia cugina che è una delusione), mentre Dom torna al suo tavolo, ancora furiosa.
 


*

 

L’ultima partita della stagione sta per iniziare: sfideremo i Grifondoro in uno scontro all’ultimo sangue. E non mi importa se il sangue sarà quello dei familiari.
Avremmo dovuto giocare contro i Corvonero, ma alcuni membri della squadra sono stati sorpresi a prendere la Felix Felicis prima delle partite decisive. Ovviamente, la McGrannitt ha squalificato la squadra Corvonero dalla Coppa delle Case, con grande rammarico di Molly, che tuttavia non riesce a non andare in giro per il castello con un’aria decisamente felice, trascinandosi dietro Justin praticamente ovunque. Ma adesso non è il momento di pensare a Molly e al suo fidanzato-zerbino. Ogni singolo pensiero deve essere indirizzato a questa partita. Guardo distrattamente i miei compagni di squadra, tutti visibilmente nervosi, e fisso lo sguardo sull’immenso portone di quercia che mi separa dal campo da Quidditch. Da qui, i rumori della folla giungono ovattati, ma nel momento in cui il portone si apre, vengo catapultata in un turbinio di colori e di voci assordanti.
Noto a malapena i visi concentrati dei miei cugini e dei miei compagni di squadra. Non mi soffermo più di tanto sul riverbero dorato della luce sui capelli di Scorpius, sulla determinazione stampata sul suo volto, sul suo pugno contratto…d’accordo, forse un po’.
Il tempo sembra scorrere ad una velocità innaturale. Quasi non mi accorgo di aver inforcato la scopa e di essere già tra gli anelli, mentre sagome rosse e verdi sfrecciano su e giù per il campo.
Dixon comincia la sua solita telecronaca ricca di battutine sulle giocatrici di entrambe le squadre, ma questa volta le incentra in particolare su Roxanne, che a un certo punto si ferma a mezz’aria e impreca nella sua direzione. I Grifondoro sono agguerriti: mi bombardano di tiri, ma oggi è la mia giornata. Sento che accadrà qualcosa di grande e stavolta sono sicura di non sbagliarmi.
La partita procede ad un ritmo sfiancante; siamo praticamente testa a testa. Sono pronta a parare il tiro che Lily sta per scagliarmi, ma improvvisamente tutto sembra congelarsi. Scorpius e Albus, spalla a spalla, inseguono il Boccino. Sono quasi certa che sarà Al a prenderlo, ma Scorpius si lancia praticamente in avanti, restando appeso alla scopa con una sola mano, e lo afferra, proprio prima di sfracellarsi a terra.
Il mio primo pensiero è quello di andare a soccorrerlo – il pubblico è ammutolito – ma quando si rialza l’ala Serpeverde dello stadio scoppia in un boato. Il mio sguardo corre al tabellone: adesso segna cinquecentoventisette a centotrenta per noi. 
Non ci posso credere.
Abbiamo vinto… abbiamo vinto la Coppa del Quidditch.              
Mi affretto ad atterrare e, improvvisamente, una valanga verde-argento mi viene addosso, saltellando ed urlando per la felicità. Intravedo Roxanne e Lily che se la prendono con un Al piuttosto impaurito, mentre Fred cerca di calmarle, invano.
Mi ritrovo davanti Scorpius: mi solleva da terra e mi fa fare un giro, mi sorride stranamente impacciato e si dilegua così com’era venuto. Non ci penso molto e continuo a festeggiare: Ophelia, scesa di corsa dagli spalti abbandonando la sua solita grazia, mi si fionda addosso, stringendomi come farebbe nonna Molly. Quando mi lascia andare, senza smettere di ripetermi quanto sia stata fantastica, abbraccio perfino Goyle, euforica,  per poi inforcare nuovamente la scopa e fare il giro dello stadio per scaricare l'adrenalina. Posso chiaramente distinguere, anche da quassu, l’espressione desolata di mio cugino James. Era il suo ultimo anno, ci teneva particolarmente a vincere. Abbandona la scopa a terra, gettandola via con stizza, e si avvia verso gli spogliatoi, seguito da Ophelia.
Distolgo lo sguardo dai membri della squadra Grifondoro e vedo Scorpius tendere la mano in cui tiene il Boccino verso il pubblico; anche lui è nuovamente sulla sua scopa, raggiante più che mai.
Ad un certo punto, si ferma di scatto a mezz'aria: sembra quasi che si sia ricordato qualcosa. Scruta il Boccino, poi guarda nella mia direzione ed estrae la bacchetta da sotto la divisa, puntantosela alla gola.

«Un po’ di attenzione, prego!» Esclama la voce magicamente amplificata di Scorpius. Sullo stadio cala quasi immediatamente il silenzio: Scorpius sa come farsi rispettare.
«Quello che devo dire è che… beh, è complicato, in realtà.» Si guarda intorno – e potrei giurare che è arrossito – e solleva nuovamente il boccino.
«Questo» Dice, serissimo. «E’ per una persona speciale.» Deglutisce e si gira a guardarmi, di nuovo, con l’aria determinata che aveva prima della partita.
«Rose Weasley» Si avvicina e me lo porge; lo afferro prima che scappi via. «Tutto per te.» E improvvisamente non so più se sta parlando ancora del Boccino o di se stesso.
Ma che sta succedendo? Prima la Coppa del Quidditch e poi questo… devo star sognando. Il pubblico Serpeverde – e non solo – esplode in un nuovo boato: in un clima di festa come questo, la dichiarazione di Scorpius è un altro pretesto per esultare.
La voce magicamente amplificata di Scorpius sovrasta ancora una volta le urla estasiate della folla:

«Credo che questa… che questa sia l’occasione giusta per dirtelo»
Per dirmi cosa? Non vorrà… oh no, è assurdo. Questa non è davvero una dichiarazione pubblica…insomma, queste cose succedono solo nei film preferiti di mia madre. Ma a Molly è successo, mi suggerisce una vocina emozionata nella mia testa.
«Dovevo dirtelo da prima, in realtà, ma l'idea di farlo mi spaventava. Adesso, invece, l'idea non mi spaventa più.*»  Dice, sforzandosi di tener ferma la voce. Poi, tira fuori un fiume di parole ad una velocità impressionante. 
«Quando ho visto quel buono a nulla di Macmillan - scusa, Mac - baciare Molly Weasley davanti a tutta la Sala Grande, ho pensato: "E tu, Scorpius, saresti superiore a lui?" Perfino l'ultimo dei secchioni - scusa di nuovo - ha il coraggio di far quello che dovresti fare tu." E adesso mi ritrovo qui, a dimostrare a me stesso, a te, a tutti, che ho le palle di sistemare tutto.
» 
Mi sento stranamente nervosa e trepidante, adesso.

«Rose, tu mi…» Si blocca, cercando le parole. «Io ti… oh, insomma, hai capito!»
Penso che non ho capito un bel niente, ma prima di poter formulare qualsiasi domanda coerente – e ci sarebbe voluto un bel po’ – mi ritrovo stretta tra le braccia di Scorpius, in pilico tra le nostre due scope, a diversi metri di altezza, con le sue labbra sulle mie.
Lo bacio come non ho mai fatto, ancora incredula, spostandomi goffamente sulla sua scopa, rischiando di precipitare, aggrappandomi alla sua divisa come se dovesse scivolarmi via da un momento all'altro.



*

«James» Dice Ophelia, preoccupata. Il suo ragazzo sta ripetutamente colpendo l'anta dell'armadietto da alcuni minuti, senza accennare a fermarsi.
Nessuna risposta. Nemmeno uno sguardo.
«James
» Ripete, avvicinandosi a lui, cauta. 
James si volta verso di lei, questa volta, deluso e infuriato.
«Lasciami in pace
» Sentenzia, perentorio, tornando a rivolgere l'attenzione all'armadietto. Il rumore metallico dei calci ben assestati risuona per tutto lo spogliatoio.
Ophelia è incredula, incredula e arrabbiata, come e più di James. 
«Oh, sì che ti lascio in pace
» Urla, guadagnando finalmente la sua piena attenzione. «Sai che ti dico, Potter? Sono stanca, stanca di tutto. Stanca del tuo egoismo e del tuo maledetto amore ossessivo verso uno stupido manico di scopa. Stanca del tuo modo di trattarmi, stanca di te.»
James le rivolge un ultimo sguardo consapevole, senza dire una parola, prima che Ophelia si volti per nascondergli gli occhi pieni di lacrime.
«Non mi sbagliavo su di te, Potter
» Conclude, lasciandolo solo e disperato. Esce da quella dannata stanza, venendo immersa dai suoni di una festa che non le appartiene più.


*
Pensavate di farla franca, eh! Invece vi ho propinato una piccola parte triste, proprio alla fine del capitolo. Dopo tutte quelle coppiette felici... sapete che non è da me! 
Ma veniamo alle cose più importanti: scusate, SCUSATE per l'immensa attesa. Spero siate disposte lo stesso a leggere e a farmi sapere cosa ne pensate, magari anche solo con una frase :) 
Ringrazio tutte voi splendide ragazze per il sostegno, per le recensioni, e mi rattristo un po' perchè ci avviciniamo alla fine... ma non temete, ho altri progetti in cantiere. Primo fra tutti, il sequel! E non dimenticate "Scorpius Malfoy - Escape from Malfoy Manor", scritta in collaborazione con la splendida Flaqui <3 A proposito, tesoro, grazie per il banner!
E a voi, splendori, auguro una dolcissima notte. Vi adoro.
-Iv.

* Citazione necessaria da Rapunzel *_* 
 
  
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