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Autore: Mary West    25/01/2013    7 recensioni
Un evento incredibile sconvolge la vita tranquilla di Tony Stark e lui si sentirà più solo e distrutto che mai proprio nel momento in cui il mondo ha bisogno di Iron Man più che mai prima d'ora. Un arrivo dal passato, un nuovo nemico da sconfiggere, amicizie indistruttibili e l'amore più puro fanno da sfondo all'avventura del secolo e tra litigi, notti insonni, travestimenti e bugie gli Avengers si riuniranno ancora.
Lei annuì e tornò ad accarezzargli la mascella, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi perfetti.
«Baciami» sussurrò adorante. «Tutta la notte.» Lui sorrise e la accontentò.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'You'll find that life is still worthwhile, if you just smile'
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Capitolo XI
Flash Howard

 


Era molto presto quella mattina successiva alla festa e Tony si sentiva male. La testa gli doleva in modo assurdo, come se qualcuno gli avesse impiantato un oggetto metallico che gli circondasse il cranio e premesse alle tempie e sulla mascella, e avvertiva un vago senso di nausea e vertigine alla bocca dello stomaco. Aveva gli occhi chiusi e sentiva qualcosa di piatto, freddo e perfettamente liscio a contatto con la guancia destra; l’aria fresca gli premeva sulla pelle e, per un istante, ebbe la sensazione di essere nudo. Finalmente sollevò le palpebre ed ebbe attorno a sé una visione sommaria del luogo dove era stato portato… perché di certo qualcuno l’aveva portato fin lì, lui di certo non ci era arrivato da solo. Era un’enorme stanza vuota, priva di mobili e qualsiasi altro accessorio. L’unico oggetto presente era una piccola lampadina che ciondolava mollemente dal soffitto e che emanava una luce intensissima, tale da rischiarare completamente tutta la camera dalle pareti bianche. Tony si sedette sul pavimento e lanciò un’occhiata perplessa al suo corpo: non era nudo, ma i vestiti che indossava non era sicuramente suoi; qualcun altro doveva avergli fatto indossare quei jeans logori e quella maglietta ridicola – verde porro?! Ma che colore era? – e probabilmente era la stessa persona che l’aveva condotto fin laggiù. Di nuovo provò a guardarsi intorno e riuscì a trovare quello che stava cercando: in un angolo, fra due pareti, si intravedeva un’intagliatura nel muro il cui perimetro continuava fino a formare un’ombra rettangolare. Una porta.
Tony guardò dubbioso quello spazio, sempre tanto bianco da fargli girare la testa che, nel frattempo, continuava a fargli male senza tregua, e provò a spingerla. Incredulo, osservò la porta aprirsi e lui gettò uno sguardo serio e incuriosito al corridoio su cui dava: anche lì, non c’erano mobili, oggetti o arredi di altro genere tranne una lampadina che pendeva dall’altissimo soffitto, identica a quella della stanza, e non si riusciva a vedere il fondo di quel tunnel. Tony fece due passi avanti e lasciò la porta socchiusa dietro di sé, iniziando a camminare nello spazio lungo e ristretto del corridoio. Continuava a muoversi lentamente, strisciando le mani contro le pareti, anche quelle bianche come nella stanza – tutto quel bianco era davvero accecante, non faceva altro che peggiorare il suo già insistente mal di testa. Dopo quelli che sembrarono infiniti anni, si ritrovò alla fine del corridoio e sulla parete alta e sottile notò un’altra incrinatura. Spinse di nuovo e di nuovo la porta si aprì. Entrò nella stanza attigua, ancora con il suo passo accorto e insolitamente cauto, e vide che dentro, in una camera del tutto identica alla prima, c’erano tre persone.
“Stark!”
Di certo la voce di Rogers non era esattamente quella che avrebbe voluto sentire in un momento come quello, ma decise che non era il caso di mettersi a far polemica su quisquilie del genere. Avanzò verso di lui e lo aiutò a sollevare Nick. Howard era accanto a loro e Tony trasalì quando sentì la sua mano stringersi sulla propria spalla.
“Stai bene?” gli chiese e Tony si sentì di nuovo a disagio perché non era affatto abituato che qualcuno si prendesse cura di lui e si preoccupasse per lui – be’, certo, escludendo Pepper e Rhodey e Jarvis. Ma loro non contavano. Senza parlare del fatto che tutta quella premura non faceva che accrescere il suo senso di colpa per non aver ancora provato veramente ad accettare suo padre.
“Sì” rispose deciso. “Cos’è successo?” incalzò poi e si rivolse a Rogers perché decisamente non era quello il momento adatto per accettarlo.
Steve scosse le spalle e sul suo volto si formò una smorfia di rancore misto a sconsolazione che a Tony non piacque per niente.
“Non ne ho la più pallida idea” ammise in preda allo sconforto più totale. “Howard dice che la auto sua e di Nick è stata attaccata sulla strada per la tua torre. Tu non ricordi niente?”
Tony rifletté. Ricordava? Certo che ricordava.
Era andato alla festa la sera prima e aveva flirtato di proposito con quell’oca finta bionda giuliva della Fuhrmann e poi aveva parlato con Pepper sul terrazzo – be’, non proprio parlato, ma di nuovo si perdeva in quisquilie. Più tardi erano andati entrambi a cercare Glanster o quella Lydia, ma non li avevano trovati, così Tony era stato costretto a subire l’umiliazione di vedere Pepper che tubava allegramente con quel dottor Deception o come cavolo si chiamava e avevano scoperto che Glanster non si sarebbe presentato. Avevano cercato ancora la Fuhrmann e, dopo aver concluso che anche lei doveva aver abbandonato la festa, lui aveva trascinato Pepper in giardino e avevano fatto l’amore. Certo, aveva nutrito qualche dubbio sul perché Glanster non si era presentato, ma continuava a non capire quale fosse il suo obiettivo e alla fine, preso dal sonno, si era addormentato lì, sopra l’erba e sotto le stelle. E poi… poi si era svegliato in quella stanza, dall’altra parte del corridoio. Ma come c’era arrivato? Tony non riusciva a ricordarlo.
“No” concluse amareggiato. “Ricordo che sono stato alla festa, che ho parlato con la Fuhrmann e che, quando lei è scomparsa, con il dottor Deception. Nient’altro.”
“Nient’altro?” ripeté Steve. “Com’è possibile? Non siete tornati a casa?”
“Be’, non proprio” confessò Tony appena imbarazzato. Steve lo guardò perplesso.
“In che senso?”
“In nessun senso, Rogers! Per l’Amor del Cielo!” urlò esasperato.
“Ci sarà pure un senso!” replicò Steve seccato.
“Non sempre” lo rimbeccò Tony, altrettanto infastidito.
“Invece sì.”
“Insomma, Tony, siete tornati o non siete tornati?” chiese Howard perplesso. Tony sbuffò.
“No” rispose infine, con le guance gonfie d’irritazione. “No, non siamo tornati. Abbiamo fatto sesso in giardino… siete contenti, ammasso di capre ficcanaso?” sbuffò ancora. “Diamine, Rogers, ma che domande poni? Non ti sei accorto che non c’ero, ieri sera?”
A dispetto di quanto Tony – e chiunque altro al suo posto, in realtà – avesse potuto immaginare, Steve arrossì. Di più. Avvampò, prese fuoco, s’infiammò fino alla radice dei capelli.
Howard gli lanciò uno sguardo preoccupato; Tony lo guardò a bocca aperta.
“No” disse solamente. “Non ci credo.”
“Stark” esordì Steve, ancora rosso come un peperone. “Non è assolutamente come sembra.”
“Rogers, è sempre come sembra. E dalla tua faccia sembra davvero molto male. Ma tu non avevi giurato amore eterno alla sergente sotto le armi?”
“Peggy?” chiese stupito Howard. Tony si sbatté una mano sulla fronte con finta drammaticità.
“Giusto, dimenticavo che avete fatto baldoria in Germania assieme” disse con un sorriso divertito. “Allora? Chi è questa donna così attraente da esser riuscita a rompere questa cintura di castità?”
Steve avvampò ancora. Ormai era quasi marrone.
“Stark…”
“Deve essere una tipa molto forte, per aver avuto la capacità di frantumare un catenaccio del genere. Ferro! Ma che dico: acciaio inox!”
“Stark…”
“Oh, giusto non lo sai. Dunque, l’acciaio inox, detto anche acciaio inossidabile, è una lega a base di ferro e carbonio che unisce…”
“Stark!”
“Be’, ma chissenefrega dell’acciaio inox, giusto? Si sarà fatta prestare il Mjolnir da Thor…”
“Stark! È lei.”
Tony e Howard alzarono simultaneamente lo sguardo e sui volti di tutti e due campeggiava la stessa espressione sconvolta, incredula e completamente idiota. Un silenzio imbarazzante cadde fra loro; fu la voce insolitamente titubante di Tony a romperlo.
“Sei andato a letto con una novantenne?!”
“No!” esclamò Steve e non capiva perché continuava ad arrossire. “Non proprio. Insomma, è difficile da spiegare… ecco, lei è ancora giovane.”
Tony sospirò, comprensivo.
“Si chiama botox, Rogers, e anche se non sembra, è tutto finto” disse spazientito. “È come una maschera ad alta tecnologia: tu vai in un ospedale, paghi un dottore e quello ti sistema la faccia in modo che sembri più giovane, ma non lo sei per davvero…”
“Stark!” urlò Steve. “Non è come sembra, ascoltami. Dopo il mio incidente…”
“Dopo che ti sei ibernato da solo, intendi?” chiese Tony con un sorriso soddisfatto. “Ah, che bei tempi…”
“Tony” lo ammonì divertito, suo malgrado, Howard.
“Ha tentato di suicidarsi” continuò Steve affranto. Tony aggrottò la fronte.
“Reazione antitetica” asserì perplesso. Howard dissimulò una risatina in un colpo di tosse.
“Un dottore, un tale di nome Täuschung, le salvò la vita iniettandole del siero…”
“Ma allora è una moda!”
“Stark!” lo rimproverò Steve, ormai al limite della pazienza. “Il siero l’ha tenuta in vita e l’ha mantenuta giovane per tutto questo tempo. Ricomincerà ad invecchiare solo quando…”
“… quando il siero si mescolerà con il sangue” concluse Howard per lui. “Quindi la dose doveva essere miscelata in modo diverso. Le ha permesso di sopravvivere e l’ha tenuta identica a se stessa per una qualche reazione con il sangue” concluse comprensivo. “Certo.”
“Sì, be’” intervenne Tony. “Questa storia dei reduci di guerra che si ripresentano nell’epoca sbagliata sta cominciando davvero a diventare ridicola e anche molto seccante. Insomma, siete fuori luogo e non capisco perché dobbiate tutti venire a rompere le scatole a me… dopotutto, io non credo di essere un Santo, però, insomma, la cosa comincia davvero a rasentare il grottesco…”
“Stark, ti prego” lo implorò Steve. Howard gli lanciò uno sguardo in tralice.
“Che ti ha detto?” gli chiese incuriosito. “Sono solo curioso! Dopo che tu sei scomparso, io mi sono sposato. Non siamo mai stati insieme veramente.”
Tony strabuzzò gli occhi incredulo.
“No, aspetta” disse mettendo le mani in avanti. “Cioè, tu sei stato con questa? O mio Dio! Questa è una soap opera… ditemi chi è stato a trasformare la mia vita in una copia ridicola di Beautiful perché io non ce la faccio…”
“Non proprio” rispose Howard, appena imbarazzato. “Eravamo molto amici. E stavamo per…” s’interruppe a disagio. “Be’, comunque dopo la guerra ho incontrato Maria e mi sono innamorato di lei e l’ho sposata” concluse più tranquillo.
“E tu hai consegnato la tua virtù a questa individua?” domandò curioso.
“Non proprio” replicò dubbioso. Tony si voltò curioso verso Howard.
“È una risposta bonus?” Howard non riuscì a trattenersi stavolta e scoppiò a ridere.
“Insomma, sì o no?” insistette Tony. Steve sospirò.
“No” rispose alla fine. Tony sorrise.
“Lo sapevo. Notare la differenze delle nostre risposte” spiegò con fare esperto. “Ma non preoccuparti, la prima volta è sempre un po’…”
“Che succede?”
La voce di Nick intervenne del tutto fuori luogo in quella conversazione. Howard prese a raccontargli la situazione, includendo tutti i pettegolezzi appena scoperti nelle precedenti conversazioni, mentre Tony riprese a parlare a Steve.
“Sai, Rogers, qualche volte è normale fare cilecca. Insomma, si viene presi da una specie di preoccupazione: si chiama ‘ansia da prestazione’ e praticamente…”
“Stark, spiegherai in un altro momento a Rogers le basi del sesso protetto” lo interruppe Fury seccato. Tony si sbatté una mano in fronte.
“Giusto! Il preservativo” esclamò serio. “È molto importante che tu lo usi. Questa donna potrebbe causarti qualche problema, anche di malattie: AIDS, HIV o qualsiasi altra malattia venerea che potrebbe aver contratto da altri rapporti sessuali…”
“Impossibile. Anche per lei era la… be’, insomma… la prima” confessò Steve imbarazzato. Tony inarcò le sopracciglia.
“Sì, come no. Te l’ha detto lei, non è vero? Ottima tattica per cavalcarti subito” sospirò.
“Ma è vero! Non le credi solo perché non è tua fan” la rimbeccò piccato Steve. Tony sbatté le palpebre.
“Di che parli? Io non la conosco” affermò sicuro.
“Non te la ricordi, ma lei si ricorda di te” replicò Steve. “E non le è rimasto un bel ricordo.”
“È evidente che voleva essere quella la sua prima volta e sarà rimasta delusa dal mio rifiuto” illustrò Tony altezzoso. Nick sospirò.
“Smettetela” ordinò severo.
“E perché di grazia avete parlato di me?” chiese Tony scettico. “Mi hai strumentalizzato per far colpo? Hai usato la nostra conoscenza per farti bello con la tua bella?”
“No, lei me l’ha chiesto” ribatté Steve. “Sapeva dei Vendicatori, ci ha visti quando abbiamo cacciato i Chitauri. È un’infiltrata nella gang di Glanster per conto di un’altra agenzia e io le ho detto che lo sono anch’io.”
“Cosa?” intervenne Nick stupito.
“Non è la cosa più saggia che tu potessi fare” disse Tony perplesso.
“È dalla nostra parte” riprese Steve. “Ci possiamo fidare.”
Nick annuì suo malgrado, ma fece per parlare. Prima che potesse dire qualcosa, però, qualcuno entrò nella stanza e tutto quel bianco divenne solo buio.
 

*

 
Tony aveva ancora mal di testa. Era incredibile come l’emicrania si facesse già sentire, prima ancora dei trent’anni. Appena tornato a casa, doveva ricordarsi di dire a Pepper di comprare qualcosa per la testa.
Il pensiero improvviso di Pepper lo invase da capo a piedi e, per la prima volta da quando si era svegliato nella stanza bianca quella mattina, ebbe la chiara visione di quello che stava succedendo ed ebbe paura. Quando si era risvegliato, il dolore era stato tanto forte da non fargli pensare a nient’altro e poi aveva incontrato Rogers e Howard e Nick ed era stata coinvolto in quella assurda conversazione sulle sergenti seduttive e le cinture di castità. La sua testa ora riusciva a ragionare con più naturalezza ed ebbe paura.
Quando si era addormentato la sera prima, in quel favoloso prato fresco di rugiada, sotto quello splendido cielo stellato, nulla sembrava poterli toccare, ma adesso pensava e aveva paura per lei. Anche lei era stata presa da Glanster? Perché su questo non c’erano dubbi, solo lui poteva avere interessi nel cercare di intrappolarli… ma aveva preso anche lei? Era in pericolo?
Improvvisamente, sentì tutta l’aria diventare tossica attorno lui e non riuscì più a respirare.
“Buongiorno, Stark.”
Non aveva mai sentito la sua voce, ma aveva osservato il suo volto così tante volte sulla carta stampata che gli sembrava di conoscerla da sempre, come un veterano compagno o un amico di vecchia data.
“Glanster” replicò freddo. Aprì di nuovo gli occhi e scoprì di trovarsi in una stanza del tutto diversa da quelle precedenti. Le pareti erano nere e Tony aveva la sgradevole sensazione di trovarsi nel vuoto. Aveva i polsi stretti dietro la schiena ed era in ginocchio al centro della stanza; Rogers, Howard e Nick erano davanti a lui, tutti e tre costretti con delle corde come lui.
“Stark, devo dire che, fra tutti, tu eri quello che avevo più voglia di conoscere” continuò e finalmente Tony lo vide, faccia a faccia. Era perfettamente identico a come l’aveva disgustosamente immaginato: alto, con i capelli castani, il volto pallido, quella cicatrice strana sul collo e gli occhi sporgenti luccicanti di vittoria e potenza.
“Comprensibile” replicò Tony. “Considerando gli altri componenti.”
Glanster scoppiò a ridere e la sua risata risuonò nello spazio vuoto.
“Dimmi” riprese. “Fa male?” sussurrò.
Tony non rispose.
“Ti hanno mentito. Ti hanno ingannato. Ti hanno usato. Un padre che ti ha nascosto il segreto più importante della tua vita. Un amico che ti ha strumentalizzato per coprirsi le spalle. Un rivale che si è finto tuo amico per rubarti l’amore della tua vita.”
Le parole di Glanster risuonavano in tutta la loro amara sincerità e Tony vide tutto da una prospettiva peggiore, tremenda, intollerabile.
Era tutto come all’inizio. Bugie. Inganni. Sfruttamenti. Segreti. Traffici, affarismi, speculazioni. Furti. No, non lei.
I suoi occhi cercarono increduli quelli di Steve e quando lui evitò il suo sguardo Tony si sentì cadere.
“Non è vero” ribatté deciso e deglutì. Non era vero.
Glanster si sedette accanto a lui e gli batté una mano sulla spalla.
“Perdonalo. Lui non sa che vi sposerete…”
Poteva sembrare una frase detta così e Tony sapeva che lo sarebbe stata se non avesse continuato.
“… presto.”
Nick lo guardò stupefatto e lo stesso sguardo perplesso storse i volti di Howard e Steve, che finalmente ricambiò il suo.
“Insomma, non porta già l’anello al collo? Per nasconderlo, s’intende. Gran bell’esemplare, devo dire. Acquamarina… roba di classe, Stark” continuò Glanster e sembrava godere di ogni parola. “Che fortuna, comunque. Una ragazza del genere, dico. Insomma, dopo tutto quello che hai passato, era il minimo… un padre che non c’è mai stato e che ti lascia anche dopo la sua finta morte, una madre abbandonata che ti abbandona, un padrino che si finge tuo amico per rubarti la società e cercare di ucciderti, un amico che ti ha lasciato nel momento in cui aveva più bisogno di lui…”
Ogni ricordo prendeva forma da quelle parole maledette ed era tremendo ripensare ad ogni sofferenza, ogni graffio, ogni ferita, ogni lacrima che quei ricordi avevano causato a loro tempo e che continuavano a causare ad anni di distanza. Ogni pensiero felice e spensierato della conversazione precedente sembrava essere fuggito e adesso vedeva solo oscurità in quelli che, fino a pochi minuti prima, erano suoi amici. 
“Ma davvero vale la pena, Stark? Continuare a combattere con loro, per loro? A che scopo? Altre bugie, altri inganni, altri tradimenti? Combatti per me… e io metterò ai tuoi piedi il mondo.”
Tony storse le labbra in una smorfia falsamente pensierosa.
Valeva davvero la pena? Combattere per loro? Non lo sapeva; ma combattere... c'era qualcosa per cui valeva la pena, farlo e lui non si sarebbe arreso mai per questo. 
“Be’, non saprei” disse fingendosi dubbioso. “Liberarmi di Rogers è davvero una bella prospettiva… ma credo che rifiuterò, grazie.”
Il volto di Glanster fu contorto dall’ira e Tony temette stesse sul punto di scoppiare. Lo vide farsi avanti e afferrarlo per i capelli. Le sue mani andarono smaniose al suo petto ed estrassero il reattore dal cuore di Tony. Un rumore metallico risuonò nel silenzio e Tony sentì tre sussulti attorno a sé, ma li ignorò; le lacrime forzavano le sue iridi addolorate.
Un sorriso gli incurvò le labbra quando gli occhi di Glanster si sbarrarono davanti al reattore vuoto.
“Sostituito. Mi spiace” replicò compiaciuto. Glanster annuì e rimise il reattore al suo posto.
“Iridio” disse Glanster. “Dura poche ore… lo sistemi una volta a casuccia?” lo canzonò in preda all’ira.
“Quello era il piano originale, sì” concordò Tony.
“Complimenti” confessò Glanster suo malgrado. “Devo dire che ti ho decisamente sottovalutato.”
“Oh, non preoccuparti” lo consolò Tony scettico. “Lo fanno in molti.”
Glanster scoppiò di nuovo a ridere ed estrasse delle bottigline dal marsupio. Tony roteò gli occhi al cielo.
“Vi riporteranno indietro” affermò tranquillo.
“Perché?” chiese Steve.
“Ah, Capitano” rispose pacato Glanster. “Non avrebbe senso distruggerti qui, dove nessuno ti vedrebbe cadere. Voi non mi fate paura” disse e puntò lo sguardo su Tony. Lui sorrise.
“E io?” chiese in sussurro smorzato.
“Tu, mio caro eroe” continuò Glanster. “Sei di certo più minaccioso di loro… ma niente può sconfiggermi” disse e sembrava delirasse.
“Allora uccidi” bisbigliò Tony. “Uccidimi. Ora.”
Glanster rise e portò la prima ampolla alle sue labbra.
“Non così, Stark” sussurrò suadente. “Prima morirai dentro.”
E il liquido gli cadde in gola.
 

*

 
Era più o meno la terza volta da quella mattina, ma a Tony la testa continuava a far male comunque. Era steso di nuovo a faccia in giù, ma si ritrovava nel salotto della Stark Tower. Aprì gli occhi e respirò. Sentiva i polsi dolergli nei punti in cui le corde avevano tirato di più.
Si sollevò dal pavimento e si guardò intorno. La prima cosa che gli venne in mente fu Pepper. Camminò per la casa e chiamò Jarvis, ma il computer non rispondeva. In preda al panico, si sedette davanti al server e lo riavviò.
“Stark?”
Tony vagliò la situazione e concluse che la questione delle voci che desiderava sentire non era affatto una quisquilia.
“Cosa vuoi, Rogers?” chiese indifferente.
Sapeva che era stupido e infantile e che non aveva senso tornare a provare tutto quel rancore per lui e per Nick e Howard e tutti gli altri, ma era qualcosa più forte di lui. Non riusciva a fare a meno di pensare a tutti i modi in cui l’avevano ingannato e strumentalizzato; proprio come quella sera, quella prima sera, aveva bisogno di lei per non cadere. Le parole di Glanster avevano messo in dubbio la sua fiducia, avevano incrinato un rapporto per il quale lui si stava impegnando tanto e tutto sembrava essere caduto davanti al ritorno di quei aspri pensieri. 
“Volevo sapere se stavi bene” tentò lui, ma Tony lo ignorò e continuò ad armeggiare con il server. Howard e Nick lo raggiunsero e tutti e tre presero a fissarlo. Preso dall’esasperazione, Tony finalmente smise di scappare e allora scoppiò.
“Cosa volete?” urlò spazientito. “Ditemelo, perché evidentemente da solo non lo capisco. Glanster sarà anche un folle, ma volete sapere una cosa? Ha ragione. Ha ragione su di me, su di voi, su quello che è successo. Da quando sono nato, non c’è stato nessuno che mi ha davvero aiutato a crescere, se non mia madre, ma tu hai abbandonato entrambi per stare dietro al tuo lavoro! Non ho avuto un padre e, quando lui ha avuto la possibilità di esserlo, ma esserlo davvero, hai preferito una bella scampagnata attorno al mondo a me. Voi mi avete mentito e usato e adesso continuate a comportarvi con me come se davvero vi importasse!” rise in preda alla crisi isterica. “È assurdo e non riesco ancora a crederci. Sappi, Nick, che se non mollo tutto all’istante è perché il mondo non merita di pagare le conseguenze di quelle colpe di cui voi siete i responsabili.”
“Non è così” ribatté Howard. “Sono stato io a sbagliare ed è stato perché avevo paura di quello che sarebbe successo se fossi rimasto… per te…”
“Oh, sicuro! Meglio rimanere da soli, con il tuo amicone che paga dei pazzi assatanati per farmi uccidere e poi mi ruba la società!” urlò Tony.
“Non pensavo che sarebbe andata così” continuò Howard. “Mi fidavo di Obadiah, non avrei mai potuto immaginare…”
“Non m’interessa” replicò gelido Tony.
“Quindi è per questo?” intervenne Steve. “Che ti sposi.”
Pronunciò l’ultima parola con un’espressione così sconvolta che Tony dovette concentrarsi con tutte le sue forze per non colpirlo, proprio lì, su quella bocca storta dal disgusto.
“Non parlare di lei” sussurrò perentorio.
“Ah” esclamò Steve. “Non è come sembra. Io e Virginia…”
“Non nominarla, Rogers” continuò Tony. “Non la pensare neanche. Tu hai chiuso con me. Dopo che mi avevi detto che non ti interessava per quello che era, ma solo per quello che rappresentava, io ti ho creduto, ma tu mi stavi solo mentendo per farti strada verso di lei. Sei l’essere più rivoltante che abbia mai conosciuto” concluse sconvolto.
“Io non ti avrei mai fatto del male” bisbigliò affranto.
“Dovevi pensarci prima” lo rimbeccò Tony. “Ma comunque hai ragione. È per questo, Rogers. Volevi saperlo? Ora lo sai. Sì, è per questo e per un altro milione di ragioni. È perché quando avevo diciassette anni e non ero nessuno, a lei importava di me. È perché quando costruivo armi e mettevo in pericolo la gente, commettendo l’errore più grande della mia vita, lei mi è stata accanto. È perché quando ho deciso di cambiare, mi ha aiutato, mettendo a rischio la propria vita pur di aiutarmi a salvare la mia. Perché ha pianto per me quando non c’ero, perché mi ha visto sbagliare e invece di rimproverarmi, mi ha fatto capire il mio errore da solo, perché mi ha ascoltato e si è occupata di me quando non c’era nessun altro. È perché, qualsiasi cosa faccia, qualsiasi errore commetta, qualsiasi cazzata possa fare o anche solo pensare, lei mi ama e so che tu non potrai credere che io possa provare sentimenti profondi ma anche io la amo. Per me conta più della mia stessa vita; è l’unica cosa veramente autentica e sincera e perfetta che abbia mai vissuto. Quindi , Capitano. È per questo.”
Un silenzio carico di tensione cadde fra loro e finalmente Jarvis si attivò.
“Localizza la signorina Potts” ordinò secco Tony. Pochi secondi e il segnale arrivò al monitor, rosso e lampeggiante.
“È insieme all’agente Coulson.”
Tony assottigliò lo sguardo, ma il segnale svanì. Un altro apparve poco distante dalla torre. Fu Fury a focalizzarlo.
“È Banner. Con la Romanoff, Barton e Thor. Sono alla…”
“… prigione di Sing Sing” concluse per lui Tony. “Jarvis, localizza ancora Pepper.”
“Mi dispiace, signore” replicò rammaricato Jarvis. “La signorina non è localizzabile. E neanche l’agente Coulson.”
“Com’è possibile?” chiese Tony spazientito. “Prima sei riuscito a localizzarla.”
“Il segnale è andato perso, signore.”
Tony sospirò sconsolato. Una frase glaciale gli rimbombò nelle orecchie e sentì il sangue farsi ghiaccio.
Prima morirai dentro.
“Stark” lo chiamò Rogers e lo guardava dispiaciuto. “Mi dispiace. Davvero. Voglio che tu sappia che non ti avrei mai ferito, anche se l’amassi. Ma non è così, davvero, non la amo. Non avrei più motivi per mentirti.”
Tony sospirò; non riusciva a parlare e non voleva parlarne; quello di certo non era il momento più adatto per credere o meno, ma aveva bisogno del suo aiuto per trovarli, così annuì.
Il segnale rosso sul monitor lampeggiò ancora e pensò che lì c’erano i suoi amici. La valigetta era già nella sua mano.
“Forza” disse sicuro. “Dobbiamo andare a prenderli.”
 

















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Buongiorno Vendicatori. :)
Come avevo promesso, eccomi qui. Piccola pausa prima del pranzo e dopo lo studio mattutino tra Carlo Magno e i preti tedeschi per postare il continuo di questa storiellina. ^^ Capitolo abbastanza pieno di eventi e rivelazioni e prettamente maschile; avevo proprio voglia di vedere come sarebbe stato il primo incontro tra Tony e Glanster e quel grande infame non poteva non mettere in crisi il nostro amato signor Stark con i suoi subdoli piani. Come sempre, se ci sono domande, son qui. 
Purtroppo nel pomeriggio devo dedicarmi all'età cortese e ai dolori del giovane Werther quindi non so quanto riuscirò a rispondere alle recensioni - comincio subito e vedo fin dove riesco ad arrivare, anche perché a causa di questo studio maledetto non sono riuscita a rispondere neanche a quelle del Progetto e della shot di Mercoledì, ma prometto di impegnarmi tra adesso e stasera. :) 
In ogni caso, voglio ringraziare chi ha letto e recensito lo scorso capitolo - le magnifiche LadyBlack89, _M4R3TT4_, Alley, Silvia_sic1995, _Let it shine e MissysP e anche evenstar - e promettervi che vi dedicherò il prima possibile del tempo per rispondervi. 

Com
e sempre, informazioni: 

[1]: Flash Forward è una serie televisiva statunitense di genere fantascientifico basato sul romanzo Avanti nel tempo dello scrittore canadese Robert J. Sawyer; 
[2]: la tossina botulinica è una proteina prodotta dal batterio Clostridium botulinum; il botox è il nome commerciale maggiormente conosciuto della preparazione farmacologica che utilizza quale principio attivo questa tossina;  
[3]: il rapporto tra Howard e Peggy, nel film Capitan America - Il primo Vendicatore, è mostrato come una buona amicizia, benché ci siano delle allusioni che suggeriscano altro. Ho deciso di sfruttarle a mio piacimento; 
[4]: un padrino che si finge tuo amico per rubarti la società: è naturalmente Obadiah. Non so se fosse il padrino di Tony, ma ho pensato che potesse essere plausibile, considerando che era il migliore amico di Howard e anche suo grande socio;
[5]: Sing Sing - Sing Sing Correctional Facility - è un carcere americano di massima sicurezza situato ad Ossining, nello stato di New York; 
[6]: le parti tecniche - sull'iridio, il palladio e compagnia - sono pura invenzione della mia mente ignara di tutto ciò. 

Se ci sono domande, come già detto, son qui. :) Un bacio a tutti e arriverci al quattro Febbraio da queste parti! 

La vostra Mary. 

   
 
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