Videogiochi > Kingdom Hearts
Segui la storia  |       
Autore: Nitrogooch    16/08/2007    8 recensioni
La prima saga della trilogia 'Square edition', nella quale nulla è vano, ogni indizio potrebbe essere importante. Nuovi e vecchi personaggi, in una storia che oltrapassa i normali limiti dell'immaginazione, e firmata Nitrogooch!
Genere: Romantico, Avventura, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Riku, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Wecome To PageBreeze

Yo gente!!!

Scusatemi per non avervi avvisato che andavo in vacanza!

E’ stato deciso all’ultimo momento!

Ora godetevi ‘sta delizia’ e recensite!

Chi non recensisce è un animale :P

 

 

 

 

Capitolo 4 - Between the darkness

 

Una figura alta si stagliava al centro di una pianura. La distesa desolata aveva un tempo l’aspetto florido e lussureggiante, ma il cambiamento del clima l’aveva stravolta: le continue piogge avevano devastato i raccolti, e nei pochi momenti in cui le nubi non erano presenti nel cielo il sole divorava la flora verdeggiante. Ben presto, quella splendida piana colma di vita divenne un deserto arido e in vivibile. In quel momento si poteva solo vedere una minima parte d’erbetta di un verde che andava nel giallo, alta non più di quindici centimetri.

   In quel meridiano e parallelo sconosciuti all’essere umano si trovava un castello imponente dalla struttura varia e contrastante. Quella fortezza era stata la promotrice delle catastrofi naturali che avevano colpito quella zona, e che avevano ridotto l’area ad un disastro naturale.

   Le nuvole nere erano giunte allo stato del temporale, e un rovescio d’acqua simile ad un diluvio si riversò sulla piana. L’uomo si incamminava senza pensare alle goccioline di liquido piovano che gli rigavano il volto. Non indossava alcun cappotto per ripararsi dalle intemperie, ma solo un semplice mantello grigio che arrivava fino agli stivali neri, con due strisce gialle, cinto all’altezza del petto da una fibbia a forma di cuore spezzato in più parti. I guanti d’altro canto erano completamente bianchi, con tre bottoni ciascuno. Al di sotto del mantello si trova una giacca bianca stretta da due cinte nere. Si poteva notare il petto muscoloso e gli addominali scolpiti: a prima vista era paragonabile ad un palestrato. I capelli erano lunghi, lisci e brizzolati, con alcune strane striature viola. Il viso era visibilmente malvagio.

   Dava l’idea di una bellezza svogliata, e nonostante i muscoli appariva anziano d’età. D’altronde camminava celermente verso la sua meta.

  

Giunto ai gradini iniziali del castello, salì stranamente con pigrizia, opposta alla precedente rapidità, la dozzina di scalini che gli si paravano davanti. Il portone del castello alto quanto un palazzo di tre piani si aprì da solo verso l’interno.

   La sala d’accoglienza era malandata e oscura. Si poteva notare solo un raggio lunare che si scontrava con una finestra e risplendeva nel suo piccolo in mille altri. La polvere volteggiava nell’aria con un movimento irregolare che non permetteva di individuare la sua prossima mossa.

   L’uomo sapeva già dove si doveva recare. Aprì la seconda porta a destra, quella adiacente alla statua del Davide di Michelangelo: raffigurava l’eroe biblico che si apprestava ad abbattere il gigante Golia.

   Era una scultura che rappresentava la bellezza maschile: un corpo atletico al culmine della forza giovanile. Questo era espresso dalla torsione del collo attraversato da una vena e dalla struttura dei tendini, per non parlare della tensione muscolare delle gambe.

   Questi pensieri balenarono per un attimo nella mente dell’uomo, che nella sua precedente vita era un appassionato dell’arte, oltre che della chimica e della fisica.

 

All’interno della camera un focolare illuminava le pareti rosso sangue. Sui muri si trovavano quadri raffiguranti vari personaggi del diciottesimo secolo. Al lato sinistro, l’unico eccetto dai quadri, si trovava un’enorme libreria lunga quanto tutto il lato e alta quanto il soffitto. I libri che erano depositati in quegli scaffali a prendere polvere parlavano di scienza e formule biologiche. Al centro della camera si trovava una scrivania sulla quale era presente una bottiglia verde assieme ad un boccale, e tanti fogli imbrattati d’appunti, calcoli e teorie.

   Proprio di fronte al caminetto una piccola poltroncina faceva la sua comparsa. Al di sopra dello schienale una testa si dondolava lentamente, prima verso destra, poi verso sinistra. Aveva le stesse venature viola, ma i capelli erano più curati e, forse, più giovanili. Appena entrò l’uomo lasciò cadere al pavimento il suo mantello sbottonando il cuore rosso e nero. Avanzò e si pose affiancato alla poltrona. L’uomo seduto aveva già avvertito la sua presenza da tempo.

   Era della medesima razza, del medesimo corpo, col medesimo scopo. Altresì egli indossava un mantello, ma di tinta e fattura diversa. Il suo era di colore nero, come la pece, e pareva essere una taglia maggiore di quella che poteva calzargli a pennello. Aveva un cappuccio calato che, se alzato, poteva coprire completamente il suo volto.

   Erano talmente simili, ma così terribilmente distanti l’uno dall’altro. Tuttavia avevano compreso che c’era un'unica possibilità per ottenere il dominio.

 

<< Hai protetto bene il tuo castello >>, esclamò il viandante. << Non sono riuscito a teletrasportarmi direttamente qui. Ho dovuto fare un bel tratto a piedi sotto questa terribile e allo stesso tempo magnifica procella. >>

   Ora poteva vedere la figura seduta ed esaminare ogni suo piccolo particolare. Quanto erano corrispondenti, quanto erano congruenti. L’unica differenza era la vecchiaia evidente dal volto del viaggiatore misterioso, mentre il viso dell’altro era fresco come una rosa profumata appena sbocciata.

   Quest’ultimo era in procinto di bere un bicchiere di vino rosso riempito a metà, ma per adesso si dilettava nel vederlo oscillare qua e là. Nonostante il movimento fosse rapido il liquido non metteva piede fuori dal calice.

   Non appena sentì la voce dell’uomo più anziano, voltò con svogliatezza la testa verso di lui, e lo salutò con odio.

   << Sei arrivato finalmente >>, affermò il giovane.

   Si squadrarono per qualche secondo, poi l’uomo ritto venne subito al dunque.

   << Ho sentito nella mia mente il dovere di venire subito qui. Mi hai chiamato tu, vero? >>

   << Sai che quello che penso arriva anche a te, giusto? >>

   << Capita, tra Hearless e Nessuno. >>

   << Comunque >>, iniziò l’invitato. << Sono venuto solo perché non avevo altra possibilità. >>

   << La profonda avversione è reciproca. >>

   Ci fu un altro periodo di silenzio nel quale gli interlocutori si esaminarono. Arrivati al punto di saturazione, la conversazione riprese.

   << Ho elaborato idee fino al parossismo. >>, disse l’accomodato. << Mi sono nauseato. Era il mio unico pensiero: il come diventare dominatore. La soluzione tuttora esistente è una sola. >>

   << La disgustante collaborazione. >>, rispose l’altro.

   << Altrettanto per me. >>

   Nessuno dei due si fidava nell’altro. In situazioni normali non avrebbero mai stretto un accordo, ma le forze del bene avevano preso il sopravvento, prima sconfiggendo l’uno, poi l’altro. Non potevano sopportare una cosa del genere. Il mondo doveva essere dominato da uno di loro.

   L’uomo seduto si alzò e si pose dinanzi all’altro. Seguì un'altra serie di silenzi, all’interno dei quali i due esseri si scrutavano attentamente.

   << Tu sei il cuore, l’Heartless >>, affermò l’incappucciato. << Io la mente, il Nessuno. Stabiliamo una tregua fra noi, e ricomponiamo il vecchio Xehanort. >>

   << Nonostante brami ardentemente il potere, non mi unirò mai ad un essere ibrido come te. Levatelo dalla testa. >>

   << Nemmeno io, caro compare >>, continuò l’altro. << Per nulla al mondo. Ma sentimenti e conoscenza insieme andranno lontani. Non c’è bisogno di congiungere noi stessi. Basta solo unire le nostre… armate! >>

   << L’avevo previsto. Costringeremo i nostri sudditi a collaborare. Per il nostro bene. >>

   << Per il dominio. >>, terminò l’uomo più giovane.

   Il secondo prese il boccale che si trovava sul tavolo e brindò assieme al suo nuovo cobelligerante.

   Ma quest’ultimo aveva altri progetti in mente.

 

Xemnas ed Ansem oramai avevano creato un accordo terrificante. Darkness in Zero, ovvero l’autentico Ansem, il Saggio, era sparito per salvare il mondo dall’attacco di un Nessuno. Il Nessuno del suo più brillante allievo, Xehanort.

   Nelle seguenti settimane i Custodi della Chiave avrebbero avuto molte corde da sfilacciare, molti nodi da sgrovigliare. Molti fastidi e molte vittime. I loro precedenti nemici avevano unito le forze, creando una lega indissolubile, o quasi.

   Non tutto era perduto. Non è veritiero che una persona faccia la differenza, in circostanze comuni. Ma quando si parla dell’eterna lotta tra le forze del bene e quelle del male, anche un giovane inesperto può costruire la via per la vittoria.

 

Passiamo ai ringraziamenti:

Kiss: come non posso ringraziare la mia amata Kissettona, sempre presente?? XD

Kami-War: Che onore riceverti! La maga dell’Organizzazione!!!

Lady_x: Ti ringrazio per la recensione (come faccio per tutti) anche se nella vita vera non sta andando bene fra noi.

Giuliana: Critiche più costruttive XD e non venirmi a parlare di grammatica italiana, che a stento conosco quella napoletan XD

Paine Strife: Anche lei molto presente. GRAZIE!!

Fatevi sentire anche in questo capitolo, ok???

See you soon!

 

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: Nitrogooch