Olivia si fece avanti, affiancando il
compagno, abbassando
l’arma. Chi diavolo era quella donna? Perché aveva
chiamato Peter in quel modo?
“Scusa, tu chi saresti?
Come hai fatto ad arrivare qui?” la
aggredì, nervosa. Non le piaceva che una sconosciuta usasse
certi nomignoli sul
suo compagno.
“Lei si chiama River Song.
L’ho conosciuta un po’ di tempo
fa. È una viaggiatrice del tempo.” rispose il
Dottore, cercando di mantenere la
calma. L’ultima volta che l’aveva incontrata
avevano rischiato di finire divorati
dalle ombre, e la sua compagna di viaggio, Donna, era stata inglobata
in un
computer.
Olivia squadrò la donna,
ostile. River sorrise e si
avvicinò.
“Stai tranquilla, non ho
intenzione di rubarti il tuo uomo,
anche se… me lo ricordavo più grasso.”
la rassicurò, squadrando poi l’uomo da
capo a piedi. Peter sospirò e fissò Walter, che
stava in disparte, protetto dal
resto dei ribelli, i quali erano ancora tesi, con le armi puntate
contro la
donna.
“Va bene, abbiamo fatto le
presentazioni!” li interruppe il
Dottore “Ora, River, dicci che cosa sai della cattura di
Henrietta e Tony.”
River sospirò. Doveva
pesare bene le parole, prima di
parlare. Se avesse detto troppo avrebbe potuto cambiare
irrimediabilmente il
futuro di tutti quanti, compreso il suo.
“So che li hanno catturati
gli Osservatori e che li tengono
prigionieri in una stanza del cinquantacinquesimo piano del One World
Trade
Center. Se incontrano il Grande Capo degli Invasori saranno cavoli
amari,
perché li ucciderà.” rispose la donna.
“Troppo tardi anche per
questo, River. Hanno già incontrato
anche il Grande Capo. Sappiamo chi è.” la
informò il Dottore, serio.
“Dannazione,
io…” imprecò la donna, ma non fece in
tempo a
completare la frase che Peter fece un passo verso Jack, gli
afferrò il braccio
e, puntando il cacciavite sonico cedutogli dal Dottore, lo
impostò e, senza
preavviso, entrambi gli uomini scomparvero.
“Ecco, lo
sapevo…” si lamentò il Dottore
“Ora anche Peter e
Jack si metteranno nei guai!”
Intanto Etta e Tony erano ancora
fermi vicino alla finestra,
in silenzio, in attesa di qualunque cosa fosse successa.
Improvvisamente sentirono della
confusione nei corridoi.
Etta si allontanò di un passo da Tony e fissò la
porta, incerta su cosa fare.
Il ragazzo si tirò su, mettendosi sulla difensiva, pronto a
reagire a qualunque
cosa fosse successa.
Improvvisamente la porta si
spalancò. Tony si gettò addosso
alla prima persona che entrò nella stanza, cercando di
metterlo al tappeto, ma
venne bloccato e messo al tappeto dal secondo uomo che entrò.
“Papà!
Jack!” esclamò la ragazza, correndo loro incontro,
mentre Jack si tirava su, tenendo ben fermo Tony.
“Abbiamo ricevuto il vostro
messaggio e siamo venuti a
prendervi.” spiegò Bishop “Dobbiamo fare
in fretta ora. Jack, attiva il
teletrasporto!” ordinò.
“Il teletrasporto
è inutile al momento, Peter! Lo hai
scaricato con il tuo colpo di testa! Dovremo aspettare un bel
po’ prima di
poterlo riutilizzare.”
L’altro sospirò
e uscì di corsa dalla stanza, con la pistola
in una mano e il cacciavite sonico nell’altra. Dovevano
uscire dall’edificio
più in fretta che potevano e dileguarsi nelle vie di
Manhattan, in attesa che
il teletrasporto fosse di nuovo carico.
Gli altri tre lo seguirono senza
fiatare. Anche Jack prese
in mano la sua pistola, passando quella di riserva a Tony, in modo da
potersi
proteggere meglio.
Presero una rampa di scale e scesero
di qualche piano,
finchè non si trovarono la strada sbarrata da un gruppo di
guardie lealiste,
richiamate dall’allarme che era scattato poco prima.
Si infilarono nella prima porta,
correndo lungo i corridoi
del piano, in cerca di un’altra via di fuga.
Ben presto si resero conto di essere
circondati. Peter si
fermò, guardando uno per uno i lealisti che erano
sopraggiunti e che sbarravano
loro ogni via di fuga.
Nessuno di loro abbassò le
armi, né i lealisti né i
fuggiaschi; improvvisamente, in risposta a qualche segnale, il muro di
Lealisti
si aprì, facendo passare Windmark e Henry Bishop.
Peter abbassò
l’arma, fissando negli occhi l’uomo che sapeva
essere suo figlio. C’era odio in quello sguardo… e
follia.
Si rese conto che doveva fermarlo con
tutti i mezzi
necessari, mettere da parte i legami di sangue e fare qualunque cosa
per
fermare quell’uomo. Alzò di nuovo l’arma
e la puntò contro l’uomo, ma esitava.
Henry era suo figlio, e il suo cervello stava facendo a botte con il
suo cuore.
I due si guardarono a lungo,
studiandosi a vicenda, poi si
sentì un suono simile a quello di una sveglia elettronica,
Jack guardò il suo
dispositivo di trasporto, lanciò uno sguardo ai due giovani,
che subito si
aggrapparono alla sua spalla, quindi afferrò la spalla di
Peter e insieme si
smaterializzarono.
Si rimaterializzarono a Boston, a
pochi chilometri dall’università.
Peter si guardò intorno,
confuso: non si aspettava di venire
teletrasportato in quel momento, e ritrovarsi in un posto completamente
diverso
nel giro di pochi secondi lo aveva destabilizzato. Jack gli diede una
pacca
sulla spalla e fece strada verso la loro base.
Dopo un po’ rientrarono al
laboratorio. Erano ancora tutti
raccolti attorno a River, e quando i quattro entrarono, la donna si
alzò e
fissò i due ragazzi, con un sorriso indecifrabile in volto.
I due giovani la fissarono confusi,
indecisi su cosa fare,
cercando con lo sguardo un aiuto dal resto del gruppo. Nessuno degli
altri
sembrava sapere cosa stesse per succedere, e li fissarono in attesa.
River, improvvisamente,
abbracciò Henrietta, quindi si
avvicinò e le parlò, tenendole le mani.
“Sono così
felice di vedervi sani e salvi…”
confessò.
Etta la fissò per qualche
secondo, poi si voltò verso il
Dottore.
“Nonno, chi è
lei?” domandò.
“Una mia conoscente.
Viaggia nel tempo. Si chiama River
Song.” rispose l’alieno.
La giovane annuì,
voltandosi contemporaneamente verso Tony,
il quale era stato appena abbracciato da River.
La sua espressione era indecifrabile,
così come quella della
donna.