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Autore: Peroniana    27/01/2013    1 recensioni
Il primo impatto con ff non è stato dei migliori:cercavo delle idee per dei personaggi fantasy e me li ritrovavo sempre davanti!a un certo punto mi son detta: e se facessero davvero parte di una storia fantasy? ed ecco che parte la ricerca del cattivo di turno, un essere avvolto dal mistero che viene chiamato il Sagittario. le sue malefatte hanno messo in ginocchio alcuni regni, tra cui quello di Nèalbadh, luogo in cui fa ritorno il protagonista: lo stregone, Cloud!
la trama non ha nulla a che vedere col gioco e alcuni personaggi sono stati davvero stravolti (per favore non odiatemi!). le "vicende narrate" partono 150 anni dopo la fine di una mia storia (originale) rigorosamente fantasy. spero di riuscire almeno ad incuriosire, buona lettura! ^_^
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cloud Strife, Un po' tutti, Zack Fair
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Capitolo 10 - Il Messaggero.

Capitolo 10 – Il Messaggero.

 

Quella notte, la festa partì dal castello e si propagò per tutta la Capitale. E di motivi da celebrare così allegramente ce n’erano eccome! L’ingresso a corte di tre nuovi sciamani, il fidanzamento della principessa del regno, Tifa col principe Loz e lo scampato pericolo dell’attacco del Sagittario.

Tutte le strade erano piene di saltimbanchi, burattinai, giocolieri, mangiafuoco e di persone (anche di diverse razze) che danzavano, si divertivano, socializzavano e camminavano tra le varie carovane dei mercanti straordinariamente in attività.

“Comprate qui i vostri amuleti! I vostri balocchi! Solo qui potrete trovare tutto quello che vi occorre! Da Antonio! Venite da Antonio!”

Cloud trovava molto fastidiose le urla dei mercanti ma ormai la sua bella Capitale ne era completamente invasa!

Tra una carovana e l’altra, intravide un ragazzo che si muoveva con fare sospetto, continuò a fissarlo e notò che rubò un sacchetto di monete da uno dei passanti. Senza esitare troppo gli si avvicinò, nonostante il fatto che quello, ormai, si stava per confondere tra la folla. Lo raggiunse e fermò la sua mimetizzazione bloccandolo dalla spalla, il ragazzo si liberò dalla presa, gli assestò un pugno alla bocca dello stomaco e cominciò a correre via. Cloud, dopo alcuni secondi, partì all’inseguimento. Giunsero in una zona un po’ più isolata, il ladro pensava di averla fatta franca e si voltò per constatare di aver seminato per davvero il suo inseguitore. All’improvviso, avvertì che  qualcosa gli stava bloccando il passo e si ritrovò a faccia a terra. Anche Cloud arrivò sul posto “principessa Yuffie! Quest’uomo…”

“Tranquillo, tranquillo, Cloud. Immagino perfettamente cosa può aver commesso questo sporco...ladruncolo…mollusco!”

Cloud cominciava a stranirsi dalla scena O.o

“Tu… uno sgambetto?” cercava di rimettersi in piedi “mi hai fatto uno sgambetto, come una stupida ragazzina?!”

La risposta fu un pugno al basso ventre che costrinse l’elfo (ora Cloud si era accorto delle orecchie a punta) a inginocchiarsi.

Lo stregone ci stava capendo sempre meno: come poteva qualcuno rivolgersi in quel modo ad una principessa? Realizzò di non essere l’unico a dare una certa confidenza ai regali, questa considerazione gli fece tornare in mente Tifa, quello che con lei era stato e quello che è ora. Non aveva avuto ancora occasione di incontrarla e non osava minimamente immaginarne l’eventualità.

“Sù…” Yuffie tese una mano verso il ladro col palmo verso l’alto. Egli  pensò che volesse aiutarlo a rialzarsi, questa sua ingenuità gli costò un calcio negli stinchi “idiota! Devi darmi quello che hai rubato.”

E’ vero che quell’uomo mancava di rispetto alla principessa, ma anche lei non scherzava! Cloud si godeva la scena incrociando le braccia soddisfatto, in preda a quella osservazione…ma…l’elfo aveva un volto familiare…

Vincent le restituì il maltolto “ah… questo allungherà il sequestro del tuo arco di Lacrima.”

“Cosa?? Non puoi farlo!”

“Certo che posso! Sono io la principessa, ricordi?”

“Hai detto arco di Lacrima?” si intromise Cloud.

“Sì, nonostante fosse un povero imbecille, è il possessore di un’arma di Lacrima.”

“Ma allora… sei stato tu ad attaccare me e Zack nella foresta!!”

Gli occhi dell’elfo si sgranarono e si fiondò sul biondo “tu… SEI LO STREGONE DEL GHIACCIO! DANNATO! Tu e il tuo amico avete ucciso quasi tutti i miei compagni!” lo afferrò per il colletto e gli ringhiò “se non fosse stato per voi, sarei sicuramente riuscito a mettere a sacco la Capitale!”

“Avrei dovuto farti fuori allora!!”

Yuffie tossì sonoramente per attirare l’attenzione dei due “bene…quindi hai anche attaccato due membri della corte. Ma complimenti! Dì pure ‘ciao’ al tuo bell’arco.” Se la rideva.

Vincent riservò a Cloud uno sguardo indemoniato “da…n-na-to…”

“E così tu saresti Cloud.” La ragazzina gli si avvicinò incuriosita “wow, ora che ti vedo da vicino, devo dire che sei proprio carino!” gli riservò un grande sorriso.

Anche Cloud sorrideva, seppur imbarazzato, non sapendo cosa dire ‘ma cosa ho con i regali, iooo???’

“Ha la faccia da pesce lesso…”  la principessa zittì l’elfo con una gomitata nello stomaco.

“E’ da quando siete tornati che mia sorella ti cerca.”

Non è difficile immaginarsi che, a questa notizia, il ragazzo cambiò completamente espressione.

“Cosa vuole?” disse duramente.

“Hey, porta rispetto alla principessa Tifa, tu…”

Ma lo stregone gli assestò un pugno in faccia, lui che poteva arrivarci con l’altezza…(ma quante ne stava prendendo quella sera, Vincent!)

“Perdonatemi, principessa, ma volevo farlo già da prima…”

“Tranquillo, tranquillo…” disse mentre si grattava un orecchio.

Se l’aspettava una risposta del genere.

“Oh, mia principessa, che modi regali di fare le pulizie…” ironizzò Vincent.

“Chiudi il becco, stupido mollusco… mi fischiano le orecchie!”

 

 

Al Lago delle Anime, il frastuono della festa era di mero sottofondo. I colori di quel posto hanno la particolarità di essere percepiti sempre con la stessa luminosità, sia di giorno che di notte. Lo specchio d’acqua aveva il colore dei glicini e, la spuma che di tanto in tanto si generava a causa delle leggera brezza, era dello stesso colore dei fiori di ciliegio; entrambe le tinte sembravano provenire dalla punta di un pastello e pareva che un tocco leggero le avessero posate tra le onde. Vi erano due enormi salici piangenti posti su sponde opposte e molto distanti l’uno dall’altro: i loro tronchi erano di un argento delicato, pareva si sostenessero su un turbine di fumo scintillante; le chiome erano anch’esse scintillanti ma il loro colore era quello della neve.

“E’ magnifico!” disse con un sospiro Aeriht percorrendo il ponticello che li avrebbe portati sull’altra sponda.

“Qui, vengono commemorati i più grandi eroi del nostro regno.” Spiegò Zack cercando di indicare con un movimento abbastanza ampio l’intero posto.

Dal punto in cui si fermarono ad ammirare lo spettacolo, al centro del ponticello, si aveva uno dei due salici alla propria destra. Solo allora, Aerith scorse, tra la chioma dell’altro salice, quello più lontano, una piccola cappella formata da colonne poste in cerchio e una piccola cupola; era stata costruita tra le acque. Rimase senza parole.

Zack, osservando la direzione dello sguardo di lei, cercò capire quello che stava vedendo. Si morse il labbro, chinando il capo.

“Aerith…i-io…ecco…”

Fu interrotto dal rumore di un debole tonfo nell’acqua.

“Cos’ è stato?”

Il ragazzo scosse la testa.

Aerith si avvicinò al corrimano del ponticello e si sporse; ma quando allargò le braccia per appoggiarsi meglio, le sue mani finirono in uno spazio vuoto e rischiò di scivolare nel lago. Zack l’afferrò prontamente per il braccio e poi la tirò a sé, cingendole anche la vita. I due si ritrovarono praticamente abbracciati: Aerith avvampò!

“Per…perdonatemi…io ho…perso l’equilibrio ” disse liberandosi delicatamente dalla presa “devo essere scivolata.”

Dando le spalle al soldato, notò che parte del corrimano era letteralmente distrutto “..o forse no..”

“Ahah!” che strano effetto aveva quella ragazza su Zack, lo inteneriva e lo eccitava allo stesso tempo! “Questo, invece, è il segno della lotta tra la principessa Yuffie e un criminale. Naturalmente è stato fatto prigioniero.” Ci stava provando gusto a fare da ‘guida turistica’.

“Come ci si aspetta dalla principessa guerriera, Yuffie!”

“Già…dovranno ripararlo prima o poi.”

Di nuovo quel tonfo.

I due si guardarono: gli occhioni di Aerith lasciavano trasparire la sua perplessità, Zack invece sorrideva beffardo “Seguitemi.” Le tese una mano e l’accompagnò fino all’altra sponda, poi si diresse ai piedi di un lampione che si trovava alla fine del ponticello e, quando fece ritorno dalla sua amica, aveva in mano un pezzetto di pane secco.

La ragazza lo fissò interrogativa.

Il soldato sollevò il pezzo di pane all’altezza del volto di lei sussurrandole “ecco svelato il mistero.” E gettò il pezzo di pane nel lago.

Pochi secondi dopo,  un cigno passò l’arco del ponticello e si diresse verso la propria cena. Le sue piume primarie erano dorate come i disegni di nodi celtici che figuravano sulle enormi piume poste alla coda, queste lo facevano rassomigliare  a un pavone ma, una volta osservata l’eleganza con la quale scivolava sull’acqua, si capiva che non poteva che trattarsi di un cigno.

Aerith ne fu incantata e lo notò anche Zack, che non aveva tolto lo sguardo dal suo volto nemmeno per un istante, cogliendone ogni minimo mutamento d’espressione.

“Avete ancora intenzione di trasferirvi?”

La sciamana fece cenno di sì “chiederò il permesso ufficiale in questi giorni, ma ne ho già parlato con Ezechiel.”

“Volete davvero lasciare la Capitale per la corte di un feudatario?”

Aerith sorrise “Sarò più vicina al mio villaggio, alla mia famiglia…”

Il viso del Capitano si rabbuiò.

“Mi manca così tanto.”

Gli faceva davvero male sentire quelle parole: rendevano il suo compito ancora più difficile “Aerith…c’è…c’è una cosa che devo dirvi.”

L’aver catturato completamente la sua attenzione lo imbarazzava quasi “Ecco…i…” non ce la faceva, le parole si rifiutavano letteralmente di uscire dalla bocca. Fece un lungo respiro “mi dispiace dirvelo così…ma… non sarà possibile recarsi nella zona nord del regno.”

“Cosa?...in…in che senso?”

Zack interpretò quella domanda come un ‘perchè’  “non è rimasto più nulla in quei luoghi.” Il soldato parlava lentamente, nel vano tentativo di rendere la notizia meno dolorosa “gli attacchi del Sagittario hanno distrutto tutto.”

Gli occhi di Aerith cominciarono ad arrossirsi, l’aria si rifiutava di passare tra le corde vocali. Tuttavia, dava l’impressione di chi volesse saperne di più.

 “Non…” la voce di Aerith era interrotta da singhiozzi “non ci sono superstiti?”

“Oh sì, sì che ci sono superstiti.” Cercava in tutti i modi di infonderle speranza “ma purtroppo, alcuni sono stati trasferiti in altri feudi.”

La ragazza sembrava volesse dire qualcosa ma fu il capitano a continuare a parlare “so dove sono stati fatti trasferire i superstiti di Midgar. Possiamo andare a cercare la vostra famiglia quando volete. ”

Lo aveva fatto per lei? Si era informato per lei? L’avrebbe davvero accompagnata? Aerith si aggrappò a questa speranza e, il sostegno dell’amico, sembrava renderla più forte. Non sapeva il perché riusciva a fidarsi di Zack, lei che è sempre stata abituata a non dare credito alla gente. Bhè…non completamente: c’era qualcosa in lui che le pareva impenetrabile, un lato oscuro che non la rassicurava. Ma, ora come ora, i pensieri che si fecero spazio nella sua mente erano tutti rivolti ai suoi cari, li avrebbe ritrovati per davvero?

Il capitano sembrava aver udito i suoi pensieri; le accarezzò il volto con le dita, scostò alcuni ciuffi di capelli davanti agli occhi per poi poggiarle delicatamente la mano sulla guancia “io ci sarò, per te… intesi?”

Quelle parole le sciolsero il cuore, era esattamente ciò di cui aveva bisogno: non sentirsi sola. Portò una mano sul dorso di quella che Zack aveva sulla sua guancia e si abbandonò alla dolcezza di quel tocco.

 

 

 

Le lontane montagne del regno di Corel, dall’altra parte dell’oceano,  erano rosate per via dei raggi del sole dell’alba.

Un mezz’orco, dalla pelle scura e vestito di pelli, si divincolava tra i sentieri rocciosi del luogo, trasportando della legna. Aveva due polsini di pelle ad entrambi gli avambracci ed erano collegate all’armatura che aveva al torace, con delle catene di media grandezza, un’altra coppia di catene si diramava fino agli stinchi, anch’essi protetti da un’armatura di cuoio.  Si prese un attimo di meritata pausa: poggiò il carico che aveva alle spalle e si sgranchì le ossa. Il silenzio sacrale del paesaggio fu interrotto da una specie di miagolio. L’uomo si ripulì prima le orecchie e poi cercò di capire da quale direzione provenisse il suono: era praticamente sotto di lui. Si sporse dal dirupo e vi trovò il cucciolo di una specie di lupo…arancione. Era appeso ad uno dei rami che fuoriuscivano dalla roccia e sarebbe sicuramente caduto da lì a poco. Il montanaro non ci pensò due volte e si calò sul pendio fino a raggiungere il cucciolo. Lo recuperò senza grandi fatiche, era sicuramente abituato a scalare le vette e, quando risalì, si ritrovò di fronte un esemplare adulto della stessa specie che cominciò a ringhiargli contro, probabilmente era il padre. L’uomo cercò di chiarire l’equivoco, facendo cenno con la mano libera di stare calmo…come se l’animale potesse capirlo.

Quando gli si avvicinò il lupo adulto cominciò ad abbaiare visibilmente adirato. A quel punto l’uomo si inginocchiò, gli porse il pargolo girandolo da un lato e mostrandogli che era ferito. L’animale sembrò calmarsi, il cucciolo fu adagiato delicatamente a terra tra una carezza e l’altra. I due ‘adulti’ si guardarono negli occhi, come a cercare di comunicare. Il padre del cucciolo, si avvicinò ma, poco prima di aver raggiunto il suo figlioletto, una striscia infuocata solcò il sentiero impedendogli di andare oltre.

L’uomo inizialmente sussultò, poi si affrettò a recuperare il cucciolo. Si voltò alla sua destra, da dove erano partite le fiamme, e vide un guerriero; la sua spada era ancora infuocata ‘un’arma di lacrima’ pensò. Quando i loro sguardi si incrociarono, il guerriero agitò la sua spada e la linea infuocata circondò l’esemplare adulto.

“Cosa fai?? Fermati!!”

“Mi procuro la cena…non si vede?”

“Non puoi mangiare lui!” detto questo, colpì violentemente la terra ai suoi piedi con un pugno. Le rocce fuoriuscirono dal terreno, distruggendo il sentiero, cercavano di trafiggere il guerriero ma questo schivava ogni colpo e, di tanto in tanto, lanciava dei fendenti per distruggerne alcune. Il cerchio di fuoco attorno al lupo era scomparso, questo si avvicinò al montanaro.

“Presto! Prendi il cucciolo e scappa!” l’animale prese il cucciolo tra i denti e si dileguò.

“Parli anche con gli animali? Oltre a possedere un’armatura di Lacrima?”

“Per noi quelli sono animali sacri. E tu non sarai più in grado di cacciare!” batté un piede a terra e si formò una fossa sotto il guerriero. Riuscì però a risalirla con un salto avvolto da fiamme e si ritrovò davanti all’orco con la lama della spada alla sua gola.

“Lo sai che, una volta tolto di mezzo te, ritroverò quel lupo e lo ucciderò lo stesso, vero?”

“Sarà Barret a uccidere te!” dal suo pugno fuoriuscirono dei rami che avrebbero dovuto trafiggere il guerriero, ma questi li tagliò, bruciandoli con la sua lama incandescente.

“Ahahaah! A quanto pare, non è così che stanno le cose.”

Il mezz’orco cominciava davvero a detestare la presunzione di quel guerriero.

“Ti propongo un accordo.” Ripose la spada ne fodero e Barret, anche se in maniera incerta, abbassò la guardia.

“Io lascerò in pace le vostre bestie sacre, e tu…” lo sguardo dell’altro si fece minaccioso. “…dovrai trovarmi un uomo.”

“Barret non accetta ricatti da uno come te.”

“Dovresti farlo, invece. Non lo hai ancora capito che potrei radere al suolo le tue belle montagne, se solo volessi?”

Barret ringhiò tra i denti pieno di rabbia.

“Lo prendo come un ‘sì’.” Fece il guerriero superbo e gli lanciò una pietra trasparente intagliata come un diamante e grande quanto il pugno di un bambino.

Appena Barret ebbe tra le mani la pietra, gli vennero davanti le immagini di un uomo che non aveva mai visto in vita sua.

“Quello è l’uomo che devi cercare, quando imparerai ad usare questa pietra, ella ti indicherà anche la strada da percorrere.”

“Che stregoneria è mai questa…”si chiese tra sé il montanaro.

Il guerriero diede al mezz’orco anche una collana fatta di catene con al centro un grande triangolo vuoto con la punta rivolta verso l’alto. “Una volta che lo avrai trovato, fai in modo che indossi questa. Lui capirà.”

“Meno male…perché Barret non sta capendo niente.”

“Ahahah!!!” il guerriero si avvicinò al montanaro, il suo sguardo era cambiato, sembrava quasi gioviale “fai in fretta, amico mio…”

Barret non riusciva a capire se era riuscito a rassicurarsi da quel ‘amico’ almeno un po’, o se stava per piombare nel terrore più assoluto “…non c’è più tempo, ormai.”

  
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