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Autore: _BlueHeart    28/01/2013    3 recensioni
La storia parte dalla fine della 5° stagione. Blair racconta la sua vita che sembra essersi sgretolata. Impaurita e spaesata, ricade negli errori del passato incapace di andare avanti. Riuscirà a rialzarsi?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Quasi tutti, Serena Van Der Woodsen | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Ciao a tutti miei carissimi e dolcissimi lettori. <3
Sono tornata e vi posto un capitoletto spero per voi piacevole!
Un bacione a tutti e grazie per tutto!

 
 

…A new Day Has Come…
…Un nuovo Giorno è Giunto…

 
‘Signorina Blair… c’è il Signor Chuck al piano di sotto… lo faccio entrare?’
Dorota fece irruzione nella mia stanza spezzando il silenzio, che fino ad allora si era venuto a creare. ‘Dorota , quando ti dico che devi chiedermi il permesso di far salire la gente non è incluso Chuck Bass! Ti ho chiesto di farlo solo perché la settimana scorsa Georgina ha avuto la sfacciataggine e la maleducazione di irrompere al piano superiore senza permesso.’ Dissi fingendo di esser calma poi poggiai la spazzola dal manico di porcellana sul ripiano di legno bianco. ‘Mi scusi…allora… io… scendo’disse un po’ confusa. Mi alzai dalla sedia e mi precipitai in camera di Serena. Aprii l’armadio e cercai qualcosa di comodo , ma carino che potesse indossare. Presi una valigia da sopra lo scaffale più alto e la tirai giù per riempirla.
‘Ti serve aiuto?’ La voce di Chuck richiamò la mia attenzione. Mi voltai verso di lui agitata ‘Si. Aiutami a scegliere cosa portarle!’ Chuck mi si avvicinò e iniziò a prendere qualche capo di tanto in tanto mentre io mi facevo in quattro per cercare di non dimenticare niente dal bagnoschiuma a zucchero a velo che adora, al profumo Chanel n°5, ad un nuovo spazzolino.
 
‘Dottore, com’è andata?’ Lily si precipita verso l’uomo in camice verde appena venuto fuori dalla sala operatoria ‘Signora, l’operazione è andata bene, lei sembra aver reagito bene, è molto debole perché ha perso molto sangue, ma per il momento è fuori pericolo’ Sospirammo tutti all’unisono. Strinsi la mano di Chuck d’istinto.
Ma il dottore ricominciò a parlare. ‘Purtroppo presenta vari segni di violenza,fisica e quasi certamente sessuale. La paziente è incinta è ha tutta l’aria di non saperne nulla’
Mi portai una mano alla bocca spalancandola d’istinto. Serena, la mia Serena era incinta di una persona che odiava. ‘Possiamo vederla dottore?’ Chiese Nate. ‘Ancora non si è svegliata e appena lo farà manderemo una psicologa da lei, per metterla al corrente della gravidanza nel modo più adeguato. Poi vedremo cosa ha intenzione di fare la paziente.’ Il dottore si dileguò qualche secondo più tardi. Io sprofondai sulla poltrona della sala d’attesa affondando il viso sul petto di Chuck. ‘E’ colpa tua! Soltanto tua.’ Alzai il viso e gli rivolsi uno sguardo dolorante ‘Soltanto per uno stupido diario , se solo non l’avessi cacciata di casa!’ Bart Bass pronunciò quelle parole con disprezzo fra i denti. Come per mostrarsi seriamente preoccupato. Aveva Lily sottobraccio che a stento mi guardò. Non riuscii a rispondere aumentarono solo le mie lacrime ‘Smettila di parlarle in questo modo!’ urlò Chuck alzandosi dalla poltrona mentre io mi disperavo con il viso fra le mani.
‘Non è colpa sua. Non è colpa di nessuno. O meglio la colpa è un po’ di tutti quanti. Nessuno ha saputo tenerla con se. E se non fosse stato per Blair che ci ha spinti tutti a cercarla adesso era ancora fra le mani di quei bastardi!’ Esclamò urlando sempre più! ‘E mi meraviglio di te Lily che ogni volta assecondi tutto ciò che dice! È tua figlia e lei è la sua migliore amica. L’unica che si è preoccupata di cercarla!’Mi indicò mentre ormai non riuscivo a reggere lo sguardo di nessuno. Gli occhi di Lily si addolcirono, ma Bart le mise un braccio attorno alle spalle ‘Andiamo via Lily, continuerà a difenderla a vita!’ Mi alzai di scatto, volevo difendermi, ma non sapevo cosa dire, non trovavo la forza per parlare. Nate, Georgina e Dan ci raggiunsero ‘Blair, davvero non ne vale la pena!’ Aveva detto Nate accarezzandomi un braccio. ‘Ci parlerò io con Lily, tu non c’entri niente’ aveva continuato Dan. Chuck mi guardò. Il suo sguardo era furioso, la sua espressione nervosa.
Mi attirò a se con forza non permettendomi di dir niente mi strinse molto forte e mi baciò i capelli.
‘Non devi ascoltare ciò che dice. Farà di tutto per farti cedere.’
 
‘Siamo agitate questa mattina?’ Chiese Chuck notando la mia frenesia. ‘No, certo che no! D’altronde cosa ti aspetti sono passate due settimane e ancora non mi parla!’ Lanciai le pantofole in lana morbida nella valigia e sbuffai incrociando le braccia al petto.
‘Blair, non devi prendertela non parla con nessuno, non solo con te.’ Feci una smorfia e lo guardai mentre cercava il mio sguardo dall’altra parte della camera. Poi  prese la foto sul comodino che ritraeva me e lei al liceo, me la passò lanciandola sul letto. ‘È la mia migliore amica Chuck, vorrei tanto poterla aiutare.. si è chiusa in se stessa. Non parla di niente, non mostra emozioni. Ha creato un muro tra noi.’ faccio segno di una parete tra me e Chuck. ‘Vedi come se non mi conoscesse! Solo la prima sera è riuscita a parlarmi… poi ho cercato di tranquillizzarla e da allora…’ Presi la foto incorniciata da sopra al letto e la osservai. È bellissima.
 
Ero ancora seduta sulla poltrona contro il corpo di Chuck. Mi ero tranquillizzata aspettando impaziente che si risvegliasse. Volevo vederla. Dan era con Lily a parlare qualche passo più lontano mentre Nate era a chiacchierare con Georgina di cosa non so. Era arrivata anche mia madre con Dorota, e Rufus era seduto da poco su una poltrona in lontananza.
‘Signori, la paziente si è svegliata ed ha appena parlato con la psicologa. Ha appreso la notizia della gravidanza . Non ha reagito benissimo. Le abbiamo chiesto se volesse ricevere visite, ha detto esplicitamente di non voler vedere nessuno, ha chiesto solo di Blair Waldorf.’ Sul mio volto apparve un sorriso sincero. Voleva vedermi e questo era già tanto.
Chuck mi accarezzo sulla schiena come per incoraggiarmi. ‘Come sarebbe dottore… io sono sua madre devo vederla. In queste condizioni non è capace di sapere cosa è giusto, ha bisogno di me.’ Aveva detto Lily agitata ‘Signora mi dispiace, sua figlia è maggiorenne non è più una bambina e per quanto possa essere scioccata è perfettamente capace di intendere e di volere. Mi dispiace! Ora se mi volete scusare… la signorina Waldorf venga con me.’ Lasciai la mano di Chuck guardandolo un istante e seguii il dottore. Arrivammo davanti la porta della sua camera ‘Mi raccomando signorina cerchi di non farla stancare troppo…ha perso molto sangue, è ancora molto debole.’ Annuii e lui si allontanò velocemente. Aprii la porta lentamente e la vidi lì su quel letto d’ospedale distesa  con lo sguardo verso destra, alla finestra, con le lacrime che le rigavano le guancie. Un lavaggio nel braccio destro e la gamba fasciata. ‘Ciao…’ pronunciai. La mia voce squarciò il silenzio della camera ampia e vuota che addirittura riprodusse l’eco. Serena si voltò lentamente verso di me asciugandosi le lacrime dal viso. ‘Blair…’ disse il mio nome con un filo di voce impercettibile, poi mi fece segno di andarle vicino . Non me lo feci ripetere due volte e mi avvicinai velocemente, la guardai e per quanto volessi mostrarmi forte per darle forza, non ce la feci. L’abbracciai d’istinto e lei scoppiò in lacrime. Mi strinse così forte aggrappandosi con fermezza al mio corpo. Iniziai a piangere a dirotto anche io. ‘Perdonami per tutto…’ parlai a fatica. Ma lei mi strinse ancor di più ‘non devo perdonarti niente, se non fosse stato per te probabilmente ora sarei in oriente chissà dove’ singhiozzava rumorosamente, disperava ed io lo facevo con lei. Risultava ai miei sensi così piccola tra le mie braccia che non riuscivo a smettere di stringerla a me.
‘Passerà tutto, te lo prometto!’affondò il viso sulla mia spalla, poi si scostò leggermente e cercò il mio sguardo. Presi il suo viso fra le mani e asciugai le lacrime che continuavano a venir fuori senza sosta. ‘Vi hanno detto tutto i medici?’ Mi chiese portandosi una mano sul basso ventre. Annuii dolcemente ‘Si.’ Mi limitai a dire. ‘Non riesco a crederci B. Non riesco a reagire, mi sento come se fossi impotente e non potessi scegliere più niente della mia vita, del mio futuro.’ Parlava agitata , gesticolava e la voce era continuamente rotta da qualche singhiozzo di troppo. Il dorso della mano destra copriva di tanto in tanto le sue labbra che esplicavano espressioni di dolore, qualche volta ne mordeva la pelle. Scostai la sua mano dal viso prendendola fra le mie dita. ‘Non sarà sempre così… io ci sono. E ci sono anche gli altri.’ Le dissi guardandola negl’occhi spenti e bagnati dalle lacrime. ‘Sai..’ dissi sorridendo a malapena ‘ci sono Chuck, Nate, Dan, Georgina, Tua madre, Rufus, c’è anche mia madre con Dorota..’ Sorrise dolcemente ‘perché non hai voluto vedere nessuno?’ Chiesi in un sussurro, avendo paura di poter sbagliare. ‘Non sono pronta a parlare con nessuno, B’ scossi la testa e le accarezzai il braccio ‘tua madre è molto in pena per te…’sbuffò portando gli occhi al cielo. ‘Mia madre?Non si è degnata di chiedersi dov’ero per tutto questo tempo. Non si è degnata di rispondere ai miei messaggi d’aiuto. Sai ho cercato di contattare anche lei e mi tenevo in costante aggiornamento con Gossip Girl che stranamente mi ha aiutato.’
Asciugai le lacrime dal mio viso ‘Come facevi a contattare Gossip Girl…?’ Chiesi stupita. ‘E’ una lunga storia Blair, ma per farla breve … c’era un custode, che era lì solo per ricatto, era impaurito e aveva con se un I-Phone… una brava persona che alla fine mi ha aiutato molto… mi permetteva di contattarla e di leggerla… non ti ho mai contattato direttamente … avevo paura fosse troppo pericoloso, ma non sai quanto avrei voluto farlo.’Cominciò a piangere di nuovo ed io l’abbracciai ancora. ‘Ora sono qui… puoi dirmi tutto ciò che vuoi.’ I miei capelli vennero bagnati dalle sue lacrime amare, e fu una delle poche volte che non ci feci caso, non gli diedi peso, anzi… avrei voluto che le sfogasse tutte quelle  lacrime.
‘E’ stato così orribile quando ho letto che vi aveva risposto che probabilmente ero da qualche parte tra alcol e droga! Avrei voluto tanto che una volta nella vita , avesse fiducia in me e mi salvasse, proprio come hai fatto tu, come avete fatto voi.’ Le sue parole erano così confuse, eppure al tempo stesso riuscivano con precisione ad affliggermi, a prendere a cazzotti il mio cuore.
‘Calmati S, calmati. Presto finirà tutto… tornerai a casa , e ricomincerai’ Piangeva così rumorosamente, a dirotto e non c’era niente che le permettesse di calmarsi. Delirava quasi come se avesse le allucinazioni, più tardi i medici dissero che erano i nervi che cedevano, dopo tanto tempo.
‘Devi calmarti Serena…’ Le presi il viso fra le mani… accarezzandola piano ‘Stai urlando, ti puoi sentire male…’ alzai la voce per farmi ascoltare,mentre lei diceva cose senza senso.
Lo stesso dottore di prima entrò in camera furioso. ‘Signorina le avevo detto di non farla agitare… è meglio che se ne vada , la paziente non è ancora in forma.’ Quell’uomo alto e distinto mi si
avvicino prendendomi delicatamente per un braccio. Serena smise di urlare , ora piangeva soltanto. Io mi alzai controvoglia ‘No. La prego, non me la porti via.’ Urlò disperata la mia amica.
‘Ho davvero bisogno di lei.’le lacrime cominciarono a scendere di nuovo.
Il medico mi lasciò ‘Signorina, mi deve dare una mano, deve farla stare calma, non può fare certi sforzi. Io capisco che la situazione non è facile , ma ci deve aiutare..’ annuii e poco dopo ero di nuovo tra le sue braccia. Quella stretta fatta di braccia minute e visi bagnati era la più decisa e salda che avessi mai ricevuto o donato.
 
‘Blair, Serena ha passato le pene dell’inferno. È psicologicamente instabile.’ Lasciai la foto in una tasca della valigia e mi avvicinai all’armadio recuperando un maglioncino di lana e dei collant caldi che non stringessero sulle gambe. ‘Vorrei soltanto che mi parlasse!’ Esclamai piegando i due capi e infilandoli in valigia.
‘ Lo so, ma ricordi cosa ci disse la psicologa? Quelle ragazze sono scioccate…devi ringraziare che non sia una bambina di sette anni.’
 
‘Signori un momento d’attenzione. Ho fatto visita a tutte le ragazze e purtroppo sono completamente scioccate, senza ombra di dubbio ci vorrà del tempo prima che riescano a riprendersi del tutto’ la psicologa in camice bianco, parlò a tutti quanti cercando di renderci partecipe del loro stato d’animo. All’ospedale erano arrivate anche altre ragazze, dopo che la polizia aveva fatto irruzione e arrestato gran parte dei soci di quell’associazione. Non tutte però erano qui, erano così tante che avevano dovuto divederle.
‘Dottoressa…’ parlò Georgina richiamando la sua attenzione ‘possiamo farle visita?’ la dottoressa annuì ‘ si, ma solo le donne, molte sono traumatizzate ormai dalla figura maschile.’ Georgina mi guardò ed io capii che voleva passare a salutare Sarah. Insieme ci facemmo indicare la stanza dov’era la ragazzina. Entrammo lentamente e la vedemmo seduta sul letto mentre chiacchierava con un’altra ragazzina poco più grande. ‘Ciao Sarah…’ la salutò Georgina.
‘Ciao…’ rispose la bambina sorridendoci.  ‘Lei è mia sorella,Aliyah. Aliyah loro sono Georgina e Blair… è grazie a loro che siamo finalmente libere.’ Aliyah aveva tredici anni, bellissima per davvero. Occhi profondi, carnagione scura, capelli ricci  e come tante di quelle ragazzine aveva subito quel dannato stupro.
Aliyah ci guardò e ci sorrise sinceramente poi pronunciò soltanto una parola ‘Grazie!’ Ma noi non avevamo fatto niente… volevamo solo trovare Serena e alla fine siamo riusciti a denunciare tutto alla polizia. ‘Sarah…’ parlai con voce bassa ‘ mi dispiace per prima…’ Sarah si alzò lasciando l’orsetto bianco sul lettino e venendomi in contro ‘Non dispiacerti Blair, sono io a dovermi scusare… è solo che non ci credevo più!’ Ammise sinceramente riferendosi al fatto che ora era tutto finalmente  finito per loro. ‘Amiche?’ mi disse porgendomi il mignolo della sua mano. Io sorrisi e lo strinsi contro il mio ‘Amiche, Sarah.’
 
 
‘Vedi, lei è sempre stata tutto ciò che io non riuscivo ad essere. Energica, dolce, solare, estroversa. Il mio alterego. Fin da bambina è stata la persona che ho più amato in assoluto. Certo, Siamo cresciuti tutti insieme come una famiglia , dato che le nostre non erano per niente adeguate, ma vedi lei… è mia sorella. Nonostante litigassimo ogni qual volta avevamo davvero bisogno l’una dell’altra c’eravamo sempre. Prima che partisse per andare in collegio … non c’era giorno che non ci sentissimo. Quante volte sono stata gelosa di ciò che era, di ciò che aveva. Ed ora vederla così…’ Chuck si alzò dal letto e mi venne in contro ‘ora vederla così ti far star male…’ annuii ‘non mi far star male Chuck, mi sta distruggendo.’ Abbassai lo sguardo troppo profondo per poterlo sostenere , il suo. Lui mi prese la mani accarezzandomele.
‘Sai… ho imparato negl’anni ad osservarvi. Vi studiavo quasi, quando eravamo al liceo. In realtà non siete poi così diverse come credi. Si certo, tu sei più composta, sempre in ordine, decisamente formale,sempre impeccabile… lei è ribelle, costantemente provocatrice e molto meno rigida, ma Blair… nel profondo siete molto simili. Avete lo stesso sorriso, la stessa espressione, la stessa grinta. Non ho mai visto delle ragazze così forti come voi. Apparite diverse a chi non vi conosce, ma siete praticamente uguali.’ Sorrisi inconsciamente e alzai di poco lo sguardo ‘Perché mi stai dicendo queste cose?’ Mi alzò il viso di poco con l’indice della mano destra ‘perché devi smetterla di pensarla come la ragazza perfetta quale non è, e pensarla più come te. Io ti conosco Blair e sono sicuro che se fosse successo a te , non ci sarebbe stato nessun altro modo in cui avresti reagito se non come sta facendo lei.’ Lasciò la mia mano, lasciandomi perplessa quasi meravigliata.
Mi lasciò un candido bacio sul viso e si allontanò, in cerca di qualcos’altro da poterle portare.
‘Chuck…’ dissi voltandomi verso di lui e facendo oscillare i capelli da destra a sinistra ‘Grazie di esserci stato … senza di te, sarei impazzita’
 
Me ne stavo rannicchiata con le ginocchia al petto e la testa appoggiata contro la parete, le lacrime che venivano giù senza sosta.
‘Blair, Dorota mi ha detto di portarti…Blair?’Chuck entrò nella stanza con un vassoio che sorreggeva probabilmente il thè caldo che avevo chiesto a Dorota, poco prima.
Scorse la mia figura al di là del letto e mi venne incontro.
In quell’istante mi resi conto dell’aspetto che avevo. Del mascara colato, degli occhi sempre più gonfi ad ogni pianto, delle guancia pallide divenute di un tenue rosso che coloriva la pelle per lo sforzo del pianto. E pensare che qualche anno fa avrei dato di testa a pensare che mi potesse vedere in queste condizioni. Sempre perfetta, sempre in ordine. La mania del controllo che fin da bambina mi perseguitava, svanì. Ora non aveva importanza, ormai non ne aveva più.

Fino ad allora riuscivo a controllarmi, certo piangevo, ma poi ritornavo nelle mie vesti da regina di ghiaccio qual’ero. Ma in quel periodo la mia vita mi sembrava stravolta, tutte le mie convinzioni spazzate via dal vento. Il tutto cominciava a prendere le forme di un film d’azione ,poliziesco o drammatico, di certo ben lontani dai film di Audrey Hepburn che ero convinta mi avessero accompagnata per tutta la vita.
Le mani di Chuck poggiarono sulle mie ginocchia, mentre lui piegato sulle gambe cercava il mio sguardo sfuggente. ‘Cosa ti prende?’ aveva chiesto scosso. Io non risposi immediatamente , il pianto aumentò il suo flusso prepotente e lentamente voltai il viso. Mi scontrai prepotentemente con il suo sguardo, caldo, carezzevole. Ma poi continuai ad infliggermi delle pene improbabili con il pensiero. Socchiusi gli occhi ancora e le palpebre spingevano fuori altre grosse gocce salate.
Abbassai lievemente la testa e il pianto da silenzioso qual’era cominciò a divenire rumoroso.
‘Blair… parlami… cos’hai?’ La sua voce nascondeva un tono di rimprovero e preoccupazione dietro l’accogliente voce intensa e quasi supplichevole del momento.
Scossi la testa e affondai il viso tra le ginocchia ritrovando le sue mani sul mio viso.
Con forza mi alzò il viso ‘Parlami Blair, cosa ti succede!?’ disse alzando di un tono la voce.
Io continuai a scuotere la testa e parlai tra i singhiozzi rumorosi proveniente dal petto. Mi scuotevano tutta. ‘Perché a lei?…perché non a me!?’ esclamai in una domanda, provocando confusione con le parole e la loro pronuncia per via del pianto. ‘Che vuoi dire?Che stai dicendo?’ Chiese indignato e preoccupato Chuck. ‘Cosa ha fatto di male per meritarsi questo! Perché non è successo a me? Perché a lei?’ Chuck sgranò gli occhi quasi non potesse credere o non riuscisse a realizzare le parole che aveva appena ascoltato. ‘Ma cosa stai dicendo!’ Esclamò quasi furioso. Cercai di alzarmi e di sfuggire al suo sguardo. Ci riuscii tremante e reggendomi sulle sue spalle. Poi mi allontanai cercando rifugio con lo sguardo nelle pareti blu della mia camera da letto. ‘Non riesce nemmeno a parlarmi! Non posso nemmeno aiutarla! Magari se ci fossi stata anche io…’ le sue mani posarono sulle mie spalle e velocemente mi fece voltare verso di lui. ‘Se ci fossi stata tu, forse si sarebbe accontentata di averti lì e non avrebbe avuto nessuno che potesse aiutarla da fuori…mmh?’ Cercò di convincermi annuendo al suo stesso discorso. ‘Tu non capisci!’ Esclamai cercando di liberarmi dalla presa del suo sguardo nel mio.
Il pavimento ricoperto dai soliti tappeti divenne d’improvviso la cosa più interessante alla quale rivolgere lo sguardo e l’attenzione. Chuck mi lasciò respirare per qualche minuto e benché non lo stessi guardando, sentivo il suo respiro affannarsi e poi tornare regolare come minimo ogni 10-20 secondi. Poi con le mani gesticolava, ma non riusciva mai a trovare probabilmente la forma adeguata per poter formulare una frase di senso compiuto che non mi avrebbe fatto esplodere.
Dopo qualche minuto non so nemmeno quanti, mi prese la mano sulla quale era rivolto il mio sguardo. Fu un piacere vedere come spontaneamente si accarezzavano e poi intrecciavano naturalmente l’una all’altra. ‘Vieni..’ alzai lo sguardo e seguii i suoi passi. Mi portò davanti allo specchio lungo posizionato in un angolo in camera mia. La mia immagine riflessa allo specchio conciata in quel modo era ciò che in vita mia mi ero sempre ripromessa di non permettere che accadesse . Inclinai la testa all’indietro, quasi volessi sfuggire dai miei stessi occhi.
Chuck da dietro, mi lasciò un bacio sulla spalla lasciata scoperta dalla sottoveste che ancora non ero riuscita a togliere a causa della crisi che avevo di lì a poco avuto.
Percorse con le dita il profilo del mio corpo. Mentre le sue mani carezzavano la seta color Champagne non potei far a meno di guardarle, di seguire quei gesti deliziosi seppur contrastati da dolcezza e malizia. Poi lasciò perdere il mio corpo, e mi trascinò a guardarmi il viso.
Mentre io contemplavo disgustata e ferita la mia immagine allo specchio, lui mi lasciava un caldo bacio fra i capelli che mi fece rinsavire. ‘Cosa vedi Blair…?’ Mi chiese d’un tratto senza farmi capire cosa volesse intendere. Corrucciai la fronte esibendo un espressione turbata e dubbiosa.
‘Non c’è bisogno di vivere il suo stesso dolore, credimi.’ Parlò all’improvviso spiazzandomi e facendomi sussultare. Come facesse Chuck Bass a comprendere ogni mia intenzione rimarrà sempre un mistero per me. ‘Io…non…’ le parole suonarono tremanti. ‘Tu non.. cosa?’ cercò il mio sguardo dallo specchio Chuck. Scossi la testa e alzai le spalle. ‘Vederti così distrutta non aiuterà Serena. Sono sicuro che lei ha bisogno della Blair Waldorf che tutti conosciamo. Ha bisogno della sua migliore amica!’ D’un tratto le sue parole sembravano aver senso. Le sue convinzioni che fino a qualche minuto fa non comprendevo , riuscirono ad avere in me un effetto alquanto positivo.
Si allontanò di qualche passo ed io seguii con gli occhi ogni suo gesto. Prese qualcosa e venne di nuovo da me. ‘Serena Van der Woodsen, conosce Blair Waldorf come una regina meravigliosa.’ Disse convincendomi con ogni suo modo di fare. Sempre dietro al mio corpo, mi scoprì la nuca lasciando un caldo bacio che mi fece rabbrividire ovunque, poi srotolò dalle mani una collana di perle facendomela indossare. Ci poggiai di istinto una mano, lasciando che il liscio delle perle carezzasse la mia pelle. ‘Elegante…’ disse Chuck quando dall’armadio prese un abitino chiaro dalle mille sfumature dal rosa, al rosso, all’ avorio. Senza che potessi replicare me lo fece infilare e mi chiuse la cerniera accarezzandomi la pelle volontariamente, sussultai. ‘Femminile ad ogni gesto…’ mi lasciò sedere sulla sedia di legno chiaro e lentamente mi infilò ai piedi un paio di decolté altissimi con il tacco e il cinturino di un acceso rosso fuoco. Le labbra dischiuse e l’espressione interdetta accompagnarono tutti i suoi gesti. Dopo aver frugato ancora un po’ nei miei cassetti, mi fece rialzare prendendomi le mani e poi mi infilò fra i capelli , lisciati qualche ora prima,un cerchietto perfettamente abbinato al vestito, ricco di Swarovski luccicanti. Si riposizionò alle mie spalle, mi accarezzo le spalle e m’invitò a guardarmi allo specchio. ‘Eterea.’ Mi guardai e quasi mi sembrava come se avesse saputo dipingere con quegl’indumenti la mia personalità.
Allora ancora quasi mi spaventai nel rendermi conto quanto riuscisse perfettamente a capirmi, a raccontarmi. ‘L’alterigia contrapposta alla dolcezza degl’occhi’ disse incatenando i nostri sguardi attraverso lo specchio. ‘La sensualità velata da orli in merletto, seta e chiffon’ accarezzò i miei fianchi e mentre contemplavo i suoi gesti , mi tranquillizzai lentamente nonostante il cuore cominciasse ad accelerare ancora. ‘La fragilità dell’anima  nascosta dall’astuzia, la furbizia e l’orgoglio.’ La sua mano sul mio petto calda come sempre. ‘La perfezione di chi sa amarsi , ma non rinuncia ad amare.’
Poggiai la mano destra sulla sua che ancora poggiava sul mio seno. L’accarezzai lentamente e mi concessi di godermi quel momento ricco di intimità. 
‘Credimi, ha bisogno di te. Della Blair complicata e orgogliosa, ma che quando vuole sa esserci in tutti i modi per le persone che ama.’ Chiusi gli occhi e ricordai quando più o meno un anno fa mi aveva detto quasi la stessa cosa, ma allora ci credevo di più. Allora la situazione era differente. Non è che stessi passando il miglior periodo della mia vita, ma mi facevo forza per il mio bambino che stava per arrivare e nonostante tutto stavo meglio allora.
Quel bambino non c’è più, l’ho perso è andato via. Quell’esserino che cominciava a vivere dentro di me era morto e insieme a lui aveva portato via con se tutto il mio buon senso e la mia sincerità! Oddio quell’incidente d’auto quanto male ci ha portato! Se solo non fosse accaduto nulla. Se solo Tripp Vanderbild, il cugino di Nate non avesse voluto ammazzarlo e noi non fossimo saliti sulla sua vettura. Se solo quella sera invece di scappar via ci fossimo detti tutto rinchiusi in quella stanza senza aver voglia di uscire. E invece no! Il destino o cosa sia ha permesso che perdessi quel bambino tanto innocente e che mi rovinassi il resto della vita, per poi dover fare tanti sforzi per ricomporla e metterne insieme i cocci, almeno quelli che non erano andati perduti.
Forse se non fosse accaduto nulla, non sarei stata costretta a salvare Chuck con un patto con Dio. Forse ci saremo fidanzati già allora e non avrei avuto nessuna sbandata per Dan, che in quel momento sembrava l’unico sano di mente che potesse starmi accanto.
E forse Serena non sarebbe stata furiosa, non sarebbe stata gelosa , non avrebbe copiato il mio diario sul suo computer e quando Gossip Girl l’avrebbe rubato, non avrebbe avuto comunque  nulla da pubblicare per rovinare la nostra amicizia. Forse non avremmo avuto nessuna discussione perché io per vendetta non le avrei fatto perdere il lavoro, e allora in quel caso forse non l’avrei mai cacciata di casa. Forse non sarebbe partita, non avrebbe ricominciato una vita squilibrata, forse non avrebbe incontrato sul suo cammino quei maniaci sessuali. Forse, ma dico forse… è solo colpa del destino e da sempre ho adorato le sfide con il fato.
E allora sorrisi allo specchio, sorrisi a Chuck e lui ricambiò. Un sorriso carico di emozioni amare. Un sorriso accennato solo dalla curva delle labbra.
Mi lasciai andare , al suo bacio casto e intenso fra i miei capelli. Lasciai sparire la rigidità e riacquisii le forze.
‘Datti una sistemata, usciamo!’ Esclamò con tono vibrante e caldo. ‘Dove vuoi andare?’ Chiesi sorpresa. ‘Prenoto al Butter!’
Non avevo di certo voglia ne di uscire ne di mangiare ‘Ma…’ tentai di replicare.
‘Niente Ma Waldorf!Mmh?’ Mi lasciò un caldo bacio sulla spalla e sparì dalla mia vista velocemente.
 
Infilai il cappottino verde e presi la borsetta avorio dal letto. Chuck trascinò la valigetta al piano di sotto e Vania la portò in limousine. Passammo a prendere Nate allo Spectator e poi andammo in ospedale.
Arrivati a destinazione salimmo al terzo piano dove era ricoverata la nostra amica e ci dirigemmo in camera sua tranquillamente grazie al fatto che era orario di visite.
‘Ehy…’ entrammo lentamente mentre Nate trascinava il piccolo trolley blu notte. ‘Ciao tesoro, come va?’ Chiesi avvicinandomi a lei che si mise seduta. ‘Va…’ il suo sguardo mi sfuggiva , ma il suo sorriso sembrava molto più sereno e sincero del solito. La vidi cercare qualcosa con gli occhi mentre il suo entusiasmo velato contagiava anche me. ‘Mancano tre giorni e torni a casa.. contenta?’ Chuck le si avvicinò dall’altro lato e le accarezzò i capelli biondi asciugati al naturale.
‘Finalmente, non vedevo l’ora..’ disse prima a lui e poi guardando me. Il suo sguardo continuava però a viaggiare e mentre Chuck sembrò non farci caso io ero catturata dal suo modo spensierato e sereno con il quale roteava gli occhi da una parte all’altra della camera.
E poi lo capii, quello sguardo lo riconobbi, mi spiazzò, non me l’aspettavo. E inaspettatamente cominciò a dipingersi sul mio viso il suo stesso entusiasmo.
Lo sguardo di Serena ne cercava un altro e quest’altro era catturato dal suo in ugual modo.
‘Ciao Nate…’ i suoi occhi brillavano e il celeste delle sue iridi sembrò intensificarsi. ‘Ciao Serena…’ e di nuovo il suo sguardo rideva come le labbra. Nate le accarezzò una gamba, quella sana, da sopra le lenzuola , poi le prese la mano. Chuck mi rivolse uno sguardo complice. E insieme ci facemmo segno di uscire. ‘Nate noi andiamo a prendere qualcosa al bar…’ cominciò a parlare Chuck venendo verso di me e successivamente accarezzandomi la  schiena.
‘volete qualcosa?’ Serena continuava a sorridere, ma assunse un’espressione contrariata.
‘Scusami Nate, ti va di andare con Chuck.. ? Ho bisogno di parlare con B’ parlò guardandomi teneramente. Nate annuì ‘a dopo, tranquilla!’ Rispose lasciandole una carezza sul viso.
Chuck mi lasciò un tiepido e dolce bacio sulle labbra ‘Ci vediamo dopo…’ sparirono dopo poco e noi ci guardammo trepidamente entusiasmate.
Mi avvicinai continuando a sorriderle e lei mi prese le mani contenta, quasi felice.
‘Conosco questo sguardo. Conosco quel sorriso. Devo ringraziare Nate?’ Parlai sedendomi accanto a lei ,fingendo una sana gelosia. ‘Blair…’ disse con aria quasi da rimprovero ‘Non ti si può nascondere niente!’ Esclamò incrociando le braccia al petto fingendosi imbronciata, ma ancora sorridente. ‘Ehy… sono Blair Waldorf!’ Dissi altezzosa come se questa constatazione spiegasse tutto. E lei cominciò a ridere quasi di gusto. ‘In questi giorni, è stato così carino…’ disse incredula. ‘Mi ha riempito di attenzioni, mi è stato vicino. Spero di non illudermi.’ Disse scuotendo la testa e prendendo la mia mano sinistra. ‘Credo di conoscere abbastanza Nate per dirti che quel sguardo lo conosco bene…puoi stare tranquilla.’ Le accarezzai il braccio mentre lei cercava le parole sbalordita ‘intimo, il suo sguardo è intimo!’ Gesticolò sperando che riuscisse a spiegare ciò che sentiva. Io le sorrisi ‘Stai bene?’ Era quella l’unica cosa che mi interessava. ‘Non lo so…’ rispose abbassando di colpo il viso. ‘Ho paura, quasi come se non potessi più accettare di concedermi ad un uomo… e non intendo solo sessualmente.’ Cominciava ad aprirsi, finalmente. Qualcosa stava trapassando quel muro di cemento che aveva creato con il mondo esterno.
‘Ehy non puoi vietarti di esser felice, di viverti un amore.’ Alzò lo sguardo ‘ non è questo B. Mi sembra tutto complicato e poi c’è lui..’ disse toccandosi subito la pancia come se qualcosa le stesse sfuggendo di mano e dovesse riacchiapparla. ‘Anche se Nate ha toccato l’argomento più volte , io lo stoppavo sempre, preferivo non crearmi false speranze. Ci avrei fantasticato troppo e non voglio altre delusioni. Io non voglio soffrire più. Non adesso.’ I suoi occhi lucidi , ritornarono a raccontarsi. La sua voce cristallina ricominciò a riecheggiare nella mia mente in modo sincero.
‘Non devi aver paura di soffrire, ne di starci male. Questo è sopravvivere!’ Annuì alla mia affermazione e tirò su col naso, mentre i suoi occhi ritornarono a schiarirsi. ‘Cosa ti diceva Nate?’ Azzardai speranzosa ‘Che un bambino non è una disgrazia, che avrà tutto l’amore che merita e che saprà nella sua innocenza ricambiarlo.’ Sorridemmo insieme ‘E’ una cosa dolcissima e assolutamente vera.’ Dissi accarezzando il suo basso ventre. ‘ Se ti lasci andare te ne accorgerai ancor prima di partorire.. hai una vita dentro di te che sta crescendo e io sono sicurissima, che saprai prendertene cura’ poggiò la sua mano sulla mia e la strinse. ‘Tu saresti stata una splendida madre.’ Quasi mi commossi ricordando ancora la gravidanza dell’anno precedente. ‘Tu lo sarai!’ La tirai verso di me e l’abbracciai calorosamente. Finalmente aveva ripreso a parlarmi, a confidarsi. E mentre la sua risata argentina ricominciava a spargersi per la stanza, la mia stretta attorno al suo corpo si faceva sempre più salda, ma al tempo stesso dolce.
‘Possiamo entrare o interrompiamo qualcosa?’ Scoppiai a ridere alle parole di Nate e mi allontanai da Serena. ‘Venite pure, stavamo solo parlando…’ continuò Serena , continuando a sorridere.
‘Colazione per voi…’ disse Chuck che seguiva Nate, con un vassoio pieno fra le mani.
Posò il vassoio sulle gambe della mia amica e invitò a servirci. ‘Sei una delle poche persone alla quale l’ospedale non fa male… sei sempre bellissima’ disse Chuck con la sua voce carezzevole mentre le porgeva una rosa bianca, candida e pura. Serena sorrise lusingata mentre un Nate premuroso aprì le tende e le prese dal comodino la pillola che doveva prendere prima di ogni pasto. Questa l’unica volta che non mi pesò notare come Nate e Chuck avessero attenzioni esclusivamente per lei. In altre circostanze sarei rimasta ferita profondamente.‘Ma che bella dolce scenetta!’ Ruppe l’idillio del momento, una Georgina irruenta come una bibita gassata agitata e aperta subito dopo. ‘Dove sono finiti i complotti e le cattive abitudini tipiche dell’Upper East Side? Il pargolo ti ha messo in quarantena regina delle feste?’ Serena portò gli occhi al cielo, mentre tutti sembrammo rivolgerle uno sguardo di sfida. Quando fa così non capisco per davvero se ci è o ci fa.‘Ma a te che ti danno a colazione? Asprezza e acidità?’ Chiese Nate rivolgendole uno sguardo poco interessato per davvero alla sua risposta. ‘Tranquilli passavo solo per vedere come stava la fanciulla , ma visto che sta benone, mi preoccupo inutilmente. Ci vediamo…’ fece per andar  via e quasi sembrava per davvero dispiaciuta di non sentirsi ben accetta, ma cosa vuole se è sempre così Georgina? ‘Aspetta G…’ disse Serena fermandola prima che potesse varcare la porta. Georgina si voltò convinta di ricevere un invito a restare, ma Serena non rispettò alcuna aspettativa. ‘Ora che esci, chiuderesti bene la porta? Sai il pargolo non può prendere freddo!’ Esclamò accarezzandosi la pancia. Chuck mi sorrideva soddisfatto e altrettanto lo fui anche io, tanto da riuscire a tener a freno la mia lingua biforcuta. Georgina corrucciò la fronte e uscì dalla camera sbattendo la porta. Scoppiammo a ridere tutti all’unisono. ‘Allora mammina… se vuoi puoi fare pratica con me… so essere un perfetto bambino capriccioso o perverso come vuoi…’ Disse Chuck scherzando serenamente su quell’argomento che fino ad allora sembrava essere un tabu. Nate alzò un sopraciglio. Serena lo guardò con aria disprezzante, io strinsi le labbra una contro l’altra e insieme pronunciammo ‘Disgustoso Bass!’
 
 
‘Ma soprattutto mi dispiace di aver rinunciato a noi, quando tu non l’hai mai fatto’ concluse così un discorso pieno di scuse. Stavo con Louis, e dovevo sposarmi. Non sopportavo più le sue scenate e le crisi isteriche, doveva rassegnarsi al fatto di avermi perso. Le sue parole, mi spiazzarono lasciandomi un tremolio alla bocca dello stomaco. La sua voce così calda, pronta a chiedermi scusa aveva qualcosa capace di destabilizzarmi, così sensuale, così profonda. Riuscirei a catturarne sempre le mille sfumature di toni e colori.
Sorpresa da un discorso decisamente non alla Chuck Bass dissi in un sospiro ‘Grazie’ l’unica parola sincera che uscì fuori dalla mia bocca quando la sua si chiuse. Altera lo osservavo con gli occhi quasi inumiditi. ‘Spero che il non rinunciare alle persone, non diventi poi la mia rovina.’ La voce si abbassò sulla seconda parte della frase impaurita che potesse essere ciò che sarebbe accaduto di lì a poco.
‘E’ il motivo per cui sarai un’ottima madre. Ci sei sempre per le persone che ami, anche se qualcuno non lo merita’.

 

Puoi sentire un sussulto
un esiguo tremore
sentirlo di nuovo ci trasmetterà
una scossa nel cuore.
Percepire la vita che si muove qua dentro
è l’emozione più grande del mondo ogni suo movimento.
E vedere la vita, nel suo cuore impaziente
quel vigore infinto e
la fragilità che ci cresce nel ventre.

 

Ecco qui il capitolo, spero vi sia piaciuto. Aspetto speranzosa le vostre recensioni.
La canzone finale è 'Lo scrigno di cristallo' di Anna Tatangelo. E' di una dolcezza infinita e questa strofa ha una melodia tenerissima. <3
Colgo l'occasione inoltre per ringraziare anche tutti coloro che leggono e apprezzano la storia. E se qualcuno volesse commentare tra voi , mi farebbe molto piacere :)
Inoltre grazie a chi ha inserito la storia tra le preferite, le ricordate o le seguite.
 
xoxoRaffy240

  
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