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Autore: odile12    28/01/2013    3 recensioni
Cosa succederebbe se un giorno Santana Lopez si ritrovasse con un orologio capace di riportarla indietro nel tempo?? Qualcosa potrebbe cambiare??
"Quando era ormai quasi arrivata a destinazione, l’ispanica, scivolò su qualcosa di piccolo. Cadde in una grossa pozzanghera, sporcandosi il vestito verde e blu di acqua e fango. Meraviglioso, pensò, appoggiando una mano sull’asfalto bagnato per rialzarsi. I suoi occhi neri come la pece si fermarono su una piccola macchia dorata che galleggiava a pochi millimetri dal suo piede e che doveva essere l’oggetto incriminato.
Imprecò per qualche istante, e lo afferrò. A prima vista sembrava una bussola, anche se in realtà la nebbia e la pioggia battente le impedivano di vedere bene. Ma chi poteva aver perso una bussola nel parcheggio di un piccolo locale di Lima?!"
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Quinn/Santana
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

Era lì solo da tre giorni, eppure le sembrava di vivere in quella casa da mesi. In fondo quel posto le piaceva: aveva un bagno tutto suo, una camera tutta sua con tanto di tv, e la dispensa era sempre piena di schifezze. Il paradiso terrestre insomma, eccetto per la presenza di Quinn, che di tanto in tanto si presentava da lei con qualche pretesto per iniziare a chiacchierare. Insomma, la bionda le era più simpatica ultimamente, ma lei voleva i suoi spazi, e questo Quinn l’avrebbe dovuto capire. Talvolta Santana iniziava a sbuffare alla vista della ragazza che si avvicinava con il pantalone del pigiama infilato nei calzettoni e le sue inquietanti pantofole a forma di coniglietto, che sembravano più due topi morti che dolci conigli. La prima volta che l’aveva vista conciata così, aveva dovuto trattenere una risata. Non l’avrebbe mai detto che Quinn Fabray fosse il tipo da ciabatte a forma di animali, o da pigiama nei calzini. Non sapeva come, ma con quell’abbigliamento riusciva a sembrare una nonna e una bambina dell’asilo allo stesso tempo, un po’ come Rachel Berry, e non era certo un complimento paragonarla alla nanetta. Vivere insieme alla bionda, comunque, le stava permettendo di conoscerla meglio, e in un certo senso era curiosa di vedere cosa facesse quando era in casa o di spiare tra le sue cose. Sì, beh , qualcosa ci avrebbe pur dovuto guadagnare da tutta quella situazione, no?
Proprio in quei giorni, la ragazza dai capelli corvini, aveva avuto modo di notare qualcosa in Quinn a cui non aveva mai fatto caso. Già, perché aveva capito che la ragazza era sola. Aveva il gruppo delle Cheerios, certo, ma non aveva degli amici che potessero essere chiamati tali. Era quello, secondo la latina, il motivo per cui la cheerleader cercava sempre di passare tempo con lei e di parlare. Aveva bisogno di amici, punto. D’altra parte, però, Santana voleva passare il suo tempo da sola, senza scocciature, e soprattutto senza dover affrontare le crisi esistenziali di quella biondina. Odiava parlare, soprattutto di sentimenti, argomento prediletto di Quinn. In un certo senso avere una stanza tutta sua le permetteva di fuggire da tutto il “biondume” che regnava in quella casa.
Santana era stesa sul letto, e continuava a sgranocchiare patatine mentre vedeva un programma su ragazze di sedici anni incinte, quando Quinn aprì delicatamente la porta. I suoi occhi neri si spostarono dallo schermo della tv alla porta della sua camera, dove la bionda si era affacciata. Per fortuna questa volta era vestita decentemente.
- Posso entrare? –
- L’hai già fatto, no? – rispose con sufficienza la latina. Le sembrava una domanda davvero stupida da fare quando si aveva già varcato la soglia.
- Oh, ecco chi ci svuota sempre la dispensa, noi pensavamo che fosse la cameriera –
Il volto di Quinn si illuminò in un sorriso quando pronunciò questa frase con ironia e Santana fece una smorfia, prendendo un’altra patatina. Era universalmente noto che lei andasse matta per le schifezze, e il suo metabolismo veloce insieme agli allenamenti delle Cheerios le avevano sempre permesso di mangiare quanto volesse. Adesso, però, che non era più nel gruppo delle cheerleader, e quindi non aveva più la possibilità di smaltire tutto ciò che mangiasse, doveva fare più attenzione. Avvicinò la busta alla bionda, facendole segno di prendere ciò che volesse, ma quest’ultima rifiutò. Le costrizioni della Sylvester e la sua dieta ferrea andavano ancora avanti a quanto pareva. Chissà se esistevano ancora i famosi e rivoltanti bibitoni.
- Allora, come va? – chiese Quinn, osservando la ragazza dalla pelle ambrata accanto a lei che continuava a guardare la televisione come se la bionda non fosse mai entrata.
- Credo che sia la ventesima volta che me lo chiedi in tre giorni. Complimenti, lei è la vincitrice del premio “Più grande rompiballe del secolo”, può andare a ritirare il suo fantastico premio in un cassonetto dell’immondizia – replicò annoiata la latina. Tutta quella situazione la irritava tantissimo. Per quanto quella casa fosse confortevole, voleva tornare alla normalità. Voleva che tutti la riconoscessero, che tornasse ad essere una cheerleader e tutto il resto, ma sapeva che non sarebbe accaduto. Perché auto commiserarsi allora? Forse sarebbe stato meglio ascoltare Quinn e stringere un rapporto più stretto con lei, in fondo erano sempre state amiche, anche se per un po’ di tempo i rapporti fra di loro non erano stati molto buoni.
- Scusa, sono sempre la solita stronza –
- Figurati Santana. Già perdonata, anche io lo sono a volte. –
Era possibile che fosse così schifosamente stucchevole? Era davvero troppo gentile per i suoi gusti, eppure sapeva che dentro di lei c’era ancora molto della Quinn che aveva conosciuto tempo prima, solo che lo nascondeva bene.
- Posso farti una domanda? –
Santana si voltò verso di lei. Quando esordiva così non poteva mai essere un bene.
- Dimmi pure, ma se vuoi chiedermi se ho mai amato qualcuno o idiozie del genere, è meglio se taci –
Niente da fare, la latina non ce la faceva proprio ad essere gentile, e la risata fresca e cristallina di Quinn riempì la stanza. Mentre la bionda continuava a ridere, Santana notò che spalancava la bocca in un modo davvero spaventoso.
- No, non è questo ciò che volevo chiederti. Volevo sapere.. cosa ti attira di Brittany? Ho notato come la guardi ogni giorni nella choir room, e tutte le domande che mi fai su di lei.. –
L’ispanica si irrigidì all’istante, a quella domanda. Non poteva dirle che lei era innamorata della ragazza di Artie, non poteva dirle che era lesbica vista l’apertura mentale dei Fabray sull’argomento, ma cosa più importante, non voleva che Quinn scoprisse che anche lei fosse così “stupida” da provare sentimenti e avere occhi solo per qualcuno. E poi, suonava davvero ridicolo che potesse essersi innamorata di Brittany, siccome era lì da soli quattro giorni.
- Niente, solo curiosità.. Non si può essere curiosi? –
- Santana, non è così, e tu lo sai. A me puoi dirlo. Ho visto come la guardavi, e non era lo sguardo di una persona curiosa, né tantomeno di qualcuno che desidera fare amicizia. Se c’è qualcosa che devi dirmi, sappi che puoi farlo, sono una persona molto aperta, e non lo direi a nessuno –
La latina iniziò ad agitarsi. Come aveva fatto a capirlo?! Questa era sicuramente la conferma che la sveglia Quinn Fabray che aveva sempre conosciuto, era ancora lì. Non era cambiato nulla in lei, solo il modo di presentarsi agli altri. Santana esitò per qualche momento, indecisa su cosa fare. Ormai, pensò, sarebbe stato meglio dirglielo.
- Ecco, vedi, io… Sono.. Sono… -
- Sei…? –
In quel momento la stava odiando con tutte le sue forze. La odiava perché lei lo sapeva, lo aveva capito, ma voleva che fosse l’ispanica a dirlo e a mettersi in imbarazzo.
- Sono lesbica, ok? –
Abbassò il capo, e la cheerleader notò il suo disagio. Forse aveva sbagliato. Adesso doveva fare qualcosa per rimediare. Si appoggiò alla spalliera del letto, mordendosi il labbro inferiore, e iniziando a giocherellare con l’orlo della sua maglietta, mentre la latina continuava a mangiare. Era davvero insaziabile, chi l’avrebbe mai detto.
- Che ne diresti di uscire stasera? –
- Come scusa? Ti ringrazio, ma non sono interessata – replicò sbigottita Santana. D’accordo, ultimamente erano in buoni rapporti, ma lei non era interessata a Quinn. Una strana espressione si dipinse sul volto della Cheerios, che subito capì il malinteso.
- Un’uscita da amiche, Santana! Io non sono lesbica.. Centro commerciale? –
L’ispanica si diede mentalmente dell’idiota per quell’errore. Ma cosa avrebbe mai dovuto pensare una ragazza, che dopo aver dichiarato ad un’amica di essere omosessuale riceveva, di tutta risposta, un invito ad uscire? Le sue labbra carnose si curvarono in un sorriso divertito, a causa della situazione. Probabilmente avrebbe detto di sì, ma cosa avrebbero mai potuto fare in un Centro Commerciale, soprattutto in quello di Lima, che era praticamente minuscolo?
- D’accordo, anche se non capisco cosa potremmo fare lì –
- No? Abbiamo un sacco di cose da fare, come comperare un nuovo guardaroba per te - replicò raggiante la bionda. Santana sapeva che amava fare shopping, ma non poteva permettere che i Fabray le pagassero un intero guardaroba nuovo. Tuttavia, avrebbe sicuramente trovato presto una soluzione. Non avrebbe mai potuto declinare questo invito, soprattutto dopo aver visto l’espressione entusiasta di Quinnie.
- Andata –
La tensione sul volto della cheerleader scomparve quando pronunciò questa semplice parola. Era riuscita a convincere la ragazza dai capelli corvini! La loro attenzione si focalizzò sullo schermo, dove stavano trasmettendo il parto di una sedicenne. Tutto ciò che si sentiva erano le voci provenienti dalla tv, e i loro respiri. Quinn si avvicinò leggermente a Santana, che si ritrasse pian pianino, evitando il contatto fra di loro. Per un istante la bionda sembrò delusa dal distacco della ragazza dagli occhi scuri. Le amiche non si comportavano così in genere, ma era pur vero che si conoscevano solo da pochi giorni, o almeno, dal punto di vista di Quinn era così. Le due ragazze aggrottarono le sopracciglia di fronte alle immagini e alle urla della sedicenne partoriente.
- Ok, questa cosa è davvero disgustosa - disse la latina, interrompendo il silenzio che si era creato nella stanza. - Puoi dirlo forte. Che orrore, io non lo farei mai! Poi, a sedici anni! –
Santana sorrise, detto da lei era davvero esilarante.
- Io credo di sì invece –

**********************
Doveva pur esserci qualche altro locale o ristorante poco conosciuto lì, oltre al Bel Grissino. Santana camminava con le mani affondate nelle tasche del giubbotto, e una piccola nuvola di vapore acqueo usciva dalla sua bocca ad ogni suo respiro. La verità era che non sarebbe mai riuscita a trovare lavoro in quel luogo. C’erano più o meno tre locali in tutta la città, e o non cercavano nessuno, o erano troppo frequentati dai suoi amici. Non si sarebbe mai potuta far trovare a lavorare come cameriera da qualcuno dei suoi compagni di classe, mai. Insomma, già odiava il fatto di dover fare la “serva”, ma doverlo fare per persone che la conoscevano sarebbe stato umiliante anche per lei, e non l’avrebbero più rispettata. Per lei era necessario trovare questo lavoro per diversi motivi. In primo luogo, non voleva dipendere economicamente dai Fabray, o comunque non voleva pesare troppo sulle loro spalle. Era una cosa che le dava immensamente fastidio quella di dover dipendere da qualcuno ed essere in debito. Poi, aveva bisogno di fuggire per un po’ da quella casa e di fare qualcosa. Non ce la faceva più a passare le sue giornate tra la scuola, Quinn, e la sua camera, dove una fila di orsacchiotti e bambole di porcellana la fissavano notte e giorno, provocandole una grandissima ansia. Lei non aveva mai capito l’ossessione della bionda per quegli inanimati esserini. D’un tratto, scorse la luce di un’insegna provenire da una stradina. Strano, non aveva mai notato quel negozio o ristorante. Si avvicinò per vederci meglio, e lesse ciò che c’era scritto sull’insegna
- Parco di divertimenti per bambini Tralalà, dove potrai avere una festa con i fiocchi. Oddio che nome stupido –
Non aveva mai visto quel luogo prima di allora, ed era davvero una cosa strana. Magari la sua presenza aveva sempre bloccato queste cose per bimbi, pensò, e la cosa la fece ridere. Era universalmente noto che Santana e i bambini non andassero d’accordo. Ma era anche vero che aveva bisogno di un lavoro, e quello sarebbe stato perfetto.. insomma, non avrebbe mai rischiato di incontrare qualcuno di sua conoscenza lì! Varcò la soglia, e un acre odore di sudore le pervase le narici, mentre urla di mille nanerottoli esaltati le perforavano i timpani. Era una sala piuttosto piccola in realtà, e chiamarlo parco dei divertimenti le sembrava piuttosto azzardato. Diede un’occhiata ai vari e piccoli gonfiabili e ai tavolini colorati disposti perfettamente in fila alla sua sinistra. Doveva cercare subito un responsabile, prima che cambiasse idea. Scorse una donna con una maglia gialla in lontananza, e capì subito che doveva lavorare lì. Chissà, magari avrebbe potuto aiutarla. Si avvicinò.
- Salve, sono Santana – esordì la ragazza, e notò che la donna le rivolse uno sguardo distratto mentre raccoglieva le carte che i bambini avevano buttato a terra. Sulla sua maglietta gialla c’era stampata la scritta “Tralalà”, e c’era un disegnino davvero obbrobrioso. Lei non avrebbe mai indossato una cosa del genere, e l’avrebbe subito messo in chiaro.
- Salve, mi dica. Vuole prenotare una festa? –
Prenotare per una festa? Lei? Per carità, no. Santana aggrottò le sopracciglia senza rendersene conto, e continuò a parlare.
- No, no. Volevo parlare con il responsabile in realtà. –
- Oh, certo. Lo puoi trovare in quella stanza, basta che bussi alla porta. -
- Grazie – rispose Santana, dirigendosi verso la porta blu. Bussò una volta, e rimase in attesa. Mentre aspettava che qualcuno andasse ad aprirle, però, si accorse di qualcosa di strano. Abbassò lo sguardo, e vide che un bambino urlante si era incollato alla sua gamba. Iniziò a scuotersi, inorridita.
- Via da qui mostriciattolo! –
Eh sì, sarebbe stato davvero difficile lavorare in quel posto! Pochi secondi dopo, la porta si spalancò. Rimase interdetta per un po’ quando vide il volto del direttore. Non era possibile che fosse lui, non era possibile che quel pazzo di Sandy Ryerson avesse aperto un parco di divertimenti per bambini.. Insomma, era legale?
- Salve, sono Santana, e sono qui per un colloquio di lavoro – disse la ragazza senza perdere tempo. Sarebbe stato meglio chiudere subito quella storia e ottenere subito il lavoro. L’uomo di fronte a lei inclinò leggermente la testa, studiandola. Che maleducato che era, non l’aveva neanche invitata a sedersi e accomodarsi su una di quelle comodissime sedie di pelle.
- Non cerchiamo nuove animatrici. Ma se ti vuoi accomodare possiamo discuterne –
Animatrice. Quella parola era un colpo al cuore. Come si era ridotta in quello stato? Lei aveva sempre preso in giro gli animatori, e li aveva sempre odiati, perché costringevano sempre tutti ad unirsi a quei balletti stupidi. Naturalmente non sarebbe mai entrata dentro. Non sapeva cosa aspettarsi di preciso, ma aveva sempre paura di Sandy Ryerson e delle sue stranezze, per cui voleva evitare di rimanere sola in una stanza piena di lustrini e gufi con lui.
- Voi non cercate animatori, ma io cerco un lavoro. Mi dica subito se intende assumermi, altrimenti evito di perdere tempo. –
L’uomo sembrò confuso dalla determinazione della latina. Era davvero un peperino quella ragazza.
- Vieni domani alle cinque, Taylor ti darà la tua maglia. Sei assunta ragazza, mi sembri sveglia, e sembra che tu abbia polso per gestire quei bambini. Domani parleremo meglio del contratto e tutte le cose legali. Ciao ragazzina. –
Detto questo chiuse la porta. Santana era sconvolta dalla velocità con cui l’avesse assunta. Non aveva neanche avuto il tempo di replicare, ed era difficile battere l’ispanica in velocità con le parole. Alzò le spalle. Meglio così, almeno aveva dovuto risparmiare un lungo colloquio.

**********************
Nel momento in cui entrò nel piccolo centro commerciale, l’unico in città, Santana si rese conto di essere in ritardo. Ormai la cheerleader si era abituata a lei e ai suoi ritardi. Dopo qualche passo scorse Quinn. Era seduta, con il suo impermeabile arancione che era davvero un pugno in un occhio. Sembrava una bambina che si era smarrita e aspettava la mamma, e alla latina scappò un piccolo sorriso. Un momento, ma che stava facendo? Si costrinse ad assumere nuovamente un’espressione che non la facesse sembrare un’ebete, e continuò a camminare verso la biondina, che si era alzata e le stava andando incontro.
- Puntuale come sempre – borbottò Quinn. Sembrava davvero annoiata, e Santana si sentì un po’ in colpa.
- Ti ho detto che avevo impegni –
- Che genere di impegni? -
Ecco, quella domanda proprio non gliel’avrebbe proprio dovuta fare. Non voleva dirle che era stata assunta come animatrice perché l’avrebbe sicuramente presa in giro, e poi, non credeva che avrebbe accettato facilmente la notizia che era andata in giro a cercare un lavoro. Ma era pur vero che prima o poi gliel’avrebbe dovuto dire. Nel frattempo, la ragazza accanto a lei la osservava incuriosita con i suoi occhioni. Le sembrava tanto bambi, e le venne da ridere.
- Te lo dico se non mi guardi così da vicino… Ho cercato lavoro. Non prenderla male, tu sei sempre impegnata, e io non so cosa fare, così faccio qualche lavoretto e nel frattempo guadagno qualcosa –
Quinn sembrò meravigliata. Rimase per qualche istante senza parole, e l’ispanica notò una piccola ruga che le si era formata sulla fronte, segno che il suo cervello stava lavorando. Non sapeva che tipo di risposta le avrebbe potuto dare, in realtà.
- Lavoro.. E che tipo di lavoro? –
- Ok, adesso non giudicarmi. Al parco dei divertimenti Tralalà – disse tutto d’un fiato la ragazza, e talmente a bassa voce che dubitava che Quinn l’avesse realmente sentita. Ma la cheerleader l’aveva sentita eccome, perché dopo pochi secondi scoppiò in una sonora risata. Era proprio quello che la latina avrebbe voluto evitare. Il suo volto si contrasse in un’ espressione irritata ed annoiata, mentre attendeva che la ragazza accanto a lei la finisse di ridere.
- Cioè, tu animatrice?? Te con dei bambini?? Vorrei proprio vederti! –
- Senti, taci bionda, ho delle tue foto in pigiama, calzettoni e pantofole a forma di topi morti, quindi non ti conviene prendermi in giro perché potrei metterle in rete. In secondo luogo, non mi conosci. Io sono molto simpatica ai bambini! –
Il sorrisetto poco convinto di Quinn fece capire a Santana che non credeva alla sua ultima affermazione. Ma latina voleva definitivamente archiviare la conversazione, per cui iniziò ad avvicinarsi alle vetrine e Quinn la seguì.
- Certi abiti dovrebbero essere illegali – disse l’ispanica indicando un vestitino verde e giallo lungo almeno fino alle caviglie. Insomma, sarebbe stato carino da indossare, se si fosse voluta mimetizzare con l’erba del parco.
- Quello è il preferito di Rachel, lo indossa sempre – Le due ragazze iniziarono a ridere di gusto. Prendere in giro Rachel Berry era sempre stato il loro passatempo preferito, e in quel momento, a Santana sembrò che fossero tornate ai vecchi tempi.
Continuarono a camminare. C’era davvero un sacco di gente, e di tanto in tanto qualcuno le strattonava.
- Sai Quinn… - esordì la latina, voltandosi alla sua destra per incrociare lo sguardo della sua amica. Ma quando lo fece, si accorse che quella ragazzina bionda non era più accanto a lei. Ma che strano, non le sembrava che si fosse allontanata. Aggrottò le sopracciglia, e i suoi occhi neri come la pece iniziarono a muoversi alla ricerca della cheerleader. D’un tratto la scorse. Le sembrava che stesse parlando con qualcuno, ma non riusciva proprio a vedere di chi si trattasse… un momento, ma era Naya Lopez quella?! Santana sperava proprio che Quinn non fosse amica di quella mocciosa.
- Ehi Santana, lei è Naya – disse Quinn alla latina quando si avvicinò a loro.
- Oh, la conosco già, è venuta a fare elemosina per la Chiesa a casa –
L’ispanica abbassò lo sguardo. Quello, probabilmente, era il momento più imbarazzante della sua vita. Sarebbe voluta fuggire o mettersi ad urlare per la vergogna, ma non era di certo nel suo stile. Quinn si voltò lentamente verso di lei, con un’espressione a metà fra il divertito e il meravigliato.
- Era una donazione, non elemosina ignorante. Comunque adesso dobbiamo andare, ciao –
Esclamò Santana, prendendo la bionda per un braccio e strattonandola lontano da quella ragazzina.
- Volontariato per la Chiesa. Tu. Ma mi vuoi prendere in giro? –
Si sarebbe dovuta aspettare questa domanda da parte di una Quinn più divertita che mai.
- Avevo solo sbagliato casa e dovevo inventare qualcosa, e tu come la conosci quella mocciosa? E’ una tua amichetta? –
- No, mi è sempre attaccata perché sono la capo-cheerleader –
L’ispanica abbassò il capo. Un tempo quello accadeva anche a lei. Aveva avuto anche lei file di ragazzine che la invidiavano, desideravano essere come lei, e la seguivano ovunque. Era divertente essere popolari e prendere in giro tutte quelle ragazze del primo e secondo anno che le ronzavano intorno.
- Tu cosa vorresti fare una volta finito il liceo? – disse Quinn, rompendo il silenzio che si era creato fra di loro.
- Come scusa? –
- Hai sentito bene.. Sai, presto dovremo iniziare ad inviare le domande e tutto il resto.. –
- Non credo di essere in condizione di scegliere vista la mia situazione. A te cosa piacerebbe fare invece? –
Quinn si morse un labbro. Da quella risposta così rapida, seguita subito dalla domanda, sembrava proprio che Santana non volesse aprirsi con lei.
- Io sono indecisa.. mi piace molto stare a contatto con i bambini, ma mi piacerebbe anche entrare nel mondo della danza. –
- Uhm, ti ci vedo in ambedue i campi. – rispose tranquillamente la latina. Quinn, oltre ad essere sempre stata molto simpatica ai bambini, era sempre stata molto brava anche a ballare, soltanto che con ciò che le era accaduto quando era al secondo anno non aveva mai avuto l’opportunità di coltivare a fondo questa sua passione. Già, perché l’ispanica aveva sempre creduto che l’essere rimasta incinta a sedici anni avesse bloccato Quinn in molte cose. Dopo quell’esperienza la bionda era sempre stata più diffidente, più distaccata, e aveva sempre avuto paura a buttarsi alla cieca in nuove esperienze. Era contenta che adesso avesse una possibilità.
- Non mi hai ancora detto cosa piacerebbe a te però. Non prendere in considerazione la situazione in cui ti trovi. Se potessi scegliere liberamente, tu cosa vorresti fare? –
La osservava attentamente, e Santana capì subito che si aspettava una risposta, e che le interessava davvero. In realtà lei.. non lo sapeva. Forse perché aveva sempre creduto che sarebbe finita in qualche compagnia di Cheerleading e che avrebbe praticato quello sport per il resto della sua vita, perché in fondo era ciò che le riusciva meglio. In alternativa, il padre le aveva più volte detto che le avrebbe fatto frequentare un’università, e che dopo avrebbe potuto inserirla in qualche ambito lavorativo prestigioso. Ma in realtà non aveva mai realmente pensato a cosa le sarebbe piaciuto fare.
- Mi piacerebbe essere famosa. E’ tutto quello che voglio –
Quinn aggrottò le sopracciglia, e Santana sembrò notarlo, forse perché lo facevano tutti quando lo diceva. Era sicuramente l’aspirazione più singolare che la bionda avesse mai sentito in vita sua.
- Famosa, ma… per cosa? –
- Oh, qualunque cosa. Basta essere famosi, giusto? Ma in ogni caso, sceglierà mio padre il lavoro più vantaggioso…–
La cheerleader sembrava ancora poco convinta.
- Ehm… no. La fama non è qualcosa a cui aspirare. Devi prima capire cosa ti piaccia, devi trovare la tua vocazione e ciò in cui hai talento. La fama si raggiunge per un motivo San, si raggiunge dopo che ti sei impegnata davvero per qualcosa in cui sei naturalmente portato, e non riusciresti mai a raggiungerla se ti cimentassi in un lavoro qualsiasi. Ma il punto è che non tutti siamo destinati a diventare famosi. Magari potresti non essere brava quanto altri, o la tua stella potrebbe non brillare quanto le altre. Ma la cosa bella è che ogni stella brilla in modo diverso, e in ogni caso, nessuno è mai inutile. Devi scegliere tu quello che ti piace, non lasciare mai che qualcuno lo faccia per te, perché nessuno conosce le tue passioni. Ad esempio, a me piace la danza, e vorrei davvero perseguire questo sogno, ma so di non essere brava quanto Brittany, e probabilmente finirò a fare la ballerina di fila all’American Ballet, ma io saprò che quella è la mia strada, e non me ne importerà nulla.. ehm, no magari questo no. Allora, cosa ti piacerebbe fare quindi? –
Nessuno le aveva mai fatto un discorso del genere. O almeno, ci avevano provato in molti, compreso il professor Shuester, ma lui si era fermato al “La fama non è qualcosa a cui aspirare”. In quel momento la latina realizzò che c’era qualcosa che le piaceva. Lei adorava cantare, ma non era tipo da Broadway come Rachel Berry. Era brava, questo era poco ma sicuro, forse anche più della nanetta, ma la nasona aveva avuto qualcosa che a lei era sempre mancato: ci aveva sempre creduto. Sì, perché quella pseudo-Barbra Straisand sapeva da sempre che sarebbe diventata una cantate, mentre lei, malgrado potesse sembrare sempre sicura di se, non aveva mai creduto di potercela fare davvero in quel campo. Si morse un labbro, a disagio, non sapendo cosa dire.
- Allora, siamo qui per comperare qualche vestito o sbaglio? –
Quinn sembrava delusa, ma decise di non insistere. Entrarono in un negozio.
- Bene, la prima cosa da comprare è un pigiama. Tu guarda se trovi delle pantofole che ti piacciano –
La bionda si avvicinò agli scaffali, prendendo qualche capo d’abbigliamento in mano, mentre Santana osservava inorridita tutte quelle ciabatte a forma di animaletti. Oh no, lei non si sarebbe mai conciata come Quinn, e se era quello che la bionda voleva cercare di fare, aveva davvero sbagliato.
- Che ne dici di questo – disse Quinn, prendendo un pigiama rosso, con un grande orsacchiotto stampato sul davanti.
- Spero che tu voglia scherzare. Cara Fabray, non riuscirai a farmi sembrare una nonnetta/neonata come te -

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Commento
Salveeee!! Allora, cosa ve ne pare di questo capitolo? Chiedo venia per eventuali errori o ripetizioni, non l'ho riletto molto bene XD e poi, diciamola tutta, ultimamente sono un po' fusa :S In realtà è uscito più lungo di quanto avessi previsto. Ho voluto un po' parlare della quotidianità di Quinnie e Santana, e spero che non sia stato noioso! Ringrazio le sedici persone che hanno inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate ;) E coloro che mi hanno lasciato delle recensioni.. Mi raccomando, continuate a recensire ;) Alla prossimaaa!! P.S. Per la cronaca, Naya Lopez sarebbe lei --->> ( http://distilleryimage10.s3.amazonaws.com/8d86c0f67a1311e1abb01231381b65e3_7.jpg ) Eeeh già, proprio la sorella della vera Naya XD P.P.S. E' uscito il nuovo capitolo di Looking For Heaven! Se non l'avete ancora letto (e ne dubito!) correteeeeee!!

  
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