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Autore: Layla    28/01/2013    1 recensioni
Cosa pensi Sakura al campo, mentre attorno a lei succedono eventi in cui lei è solo marginale non si sa.
Riflette su sé stessa, sulla vita e sul fatto che dopotutto c'è solo una persona di cui è disperatamente innamorata: Sasuke.
Sasuke che forse anche per lei prova qualcosa. Forse sì forse no.
"“Non hai niente da dirmi, Sakura?
Non hai paura di me, Sakura?
Potrei ucciderti subito, Sakura.”
Se l’avesse voluto davvero a quest’ora sarei già un cadavere che guarda la luna senza vederla davvero.
“Sasuke, guardami negli occhi.”
“Cosa?”
“Non ho nulla da dirti, non adesso e non in queste circostanze, non ora che sei ancora pieno di tenebre. Non ti farò prediche né griderò aiuto, ma ti chiedo solo una cosa: guardami negli occhi per un po’.”
[SasuSaku basata su "Ghost on the dancefloor" dei blink-182]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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2)La danza dei fantasmi

The kids are in a hurry, and I'm just full of fear.
The lights make bodies blurry; it's getting hard enough to hear.
It's like the evidence is cared for, and evidently clear.
If I never leave this dance floor, then I'll never leave you here.

Il giorno dopo il risveglio è traumatico, durante le poche ore di sonno che mi concedevo,deve essere successo qualcosa nelle nostre linee.
Il nemico avanza e la luce del sole nascente mi acceca, gli altri si preparano al combattimento così come io e Ino.
Di guardia alla struttura rimangono solo pochi ninja.
“Andiamo, Sakura. Facciamogli vedere chi siamo!”
Mi sprona Ino.
E sia. Mi lancio anche io all’attacco – intontita dal sole, dal poco sonno e dall’incontro della notte precedente – urlando la mia rabbia. Quasi quasi  mi sento meglio, quasi quasi sento che un po’ della tempesta e del vuoto che ho dentro si stanno sfogando.
Inizio il combattimento al fianco di Ino, ma dopo circa un’oretta – quando ormai è sorto ad illuminare quest’alba maledetta e una schiera di bastardi al soldo di un pazzo – la perdo di vista.
Lancio via l’ennesimo nemico e mi guardo attorno: una legge non scritta tra di noi recita che da quando siamo qui se una è in merda l’altra la deve aiutare.
Mi ci vuole un po’ per individuarla e devo abbattere qualche altro rompiscatole, tra cui un paio piuttosto tosti.
Come diceva quella regina? “
So di avere il corpo di una debole e fragile donna,
 ma ho il cuore e il fegato di un re.”?(*)
Ecco, al momento mi sento pressappoco così, animata da una forza che credevo di non avere più, ma che era solo sepolta da qualche parte nella mia anima.
Alla fine la trovo, sta combattendo contro un tizio piuttosto e se non arrivassi io a mettermi tra lei e il ninja l’avrebbe già uccisa.
“Vai a casa, bambina!
Non dovresti essere in guerra, né tu né la tua amichetta, non ne avete la forza.”
“Mettimi alla provo, grand’uomo, prima di parlare. Sono un’allieva di Tsunade-sama!”
Lui ride.
“Ma non sei Tsunade-sama, ragazzina!”
Io e lui iniziamo a combattere e, purtroppo per me, ci sa davvero fare, i miei pugni non sembrano scalfirlo molto.
Sento dei gemiti dietro di me, è Ino che si è risvegliata.
“Vai al campo!”
Le urlo.
“Ma Sakura!”
“VAI!”
Lei mi dà retta e io ed Ercole rimaniamo ad affrontarci, occhi negli occhi. Io fintamente spavalda, lui sinceramente divertito.
Riprendiamo a combattere e questa volta sento davvero tutti i limiti dell’essere solo una donna e di non essere Tsunade. Lei è un ninja leggendario e io una semplice chunin, ne devo mangiare di polvere prima di essere come lei, ma almeno Ino è in salvo e l’ho parzialmente ripagata delle volte in cui mi ha aiutato.
“Molla, ragazzina o potresti morire. Mi sono stancato di te.”
Io mi asciugo il sudore e mi accorgo che è misto a sangue, devo avere una ferita alla fronte.
“No, non potrei accettare di diventare una vigliacca.”
“Come vuoi.”
Si lancia su di me e mi stordisce con una serie di colpi che mi toglie il fiato, ad un certo punto sputo anche un po’ di saliva mista a sangue.
Lui non si ferma, io cerco di fare la mia parte mettendo in pratica gli insegnamenti della mia maestra, ma i miei colpi sono deboli.
Non so se è davvero forte lui o sono debole io, fiaccata da troppe notte insonni, troppo uso di chackra, troppi fantasmi che mi porto nel cuore.
Sto per crollare e rassegnarmi al mio destino e alla morte quando una figura mi si para davanti. È questione di secondi, il ragazzo estrae una katana a trapassa il mio avversario ed è di nuovo Sasuke.
Cosa ci fa qui?
Se qualcuno dei nostri lo vedesse lo ammazzerebbe!
Vorrei dirgli qualcosa anche solo un “grazie”, ma la coperta nera dell’incoscienza mi avvolge e mi toglie ogni facoltà.
Rinvengo non so quanto tempo dopo stesa in un giaciglio, Ino mi guarda: è conciata male, ma non come credevo.
“Come è andata?”
“Li abbiamo respinti, sono arrivati altri rinforzi e li abbiamo schiacciati.
Tu come sei arrivata qui?
O meglio chi ti ha portato qui?”
“Non mi ricordo.”
Lei sospira.
“Questo è quello che scriverò nel rapporto da mandare all’Hokage, ma sia io che te sappiamo che non è la verità.”
Io non dico niente e lei mi lascia stare.
Per un giorno intero sto dalla parte dal paziente, riposo, mi lascio medicare ed infine alla sera mi dimettono. Mangio un pasto abbondante e coronato persino da una fetta di dolce avanzata da quello che solo ieri ci ha portato il team otto.
Mi sento bene e gli occhi di Ino addosso allo stesso tempo. So che aspetta che vadano tutti a letto per potermi parlare e scoprire la verità. Il fatto è che non so se dirgliela o no, ho paura che non mi creda.
Alla fine rimaniamo solo noi, ci alziamo e usciamo a prendere una boccata d’aria, il che significa fumarci una sigaretta in santa pace.
Ci sediamo sulle due nostre pietre e ci accendiamo una sigaretta a testa, la luna è coperta stasera.
“Allora?”
“Se ti dicessi la verità non mi crederesti, Ino.”
Lai alza un sopracciglio.
“Sakura, non crederai davvero di poter tenere un segreto con me?”
Io sospiro e mi stiraccio, le mie mani toccano le dita dei piedi, sulle unghie è rimasta una pallida traccia dello smalto rosso che avevo messo una vita fa: l’inutile rimasuglio di una vita passata, veleno.
“Ino…”
“Sakura.”
Io rimango in silenzio fino a che la sigaretta non è finita e spengo la cicca con un colpo secco del sandalo.
“è stato Sasuke.”
“Vuoi dire uno che somigliava  a Sasuke.”
“No, volevo dire proprio Sasuke, quel Sasuke, il mio Sasuke.”
“Non è detto che sia tuo!”
Io rido.
“Lo so che ora sei innamorata di Shikamaru, non iniziare e quella Karin… Potrebbe sempre morire in questa guerra, no?”
Lei scuote la testa.
“Sakura, lo sai anche tu che non poteva essere lui. Ha rotto ogni rapporto con Konoha e il suo passato, tu ne fai parte e ora come ora non ti salverebbe.
Non è nemmeno qui.”
“Era lui, Ino.”
Lei mi guarda dritto in faccia.
“Vedi troppi fantasmi, Sakura.
Devi riposare ed accettare la realtà. Il tuo Sasuke è morto insieme ad Itachi il giorno in cui finalmente ha raggiunto lo scopo della sua vita.”
Detto questo se ne va.
Io mi sento confusa, ho l’impressione di sentire persino l’eco dell’odiosa risata sarcastica dell’Uchiha portato dal vento.
Forse Ino ha ragione: vedo troppi fantasmi e ancora credo a cose che non si realizzeranno mai.

 

 Yeah I, I saw your ghost tonight. The moment felt so real.
If your eyes stay right on mine, my wounds would start to heal.
I felt your ghost tonight, and God, it felt like hell,
To know you're almost mine, but dreams are all I feel.

Il giorno dopo la situazione è calma: nessuno tenta più di attaccarci, anche se si continuano a sentire i rumori dei vari combattimenti.
Dopo un po’ ci si abitua e non li senti nemmeno più, diventano parte del paesaggio, né più né meno della tenda, del cielo e del sole.
Sento spesso lo sguardo di Ino su di me, probabilmente pensa che io sia impazzita – non avrei dovuto dirle di Sasuke –  sebbene odi mentire avrei dovuto rifilare anche a lei la palla che c’è nel rapporto.
“Non vuoi riposarti un po’ Sakura?”
Mi fa a un certo punto.
“No, ho riposato abbastanza ieri.”
“Ma non dormi la notte.”
Io appoggio bruscamente il pestello con cui sto preparando un intruglio e la guardo dritta negli occhi.
“Ino, chiariamo bene i termini della questione. Non sono pazza, non sono una visionaria e non soffro di stress. Se devi trattarmi così levati dalle palle che non ho tempo da perdere, chiaro?”
Lei annuisce.
“Ma io sono preoccupata per te.”
“Non ce n’è motivo.”
Taglio corto io, brusca.
Il resto della giornata trascorre come al solito, Ino sembra aver capito alla perfezione l’avvertimento e mi lascia lavorare. Non mi stacca a forza dai miei doveri come fa ogni giorno: non ce n’è bisogno, questa volta sono io a staccarmi.
Non ho più voglia di fare la santa martire, non oggi.
A cena ci sediamo vicine, lei cerca di mantenere la conversazione su argomenti leggeri e io mi adatto volentieri al suo tentativo, non ho voglia di parlare di cose serie.
Non ho voglia che mi sia ricordato per l’ennesima volta che ho il cuore diviso su due fronti opposti: voglio che sia Naruto che Sasuke siano salvi.
Rivoglio il team sette.
Voglio una chimera.
Il team sette è morto da un pezzo – da quando Sasuke se n’è andato da Konoha – e ora il mio amore e il mio migliore amico sono su fronti opposti.
Devo solo sperare che arrivino vivi alla fine di questa guerra.
Devo sperare che Sasuke rinsavisca e che nel suo animo pieno di tenebre si accenda una piccola luce.
Devo sperare che prima o poi si ricordi di come eravamo e decida che sia migliore di quello che è adesso.
Devo sperare che quel “grazie” significhi “Ti ho amato, ti amo e ti amerò. Mi daresti una seconda possibilità?”.
Sono solo una stupida osservatrice degli eventi che mi accadono intorno, senza nessun potere decisionale, sono come una stupida principessa rinchiusa in un castello del cazzo.
E dio solo sa quanto odio esserlo e quanto mi senta inutile e arrabbiata con me stessa.
Finita la cena lavo i piatti – è il mio turno stasera – ed esco: Ino è in compagnia di Shikamaru e non mi va di disturbarli.
Sono belli insieme, lui così svogliato e lei così decisa e combattiva. Sono una di quelle coppie che resiste a forza di litigate, una di quelle che verranno separate solo dalla morte perché si compensano a vicenda.
Io e Sasuke non gli assomigliamo: lui ha sempre avuto il ruolo forte e io quello della debole ragazzina che non capiva, che non era intelligente abbastanza per capirlo, che non lo poteva guarire nonostante tutti gli sforzi che facesse.
Credo che il cuore di Sasuke sia come un forziere pieno di meraviglie, ma con una chiave molto difficile da trovare e io credo di aver fallito nella mia missione e credo che anche Karin non ce l’abbia fatta.
Trascorro la serata in compagni di questi pensieri, biascico un saluto a Ino quando entra e poi rimango semplicemente fuori a godermi la serata. Non ci sono sentinelle o spie intorno, Ino mi sta tenendo d’occhio di nascosto.
Quando finalmente si addormenta i cespugli davanti a me si aprono e lui fa la sua comparsa.
“La tua amica non voleva andare a letto questa notte.”
Esordisce, sedendosi accanto a me.
“è anche tua amica, Sasuke.”
Lui fa il suo solito ghigno sarcastico di merda.
“Io non ho amici.”
“Giusto, me ne stavo dimenticando. Com’era? I vendicatori non hanno bisogno di amici?”
Lui sbuffa.
“Non fare la sarcastica con me, mi devi la vita.”
“Perché mi hai salvato se non hai amici?”
“Così.”
Io sbuffo.
“Un giorno mi dirai chiaramente quello che ti passa per la testa?
Perché fa un male boia non sapere mai cosa stai pensando e cosa sono per te. Vivere nell’incertezza uccide, Sasuke.”
Lui ride.
“Eccola, Sakura la melodrammatica!”
“Perché non sei a tornato a Konoha una volta che hai ucciso Itachi? Era il tuo obbiettivo, no?”
Lui smette immediatamente di ridere.
“Sono stati loro.”
“Chi? E a fare cosa?”
“A far uccidere la mia famiglia.”
Io lo guardo senza capire.
“è stato uno in alto nella foglia a ordinare a Itachi di uccidere tutti gli Uchiha perché erano pericolosi, stavano preparando un complotto per prendere il potere a Konoha dicono.
Itachi ha accettato con  la clausola di salvare me. Io non posso perdonare il tuo villaggio, per colpa sua ho perso la mia famiglia.”
Io rimango in silenzio, uno in alto…
“è stato Danzo, ma Danzo non rappresenta la foglia. Scommetto che il terzo hokage non era d’accordo o non avrebbe bandito Itachi dal villaggio.”
“Non mi importa chi sia stato! L’hanno fatto e l’hokage non li ha fermati. Hanno preferito uccidere una famiglia che parlarci!”
Io non posso opporre niente a questa affermazione.
“Sasuke.”
“Cosa c’è ancora?”
“Niente, guardami solo negli occhi senza dire nulla. Tu non vuoi parlare e nemmeno io.”
Lui mi accontenta, come l’altra volta passiamo almeno una mezz’ora a guardare uno negli occhi dell’altro.
Le mie ferite stanno di nuovo guarendo, il mio cuore torna a battere per un po’ con gioia.
Sento come se nelle mie vene circolasse eroina, esattamente come l’altra volta.
“Sai, quando stiamo così ho quasi l’impressione che tu sia davvero mio, ma so che è solo un sogno.”
“Chi può saperlo, Sakura.
Questa è l’ultima volta che mi vedrai, per me è pericoloso rimanere qui.
Addio e grazie.”
Si allontana e ancora una volta rimango con un “grazie” amaro e incomprensibile tra le mani.
Non lo capirò mai, non si farà mai capire.
Quello che so è che fa un male d’inferno sapere che è quasi mio, ma c’è sempre qualcosa tra di noi.
Sono stufa di vederlo sparire come un sogno all’alba.
Sono stanca del sanguinare del mio cuore


Yeah I, I saw your ghost tonight, it fucking hurt like hell,
I felt you here tonight, but dreams can't all be real.
I saw your ghost tonight, it fucking hurt like hell.
I felt you here tonight, but dreams can't all be real.

 

Il giorno dopo sono di umore strano e se ne accorgono tutti, anche ninja che non mi conoscono molto bene. Dico a tutti che ho fatto un incubo che mi ha messo di malumore, ma pare che pochi siano convinti dalla mia spiegazione. Non posso certo rivelare loro la verità, non mi crederebbero e se anche lo facessero si lancerebbero alla caccia di Sasuke ed è l’ultima cosa che voglio.
Voglio solo che lui sia salvo.
La truppa smette comunque di preoccuparsi di me quando vede che lavoro normalmente, come lo sono abituati a vedermi fare. Hanno probabilmente archiviato il mio malumore come una conseguenza di quello che è successo qualche giorno prima.
Solo Ino continua a non essere convinta e si avvicina a me per chiedere spiegazioni.
“Sakura, tutto ok?”
“Sì, perché?”
“Non si direbbe, guardandoti.
Sei un fascio di nervi.”
Io sospiro.
“Ino-pig, non voglio litigare con te, stai tranquilla, sto bene.
Stanotte ho solo avuto gli incubi, succede a tutti qui dentro prima o poi, no?”
Lei mi guarda dritto negli occhi.
“Mi stai dicendo una bugia, Sakura e se menti persino a me non voglio sapere la verità.
Spero solo che non ti faccia male.”
“Non ti preoccupare. Nulla può scalfire la maschera di legno che porto sul volto, nemmeno l’amore.”
Ino non dice nulla, le ho dato una risposta talmente enigmatica che il senso completo sfugge anche a me.
Il resto della giornata trascorre relativamente calmo, Ino ha rinunciato a sapere il perché del mio comportamento e io lavoro meglio senza due occhi che mi spiano continuano.
Le parole di Sasuke continuano, però, a girarmi in testa.
Cosa significano? Che di nuovo sparirà dalla mia vita come un fantasma o un’illusione perfettamente riuscita?
Che ancora dovrò fare i conti con gli enigmi del suo carattere e con i suoi non detti che spesso contano più delle cose dette?
Che ancora una volta maledirò il giorno in cui l’ho incontrato e mi sono innamorata di lui, prima con l’infatuazione tipica della ragazzina e poi con la forza del primo amore?
Non ho risposte a queste domande e temo che non le avrò per molto tempo ancora, il mio cuore può solo continuare a sperare che anche stasera si faccia vivo.
Il mio piccolo e tenebroso fantasma irrequieto.
Quello che ieri sera mi ha mostrato un po’ della sua tenebra, ma senza nemmeno ascoltarmi a fondo e provare a salvarsi.
Arriva il momento di cenare e ci raggiunge il team otto, Kiba mi sembra meno carico rispetto all’ultima volta che l’ho visto e ha una vistosa ferita sulla guancia destra che mi sembra piuttosto brutta.
“Chi te l’ha medicata?”
“Nessuno, ho fatto tutto da solo.”
“Sei un cretino, vieni qui.”
Il moro sembra scocciato, ma alla fine con un po’ di riluttanza si fa medicare, accanto a me Shino sibila: “Gliel’avevo detto” e Kiba ringhia.
“Ritrai i muscoli, maschione!”
Faccio sarcastica io.
“Non sarà certo il mio chakra a farti diminuire il testosterone.”
Hinata ridacchia, portandosi una mano davanti alla bocca in un gesto elegante.
Lei è la principessa di ghiaccio qua dentro, non fatta di un ghiaccio qualunque ma di quello tenace ed eterno dei ghiacciai di alta montagna.
Mangiamo chiacchierando tranquillamente, come per un tacito accordo nessuno fa cenno alla mia quasi morte e al mio misterioso salvataggio: Ino deve essersi fatta sfuggire qualcosa almeno con Hinata, è l’unica ragazza del gruppo che conosce bene e che è discreta.
Meglio così, non ho voglia di parlare di quello adesso, non ho voglia di pensare a lui adesso visto che avrò tutto il tempo per farlo dopo.
Quando sarò sola a letto lui sarà lì.
Quando curerò qualcuno sarà lì come c’è sempre stato.
Quando riderò con Ino sarà lì.
Quando impazzirò sarà lì a ridere di me, di quella ragazzina debole che si è presa sulle spalle un compito troppo pesante per lei.
Finita la cena e controllati gli ultimi malati io e Ino raggiungiamo gli altri tre fuori, hanno acceso il nostro solito fuoco e stanno arrostendo della carne e dei marshmallow
Che strano miscuglio!
Ci sediamo accanto a loro e Kiba inizia subito a raccontare del modo epico in cui si è procurato la ferita poco prima. Il tono è pomposo come al solito, ma c’è qualcosa che stona questa volta.
Lo sguardo scuro di Shino mi fa capire che quelle che io credo siano solo spacconate probabilmente sono la verità e in tal caso devo ringraziare i kami per non avermi fatto trovare il cadavere dell’Inuzuka come regalo stasera.
“Sei matto, Inuzuka.
Avresti potuto essere morto a quest’ora, non hai proprio nessuno che ti aspetta a casa?”
Kiba non risponde, solo quando Hinata entra nella tenda per prendere da bere apre bocca.
“La persona per cui darei la vita non mi ama.”
Io sospiro.
“E la tua famiglia? Tua madre? Hana?
Se lei non ti ama troverai qualcun'altra che ti ama, non c’è bisogno che tu ti faccia ammazzare.”
“Parli tu che ancora aspetti colui che non ritorna.”
Io rimango in silenzio, lui ha la ragione e lo sappiamo tutti, a toglierci dall’imbarazzo arriva Hinata con le bibite.
Rimaniamo ancora un po’ a chiacchierare, poi i ragazzi vanno a dormire perché sono stanchi e rimaniamo solo noi tre.
“Hinata.”
Faccio a un certo punto.
“è così sbagliato aspettare il ritorno di chi non può o non vuole tornare.”
Hinata si stringe nelle spalle magre.
“Certo che è normale, tu per lui ti faresti uccidere senza pensarci troppo.
Lo ami, Sakura e l’amore fa fare cose stupide e meravigliose allo stesso tempo.
Io ho rischiato due volte di venire uccisa per Naruto e non me ne pento, lo rifarei anche adesso se fosse necessario. Tutto ciò che voglio è che lui sia vivo, felice e possibilmente al mio fianco.
Tu vuoi la stessa cosa, no?”
Io annuisco.
“Ma ho paura di non essere abbastanza forte per fermarlo, figuriamoci riportarlo indietro.
Lui… lui è così pieno di tenebre, dolore, rabbia, voglia di vendicarsi…
È come un buco nero che attira tutto e tutto distrugge. Come posso fermarlo?”
Ino e Hinata tacciono.
“Non ne ho idea, Sakura, ma forse dovresti prendere in considerazione quello che hai detto a Kiba prima. Gaara mi sembrava interessato a te l’ultima volta che l’abbiamo visto.”
Io trasalisco.
Io e Gaara?
Sì, ok, ci ho parlato e non si è rivelato quel pazzo omicida che credevo, in questi anni è davvero cambiato, ma da qui ad accettare una sua eventuale corte ce ne vuole.
Voglio dire, è un bel ragazzo, ma faccio fatica ad immaginarci insieme.
“Pensaci Sakura! è un bel ragazzo e se uscissimo vivi tutti da questa guerra, se diventassi la sua fidanzata e poi lo sposassi saresti la moglie del kazekage.
Rivestiresti un ruolo di potere e saresti un simbolo dell’unione tra Suna e Konoha.”
Io guardo Ino a occhi sgranati.
“Da quando sei diventata così calcolatrice, Ino?”
Lei inizia a giocare con un kunai, lo fa saltare e poi lo riprede.
“Da quando Asuma-sensei è morto e poi sono morti gli altri.
Da quando è iniziata questa guerra di merda, da quando vedo ogni giorno ragazzini che dovrebbero divertirsi e non combattere e uomini che dovrebbero stare con la loro famiglia.
Prima di allora ero una ragazzina sognatrice, pensavo che contasse solo l’amore, che bastasse solo quello per riempire la vita, ma mi sbagliavo.
L’amore conta poco e niente, non salva le persone, non gli fa da scudo e non le salva dall’oscurità che si sono scelte.
L’amore fa solo soffrire, ti fa a pezzi il cuore e te li fa vedere mentre marciscono.”
“E Shikamaru?”
“Lui è la mia eccezione che conferma la regola e poi, cinicamente parlando unire la mia famiglia alla sua sarebbe un gran vantaggio.”
Conclude con un sorriso storto.
“Ti consiglio di pensare a…”
Non finisce la frase perché un vento freddo e minaccisoo – nonché totalmente anormale – la fa bloccare e rabbrividire, io mi sento degli occhi colmi di furia puntati sulla schiena, come se lui fosse lì e il discorso di Ino non gli fosse piaciuto per nulla.
Hinata fa apparire il suo byagugan e le sue labbra si tendono in una linea dura e poi fa cenno a Ino: mi prendono una per braccio e mi portano dentro.
“L’avete percepito anche voi?”
Hinata annuisce, Ino non dice nulla, ma so che anche lei l’ha sentito, solo che è troppo orgogliosa per ammetterlo.
Era qui questa notte!
Io non l’ho visto, ma era qui!”
Questo fatto mi fa gioire e spaccare il cuore contemporaneamente, non capirò mai il suo comportamento.
Ino fa per dire qualcosa, ma io le faccio cenno di tacere.
“Ino, non me ne frega niente delle tue tirate ciniche contro l’amore. Io lo amo e non ho intenzione di lasciarlo perdere o di mettermi con Gaara per soldi o per il potere.
Sarò una stupida sognatrice, ma è quello che voglio e per cui sono disposta a combattere è a tirare fuori Sasuke dalla merda in cui si è messo anche contro il suo volere.
Ho sempre sognato solo una cosa: noi due che viviamo nella sua grande casa con i nostri figli attorno e giuro che alla fine di questa guerra lo realizzerò.
Non m’importa quanti anni  mi ci vorranno, alla fine otterrò quello che desidero di più al mondo: una casa piena d’amore.”
Ino scuote la testa – pensa sicuramente che il mio sia un discorso da ragazzina che dell’amore ne sa poco o nulla – Hinata invece sorride e fa un lieve cenno aggraziato di assenso.
E forse mi sbaglio ma ho la sensazione che anche il fantasma che c’è là fuori stia sorridendo, che forse in fondo voglia essere salvato.
E io sorrido a mia volta.
Ogni volta che lo vedo una vecchia ferita torna a sanguinare, ma come recita il detto?
Se stai attraversando l’inferno continua a farlo.(**)
È quello che farò e alla fine avrò quello che mi spetta.
E oltre al sorriso del mio fantasma sento l’eco delle risate dei nostri figli, come se fossero là fuori anche.
Ce la farò.

 

 Angolo di Layla.

(*) Elisabetta I di Inghilterra

(**) Winston Churchill

Grazie a Jaheira e a giulss182 per le recensioni.

Spero che questo capitolo non vi deluda.

 

   
 
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