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Autore: MichaelJimRaven    28/01/2013    0 recensioni
Mike, Brad e Lily sono stato chiamati a Duesville. C'e' un mistero da risolvere.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La piccola stanza dell’ Isaac Hotel era piuttosto affollata. Mike era steso sul letto e sembrava stesse dormendo. Lily, che aveva portato Stacey con sé per tenerla d’occhio, stava chiacchierando a proposito di un qualcosa su di un blog.
Brad, si trovava in piedi esattamente in mezzo a loro ed aveva la tipica espressione di chi cerca in tutti i modi di far passare una cazzata per una cosa reale.
“Vi dico che non era un Moonskin! Cazzo! L’ho visto! Non ci somigliava nemmeno un po’! “
Da una buona mezzora stava cercando di convincere tutti di quello che aveva visto e constato nella foresta poche ore prima. Stacey sembrava particolarmente interessata ai discorsi di Brad, anche se teneva dietro a Lily per non perdere il filo della loro chiacchierata.
La ragazza era stata messa al corrente della sua situazione e aveva preferito seguire la sua coetanea senza  scollarsi più dallo strano terzetto.
“Cazzo, Brad,… Sei pesante come un libro di Asimov! Te lo sei sognato: ecco tutto. Eri lì al freddo e l’ipotermia ti ha fottuto i neuroni, Magari era solo un innocuo Grizzly di montagna…e tu l’hai scambiato per chissà che cosa. E’ facile, conoscendoti!”
“Vai a farti fottere, Lily!”
 Il cordiale gesto di saluto che l’uomo aveva appena elargito alla ragazzina, aveva fatto sorridere Stacey, che si sentiva sempre più “un appestata” a causa di quello che le avevano fatto, senza che se ne accorgesse. Era diventata una possibile “incubatrice per demoni”.
La cosa le faceva senso. Si sentiva sporca .
“Mike, tu non dici nulla?”
Lily si era voltata verso il capogruppo: stava ancora steso sul letto con l’avambraccio a coprirsi il volto.
Non dormiva. Non avrebbe potuto, con quel casino, ma era ovvio che non volesse essere parte di quella inoperosa discussione.
Come in risposta alla domanda della ragazza, il cellulare dell’uomo si era messo a squillare.
Il vecchio Nokia era appoggiato sul lato del letto “sfitto”, ed il display al quarzo con luce verde,era ben visibile da tutti.
Il nome “Kovacs”, stava lampeggiando intermittente.
Finalmente , Raven si era deciso a tornare nel mondo dei vivi ed aveva afferrato il telefono mettendosi a sedere sulla sponda del letto , dando le spalle agli altri.
“Raven. Ciao, Jason. …Cosa vuoi?”
“Venite subito tutti alla chiesa. E’ importante”
Il “Click” di fine conversazione era risuonato nell’aria come il suono di una grossa roccia caduta su di un cristallo.
Non aveva detto altro. Nel silenzio che si era creato al suono del telefono, la voce del vampiro era riuscita ad essere quasi stentorea. Tutti avevano sentito quella richiesta di adunata.
“Beh, verginelli..avete sentito il nostro contatto, no?  Attrezzatevi! Si va alla corte di Dio!”



Jason stava ancora fissando il telefono con un espressione incerta.
Aveva fatto bene a chiamarli? Forse si o forse  no. Beh, la cosa era poco importante oramai. Lo aveva fatto, alla fine.
Con calma , senza fretta o movimenti bruschi, aveva rimesso il proprio telefono nell’alloggio per gli spartiti, proprio sopra la tastiera del monumentale organo a canne.
Si era stirato la giacca con un cenno della mano e rivolgeva ora lo sguardo all’uomo che aveva di fronte.
“Come stai, Lucifero?”
Seduto sulla prima panca davanti all’organo a canne, il Diavolo osservava con estrema attenzione tutta la chiesa. Sembrava rapito dai dipinti, dall’organo stesso e dal legno delle panche..Sfiorava quella su cui era seduto con una dolcezza quasi esasperata,come se temesse di spezzarla con un tocco meno delicato.
“Cos’,questa è la casa di mio Padre…” aveva detto, prima di alzarsi in piedi e portare le mani dentro le tasche dei pantaloni  bianchi che indossava. La giacca , anch’essa bianca, era appoggiata all’avambraccio destro. Una camicia scura, di un nero quasi vivo, copriva il petto del più pericoloso degli Angeli.
“..Non è magnifica, Jason?” continuava a passeggiare davanti al vampiro, beandosi di quelle opere d’arte che raffiguravano le gesta del Padre e dei suoi fratelli.
“E’ una bella chiesa, è vero, ma ce ne sono di migliori.. Ad esempio, la Cappella Sistina, a Roma.”
A quelle parole, quella precisazione, Lucifero si era fermato ,voltandosi nuovamente a guardare Jason, al quale rivolgeva ora un sorriso triste.
“Il Vaticano non ama mio Padre. Ama solo il potere che ha ottenuto grazie al suo culto. Gli uomini non potranno mai comprendere appieno la magnificenza di Dio. E nemmeno il perché della mia esistenza, della mia caduta. Gli umani , sono egoisti e inetti. Inadatti al potere. Non lo sanno gestire.”
Il vampiro stava seguendo con attenzione il monologo del Diavolo. Era certo che prima o poi avrebbe raggiunto il punto culminante di quella particolare scena.
Peccato che al demone piacesse parlare .. Fin troppo.
Era come inebriato dal suono della sua voce. Amava ascoltarsi.
“..Ho penato e sofferto. A lungo. Per secoli.. Per Millenni! Chi meglio di te può capire cosa voglia dire vivere a lungo, segregati e rinchiusi?”
“ Io non ho vissuto segregato, Lucifero. Ne rinchiuso. Solo, nascosto. Per mia volontà!”
Il demone continuava a sorridere. Si era avvicinato al vampiro e lo guardava nuovamente, compassionevole..
“Tu lo credi, Jason. Pensi di aver scelto il tuo modo di vivere…ma ti è stato imposto. Da Lui!. Dovresti odiarlo. Ed invece…invece sei qui! E canti inni a lui! E lo lodi, con la tua musica!”
Era decisamente compiaciuto della cosa. Si beava del fatto che una creatura della notte fosse dedita al culto di Dio.
Lui, che più di tutti lo aveva amato, così tanto da provocare una frattura talmente grande da condannarlo all’oblio dell’inferno. Ripudiato dai fratelli e disconosciuto dallo stesso uomo che amava più di ogni altra cosa. Ora era davanti ad un vampiro che teneva in enorme considerazione l’operato di Dio. Era una bestemmia , alle sue orecchie.
Jason sembrava aver capito il pensiero del Diavolo.
“Io non ho potuto scegliere la mia natura, Lucifero. Mi è stata imposta alla nascita. L’ho accettata e l’ho portata avanti . Per 5.000 anni!!!  Nemmeno tu puoi nulla contro di me. Te l’ho già dimostrato in più di una occasione…perciò risparmiami queste frasi  e dimmi perché sei venuto ancora a Duesville , dopo che io ti ho cacciato!”
La chiesa era vuota.. L’unico rumore che si poteva udire all’interno di essa, era proprio la voce del vampiro che  rimbalzava tra le arcate e gli alti soffitti.
Il diavolo si era improvvisamente accigliato.
Sembrava che avesse appena scoperto una cosa della quale non era a conoscenza .
“Tu mi hai cacciato?  Ne sei davvero convinto, Jason?”
Le pupille erano diventate di un rosso vivo. Non vi era più tristezza nel suo sguardo.
Ora era combattivo, quasi terribile da sopportare. Dietro di lui era apparso l’inferno: Jason poteva vedere le fiamme, lambire ogni angolo della chiesa, riducendola a cenere. Poteva udire le urla dei dannati implorare pietà per i loro peccati e per le loro mancanze, soggiogati da diavoli orrendi e crudeli che li torturavano.
 Poteva vedere anche volti a lui conosciuti nei secoli, di gente che aveva preso la cattiva strada , terminando al cospetto di Satana.
Satana, che ora lo stava guardando brandendo la propria mano come un artiglio.
 La scena apocalittica si era rimpicciolita fin quasi a scomparire nel palmo di Lucifero che non aveva smesso nemmeno per un attimo, di guardare negli occhi il vampiro cercando come di intimidirlo con quella dimostrazione.
“ Risparmiami il teatrino delle ombre, Satana. Non ho più l’età per giocare con i caleidoscopi!”
Ora, egli si era alzato dal suo sgabello e si era messo ritto  , in piedi. Sovrastava il tramite di Lucifero di almeno 15 centimetri.
La lunga chioma corvina, solitamente raccolta da un elegante elastico, era ora libera e sciolta sulle sue spalle, conferendogli l’aspetto di un antico guerriero.
Le nere iridi si erano infiammate , tingendo di giallo il contorno dell’occhio.
Era quasi più inquietante del Diavolo stesso, ora che avanzava verso di lui con la bocca aperta ed una fila di aguzzi denti simili a quelli delle fiere infernali, ben visibile
“Conosco il tuo punto debole,Satana..ma tu non conosci il mio! Tuo Padre mi ha creato più potente e più forte di te..e forse anche dei tuoi fratelli. Non sfidarmi, Diavolo. Potresti pentirtene amaramente! “
Due enormi e nere ali , si erano spiegate alle spalle di Jason.
Incredibili e forti, sbattevano nervose, spostando ingenti masse di aria che creavano dei turbini dento i quali volavano tutti gli oggetti della chiesa..
 Lucifero parve impressionato da quella dimostrazione di forza , da parte del vampiro.
I suoi occhi erano tornati del consueto blu, e della consueta tristezza.
Aveva atteso qualche attimo, prima di aprire nuovamente bocca.
“Perché dobbiamo combatterci, fratello? Io e te siamo uguali.”
“Noi non siamo fratelli! Non lo siamo, Lucifero. Io non voglio la morte degli umani. Io, come Michael, come Gabriel..come tutti i tuoi VERI fratelli, voglio preservarli. Uriel era un povero pazzo. L’ha dimostrato con la sua incapacità. Castiel è troppo avventato..ma è saggio. Io non sono un angelo. Ne un demone. Sono un vampiro. Sono il figlio di Arzemoht! Il primo vampiro. Il vampiro che tuo Padre ha ucciso , per la sua disobbedienza. Con lui, eri riuscito nella tua opera di offuscamento! Eri riuscito a portarlo dalla tua parte!! Ma io sono più forte di lui e non cederò alle tue moine, diavolo! E ora… VATTENE DALLA CASA DI TUO PADRE, ESSERE IMMONDO!”
Tutto si era svolto in un attimo.
Le ali di Jason si erano aperte a dismisura, ed erano volate a racchiudere Lucifero in esse.
Il diavolo aveva appena avuto il tempo di mostrare un ghigno terribile, prima di sparire nelle spire di quel nero abbraccio, per poi dissolversi e svanire nel nulla.
Jason era rimasto in piedi, a fissare il punto in cui prima era posato il Diavolo.
Respirava a fatica, tanta era la forza che aveva dovuto impiegare per riuscire a trasportare Lucifero in un'altra dimensione, dalla quale sarebbe tornato di sicuro di li a qualche tempo.
Il ginocchio destro cedette, facendolo crollare a terra. Era decisamente stanco.

“Kovacs!”
Mike e gli altri erano appena dentro all’arcata principale. Lo sguardo di Lily era atterrito. Stacey aveva la bocca spalancata  in una “o” di stupore.
Il vampiro aveva voltato il capo verso i suoi giovani colleghi di caccia.
“Siete arrivati, dunque. Da quanto? “
“Da abbastanza, da abbastanza!” era stata la risposta di Mike, che stava fissando il vampiro quasi impaurito.
Era la prima volta in tutta la sua vita, in cui  non avrebbe saputo cosa fare se si fosse scatenato contro di loro.
Ma Jason aveva sorriso.
Si era alzato da terra e ora stava camminando lento verso Mike.
Guardava lui, solo lui. Non pareva avvedersi degli altri.
Giunto dinanzi al cacciatore, aveva aperto la sua mano destra, posandola sulla fronte dell’uomo.
Nello stesso istante in cui il palmo di Jason aveva toccato la pelle del cacciatore, tutto  attorno a lui era diventato buio.


Il calore del sole che entrava dalla finestra della sala, era piacevole
Pareva coccolare il cacciatore.
Era seduto sul suo divano, nella sua casa, ed  era vestito come se fosse appena uscito di palestra. Tuta da ginnastica e scarpe da running.
Caius stava scodinzolando davanti a lui e, appena a fianco del divano, seduto su una vecchia sedia di legno, Jason lo guardava compiaciuto.
“Bentornato, Raven. E’ stato un viaggio piacevole? “
Si sentiva come se fosse stato preso in pieno da un camion in corsa. Altro che “Piacevole”!
Aveva portato le mani alla testa, massaggiandosi le tempie ed il collo.
Stava sciogliendo le spalle e facendo scrocchiare ogni singola sacca d'aria che aveva reso le sue ossa, leggermente tese.
Era intorpidito. Si sentiva perfino la lingua impastata..
Stava riordinando le idee, cercando di ripercorrere quel che si ricordava di quella giornata.
Il campanello che aveva suonato, Jason che si era subito presentato come un vampiro, il piccolo alterco sul pianerottolo al quale Mike aveva dato inizio, cercando di “cacciare” la sua preda e le frasi con cui Kovacs lo aveva convinto a farlo entrare : “Corriamo tutti un grande pericolo, Michael Jim Raven! Devi credermi!”
Jason che spiegava l'avvento dell’apocalisse, Lucifero che ritornava  sulla terra ed i problemi che ne sarebbero derivati. Il caos, la paura..il terrore.
Mike era comunque scettico, a quelle frasi per lui vuote di significato, ed era stato allora che il vampiro lo aveva come ipnotizzato.
Almeno, ora aveva capito cosa fosse realmente successo.
“Cazzo! Mi sento come se mi avessero frullato il cervello..Cristo!”
Il vampiro aveva avuto la premura di preparare del caffè. Stava rientrando in sala con un vassoio carico di due tazze ed una moka, carica.
“Bevi, ti aiuterà. So molto bene che il viaggio onirico è pesante quasi quanto uno reale. Rende faticoso anche quello che sogni!”
Mike aveva allungato la mano per prendere una delle due tazze già piene, e se l’era portata alle labbra per sorseggiare il miracoloso infuso arabo. Si muoveva come un automa.
“Succederà davvero, Kovacs? “
“Sì”
“Non possiamo impedirlo prima? “
“No, non possiamo. I Winchester lo faranno. Non si  possono cambiare quegli eventi,”
Tacque per alcuni istanti. Aveva assolutamente bisogno di altro caffè.
“Perché me lo hai mostrato, allora, se non posso evitarlo?”
Jason stava sorridendo Lo faceva fin troppo spesso. Questo irritava Mike . Non  sopportava le persone che credevano di risolvere tutto con un sorriso.
“Perché…così puoi documentarti e preparati per contrastarlo al meglio!..E forse anche vincerlo.”
Nuovo sorso di caffè.
Perché lui? C’erano molti altri cacciatori più in gamba e più esperti!
Soprattutto…una domanda gli era nata int esta , subito dopo il  “risveglio”.
“Chi erano quelli? Voglio dire.. Lily e Brad. Io.. io non li conosco!  E ...dove cazzo è Duesville?“
Jason si era alzato dalla sedia.
Aveva dato un veloce sguardo all'orologio che troneggiava sopra la mensola della sala e aveva incrociato le mani dietro la schiena. Fissava la foto di Aaron Winchester e di Rowena Raven.
Era ovvio che Mike non sapesse ancora molte cose. Era giovane..e molti eventi ancora non li aveva vissuti.
“Temo di non poterti rispondere, ancora. Ma ...li conoscerai. Conoscerai tutti. Anche Duesville!”
“E tu..tu non sei solo un vamprio. Vero?”
Ancora un sorriso. Ancora un irritante silenzio.
La tenda della finestra  si era mossa per un refolo di vento.
“Avremo modo di vederci ancora, Raven. Tieni le tue domande per i prossimi incontri!”
Ed era sparito, nell'esatto ritorno dell'oscillare della tenda.
Il giornale sul tavolo della sala era aperto sulla seconda pagina. I titoli a caratteri cubitali “Ronald Reagan Presidente degli Stati Uniti, a sorpresa, sbaraglia il precedente governo!”
Era il 1982
Molte cose dovevano ancora succedere.
  
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