Anime & Manga > Card Captor Sakura
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Autore: micia95    28/01/2013    2 recensioni
Antico Medioevo. Tomoeda è divisa in quattro regni pacifici, ma un re malvagio e assetato di potere cercherà di conquistarla tutta. L’ultima principessa in grado di fermarlo è scomparsa. Si riuscirà a ritrovarla prima che il mondo intero cada nel caos più completo?
Una classica storia fantasy, con amori, magia ed esseri magici.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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LA CITTA’ DI MISOJI

Erano ancora a cavallo. Adesso Sakura non soffriva più quello che i due compagni di viaggio avevano definito scherzosamente “mal di cavallo”. Certo, continuava a preferire i piedi per spostarsi, però non trovava più quel trottare ritmico nauseante. Le sue giornate ormai si assomigliavano tutte: sveglia poco dopo l’alba, partenza a piedi e a metà mattinata si saliva su Aliseo, pausa pranzo, partenza di nuovo e si spostavano fino a sera.
Erano passate diverse settimane da quella chiaccherata intorno al fuoco e Sakura all’inizio aveva faticato non poco a sentirsi a proprio agio vicino a Shaoran sapendo che in realtà era un prinicipe. Ma poi era tornato tutto come prima: stessi sorrisi, stesse scene ripetute mille volte; si era anche abituata alla presenza mai invasiva del ragazzo, alle sue attenzioni, alle sue braccia intorno al proprio corpo mentre cavalcavano, al suo petto contro la propria schiena, al suo sussurrarle vicino all’orecchio, al suo mento che le sfiorava i capelli e ovviamente alla morsa quasi languida che le prendeva lo stomaco ogni volta che la sfiorava. A volte Sakura aveva la tentazione di lasciarsi andare, di abbracciarlo e sentirsi protetta ma poi si ricordava che non poteva fare tutte queste cose: lui era un principe, lei una semplice popolana capitata per (s)fortuna al momento giusto nel posto giusto. Era in questi momenti di malinconia che ricordava il suono sordo che aveva fatto il suo cuore quando Shaoran aveva pronunciato le parole “matrimonio combinato” e “principessa”. Aveva appena cominciato a sperare che magari non sarebbe morta in quella missione suicida che si era prefissata e che avrebbe potuto stare con lui, ma il mondo le era crollato nuovamente addosso e, come tutte le altre volte che era successo, aveva raccolto i pezzi del suo cuore e aveva cercato di rimetterli insieme. E questo le faceva venire in mente che non aveva raccontato tutta la verità su di sè a Shaoran e ciò la faceva stare male, così scuoteva decisa la testa cercando di non darsi pervinta e di godere di quelgi attimi che ancora poteva trascorrere con il giovane di cui era innamorata. Esattamente come in quel momento.
“C’è qualcosa che non va Sakura?” la sua voce tradiva un filo di preoccupazione come anche il fatto che avesse fatto fermare Aliseo.
“No, solo un po’ brutti pensieri” disse sincera prima di mordersi con forza il labbro e maledirsi.
“Posso fare qualcosa?” la gentilezza disarmante la colse impreparata e l’unica cosa che potè fare fu sorridergli e scuotere la testa dicendogli che stava già facendo tanto. Poteva essere così bello? Poteva desiderarlo così tanto?
“Dovremmo averli seminati” disse pochi attimi dopo il ragazzo voltando il cavallo nella direzione in cui erano arrivati e osservando l’orizzonte dietro di loro. Sakura fece lo stesso e rispose “Già, così sembra, ma non canterei vittoria troppo presto” Shaoran annuì e ripartirono.
Da quando avevano ucciso quegli uomini una pattuglia di soldati li stava inseguendo e li aspettava vicino alle città. Più di una volta avevano rischiato di finire in trappola ed essere catturati. Avevano quindi deciso di cavalcare lontano dalle strade e dai centri abitati così da rendere più difficile il loro rintracciamento. Li aiutava anche la stagione: l’autunno cominciava a farsi sentire con il vento e le sue pioggie che cancellavano orme ed odori. Ma adesso erano diretti alla città di Misoji: avevano bisogno di viveri e Sakura aveva insistito tanto per andarci dicendo che doveva incontrare una persona che il giovane non aveva saputo dire di no per l’ennesima volta. In realtà Sakura si era sentita sempre attratta da quella città senza capire bene il perchè e quella era la sua occasione di scoprire cosa si nascondessa tra quelle case.
Ripresero il viaggio a un ritmo un po’ meno sostenuto sia perchè erano lontani dai loro inseguitori, sia per far riposare il povero Aliseo che cavalacava senza fermarsi nè lamentarsi mai.
“E’ un bellissimo cavallo” disse ad un certo punto Sakura facendo passare la mano nella criniera di Aliseo e guardandolo incantata.
“Sì, è il migliore, non sono riuscito a trovarne uno più bravo e più adatto a me” sorrise il ragazzo metre diceva quelle parole e Sakura potè giurare di vedere in quello sguardo tutto l’affetto che il ragazzo provava per quell’animale che li stava scorrazzando per due Regni.
“Mi è stato regalato al mio undicesimo compleanno” cominciò a raccomtare Shaoran sempre con quello sguardo carico d’amore e forse anche un po’ di malinconia.
“Era un puledrino nato da poco più di un mese, la madre purtroppo non è riuscita a superare il parto, sai era malata e nessuno avrebbe scommesso su Aliseo. Ho dovuto litigare con mia madre per avere il permesso di tenere quel puledro malaticcio” il ragazzo sorrise pensando al sè stesso ragazzo che faceva arrabbiare la madre. Sakura si voltò per guardarlo sorridere, per vedere quelle labbara che si  tendevano per mostrare una sfumatura dei pensieri del giovane.
“Ovviamete stavano allenando contemporanemante un altro cavallino «più adatto alla tuo rango!»” continuò il ragazzo imitando la voce che doveva essere di sua madre. I due compagni di viaggio si misero a ridere.
“Non volli sentir ragioni: continuai a prendermi cura di lui finchè non divenne un cavallo forte come è adesso, l’altro penso lo abbiano regalato a un conte o marchese o giù di lì. Sai, la cosa che mi a colpito più di lui è stata la volontà di vivere, di sopravvivere anche se tutto e tutti erano contro di lui. Adesso è il mio migliore amico e non potrei fare a meno di lui.” Finì il racconto regalandole un sorriso imbarazzato.
“E bravo Aliseo!” esclamò lei accarezzando energicamente il cavallo per smorzare il velo di imbarazzo creatosi tra di loro. Il cavallo per tutta risposta nitrì e il suo cavaliere gli fece un’altra carezza.
“Muoviamoci o non arriveremo mai prima di mezzoggiorno” disse Shaoran spronando il cavallo.
Poco più di un’ora dopo videro la strada maestra che conduceva alla città di Misoji e scesero da cavallo. Sakura tirò fuori dalla sua bisaccia un abito da campagnola, un fazzoletto da legarsi in testa e li indossò; Shaoran invece macchiò i propri pantaloni e il manto candido di Aliseo di terra. Avevano deciso di travestirsi e di farsi passare per una giovane coppia che andava a trovare la sorella di lei che stava per partorire.
“Ok, siamo a posto” disse Sakura valutando il lavoro fatto in fretta e furia, notando comunque quanto il ragazzo che l’accompagnava fosse affascinante e avesse poco di campagnolo; poi prese decisa la mano di Shaoran che prese a sua volta le redini di Aliseo e si avviarono a testa china per la strada unendosi alle altre persone dirette come loro alla città di Misoji.
Entrarono in città senza essere notati dalle guardie che se ne stavano appostate ai lati dell’ingresso della città.
“Dobbiamo solo trovare una locanda adesso” sussurrò Sakura al compagno che annuì e dopo essersi velocemente guardato intorno, le indicò un’insegna di una locanda sbiadita dal tempo. I due amici entrarono e prenotarono una stanza. Quella decisione era stata presa da Sakura: se dovevano recitare la parte di due coniugi, che senso aveva prendere due camenre separate? Sarebbe stato oltremodo imbarazzante condividere la stessa camera –lo stesso letto!-, ma Shaoran non seppe opporsi alla logica della ragazza.
“Che si fa ora?” chiese Sakura uscendo e guardandosi intorno. Dal momento stesso in cui era entrata in quella città si era sentita addosso un’energia che la faceva sentire elettrica e impaziente.
“Non saprei...” tentennò il giovane.
“Guarda!” esclamò Sakura “Una fiera! Ti prego andiamoci!” lo supplicò. Non aveva il coraggio di andare da sola perchè si era accorta che l’energia che sentiva nel sangue proveniva da quella fiera al centro del paese e alla quale si stavano avviando tutti e si sentiva anche più sicura se al suo fianco ci fosse stato il ragazzo perchè sapeva che l’avrebbe protetta anche se non ce ne fosse stato il bisogno. E poi, voleva sfruttare tutto il tempo che aveva a disposizione per stare con l’amato,per guardarlo e perdersi nei suoi meravigliosi occhi.
Shaoran scosse lentamente la testa e prendendola per mano si avviò verso la fiera.
La città era un tripudio di colori: nastri, bancarelle perfino i negozi sembravano colorati e addobbati a festa. Sakura si guardava intorno estasiata tirando il povero Shaoran, che le teneva ancora la mano, da una parte all’altra della strada. Ad un certo punto di quella strana danza, una fiumana di gente si infranse sul braccio teso di Sakura che stava tirando Shaoran verso il proprio lato della strada. In un attimo la mano di Sakura scivolò da quella di Shaoran e la gente la spinse in avanti. Si sentì persa e frastornata da quel chiacchiericcio, travolta dalla paura di essere scoperta, di non trovare più Shaoran e di non riuscire a portare a termine la propria missione. Sapeva che era insensato avere tutta quella paura e quei dubbi -anche perchè alcuni non avevano attinenza con quanto appena successo-, ma la perdita di quell’àncora di tranquillità e serenità che era diventato Shaoran, l’aveva fatta precipitare nei suoi più oscuri tormenti. Era tantissimo tempo che non aveva più quella persona da considerare come un porto sicuro e ora che aveva appena perso, seppure solo per un periodo di tempo limitato, Shaoran, si sentiva persa come era accaduto la prima volta che aveva perso il suo porto sicuro. Con uno sforzo di volontà riuscì a infilarsi in un vicolo laterale più vuoto ma comunque addobbato a festa. Rimase per qualche minuto a sbirciare tra la folla cercando di vedere la figura del giovane di cui era innamorata. Non vedendolo fu presa da un’altro attacco di panico che però riuscì a domare e decise di proseguire per quel vicolo. Pensava che muovendosi forse si sarebbero incontrati, ma sopratutto sentiva quella forza che l’aveva sempre attratta in quella città farsi più forte e non poteva ignorarla. 
Si diresse a passo deciso lungo il vicolo sentendo quella misteriosa forza farsi mano a mano più forte; poi d’un tratto sparì. Sakura corrugò la fronte chiedendosi che cosa avesse annullato quella forza. Fece un paio di passi avanti ed indietro e scoprì che quell’attrazzione inspiegabile spariva solo davanti ad un negozio come tanti altri.
Entrò e un profumo di fiori l’accolse in quello strando nagozio. “C’è nessuno?” chiamò la ragazza, ma nessuno le rispose. Sakura si guardò intorno e vide gli scaffali del negozio pieni di oggetti. C’era veramente di tutto: da monili a vesti colorate, da oggetti di uso comune resi particolari da alcune modifiche come fiocchi o parti mancanti ad oggetti che Sakura non aveva mai visto in vita propria. Si avvicnò ad uno scaffale con uno di questi strani oggetti: era una mezzaluna i cui estremi erano collegati da una specie di manico. Sakura lo sfiorò con un dito e una dolce nota invase il negozio. Spaventata la ragazza si scostò e si guardò intorno piegandosi e portando una mano al polpaccio dove era nascosto uno dei due pugnali con il pomolo rosso. Non c’era nessuno e Sakura tornò alla normale posizione eretta. Mordendosi il labbro sfiorò nuovamente l’oggetto a forma di luna e nuovamente la nota risuonò nell’aria.
“Si chiama Campana della Luna” disse una voce alle spalle della giovane e la fece sobbalzare. Si girò di scatto e si trovò di fronte una giovane donna dai lunghi capelli rossi e con le braccia incrociate. Non l’aveva sentita avvicinarsi.
“Si dice che sia un oggetto magico che racchiude il potere della luna” continuò la donna affiancando Sakura e sfiorando la Campana della Luna. Anche al suo tocco la nota vibrò nell’aria ma la donna sembrò non sentirla.
“Tu credi nella magia?” le chiese la donna girandosi verso la ragazza e fissandola.
“Perchè non dovrei crederci? Spesso è l’unica spiegazione per i misteri, non credi?” le rispose Sakura senza sbilanciarsi troppo. Era rischioso e poco saggio rispondere affermativamente a quella domanda, si trovava in territorio nemico e non poteva permettere che si scoprisse chi era, o meglio, chi era stata.
La donna le sorrise con fare misterioso e non rispose all’implicita domanda che le era stata volta. Erano calato il silenzio e nessuna delle due sembrava avere intenzione di parlare. In quel momento la porta del negozio si spalancò e una ragazza dai lunghi capelli neri legati in due codini entrò.
“Accidenti! Oggi c’è un sacco di gente! Ho fatto una faticaccia ad arrivare fin qui!”
“Bentornata Mei-Ling. Devo sbrigare alcune faccende, ti lascio con la nostra ospite” disse la donna entrando in una porticina che probabilmente dava nel magazzino del negozio.
“Ciao! Sono Mei-Ling, se hai bisogno di qualcosa chiedi pure!” la ragazza dai codini si presentò tutta allegra e pimpante mentre cercava di liberarsi da una maglione pesante facendo cadere a terra una cascata di coriandoli.
“Grazie, sei molto gentile. Mi chiamo Chiaru” Sakura mentì spudoratamente, meglio non svelare il proprio nome in territorio nemico, la sicurezza prima di tutto; queste erano le regole. Mei-Ling la osservò per un istante, poi tornò a sorridere. Quell’istante sembrò durare in eterno per Sakura: aveva avuto paura che la ragazza avesse capito l’inganno, ma perchè mai avrebbe dovuto?. 
Le diede le spalle tenendo sempre un orecchio in ascolto e i sensi vigili, non doveva mai dimenticare la sicurezza. Si guardò intorno e si avvicinò ad uno scaffale di monili. Vide una collana molto semplice: il filo era rosa ed attaccata c’era una stella. Senza capirne bene il motivo deglutì, come se si fosse trovata davanti una presenza sconosciuta, antica e potente ma familiare. Sfiorò la colla e le vibrazioni di quell’energia che l’aveva attirata sin lì la inondarono come una bezza leggera, senza spaventarla, anzi infondendole calma e tranquillità.
“Ti piace?” domandò la ragazza con i codini. Sakura l’aveva sentita avvicinarsi ma era stata troppo presa da quell’oggetto per girarsi.
“Sì, la prendo” disse prendendola in mano e voltandosi. Il richiamo di quella collana era troppo forte per essere ignorato e Sakura sapeva che era meglio affidarsi all’istinto che in quel momento le diceva che quella collana era stata creata per lei.
“Ottimo!” esclamò allegra Mei-Ling. Sakura pagò, salutò ed uscì da negozio. Una volta fuori si accorse che stava tremando e che il battito del suo cuore era accelerato. Prese la collana e se la mise. Di nuovo una strana calma si impossesò di lei, come quando era con Shaoran e si sentiva protetta.
“Shaoran!” si disse ricordandosi solo in quel momente del compagno di viaggio. Si mise a correre per il vicolo in senso cotrari e arrivò alla strada maestra che percorse fino a dove avevano legato Aliseo. Il ragazzo era lì che l’aspettava. Appena la sentì avvicinarsi sollevò lo sguardo.
“Era ora! Pensavo ti avessro presa!” le disse con una punta di sollievo nella voce.
“Scusa, è che... mi sono distratta” disse infine per scusarsi dopo aver perso un momento per guardare gli occhi nocciola del giovane uomo che le stava di fronte.
“Hai comprato una collana? Ti sta veramente bene” notò il ragazzo. Abbassando gli occhi sulla collanina con la stella che le pendeva sul petto, la ragazza arrossì e sussurò un flebile ed impacciato “sì”. Shaoran aveva quel potere di mandarla in un brodo di giuggiole con una sola parola o sguardo. Era veramente innamorata.
“Vieni che mangiamo, poi potremo ripartire. Ho già comprato io tutto il necessario per il viaggio da tua sorella” le disse poi dolcemente prendendola per mano. 
L’aveva aspettata, l’aveva sempre trattata con rispetto e gentilezza anche quando lei non lo aveva fatto. Qualcosa si mosse dentro di lei: aveva la forza di spostare una montagna. Sakura aprì la bocca: stava per dirgli di amarlo, stava per dirgli tutto, chi era realmente, che cosa aveva fatto, che avrebbe voluto stare con lui per sempre, che avrebbe voluto che lui l’abbracciasse e poi baciasse. Si fermò in tempo: qualsiasi cosa avesse detto o fatto non avrebbe cambiato quella situazione, lui era un principe, non avrebbe mai dovuto dimenticarlo. Ricacciò indietro le lacrime con enorme sforzo, gli strinse la mano e gli sorrise, solo per vedere il sorriso spuntare sulla bocca –quella bocca perfetta- e negli occhi del giovane.
Le mancò il fiato quando Shaoran sorrise e seppe che sarebbe sempre stato così. Shaoran l’avrebbe sempre fatta impazzire in quel modo, avrebbe sempre acceso la fiamma dell’amore e del desiderio nel suo cuore e le andava bene così. Per ora.


Salve! O per meglio dire...Buona sera! No, non sono morta nè sparita, nè stata rapita; ho avuto molto da fare. So che non è una giustificazione e perciò mi scuso con tutti voi che avete aspettato me e questo capitolo, spero che, come si dice, l'attesa abbia aumentato il desiderio e che il capitolo non risulti orrendo. Comunque...
Bene, bene, bene. La ragazza trova un negozio alquanto singolare, non trovate? E anche i proprietari non sono esattamente dei tipi comuni. E colpo di scena (si fa per dire): Sakura non ha detto tutto a Shaoran, c’è ancora qualcosa di misterioso nella ragazza. La fine non mi convince molto: troppo affrettata? Comunque sia vediamo Sakura cedere per un momento alla passione e all’amore, poi si ricompone perchè non può dimenticare il ruolo che entrambi ricoprono in questa partita. Ma Shaoran, che avrebbe fatto? Avrebbe assecondato Sakura o l’avrebbe respinta? Lascio a voi l’onere di sciogliere il dubbio. 
Ciao, ciao

micia95

P.S.Se non si era capito dalla descrizione l’oggetto è questo (bisogna scorrere un po’ verso il basso): link:http://thedreamerstrc.altervista.org/opere/ccs/informazioni/dossier/magia.php 

P.P.S. non so dire quando tornerò, ma posso solo promettervi che lo farò

  
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