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Autore: BebaTaylor    30/01/2013    2 recensioni
«Tutto bene?» mi chiede Sara attorcigliandosi una ciocca dei capelli biondi sul dito indice della mano destra.
«Tutto bene, non preoccuparti.» rispondo anche se non è vero.
Come posso spiegare la situazione a Sara e a Maddalena? Come posso dire loro che ho mentito? No, io non ho mentito. Loro non mi hanno mai chiesto “Ehi, visto che hai vissuto a San Antonio non è che conosci Jared Padalecki?” No, loro non mi hanno chiesto mai nulla. Io ho semplicemente omesso un piccolo particolare. Sempre se conoscere un attore famosissimo sia un piccolo dettaglio. Riprendo in mano il cellulare e mi collego a internet. Trattengo un imprecazione quando, nero su bianco, mi appare la news che Jared è veramente in Italia a girare un film, Afferro una bottiglietta d’acqua dallo zaino e bevo a piccoli sorsi.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Padalecki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.


Trentasei Giorni


Capitolo Tredici
*2 Agosto*


Attualmente il mio migliore, unico e fidato amico è il cesso. Ieri sera mi sono scolata mezza bottiglia di vodka allungata con un po' di succo alla pesca.
Non so perché ci fosse una bottiglia nascosta fra i barattoli di salsa, comunque ringrazio chiunque ce l'abbia messa, per un paio d'ore ho dimenticato Jared, Sara e Mark. Peccato che stamattina sia tornato tutto a galla, insieme al panino di ieri sera...
Non ho ancora parlato con Sara, anzi non la vedo da ieri sera.
Spero che le cose si sistemino, perché io ho bisogno di qualcuno con cui sfogarmi, ne ho assolutamente, disperatamente bisogno. Finisco di trangugiare la mia bistecca di maiale ¬—e sono solo le nove di mattina, faccio schifo, lo so, — mi alzo e poso il piatto nel lavandino. Anche se in realtà vorrei lanciarlo da qualche parte. Sulla mia testa ad esempio. O su quella di Sara. O di Mark.
Ogni osso del corpo mi fa male, non ho dormito quasi niente, anche perché non si può dormire comodamente su una sedia.
Salgo al piano di sopra e busso alla porta della camera dove ha dormito Sara. Ovviamente è quella dove ha copulato con Mark.
Credo che brucerò quelle lenzuola. E anche il materasso, cuscini compresi.
Sara non mi risponde ma io entro ugualmente. È la casa dei miei vecchi, in fondo.
Sara è sdraiata sul letto in posizione fetale, è sveglia e mi guarda.
«Ciao.» le dico cercando di sorridere, anche se in realtà vorrei solo urlare.
Lei si volta dall'altra parte.
«Andiamo a fare colazione al bar?» le chiedo. Lei non risponde.
«Voglio stare qui.» mi risponde. Sospiro e mi siedo sul letto.
«Non puoi stare qui per sempre.» le faccio notare. «Alzati e andiamo, dai.» cerco di sembrare allegra, ma non so se ci sono riuscita. Credo proprio di no.
Sento Sara respirare profondamente. «Mark non mi vuole più.» mormora.
Idiota. Lui, non lei. «Ma te l'ha detto lui?» le chiedo.
«Non mi ha dato il buon giorno.» dice e si mette a sedere sul letto, le gambe incrociate. «È ancora arrabbiato per ieri sera.»
Sara mi fissa, e credo che voglia incenerirmi. «Perché non è venuto qui? Solo per questo?» domando. Lo ripeto, Mark è un idiota.
Lei annuisce.
«Se si è arrabbiato solo perché non è venuto qua è solo un'idiota.» le dico. Se si arrabbia per una scopata mancata è un cretino a voler mandare tutto a puttane.
Anche perché, a volte ne basta solo una per mandare tutto in vacca, se poi si aggiunge il fatto che non so mai tacere... ecco.
«È colpa tua.»
Guardo Sara. Sono sconvolta. Come può essere colpa mia se Mark è un cretino?
Io non ho fatto nulla a quell'idiota!
«Che cazzo vuol dire che è colpa mia?» sbotto, mandando all'aria l'idea di essere dolce e gentile.
Lei alza le spalle, si abbraccia le gambe e posa la testa sulle ginocchia. I suoi occhi mi fissano. Potrei quasi giurare che mi sta guardando con odio. «Sei tu che hai litigato con Jared. E Mark non viene se siamo solo noi tre.» esclama. «Quindi la colpa è solo tua.»
Respiro profondamente. Devo stare calma. «E tu stai male per uno che hai conosciuto l'altro giorno?» sbraito.
Sara annuisce, si passa le mani fra i capelli e toglie l'elastico. «Sì, io lo amo! È colpa tua se lui non mi vuole più!» strilla, «Pensi solo a te stessa!»
Al diavolo la calma!
Mi alzo in piedi e continuo a guardare Sara, «Se Mark è un cretino non è colpa mia!» urlo. «Cazzo, io ho mandato a puttane tutto con Jared e a te non te ne frega nulla!»
Basta, esco alla camera sbattendo la porta.
Io litigo con Jared e se Mark non vuole vedere Sara è colpa mia.
Devo uscire da questa casa. Subito.

***

Svolto nel cortile, sono passate da poco le undici di sera. Sono stata in un paio di centri commerciali.
Ovviamente Sara non si è fatta sentire, nemmeno per sapere cosa facessi, o se fossi ancora viva.
Bell'amica.
Fermo la macchina e la spengo. Lentamente vado verso la porta della cucina.
«Sei qui.»
Jared.
Lentamente mi volto. Lui è a pochi metri da me, appoggiato alla casa con la spalla destra, le mani infilate nelle tasche dei jeans. Non l'ho visto prima perché, dove si trova lui, la luce dei lampioni non arriva.
«Sono qui.» dico, non sapendo cosa dire.
Lui cerca di sorridere e avanza lentamente.
Perché è qui? Il mio cuore perde un paio di battiti e ho paura.
Di che cosa non lo so, so solo che ho paura.
«Sei solo?» gli chiedo, anche se posso immaginare che la risposta sia sì.
«Mark è con Sara.»
Mi sembra ovvio, io non ci sono e lei lo invita. A casa mia.
«Come mai sei qui?» gli chiedo sedendomi.
Lui scrolla le spalle e si siede davanti a me. «Mark mi ha stressato così tanto che sono venuto per non sentirlo.»
Apro e chiudo la bocca delusa. Per un singolo istante ho sperato che dicesse che fosse qui per me.
Illusa.
«E come mai sei qui fuori?» chiedo, poso la borsa sulle ginocchia e cerco le chiavi di casa. In realtà non so cosa fare, o cosa dire.
Ho paura di guardarlo in faccia, ho paura di leggere qualcosa nei suoi occhi che mi faccia sentire ancora più in colpa. E più stupida di quanto io mi senta già.
«Sono uscito per rispondere al cellulare e quando volevo rientrare ho scoperto che la porta era chiusa.» Cosa? Cosa? Ho sentito bene? La porta è chiusa?
«Chiusa? A chiave?» chiedo.
Jared annuisce.
Mi alzo in piedi. Sara non può chiudersi dentro casa a chiave. Dentro casa mia.
Infilo la chiava nella serratura ma mi blocco, o meglio, la chiave si blocca, non entra.
«Ha lasciato le chiavi dentro!» sbuffo.
«Perché l'avrebbe fatto?» James si alza e mi viene vicino.
Mi volto verso di lui e lo guardo. «Perché è una cretina.» rispondo.
Sbuffo e mi dirigo verso la porta principale, non la usiamo mai. Mi chiedo dove ha trovato le chiavi di scorta. Erano dentro un vasetto nella vetrinetta del salotto, insieme a quelle dalla cassetta della posta.
Infilo la chiave nella serratura e mi mordo le labbra per non urlare.
Non posso farmi sentire dai vicini. Non si urla a quest'ora, non è educato.
«Quella stronza mi ha chiuso fuori!» sbraito, e fanculo i vicini e l'educazione, se sentono non me ne frega nulla.
«Cosa?» esclama Jared e io mi blocco, non mi sono accorta che mi stava seguendo.
«Quella puttana della mia migliore amica mi ha chiuso fuori.» spiego.
«E tu cosa farai?»
Già, cosa faccio? Escludo di rompere un vetro, non ho voglia di ripagarlo. Suono il campanello? E magari ci rimango attaccata finché non si apre.
Sì, mi sembra una buona idea. Spingo il campanello.
«Pensi che ti aprirà?» chiede Jared.
«Dovrà farlo. Dovessi star qui tutta la notte.» rispondo.
Rimaniamo in silenzio, il mio dito premuto sul campanello. Solo che non succede nulla. Strano, eppure dovrebbe sentirsi anche da fuori, ne sono più che sicura. A meno che...
«Ha staccato il campanello!» esclamo e mi allontano.
Torno nel retro.
«Cosa farai?» mi chiede Jared seguendomi.
Cosa faccio?
«Dormo in macchina e domani mattina, appena Sara si sveglia le parlo.» rispondo. E nascondo le chiavi di scorta.
«In macchina?» Jared è sorpreso.
Scrollo le spalle. «Sì. Porto la macchina in garage, e dormo.» spiego.
Lui non sembra molto convinto. E non o sono neppure io, ma non mi vengono in mente altre cose. A parte rompere il vetro di una finestra e la cosa non mi entusiasma molto, anche perché non ho idea di quanto costerebbe farla riparare e in più non conosco nessuno che le ripari.
«Non posso dormire fuori sulla sdraio.» gli faccio notare vedendo la sua faccia perplessa. E non sono un tipo che si auto invita.
Certo, se fosse lui a farlo...
No, no, no.
Che diavolo penso?
Però lui è qui, e mi parla invece di mandarmi al diavolo. Io lo farei al suo posto.
«Se sei sicura...» mormora, le mani infilate nelle tasche dei jeans.
«Sono sicura.» dico. Ma neanche troppo se devo essere sincera.
Lui accenna un sorriso. «Io vado, allora.» si volta e si allontana.
«Jared...» lo chiamo, lui si ferma e si gira verso di me. «Per quello che è successo... quello che ho detto... scusa.»
Lui stringe le labbra, annuisce e se ne va, senza dire una parola.
Sospiro e vado verso la macchina. Un'altra notte scomoda.

Questo capitolo è stato un po' complicato da scrivere. All'inizio Jared non ci doveva essere
Non so chi sia più scemo fra tutti quattro xD
Al prossimo capitolo!

   
 
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