Appena fu ristabilita la calma, il
Dottore fece una breve
riunione di famiglia, per conoscere i dettagli della prigionia dei due
giovani.
La riunione non durò a
lungo, quindi furono presto liberi di
tornare ai propri compiti.
Olivia era seduta sul divano, accanto
al TARDIS, e si
carezzava la pancia, ormai visibile dopo qualche giorno
dall’inizio della
somministrazione del Cortexiphan. Certo, il tutto stava accelerando la
gravidanza, e avrebbe permesso al bambino e a lei stessa di superare il
momento
del parto, ma la stava sfiancando, e inoltre non poteva rendersi utile
in
nessun modo.
Lincoln si sedette accanto a lei,
porgendole una tazza di
tè. La donna la prese e ne sorseggiò un
po’, prima di risistemarsi con aria stanca
e poggiare la testa sulla spalla del marito.
“Tesoro, stai
bene?” le domandò preoccupato, tirandole
indietro i capelli.
“Sì,
Tyrone… ho solo un po’ di mal di
testa…” rispose la
donna, chiudendo gli occhi.
“Mal di testa? Chiamo
Walter? Magari può darti qualcosa…”
continuò l’uomo, preoccupato per la salute della
moglie.
“No, davvero…
ora passa…” si lamentò lei, adagiandosi
meglio
sulla spalla del compagno. Lincoln la strinse, preoccupato, ma non
disse altro.
Olivia, intanto, aveva assistito da
lontano alla
conversazione tra i due coniugi, e vedendo che la sua doppia era
particolarmente pallida, decise di avvicinarsi per vedere come stava.
“Olivia, è tutto
a posto? Hai bisogno di qualcosa?” chiese,
premurosa.
“Dice che ha mal di
testa.” rispose Lincoln, continuando a
stringere la moglie.
Olivia si inchinò davanti
a loro, guardando l’altra Olivia
in volto. Effettivamente non se la stava passando benissimo.
“Deve essere un effetto
collaterale del Cortexiphan.” spiegò
“Ricordo che anche a me era venuta una forte emicrania, i
primi tempi. Cerca di
stare tranquilla, ok? Ormai manca poco.”
La donna annuì,
carezzandosi la pancia con aria stanca.
L’altra sorrise e si rivolse a Lincoln, alzandosi nuovamente
in piedi.
“Stai con tua moglie, Linc,
non preoccuparti di altro per il
momento. siamo in tanti, ci divideremo il lavoro, non cadrà
il mondo se tu per
qualche giorno non fai la tua parte. Hai cose più importanti
di cui occuparti.”
Lincoln annuì e la
guardò allontanarsi, continuando a tenere
stretta la moglie.
“Tyrone, piantala di
radiografarmi da magra!” esclamò,
scherzosa, la donna.
Lincoln sorrise divertito, posandole
un bacio sulla fronte.
Intanto Tony stava aiutando alcuni
commilitoni a fare ordine
nel magazzino della Resistenza.
Mentre trasportava delle scatole
all’interno del locale
scelto per lo scopo, vide uscire nei corridoi nei pressi del
laboratorio River
Song.
Quella donna era un vero mistero per
tutti quanti, compreso
il Dottore, che sapeva solo che era una viaggiatrice del tempo e
proveniva da
qualche punto del futuro. Quale punto non era dato saperlo, e sul
futuro delle
persone che lei conosceva era particolarmente criptica; ma Tony aveva
un
sospetto, e aveva bisogno di conferme. Decise che doveva parlare a
quattrocchi
con lei e doveva avere delle risposte chiare.
Dopo aver depositato gli scatoloni al
loro posto, uscì dal
magazzino e raggiunse la donna, che era seduta su una delle panche del
corridoio.
La fissò per qualche
secondo, quindi si sedette accanto a
lei, respirando profondamente.
“River… vorrei
chiederti una cosa.” esordì.
“Se stai per chiedermi
quale sarà il tuo futuro, ti dirò ciò
che ho detto agli altri: spoiler.” Lo interruppe la donna,
sorridendo e
guardandolo negli occhi.
“No, non è
questo. O almeno non direttamente.” spiegò
l’altro, cercando di trovare le parole giuste per chiederle
ciò che aveva in
mente. River annuì, incoraggiandolo a parlare, quindi Tony
continuò “Metterò su
famiglia, prima o poi?”
“Spoiler!”
esclamò l’altra, prima ancora che Tony terminasse
la domanda. Il giovane sospirò, cercando di riformulare la
domanda.
“Io ho solo 26 anni,
però ho sempre pensato che prima o poi
mi sarei sposato e avrei messo su famiglia, come hanno fatto i miei
genitori e
mia sorella… quello che mi chiedo è:
accadrà?”
“Spoiler!”
ripetè River, sorridendo.
“Ok…
riformulo…” sospirò, esasperato
“A me piacerebbe avere
una figlia femmina… ho già scelto il nome,
sai?”
La donna si voltò verso di
lui, sorpresa.
“Davvero? Questo non lo
sapevo…” commentò “non me
l’hai…”
continuò, ma si bloccò di nuovo: non voleva dire
troppo.
“Tuo padre non ti ha mai
detto di aver scelto quel nome molto
tempo prima che tu nascessi, vero, River?”
domandò, cogliendo l’occasione,
grazie alla sorpresa della bionda. Attese qualche secondo, per far
riprendere
lucidità alla donna, quindi continuò
“Non ti chiedo altro, solo… sarò un
buon
padre?”
River annuì, guardando
lontano, di fronte a sé.
“Un buon padre e un buon
compagno per mia madre. Da quando
mi ricordo io, siete sempre stati molto uniti.”
Tony sorrise e si alzò
nuovamente. Aveva avuto le sue
risposte.
Salutò la donna e
andò alla camera che condivideva con
Henrietta. La ragazza stava sistemando uno dei due letti che erano
stati
portati lì dalla zona alloggi del campus, apposta per loro.
Quando lo vide
entrare gli sorrise, avvicinandosi.
“Tutto bene,
Tony?” domandò. Tony annuì, sospirando.
Si
avvicinò a lei e la guardò negli occhi.
“River è mia
figlia… me l’ha confermato lei.”
confessò.
“Oh…”
commentò Etta, passandogli amichevolmente una mano sul
braccio “Come ti senti?”
“E’…
strano, o meglio, paradossale: avrà dieci anni
più di
me…”
“Proviene dal futuro,
è normale. Non la trovo una cosa poi
così strana. Ti ha detto nulla della madre?”
“Non gliel’ho
chiesto. Non voglio rovinarmi la sorpresa.
Quando sarà il momento lo saprò.” disse
il giovane, passandole una mano nei
capelli.
La ragazza restò in
silenzio e sorrise. Tony si avvicinò di
mezzo passo, continuando a passarle la mano sui capelli. In quei giorni
di
prigionia si erano sostenuti a vicenda, e la loro amicizia era
diventata più
forte. Avevano creato dei piccoli rituali, per farsi forza, ed erano
riusciti a
restare uniti, grazie a questo.
Il giovane le posò un
bacio sulla fronte, affettuosamente, e
la strinse. Stava bene con lei, forse perché erano coetanei,
ed entrambi erano
figli di due mondi.
Etta lo lasciò fare, gli
passò le braccia attorno alle
spalle e lo fissò negli occhi. Tony vi si perse per un tempo
che sembrò eterno.
Anche la ragazza si perse nello sguardo dell’amico.
Nessuno dei due parlò. Il
tempo sembrò fermarsi.
Quando ritrovarono la ragione si
stavano baciando, ma
nessuno dei due osò interrompere quel momento.
Avevano bisogno l’uno
dell’altra.