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Autore: KlarolineHen    30/01/2013    3 recensioni
Per la prima volta, anche l'essere più temuto al mondo, colui che - dicevano - non avesse alcun sentimento, non avesse un cuore, l'uomo più insensibile e spregevole era stato messo ko.
Non era poi così temuto.
“Ci sono dei momenti in cui non occorrono parole per trasmettere una forte emozione.
Basta un gesto, un ricordo, una canzone, un tono di voce, un motivetto cantato per strada da un bambino, un accessorio indossato da un passante, un regalo di una persona che non c’è più… e subito riaffiora lì davanti ai tuoi occhi quella sensazione d’immenso che non sai spiegare.”
Genere: Dark, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Non mi aspettavo di vederla lì, dopo tutti i tentativi vani, anche dopo che Tyler aveva lasciato la città, non mi aspettavo che, attraverso due semplici parole, fossi stato in grado di avere la sua attenzione, seppur per poco.
La sua sola presenza aveva cambiato tutto, illuminava quella stanza, la riempiva di speranza e di emozioni che solo in sua presenza ero solito provare; emozioni di cui a malapena conoscevo l'esistenza, emozioni che nemmeno la mia parte umana aveva mai provato se non in sua presenza.
La sua voce echeggiava nella stanza, ormai vuota, proprio come me, come ero sempre stato; mi chiedeva di rimanere, ma a quale scopo? Sapevo riconoscere perfettamente quando la mia presenza era gradita e a Mystic Falls non era proprio quello il caso, persino Stefan sarebbe stato contento di liberarsi di me ed ero stufo di essere usato da chiunque per i propri scopi, proprio come ero stufo che la stessa Caroline mi usasse ogni qualvolta le facesse comodo, a suo piacimento.
Abbassai per un istante lo sguardo, sentendo il suo passo leggero avanzare verso la mia direzione. Sapevo che non era lì solo per il biglietto che soltanto pochi minuti le avevo lasciato, ormai sapevo riconoscere quando era sul punto di fare la sua mossa, sebbene falsa, nei miei riguardi. Alzai nuovamente lo sguardo, impassibile, incontrando  il suo, fisso sulla mia figura, corrucciato, segno che fosse in attesa di qualcosa e conferma ne furono le sue parole.
Mi chiedeva di rimanere in città, semplicemente per il mio aiuto, solo perchè avevano bisogno di me per eliminare il Divoratore di Anime che, da poco, era giunto in città.
Sicuramente uno dei piani di Stefan, non c'era altra soluzione, non vi era alcun dubbio. Al solo pensiero che, nel momento in cui lì stessi lasciando liberi, cercassero il mio aiuto mi fece sorridere e ancor di più lo fece l'idea di Stefan che si crogiolava dinanzi un bicchiere di wiski, cercando il giusto modo di parlarmene.
Feci un passo avanti, accorciando maggiormente la poca distanza che separava me e la vampira bionda e la guardai come ero solito fare, cercando di leggerle nella mente, cercando di capire a cosa stesse pensando.
"Cos'è? Ti ha mandato Stefan qui?" esclamai, mostrandole il mio sorriso enigmatico quanto sarcastico, prima ancora di continuare a parlare.
"Mi spiace, come ben sai sto partendo e questi giochetti non funzionano più ormai..."
Continuavo a fissarla in volto, mantenendo lo sguardo fisso sul suo, e potei notare come la sua espressione mutava, di volta in volta, dopo la mia affermazione.
Credetti quasi che fosse venuta di sua spontanea volontà, che Stefan di questo incontro che si stava svolgendo non ne sapesse nulla, ma non era la prima volta che usavano questa carta, dovevo mantenere alta la guarda e non caderci per l'ennesima volta.
In attesa di una sua risposta, mi ritrovai a ripensare al Divoratore di Anime, chiedendomi come mai fosse giunto proprio qui, in questa piccola cittadina, tranquilla se si tralasciano gli effetti sovrannaturali e, in quel preciso istante, risposi alla mia stessa domanda. Chiunque arrivasse a Mystic Falls, e fosse a conoscenza dei vampiri e di tutti gli esseri sovrannaturali che la popolavano, aveva un solo scopo. Arrivare alla doppelganger, in questo caso Elena.
“Stefan non sa nulla della mia presenza qui. Nessuno ne è a conoscenza. Venire qui.. è stata una mia scelta. Solo mia e di nessun altro.”
Sollevò il foglietto di carta che teneva tra le mani: quello che avevo lasciato sotto il portico di casa sua nel momento stesso in cui avevo deciso di partire, di lasciare Mystic Falls. Con un movimento fulmineo lo lanciò tra le fiamme, che velocemente lo avvilupparono, trasformandolo in nient’altro che cenere. Incatenai il mio sguardo al suo, guardandola intensamente; osservando ogni sfumatura dei suoi occhi blu cielo, limpidi come cristalli.
“Non sono una specie di giocattolo radiocomandato. Né devo dar conto a qualcuno dei miei spostamenti e delle mie decisioni.”
Perplesso e ancora preso dai molti pensieri che attraversavano la mia mente, posai istintivamente il pollice e l'indice sul mento, riflettendo sul da farsi e su cosa avrei potuto ricavarne dall'aiuto che avrei dato. Dopotutto, ogni cosa ha un suo prezzo, anche io.
"Se avessi cambiato idea" avanzai nuovamente verso Caroline, trovandomi ad un solo passo da lei da sentirne il lieve respiro, che caldo andava a colpire la mia pelle, invadendola.
"E sapessi come aiutarvi… cosa ci guadagnerei?" continuai, arrivando subito al nocciolo del discorso.
In realtà, io già sapevo cosa avrei dovuto ricavarci; era l'unica cosa che realmente volevo e che mi tangeva avere, sebbene per una sola volta.
Volevo Lei. Volevo l'opportunità che da sempre avevo cercato, mostrando che anche l'essere invincibile, il mostro quale ero, sapeva cosa fosse la gentilezza e soprattutto che ne sapeva fare buon uso. Era tutto ciò che chiedevo. Un solo appuntamento, per farmi conoscere ed ora che Tyler non era in città non vi era alcuna scusa plausibile per rinunciare, anche perchè...c'era da decidere: o il mio aiuto e quindi accettare di avere un appuntamento con me o continuare a cercare un modo per sconfiggere il Divoratore, senza il mio aiuto. Non vi era altra scelta.
Avanzai ancora, trovandomi a pochi centimetri di distanza dalla vampira, le sorrisi guardandola, per la prima volta da quando era venuta, pacato, con uno sguardo ardente, quasi volessi penetrarla per cercare di capire a cosa stesse pensando in quel momento.
Continuava a guardarmi perplessa, preoccupata, il suo triste sguardo nel mio ed in quel momento pensai a quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che l'avevo vista sorridere, dall'ultima volta che il suo sguardo era vivo, acceso, pieno di emozioni di qualsiasi genere; non potevo vederla in quello stato, non ce la facevo.
Abbassai lo sguardo e mi ritrassi indietro, per poi darle del tutto le spalle, avanzando alla mia destra, verso la porta finestra di vetro che portata, verso il tavolino sul quale si innalzava un'imitazione di un mini bar, con diverse bottiglie di liquori di ogni genere ed un paio di bicchieri. Presi una bottiglia, senza fare caso a quale fosse, e versai il liquore, color ambra, in piccola dose in due bicchieri, uno dei quali lo porsi a Caroline.
 
 
  
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