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Autore: MirnaLoShadow    31/01/2013    1 recensioni
Due persone diverse sia caratterialmente che per ceto, si incontravano/scontravano in una mattinata gelida e accomunati solo dalla presenza della neve. Due perosne differenti il cui destino sol per un gioco meschino del fato aveva invertito le loro vite facendolo loro vivere due spaccati di quotidianità che dovevano essere invertite. Un moro e un biondo, un falso povero e un falso ricco dinnanzi alla follia di una donna il cui unico sogno era quello di possedere il figlio mai nato da un uomo molto povero ma ricco di talento per l'arte che l'aveva fatta innamorare follemente. Una vicenda in cui due cuori e due anime si fondevano in un solo corpo, lottando per la supremazia di un amore unico e controverso quanto la loro stessa nascita.
Genere: Commedia, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Spazio della scrittrice: piccolo angolo smussato di cui prendo possesso, sperando di non arrecare noia e danno a coloro che si accingono a leggermi per la prima volta.
Anche il secondo capitolo è andato liscio, sperando sempre che sia stato di vostro gradimento!
In questo capitolo posso dirvi che verranno fuori altre cose interessanti che riguardano i nostri due beniamini, nonché protagonisti di questa vicenda. (end spoiler)

Detto questo...o.o buona lettura (glom- deglutisce a vuoto e si fa coraggio).

 

 

 

Snow white

 

Era mezzogiorno quando il sole tenue invernale andava ad arrostirgli la mezzaluna del viso coperto da alcuni fili di crine scuro appartenente ad un ragazzo ancora dormiente. Quella sensazione di caldo, di asciutto e di tepore umano, gli faceva chiaramente capire che non fosse dove doveva essere. Sicuro come l'oro che dove ora giaceva ci fosse qualcuno accanto. Ricordi confusi delle ore prima e poi come se stesse riemergendo dagli abissi cominciava a ricordare. Doveva essere in una casa che era propria di diritto dalla nascita e invece apparteneva ad un impostore dal crine biondo. Attualmente l'impostore giaceva in uno stato beato di dormi veglia appiccicato, o meglio letteralmente spalmato addosso, su di sé. Nonostante l'odio che per vari motivi validi doveva provare, da quando l'aveva incontrato non ci riusciva. Arrabbiandosi con sé stesso, ora dalla posizione privilegiata di sdraiato sul letto con schiena adagiata su quei cuscini morbidi, non poteva fare a meno di pensare che tutto quello che vedeva in quella stanza era per diritto di nascita una cosa propria. I fatti però dimostravano esattamente il contrario, non era che un misero straccione che viveva sotto ai ponti. Come poteva provare pietà ed essere così stolto da essersi fatto abbindolare da quel pallone gonfiato che osava pure sbavargli sul petto?!

Una mano si allungava su quella gota del biondo adone addormentato, imberbe liscia dolce, la sua espressione pura ancora intatta, seppur nella mente conservasse gelosamente quei frammenti- spezzoni di snaturamento della sua innocenza precocemente finita.
Per mano propria. Un pensiero andava a stirare le labbra esili ma ben disegnate, rosso fragola intenso di un moro che si riscopriva che quel sorriso non era di trionfante vittoria. Quel che vi leggeva nel riflesso dello specchio disposto a muro dinnanzi al letto, era di amarezza. Un retrogusto di amarezza di aver compiuto un'azione deplorevole ai danni di un ragazzo innocente. Eppure lui stava fuori al freddo, mentre questo impostore gli aveva preso quel posto di diritto. Gli aveva preso la famiglia, una vita che per diritto di nascita gli spettava. Diviso in due, si rendeva conto che quella madre che era andato a cercarlo, quella partoriente di gran classe che tanto le somigliava in aspetto fisico: tramasse nell'ombra qualcosa. Se no a quale scopo renderlo partecipe di una verità che non aveva senso di essere conosciuta, ammesso che quella fosse tutta e non una parte, senza che vi fosse uno scopo dietro?! Ma quelle domande venivano soppresse dal brontolio- mugolio di un biondino che dolcemente baciava il petto glabro del moretto che in tutta risposta, il moretto, arrossendo per quel gesto insolito di dolcezza, non essendovi mai abituato a tali manifestazioni, non aveva modo né voglia che tale contatto venisse spezzato. Anzi si osava concedere di arrossire fortemente, ammettendo che gli faceva addirittura piacere quel tipo di approccio con quel testa a punta biondo aureo. Naruto in realtà era sveglio da un po'. Da ancor prima che il moretto aprisse gli occhi e fissasse il vuoto per svariati minuti. Non sapeva come capacitarsene ma quel che avevano fatto, ammesso che avesse un nome, gli era piaciuto. La tentazione di chiedere un bis ammetteva era stata fortissima e ancora adesso lo stava divorando dall'interno solo che... la vergogna che sapeva di poter provare post la richiesta, o magari peggio: una sua reazione con tanto di derisione. No, piuttosto la morte mai confessare o ammettere una cosa di questo genere. Ma lo osservava di sottecchi, così per farsi perdonare di essere così maledettamente complesso e sospettoso, baciava il petto del moretto che con propria grande sorpresa stava arrossendo. Mamma, ancora peggio la voglia di stargli addosso e in qualche modo vederlo ansimare come qualche ora prima era immensa. Ma stava recitando la parte del dormiente, quindi tutto rimaneva celato seppur qualcuno nei piani bassi, stava cominciando a tradirlo. O meglio anche le labbra si soffermavano troppo in zone erogene come capezzoli. Ma fortuna voleva che il moretto allo stremo della resistenza mentale allo stremo di qualsiasi resistenza... appariva combattuto se lasciarsi seviziare dal biondino dormiente insolitamente sexy e voglioso cosa arrapante, fosse meglio che sentirsi post peggio di come stava ora. Aveva prevaricato la seconda opzione: meglio limitare i danni.
Così Naruto si ritrova senza un appiglio carnale al quale appigliarsi e con ostinazione da mulo, tentava la teoria del football americano. Placca l'avversario volendo segnare touchdown sul campo nemico, ovvero il bel tornito fisico del moretto che da quanto avvertiva non stava affatto disprezzando le attenzioni che gli riservava. Ma per qualche arcana ragione, lo respingeva. Il moretto però dall'altra non sapeva che santo appellarsi, non pensava fosse tanto resistente e insistente. Pensava: “ non posso nemmeno picchiare, sta dormendo magari per colpa mia sta facendo sogni a luci rosse...” piccola pausa di pensiero “chissà chi è il soggetto del sogno...a giudicare da...quello che sento contro la coscia, deve essere qualcuno che gli piace” ma nemmeno nella testa voleva proseguire il pensiero: chissà se sono io quello a cui sta facendo quelle cose che sta facendo a me. Non aveva il tempo però per disperdersi in stupide idee da ragazzina poiché il biondino gli stava davvero facendo perdere il lume della ragione e la situazione ancora una volta gli sfuggiva dalle mani. Naruto, dal canto proprio, era felice di avvertire una lenta ma costante resa quasi certa di Sasuke, indi per cui continuava la propria campagna di indebolimento della resistenza fatta con silenziosa ostinazione dal moretto. Alla fine però i giochi avevano un busco arresto, poiché dalla porta si avvertiva un leggero bussare e un tentativo di aprire la porta seppur il risveglio “miracoloso” di Naruto faceva in modo di salvare la situazione.
Buttandosi quasi fuori dal letto stile stuntman, andava incontro al proprio destino o forse fine. Conoscendo i vari abitanti della casa sapeva benissimo chi vi fosse al di fuori della propria stanza, solo il legno della porta chiusa a chiave li separava . Una volta giunto dinnanzi alla porta, tentava di mantenersi senza quel fiatone di stato di eccitamento avanzato che di certo non gli stava rendendo le cose semplici. Tutt'altro.

  • Mamma, dimmi che c'è?- Naruto era quasi certo che fosse lei. Intanto stava tentando anche nel frattempo di non dare peso allo sguardo furioso che un paio di occhi onice gli stavano trapanando da dietro, forandolo da parte a parte, di Sasuke dandogli apposta le spalle.

  • Naruto, sono tua madre. Ho diritto di sapere cosa sia successo oggi perchè tu non esca da quella stra maledetta stanza. Vittorio non ha saputo dirmi perchè. Non hai nemmeno pranzato, nemmeno sei sceso per la colazione che stai combinando là dentro? Poi che è questa novità? Chiudersi a chiave? - la voce era sgraziata e rancida ma il figliol prodigo era contrito, appariva seppur di spalle, chiaramente a Sasuke che Naruto era solo una ennesima vittima di quella donna che ora gli pareva una vera megera. Un cerbero, bella ma anche fatale. Non una madre affettuosa come si era finta con lui, nel loro incontro segreto sotto ai ponti avvenuto qualche settimana prima, ma la propria attenzione fu riposta a quella figura semi ingobbita del biondino.

  • Mamma, non posso aprirti. Voglio stare da solo ho vent'anni suonati ho diritto di starmene da solo. Sto creando e tu mi hai rimproverato in questi ultimi tempi di non dedicarmi al coltivare il mio più grande dono. Che solo io possiedo...me lo ami ripetere sempre. Solo io posso e devo ricordarmi che non tutti possiedono altrettanta fortuna sfacciata, di essere nato ricco di talento e in una famiglia abbiente come la nostra. Una fortuna che io spesso reputo scontata e che quindi devo sfruttare sino allo sfinimento, affinché il cognome che porto non sia un miserabile insulto ma il lustro di una onorata carriera per meritocrazia. Il mio lavoro deve essere e rappresentare ciò che io Naruto Uchiha, sono e non il mio cognome a dire ciò che la famiglia generazioni addietro per riflesso si abbatta su di me...- e dopo aver recitato stile rosario, con voce strascicata e del tutto stanca taceva attendendo un responso proveniente dall'altra parte. Seppur si faceva attendere provocando un logorio di nervi al povero biondino. Per fortuna la donna non tardava a farsi sentire:

  • ah...figlio mio, sapevo che non mi avresti delusa!- la voce appariva del tutto diversa da qualche istante prima, quasi fosse dotata di una scissione della personalità tale era il contrasto. - la tua mamma è contenta. Rimani pure chiuso, non avevo idea che il Genio stesse ardendo. Ti farò mandare Vittorio più tardi! Se hai bisogno di qualcosa lo sai, devi solo chiedere e ti sarà dato. Lavora lavora amore della tua mamma, lavora e non ti dirò niente!- detto questo la voce già appariva lontana dall'ultima frase sino a scomparire e lasciando dietro di sé un rovinoso silenzio che faceva comprimere nel petto un cuore di figlio incompreso di un ragazzo solare, il cui capo dinnanzi alla porta si poggiava reclinata in avanti in cerca di un sostegno. Lacrime di amarezza scendevano solitarie, prive di qualsiasi ritegno logico e virile, ben consapevoli di essere ben viste da un paio di iridi intense e brucianti che gli facevano imporporare di ira le gote da ambrate ora color pesca.
    Non aveva la forza per ribattere, per scusarsi, per celarsi ogni volta che aveva a che fare con quella donna che lo aveva portato nove mesi nel ventre, ben sapendo di essere figlio di un amore illecito, non osava contraddirla. Lei per amore aveva rinunciato all'amore della sua vita, un artista di cui lei diceva era la copia sputata: stesso aspetto, stesso talento, stesso buon cuore. Glielo ricordava tanto e lei era stata abbandonata dal marito di cui manteneva solamente il cognome per via del matrimonio per procura.
    Quel tormento senza fine, veniva spezzato dall'avvertire due braccia che da dietro lo cingevano fortemente il petto e i fianchi. Quel calore, quel corpo così estraneo da quando si erano toccati gli appariva ora del tutto familiare, del tutto complementare al proprio. Come un pezzo di lego o puzzle mancante. Lui rappresentava il pezzettino, Sasuke, sé stesso il buco eternamente vacuo e dimenticato che per la prima volta dava soddisfazione al Creatore, di essere completato e dare così la completa visione dello sfondo del gioco.
    Poi con dolcezza veniva invitato a voltarsi verso quella persona, verso quell'intruso di cui conosceva solamente il nome, niente passato, niente di niente su chi fosse. Non riusciva a capacitarsene del fatto che lo riuscisse a piegare come voleva, come volontà a quello che lui voleva senza nemmeno opporsi un pochino. Se ne vergognava e se ne stupiva, se ne arrabbiava se ne gioiva come una ragazzina in preda a ormoni, Naruto rimaneva imbalordito e incastrato in questo doppio stato d'animo bianco e nero altalenante.
    Sasuke, dal piccolo cantuccio di spettatore era rimasto sopraffatto dall'udire quel nome e cognome, sopratutto il cognome, pronunciato così distintamente dal biondino. Una fitta dolorosa, il proprio cognome apparteneva ad un impostore eppure quanta sofferenza ora vedeva riflessa in quelle membra e in quello sguardo che si volgevano arrossati e colmi di lacrime salate verso di lui. Non aveva cuore di rinfacciargli niente, non aveva cuore ora di attuare una assurda vendetta. Come poteva, se per istinto, inspiegabilmente, avvertiva con tutto sé stesso, con ogni fibra del proprio essere e del corpo che loro fossero sulla stessa barca. Per quanto diversi, per quanto sconosciuti si capissero con un sol sguardo di quanto fossero uniti nella stessa sventura, che appena toccati si sentissero presi da un'alchimia pericolosa completante...colpo di fulmine? Forse si o forse c'era dietro qualcosa di peggio, di più profondamente controverso e oscuro. Il loro era qualcosa di più sotterraneo e inevitabile,ma quelle considerazioni non andavano avanti dato che alla vista del viso piangente di Naruto, Sasuke perse ogni contatto e filo razionale con il ragionamento che stava conducendo così approfonditamente. Infine quella visione del biondino lo spezzo in due come un fulmine che colpisce un albero nel temporale. Quel temporale e quella pioggia erano le lacrime copiose di Naruto, quel fulmine era lo sguardo azzurro ora del tutto annebbiato dalla pioggia. Non resisteva più, così cedeva. Occhi chiusi e labbra protese, mani ben salde ancora sulle braccia per poi passare a intrecciarsi dietro al capo affondando le dita nei fili di crine biondo dell'altro. Un bacio casto su quelle labbra succose e ben disegnate, cuore e anima in subbuglio. Internamente si stava dando del pazzo: quello che stava baciando e consolando era colui che gli aveva tolto di mano la felicità e anche una famiglia. Ma non sapeva che farsene, dato che gli pareva di capire e percepire sin troppo bene che nemmeno Naruto, l'usurpatore del proprio posto che gli spettava di diritto, fosse felice come invece asuspicava dal racconto fattogli dalla donna che per sventura era pure la madre. In un certo modo, stava invidiando il biondino che non aveva madre e che quella che diceva di esserlo mentiva spudoratamente. Piuttosto che sapere di avere una madre del genere, meglio non sapere niente e pensare che era morta, rendeva tutto più semplice. Pensare che qualcuno alla propria nascita ti aveva messo al mondo volendoti bene. Così era anche peggio. In tutto questo, rimasto zitto e inerme, ora era con le guance arrossate, qualcosa fra le cosce che richiedeva a gran voce che fosse soddisfatto, le labbra chiuse ma voleva dire qualcosa. Il cuore e anima in subbuglio, la mente staccata e voleva solo saltare addosso al moretto. Ma vinto dalla sua dolcezza di gesti e attenzioni, non resisteva a lungo e così senza alcun preavviso: lo prendeva dai glutei spedendolo a gambe all'aria, compreso sé stesso, spiaccicandosi entrambi sul materasso completamente disfatto. Affannoso e dominante il biondino, lo baciava succhiando il labbro inferiore di un moretto del tutto perso e sorpreso. Eccitati e accaldati, si staccavano da quel bacio scossi dalle sensazioni che gli avevano procurato. Dipinti sul volto le medesime sensazioni ed espressioni idiote non molto intelligenti che riflesse su quelle dell'altro, faceva capire loro come fosse la propria. Senza alcunché di motivo proruppero in una fragorosa risata che destava sospetti al maggiordomo, ma che dotato di buon senso non ebbe cuore di interrompere dato che dopo molto tempo sentiva che qualcuno era riuscito a rendere felice quel signorino così gentile.
    Con discrezione venivano lasciati da soli e ai loro fatti, senza nemmeno rendersi conto di nulla. Beata ignoranza. I due però dopo la risata, per la prima volta, si guardavano in faccia ora rimanendo un po' a distanza come consci di essere due persone e di essere due perfetti estranei. Come estranei però nemmeno si erano rivolti molto parola, avevano più che altro compiuto molte azioni. Al sol rivangare le cose fatte entrambi morivano di vergogna, distogliendo lo sguardo e porgendolo, dirigendolo altrove dato la troppa fatica di dare e darsi una risposta su cosa, come potessero essere giunti sino a quello. Un silenzio imbarazzante così scendeva sulle loro teste:

  • ecco...- il primo a parlare fu il biondino, che con dita indici in preda a raptus di timidezza, sbattevano una contro l'altra, tentava di spezzare quell'intollerabile silenzio. Senza però riuscirci. - Allora...io...ecco... cioè...- ma non stava progredendo anzi semmai era peggio.

  • Naruto..non devi dire niente, anzi gradirei che partissimo da capo. Credo che siamo tutti e due consapevoli che io mi sia introdotto illegalmente nella tua stanza, che quello che è successo...insomma...per quanto...bello...- ma qui si doveva fermare perchè non sapeva come proseguire – non è normale che avvenga tra due sconosciuti...anche se...insomma...è stato particolarmente intenso e...b-b-bello!- arrossendo offriva di sé una visione timida e dolce, anche se si vedeva lontano da un mezzo chilometro quanto fosse arrabbiato con sé stesso per esserselo fatto sfuggire. Perchè quello che prevedeva di lì a poco si realizzava:

  • SASUKEEE! KAWAIIIII!!!!!!!- un uggiolante biondino gli piombava addosso baciandolo sulle labbra, sul collo buttandolo a gambe all'aria, nuovamente e fanno tre volte, lasciandolo del tutto spiazzato. Per quanto si opponeva, Sasuke non sapeva se realmente voleva toglierlo da sé anche se con più calma Naruto si calmava, permettendo al moretto di rimettersi seduto.

  • Sasuke...hai ragione solo che ciò che hai detto è vero. Non è normale, ma non si può non ammettere che quello che c'è stato è comunque avvenuto. Lo hai detto tu, nonostante tutto è stato bello. Non so per te ma per me è stata la prima volta, anche se con un uomo..mi è piaciuto perchè credo che sia stato e avvenuto..c-con..- ma veniva impedito di proseguire a dire te perchè due dita appartenenti a Sasuke, stringevano fortemente quelle labbra facendole apparire come un becco morbido buffo di un anatra chiacchierona.

  • Naruto...NO! - così i due ruoli si stavano invertendo, quello di domatore era ora il moretto a impartirlo a un pulcino pigolante e occhi a forma di cuore in preda a effusioni molto gradite dal nostro povero Sasuke, ma che mai in vita sua anche sotto tortura voleva ammetterlo.

    E così dopo qualche lotta di supremazia e di dolcezza, i due si misero a sedere guardandosi intensamente negli occhi e se il biondo sorrideva sapendola lunga, quello moro invece lo fissava male rimanendo imbronciato. Dopo poco scoppiavano a ridere senza motivo.
    In quella strana tranquillità, mentre Naruto si accingeva a chiamare la cucina per farsi fare un menù doppio con grande gioia della cuoca, una donna rimaneva nell'oscurità e con sguardo offeso squadrava il piano ligneo di quella porta da cui aveva udito e appreso ogni cosa. Anche chi vi fosse assieme a Naruto. Un sorriso stridente e amaro, colmo di ira deturpava quel bel viso ben disegnato e davvero bello, ma privo di un'ombra di bontà umana.
    Tempi bui e tempestosi ora attendevano i due giovani che pensavano di essere protetti e innocenti fuori pericolo, sino a che fossero rimasti rinchiusi in quella stanza da soli. Convinti che niente e nessuno poteva coglierli impreparati o ferirli perchè dotati di talento, bellezza e di giovinezza. Infame e impietoso destino e fato, giocava contro di loro e la donna se ne andava con passo pesante da quella camera con passo che rilevava quanto fosse colma di ira repressa, ma anche entusiasta del fatto che ogni cosa stesse procedendo come aveva previsto in ogni minimo particolare.

  
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