-Ti ho mai detto che rischi di tornare in prigione per questo?
-Almeno una decina di volte, Peter.
-Te lo ripeto di nuovo: hai contribuito ad un furto, Caffrey! Un furto!
-Sai che novità...
-Zitto, Mozzie!
-Non zittirmi, agente FBI!
-Oh, io ti zittisco eccome!
-Ragazzi... ragazzi, calmatevi.
-Zitto Neal!
Neal Caffrey dondolò avanti e indietro, annoiato: era quasi un'ora che andava avanti quell'inutile storia, e ancora i suoi due migliori amici battibeccavano.
E tutto per uno stupido furto!
-Senti, Peter, non ho alcuna voglia di stare qui a sentirvi litigare, chiaro?- esclamò dopo un po', avvicinandosi al poliziotto. Di fronte, Mozzie stava fermo, a braccia conserte.
-E allora fai in modo che entro le quattro quel dannato fascicolo sia sulla mia scrivania!
Neal guardò Peter allontanarsi e sbattere la porta, adirato.
Sospirò:
-Mi sa che stavolta ci conviene dargli ascolto, Moz.- sussurrò guardando quella mattonella removibile dietro cui si celava il fascicolo 04590. Il fascicolo di Mozzie.
-Non se ne parla! Nessuno può violare la mia privacy, Neal... nemmeno il tuo amico!- pronunciò le ultime parole con evidente disprezzo, poi si gettò sul divano.
-Moz... tornerò in carcere!- lo supplicò Neal: -E stavolta anche tu verrai con me.- aggiunse serio, sorridendo.
Fu forse quell'ultima affermazione a far cambiare idea al suo strambo amico.
-Che c'è, Caffrey? Vieni a costituirti?
-Passavo per caso.
-Aaah! Per caso...
Peter era seduto alla scrivania: una pratica in mano, qualche altro foglio sul tavolo, una tazzina di caffè accanto alla penna. Alzò lo sguardo e fissò il suo collaboratore, poi annuì.
-Ed è per caso che questo- e prese uno dei fogli: -sia riapparso proprio ora, vero?
-Coincidenze, Peter!- confermò Neal, fissando di sottecchi il caso a cui l'agente stava lavorando. -Ristorante Al vecchio ponte... di che si tratta?- domandò, sporgendosi ancora.
-Oh, non è un caso!- borbottò l'uomo, chiudendo di botto il fascicolo: -Si tratta di Elizabeth... sta organizzando una festa di compleanno per sua nipote Lizzie e...- si interruppe, perso nei suoi pensieri. -Caffrey!
-Dimmi, Neal.
-Tu sai che potrei prendere casualmente le impronte sul fascicolo e che, sempre per caso, potrei confrontarle con le tue, vero?
Neal trasalì per quel colpo basso:
-So-sono le tre e venticinque!- balbettò, fissando l'orologio: -Avevi detto che se entro... se entro le quattro avessi riportato il...
-L'ho detto.- confermò Peter, ridacchiando: -E ora ho cambiato idea. Credo proprio che darò una controllatina, a meno che...
-A meno che?- incalzò il truffatore, sulle spine.
-A meno che tu non mi aiuti con la festa.
Seguì un secondo di silenzio.
-Dimmi pure quel che devo fare.
-Alla caricaaaa!
-Ferma, piccola... ferma!
-Sta' fermo tu, invece! Devo infilzarti con questa spada!
-Con... con una spada?
-Questa spada!
-Fai pure...
Forse Alex avrebbe pagato oro per vedere quella scena, ma per fortuna non c'era. Quella che invece c'era, e forse sarebbe stato meglio se non ci fosse, era la folla urlante di bambine e bambini di otto anni.
Neal aveva sperato fino alla fine che Peter si fosse sbagliato, che la nipote di El compisse ventotto anni e non otto, ma non era andata così: l'altezza della festeggiata lentigginosa e quella dei suoi sdentati invitati non lasciava dubbi.
E così aveva provato a fare quello che Peter gli aveva detto.
Falli giocare a cose da bambini, falli divertire con la musica. Niente cose illegali.
Ripeteva quella frase nella sua testa da almeno mezz'ora, ma il piano sembrava non funzionare a dovere.
Qualcosa di molto pesante gli schiacciò la testa, facendogli strizzare gli occhi e battere i denti.
-Ma che diavolo...
D'accordo: basta così.
Si alzò, strofinandosi i pantaloni pieni di briciole di patatine:
-Basta così, ragazzi!- esclamò, riacciuffando due bambini che stavano per azzuffarsi: -Dunque... vi andrebbe qualche bel gioco di prestigio?
A pensarci bene, quell'idea gli sarebbe dovuta venire parecchio tempo prima: ora i bambini pendevano dalle sue labbra.
-...e così: PUFF! La moneta non c'è più!
Un silenzioso "Oooh!" schiuse le bocche dei quindici bambini.
-Tu, piccola, come ti chiami?
-Samantha!
-Vieni qui e prova a fare come faccio io: dunque, prendi in mano la moneta, passala di qui, poi...
-Caffrey! Cosa stai facendo?
-Peter!
-Avevo detto niente giochi di...
-Non è come sembra!
Neal si guardò intorno, sperando che quei marmocchi lo coprissero. Proprio in quel momento però, un bambino dall'aria saputella si alzò:
-Guarda qui, signore! Ho imparato a fare un gioco di prestigio!
L'occhiataccia di Peter fu una delle peggiori.