I Signori Del
Tempo
“Dottore,
io vengo con te!” lo sguardo di Pond era fermo e deciso, ma
non poteva
permetterle di rischiare così tanto.
“No Pond è
troppo pericoloso, Matthew ha inviato un messaggio di
priorità massima, questo
vuol dire che si trova in brutti guai”, lei lo
afferrò per il braccio
impedendogli di andare.
“Forse non
hai capito, la mia non era una domanda. Io VENGO con te e non si
discute”,
l’uomo tentò di replicare, ma lei fu
più desta tappandogli la bocca con la mano
“E’ mio figlio”.
Il Dottore
le tolse la mano e la corresse:
“Nostro
figlio”.
Azionò la
leva e la piccola cabina blu partì con un rombo
così forte da costringere la
donna ad attaccarsi alla ringhiera per non cadere.
“Dobbiamo
prendere subito velocità se vogliamo arrivare in tempo alla
loro astronave”
spiegò brevemente il Dottore, ma non era quella la
principale preoccupazione di
Amy che chiese:
“Cosa
faremo quando arriveremo? Li distruggeremo?”, il Dottore
alzò un sopracciglio
contrariato
“Certo che
no Amy! Lo sai che non uso mai la violenza! Troveremo una
soluzione…ci sto
ancora lavorando…”.
Lei non era
contraria alla violenza, li avrebbe distrutti tutti o torturati
lentamente se
avevano toccato il suo bambino. Il comportamento pacifista
dell’uomo la
infastidiva,
“Non hai
proprio intenzione di cambiare?”, il Dottore la
guardò sorpreso e con
naturalezza rispose
“Io sono
cambiato, ora ho un’altra forma…Cambio
continuamente!”
“No,
intendevo caratterialmente…non vorresti, per così
dire, rinnovarti?”, l’uomo
non credeva a quello che sentiva, la sua Amy voleva cambiarlo?!
“Se mi
rinnovassi non sarei più io, non sarei più il
Dottore!”, Pond non ne era tanto
convinta,
“Ti sei già
leggermente rinnovato! Ad esempio non il tuo cravattino non
è più ‘forte’ ma
‘figo’”,
per il Dottore fu come una doccia di acqua gelata.
Il suo
labbro inferiore iniziò a tremare, così come il
resto del corpo e gli occhi gli
si inumidirono.
Si rifugiò
in un angolo, mentre cadeva in una specie di trance risucchiato dal
ricordo di
quel giorno maledetto.
Era una normale
mattina e aveva
deciso di andare qualche anno avanti nel futuro per una breve
esplorazione (in
realtà era alla ricerca della prima assoluta del suo
videogioco preferito). Giunto
al negozio un bimbetto di nove anni gli si era parato davanti
impedendogli di
entrare, e indicando il suo farfallino aveva chiesto, “Che
roba è quella?”.
Stingendo tra le dita il tanto amato
accessorio il Dottore rispose con nonchalance,
“Il mio cravattino, i cravattini
sono FORTI”. Il bimbo si era messo a sghignazzare e
guardandolo con pietà e
disprezzo gli aveva sbattuto in faccia la
triste realtà ovvero:
“Sei proprio vecchio!”.
L’uomo ne rimase così shockato che
costrinse il bambino a insegnarli il linguaggio moderno e aveva
scoperto che il
corrispondete moderno di “forte” era
“figo; da quel giorno il suo vocabolario
era cambiato.
Nessuno avrebbe più osato dargli del vecchio.
Quando
raccontò la storia ad Amy, questa si sganasciò
dalle risate, iniziando a
canzonarlo.
Il Dottore
non si lasciò sopraffare:
“Comunque i
miei 900 e passa anni li porto benissimo, a differenza di qualcun
altro…”, la
donna si rabbuiò,
“Che
vorresti insinuare?”, lui alzò le spalle,
“Niente
sottolineavo che porto i miei anni meglio di te, io almeno non ho
ingoiato un
cocomero intero”, la donna iniziò a fumare di
rabbia.
“Ero
incinta Dottore, IN-CIN-TA!”, lui la studio con un occhiata
“Ora però
non sei più incinta, ma la pancetta ti è
rimasta”.
Furono le
sue ultime parole. La donna gli si scagliò adosso
picchiandolo selvaggiamente,
mentre lui urlava “Pond smettila! Stavo
scherzando!”.
Le sue
ultime parole famose.
…Non
avrebbe potuto
assistere a visione peggiore.
Gli si
spezzò il fiato e tutto iniziò a giragli
vorticosamente intorno.
Decine e
decine di celle frigorifere riempivano un’immensa stanza
bianca, dalle quale
fuoriuscivano tubi spessi mezzo metro collegati ad un
alimentatore posizionato
al centro della stanza e un altro apparecchio di grandi dimensioni che
risplendeva di una sinistra luce giallognola.
Quella luce
lo faceva sentire male, un dolore che proveniva dai meandri del suo
cuore.
La
conosceva bene quell’energia.
Quell’energia
era parte della sua specie.
Dentro
quelle celle c’erano dei Signori del Tempo.
Il Dalek si
accorse della sua espressione stupefatta e infierì
“Già, la
vostra specie non si è estinta…è stata
ibernata” iniziò a ridere sadicamente “e
prima che tu mi chieda il perché te lo dico io. La vostra
immensa energia, capace
di farvi essere immortali, ci serviva e ci serve tutt’ora per
diventare i
padroni dell’universo. Per questo li abbiamo lasciati vivere,
siete come una
batteria che ricarica le nostre astronavi e le nostre armi, una risorsa
che
purtroppo sta finendo, ma ora abbiamo te…”.
Una serie
di immagini iniziarono a scorrere nella sua piccola, geniale mente: i
Signori
del Tempo, una razza che viveva in pace e in serenità nei
meandri dell’universo;
l’arrivo di invasori che avevano distrutto tutto, sterminando
un intero popolo;
un giovane Dottore, i quali sensi di colpa gravavano sulla sua
coscienza da
ormai troppi anni e la cui esistenza era segnata dalla solitudine;
morte,
sofferenza, distruzione.
Fu un gesto
fulmineo, dettato dalla rabbia e dalla sete di vendetta che si stava
scatenando
dentro di lui. La mano luminosa di energia oltrepassò il
corpo dell’alieno da
parte a parte.
La faccia
del mostro si contrasse in una smorfia di dolore, guardò
Matthew stupefatto e cadde
inerme a terra , una chiazza di sangue verde si formò sotto
di lui.
Il rumore
della caduta attirò l’attenzione dei altri Dalek
che accorsero e appena videro
il compagno morto si scagliarono contro il bambino che, tornato in se,
tremava
guardando il corpo a cui aveva appena tolto la vita.
“Come hai
osato uccidere un nostro compagno? Pagherai con la morte la tua
ribellione”,
alzò un arto pronto a scagliarlo contro il piccolo, ma un
rumore improvviso e
delle urla lo bloccarono.
Un soldato
semplice si affacciò alla porta urlando:
“Veniamo
attaccati!”
Tutti si
precipitarono nella sala principale.
Al centro
della stanza gli alieni tenevano sotto tiro una strana astronave, molto
piccola, ma la più pericolosa in assoluto…una
cabina blu.
-CONTINUA-
-Resuscito-
Intanto
spero vivamente che questo capitolo ti sia piaciuto J
Come sempre
apprezzerei consigli su come migliorare il mio stile o altro,
perciò non
trattenerti dal fare anche una piccola recensione (“anche una
piccola cosa può
cambiare il mondo”), le accetto stra volentieri!
Grazie
mille per il grande sostegno
che mi stai
dando! Ciao alla prossima!