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Autore: Prue786    01/02/2013    0 recensioni
“Io…” il giovane aumentò la stretta alla testa, respirando un po’ a fatica “Non…” scosse piano il capo, reprimendo un’imprecazione “È assurdo, ma non ricordo.” [...] “...non ricordo il mio nome...”
Genere: Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. Chi sono?

 

Il giovane si rese conto di essere cosciente quando avvertì il fastidioso pulsare alla tempia sinistra. Con un gemito si mosse lentamente, avvertendo il fruscio delle lenzuola, la pesantezza del suo corpo e qualcosa stretto intorno alla testa.

Inspirò piano prima di sollevare le palpebre e rimase a scrutare nell’oscurità, non riuscendo a mettere a fuoco nulla che gli fosse familiare.

Lo scatto della maniglia gli fece tendere l’orecchio prima che uno spiraglio di luce filtrasse della porta e dei passi si facessero più vicini.

“Sei sveglio?” sussurrò una voce sconosciuta, facendogli alzare lo sguardo su un volto di donna solcato da profonde rughe.

Con uno scatto improvviso il ragazzo si tirò a sedere, pentendosene immediatamente.

“Cazzo!” Urlò afferrando la testa con entrambe le mani.

“Merda!” Strillò nuovamente quando l’intero corpo fu attraversato da una fitta di dolore. “Dannazione!” Strinse i denti cercando di rimanere immobile e far placare le stilettate che lo stavano pervadendo ovunque.

Si limitò a respirare pesantemente stringendo con forza gli occhi, la testa china sul copriletto e il cuore che gli martellava in petto.

“Hai finito di imprecare?”

La voce contrariata della donna gli fece muovere lentamente il capo per riuscire a lanciarle un’occhiataccia. “Non lo so…” sibilò lasciando andare un sospiro.

“Ti consiglio di stenderti, giovanotto, e di non fare altri scatti del genere!” Scosse la testa con aria esasperata ed uscì dalla stanza, socchiudendo appena la porta.

“Max!” Si sentì la voce della donna a poca distanza “Boccuccia di rosa si è svegliata!”

Il ragazzo fece una smorfia e l’ennesima fitta gli fece digrignare i denti “Cazzo…” Sussurrò cercando di non muoversi più. Chiuse gli occhi e quasi non si accorse del nuovo ingresso.

“Stai bene?” domandò una voce profonda.

Sarebbe scoppiato a ridere se non gli avesse fatto un male atroce.

“Secondo te?” alzò lo sguardo, incrociando quello dell’uomo in giacca e cravatta, che lo fissava con la fronte aggrottata.  

“Hai ragione, è una domanda inutile!” mormorò il nuovo arrivato, distendendo per un attimo il viso.

Uno sbuffo irritato “Puoi dirlo forte… devo aver fatto venire un colpo alla nonnina.” borbottò, lievemente dispiaciuto.

“Non preoccuparti, mia madre non rimarrà sconvolta per così poco.” L’uomo si avvicinò di qualche passo al letto “Hai bisogno di qualcosa?” Domandò con una punta d’apprensione, ricevendo, in cambio, un’occhiata perplessa.

“A parte un corpo non dolorante, non credo!”

“Bene…”

Il ragazzo si lasciò sfuggire un lento sospiro, il viso che gli si contorceva per il dolore.

“Puoi… ripetermi come ti chiami? Temo di averlo dimenticato.” La voce dell’uomo era bassa e quasi insicura ma quando l’altro alzò lo sguardo su di lui gli rivolse un sorriso.

“Io…” il giovane aumentò la stretta alla testa, respirando un po’ a fatica “Non…” scosse piano il capo, reprimendo un’imprecazione “È assurdo, ma non ricordo.” Aprì e chiuse la bocca più volte prima di sbottare, innervosito “Cazzo, non ricordo il mio nome, porca puttana!” Deglutì mentre il panico cominciava ad attanagliargli lo stomaco, il cuore che aumentava la sua corsa. “Com’è…?”

Le mani dell’uomo si poggiarono piano sulle sue spalle “Stai tranquillo! Hai solo bisogno di riposare un po’, tutto qui. Vedrai che dopo ricorderai tutto.” Con una lieve pressione spinse il giovane a sdraiarsi nuovamente.

“Ma…”

“Non pensarci e per ora cerca solo di dormire, va bene?”

Il giovane lo fissò, annuendo “Ok…” mormorò sbattendo le palpebre prima di socchiudere gli occhi. L’ultima cosa che avvertì, prima che la nebbia del sonno l’avvolgesse, fu la lieve carezza sulla fronte fasciata.

 

Max sospirò pesantemente, richiudendo la porta della camera, e percosse il corridoio a passo sostenuto, mentre infilava una mano in tasca per prendere il cellulare.

“Dove diavolo sei?” Attese in silenzio la risposta all’altro lato e inarcò le sopracciglia, innervosito “Non mi interessa, non sono io ad essermi cacciato in questo casino e sto cercando di tirartene fuori per un solo motivo!” Inspirò rumorosamente entrando in una stanza con una grande scrivania in legno, sedendosi sulla poltrona girevole di pelle nera.

Cominciò a tamburellare con le dita sulla superficie levigata “Sì, sì, ho capito, risparmiami le crisi isteriche e muoviti a tornare qui!” L’uomo strinse con forza un pugno continuando ad ascoltare la voce dall’altro lato del telefono prima di sbottare, stizzito: “Non mi frega un cazzo di quello che pensi, immagini o auspichi, per la miseria!” Si immobilizzò di colpo, respirando a fondo più volte “Ho detto…” ricominciò con tono più pacato “Ritorna subito qui e in qualche modo vedremo di sistemare questa faccenda, va bene?” Sorresse la testa con una mano, annuendo debolmente “Perfetto, allora a dopo…” Mormorò appena prima di chiudere la chiamata.

Lasciò cadere il cellulare sulla scrivania e prese a massaggiare le tempie, chiudendo gli occhi “Maledizione…” Si lasciò scappare a mezza voce alzandosi di scatto e abbandonando la stanza.

   
 
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