Mi svegliai di
soprassalto ansimando senza sosta tenendomi stretto il petto, come se
avessi un dolore che partisse da dentro, all’altezza del
cuore. Per fortuna che è stato solo un sogno, anzi, il
peggiore degli incubi. Appena allungai la mano per prendere la sveglia
con lo scopo preciso di guardare l’ora, e non quello di
scaraventarla sul muro, notai che sul mio polso destro c’era
inciso il numero 10. All’inizio pensai che fosse stato uno
scarabocchio di Bulma, ma dopo averlo lavato più e
più volte con acqua e sapone notai che non si cancellava.
Non mi preoccupai e andai a scuola normalmente, incrociando Bulma allo
stop, come era solita fare.
Ci
incamminammo insieme verso l’istituto, parlando della
scampata interrogazione di biologia e della verifica di lessico che si
sarebbe svolta l’indomani mattina. Come se fosse un rito,
Chichi sbucò da non si sa dove e abbracciò Bulma
in modo soffocante, tanto che la vittima cercava di scrollarsi di dosso
l’amica. Solo dopo una lunga conversazione finalmente si
degnò di salutarmi. Arrivammo in classe, e come al solito
tutti gli alunni ci accolsero con sonoro e pimpante
“buongiorno”. Sulla cattedra era posato un foglio,
il quale comunicava la mancanza del professore di matematica.
Io non avevo tempo da perdere in quelle sciocchezze, avevo un mistero
da risolvere. Mi diressi con i piedi di piombo verso Kaharot, facendolo
sobbalzare dalla sedia su cui si era seduto pochi attimi fa.
-
Ehi Kaharot vieni un attimo di là, devo farti vedere una
cosa- il mio tono era serio e non ammetteva repliche.
Mi
seguì come un cagnolino, e dopo avergli fatto vedere il
polso ridacchiò e disse:
-
Allora avevo ragione eh? Lo sapevo che non ti volevi lavare per tenerti
lo scarabocchio di Bulma-.
-
Guarda che a prescindere da chi mi avesse fatto lo scarabocchio mi
sarei lavato comunque! E poi cosa vai a pensare, questo non
è uno scarabocchio. Ho cercato di lavarlo con acqua e sapone
ma non ci riesco, è indelebile-.
Kaharot si
ferma un attimo a riflettere sul da farsi.
-
Sai, ho letto un libro che si chiama “il ragazzo che saltava
nel tempo” e anche lui aveva quel numero tatuato sul polso.
Per tornare indietro nel tempo scriveva un’equazione
algebrica, poi un numero da sottrarre e alla fine tornava indietro!-.
Questa
l’aveva sparata davvero grossa … Io, un
viaggiatore nel tempo, ma siamo pazzi?
Diedi una
pacca sulla spalla a Kaharot e gli consigliai di cambiare spacciatore
perché questa non l’avevo mai sentita. Incurante
delle sue proteste me ne tornai al mio posto, cercando di capire se
quello che disse Kaharot era vero. Anche io lessi quel libro, e per
fortuna mi ricordai l’equazione che fece il protagonista per
la prima volta.
Presi un
foglio a quadretti e cominciai …
7D6q90w46-Xcg:3hfre+93dht*5sin-0cos=x*(dhre+xy8z-co9):dgeafu:dhr*(hry-dhra)*-20m
Ad un certo
punto la scritta cominciò a diventare sempre più
sottile, fino a scomparire del tutto, come se fosse assorbita dal
foglio. Tutto scomparve e mi ritrovai da solo, ancora davanti alla
porta di casa con lo zaino in mano e la borsa di educazione fisica in
spalla, pronto per andare a scuola. Non ci credei. Kaharot per una
volta aveva avuto ragione. Feci finta di niente e dopo essere uscito
dal cancello, ritrovai come al solito Bulma, la quale si lamentava del
mio ritardo, parlando da sola e agitando le braccia in modo vistoso.
Cominciammo a parlare della scampata interrogazione di biologia, quando
ad un certo punto della conversazione Bulma mi interruppe.
-
Io avevo già parlato con te di quest’argomento,
proprio stamattina!-.
-
Ma se mi hai appena visto, dimmi come faccio ad aver parlato con te.
Guarda che non siamo telepatici eh-.
Bulma si
scusò e continuammo la nostra conversazione.
Come era
successo prima, Chichi le saltò addosso soffocandola, e dopo
entrammo in classe. Sulla cattedra c’era un foglio che
informava gli studenti dell’assenza del professore. Mi
guardai il polso e notai che il numero era passato da 10 a 9. Cominciai
a riflettere, credendo che se utilizzassi tutte quelle
possibilità di tornare indietro allora sarebbero scomparse
dal mio povero polso. Oggi alla seconda ora abbiamo educazione fisica,
e guarda caso proprio oggi c’è
l’apertura della nuova piscina.
Appena mi
avvicinai a Bulma la sua amica fece un’espressione di
disprezzo e se ne andò da Goku.
-
Allora, pronta per la prova costume? Non dirmi che una mangiona, ma
soprattutto trincona come te ha portato il bikini … Sai, non
ho la minima voglia di guardare quell’orrore della tua ciccia
che esce dal costume e ballonzola su e giù mentre cammini-
sorrisi sardonico, godendomi la sua espressione allibita.
-
Ma! Come ti permetti?! Io non sono grassa, anche se in questo ultimo
periodo mi sono lasciata un po’ andare … Comunque
fatti una valanga di affari tuoi e non venire a rompermi le scatole!-.
Dopo la sua
sfuriata me ne andai con il sospetto che per lei era arrivata
“la visita della zia Flo”, siccome non mi risponde
mai con quei toni.
La campanella
suonò, e la prof entrò con una borsa in mano e
con il registro nell’altra. Dopo aver fatto
l’appello ce ne andammo all’aperto, dove ci
aspettava la nostra agognata piscina. Bulma non usciva dallo
spogliatoio, ma si sentivano le urla isteriche delle sue amiche che la
obbligavano a farsi i codini e mettersi il costume. Una scena
raccapricciante. Io ero a conoscenza che Bulma non sapesse nuotare, ma
non credevo che fosse stata capace di fare queste scene. Fatto sta che
finalmente uscì con una felpa larga che la copriva fino a
metà coscia. Si sedette e aspettò. Dopo neanche
dieci minuti Marion la affiancò e cominciò ad
infastidirla …
-
Senti, ma con quella felpa hai intenzione di nascondere la tua ciccia
oppure hai intenzione di stare così per tutto il tempo, eh?-.
-
Senti Marion, che ne dici di chiudere quella fogna e non riaprirla mai
più? Sai, ti puzza il fiato, ma d’altronde non ci
si può aspettare niente da una rete fognaria quale sei,
quindi, o appendi un arbe magique sulla lingua così almeno
l’odore migliora, oppure chiamo la manutenzione per
dichiarare la tua zona orale come infestata e così la
chiuderanno per un bel po’-.
Marion di
risposta la guardò in modo sinistro e torvo, ma Bulma non ci
fece alcun caso. Nessuno avrebbe potuto anticipare cosa avrebbe fatto
Marion poco più tardi, e neanche io.
Molte ragazze
si affollarono intorno a Bulma, per complimentarsi della sua
prestazione, mentre alcune rimanevano ad osservarla da lontano,
compresa Marion. D’un tratto si avvista una chioma azzurra
avvicinarsi sempre di più a noi, fino ad arrivare a Bulma,
la quale era in piedi a parlare con C-18. La ragazza prese il polso di
Bulma con violenza, tirandola fino al bordo della piscina, per poi
sollevarla e gettarla dove l’acqua raggiungeva i tre metri di
profondità, laddove era vietato nuotare. L’impatto
con l’acqua fu dolorosissimo, siccome era caduta di schiena.
Marion se ne andò con aria soddisfatta, e quando mi
sorpassò mi guardò con una certa malizia in
volto, aspettandosi chissà quale reazione da me.
Corsi subito a
soccorrere Bulma, la quale non riemergeva dall’acqua, mentre
tutti gli altri se ne stavano a osservare meravigliati e sorpresi la
scena. Mi tuffai, ma quando la raggiunsi non riuscii a prenderla;
agitava le braccia e dimenava le gambe cercando di risalire; non appena
riuscivo ad afferrarla mi respingeva in malo modo, come se volesse
riemergere da sola. Ovviamente io e Bulma non avevamo molto ossigeno a
disposizione, così le andai davanti e la presi dalla vita
stringendola forte, e riemergemmo pochissimi attimi dopo. Dei sospiri
si librarono nell’aria, alcuni di sollievo, mentre altri di
stanchezza per lo sforzo subito. Bulma giaceva inerme tra le
mie braccia, con la testa all’indietro e le braccia ammollo
nell’acqua calda della piscina. Una giornata che doveva
essere tranquilla, ma soprattutto divertente si è rivelata
un vero e proprio disastro. Un “incidente” di
percorso nella vita. Non ci rimuginai troppo, e una volta posato il
corpo di Bulma sul bordo della vasca corsi subito in classe e presi di
nuovo un foglio a quadretti, pronto per scrivere per la seconda volta
l’equazione.
Ancora una
volta, dopo aver finito di scrivere il secondo membro, la scritta
divenne un tutt’uno con il foglio bianco, per poi aprirsi un
vortice davanti a me, risucchiandomi completamente, mandandomi
nell’oblio più totale.
Aprii gli
occhi lentamente e ritrovai Bulma a meno di una spanna dal mio volto.
-
Ehi ma che fai? Dormi in piedi? Guarda che dobbiamo cambiarci. Muoviti
o non mi insegnerai mai a nuotare!-.
Rimasi basito.
Quando glielo avevo promesso? Io non mi ricordo niente del genere.
Sapendo quello che sarebbe potuto accadere dopo l’entrata in
scena di Marion tenni Bulma sempre accanto a me. Osservai il polso, e
notai che il numero era sceso a 8… ancora otto volte e i
numeri sarebbero svaniti. Dopo aver fatto l’appello ci
disponemmo a coppie sul bordo della vasca. Io scelsi Bulma, la quale mi
lanciò un’occhiata d’intesa molto
equivoca agli occhi degli altri. Ci immergemmo in acqua, e sentii una
presa ferrea ai miei fianchi, ma quando abbassai lo sguardo ne rimasi
schifosamente colpito. Marion mi si era avvinghiata come una piovra,
lanciando sguardi minacciosi alla mia compagna, la quale la guardava
sbigottita e sorpresa, ma con una nota di disgusto. Per far allontanare
quella sanguisuga le schizzai in faccia l’acqua molte volte,
finché non mi lasciò andare. Io intanto presi
Bulma per le spalle e andammo dalla parte opposta, dove
l’acqua era meno alta. La lezione di nuoto del bagnino Vegeta
iniziò: per prima cosa doveva tendermi le mani e lasciarsi
trasportare per almeno una ventina di metri, ma la mia allieva non ne
volle sapere di collaborare, quindi scesi a ricatti.
-
Sai Bulma, io posso anche abbandonarti qui come un cane randagio e
andare con Marion. – dissi indicandola – quindi se
vuoi imparare a nuotare come si deve devi impegnarti, ma soprattutto
devi fidarti di me-.
Bulma
arrossì in modo molto vistoso, tant’è
che potevano scambiarla per una boa con sopra una parrucca celeste.
Abbassò lo sguardo imbarazzata e mi tese con molta lentezza
le sue mani tremanti.
Di risposta
gliele presi e cominciai ad allontanarmi camminando
all’indietro, stando attento a non tamponare nessuno. Andava
tutto bene fino a quando qualcuno, mentre passava, spinse la testa di
Bulma sott’acqua. Spintonai Marion e presi immediatamente la
mia allieva tra le braccia; Bulma si fece piccola piccola girandosi
verso di me e nascondendo il viso nel mio petto. Tremante mi chiese se
potevamo continuare, ma non ero sicuro del suo stato di salute.
Come al solito
le ragazze uscirono dopo di noi, raggiungendoci in seguito in classe,
dove si sarebbe svolta l’assemblea con i rappresentanti.
Quest’anno furono sorteggiati un maschio una
femmina, e con la fortuna che potevo avere è stato scelto
proprio il sottoscritto.
Io e la mia
compagna ci sedemmo sulla cattedra, per poi urlare di stare in silenzio
e di comportarsi bene. Questo mese ci sono stati molti problemi con la
classe e con i professori, soprattutto quello di geografia.
-
Secondo me il prof. di geografia non segue il libro e fa esempi che poi
non ci ricordiamo!- gridò Marion, la quale era in fondo alla
classe.
Bulma
alzò la mano per parlare, e cominciò il suo
monologo.
-
Marion, guarda che se osservi bene gli argomenti che ci fa studiare il
prof. sono tutti sul libro, basta guardare il titolo e il programma
degli argomenti che ci ha dato. Non è difficile da capire. E
poi un’altra cosa che riguarda gli esempi. Secondo te sarebbe
meglio se non li facesse? A questo punto è meglio studiarsi
tutto il libro facendo interrogazioni a go go-.
Infine Bulma
si girò piano piano verso Marion, che aveva la bocca aperta
dallo stupore. In risposta le fece un ghigno vittorioso e, alzando la
mano destra, le fece il segno “loser”, mimandolo
anche con la bocca.
Finimmo per
discutere anche sull’uso dei cellulari durante le lezioni e
addirittura sulla fogna che ogni volta qualcuno si ritrovava
puntualmente sotto il banco ogni mattina. Infine abbiamo aperto una
disputa sulla media dei voti della classe e della probabile gita di una
settimana all’estero.
Tornammo a
casa stanchi morti, io per la giornataccia, mentre Bulma per la lezione
di nuoto.
Stette zitta
per tutto il tragitto, così decisi di rompere il ghiaccio,
non conoscendo le conseguenze che avrebbero portato per colpa di questo
insano gesto.
-
Allora Bulma, vorresti fare ancora piscina, eh?- le chiesi sarcastico.
-
Ci sono tanti modi con cui potrei risponderti: mai, neanche tra un
milione di anni, assolutamente no, scordatelo, toglitelo dalla testa,
niente, negativo, mh, naaah, no, e naturalmente quello che
preferisco in assoluto. L’uomo che cade dal burrone:
Noooooooooooooooo … puf-.
Rimasi
sbigottito dal suo monologo come risposta. È la prima frase
che la sento dire tutta d’un fiato, e direi che non se la
cava per niente male … almeno non si impappina la lingua
come testa da tartaruga o Kaharot. Dopo esserci divisi e essere
rincasati ognuno nella propria abitazione, ci mettemmo a fare i compiti
per il giorno seguente, aspettando con ansia l’agognata gita
all’estero.
CONTINUA…
ANGOLO
DELLA DISPERATA
Ehm
… l’unica cosa che posso fare in questo preciso
istante è chiedere il vostro umile perdono per la mia
assenza. Per fortuna però mi è venuta
un’idea per andare avanti nella storia, così da
non lasciarla in sospeso. Sarei molto grata se mi diceste la vostra
opinione e se vi piace l’idea ^^
*si
rifugia dietro alla sua gatta* spero almeno che vi piaccia questo
capitolo, e prometto che aggiornerò più
in fretta.
Ecco,
l’ho scritto. Ora mie care lettrici e lettori potrete
assicurarvi degli aggiornamenti più veloci da parte della
sottoscritta ^^
Buona
serata a tutti belli e brutti <3
Linx