Eccomi qui, ringrazio ancora tutte voi che mi seguite così interessate...sono stupita, ma compiaciuta, perchè non immaginavo che sareste state così tante. Continuate a dirmi le vostre opinioni e abbiate ancora un pò di pazienza: il bell'Edward si farà desiderare ancora un pò...
ciao, Teresa.
Capitolo
secondo:
Carichiamo
i bagagli nel retro della Jeep.
<< Wow, Bella
hai un’auto che è uno
schianto! >>
Mi
dice
Rose allungandomi una gomitatina nel fianco.
<<
Già,
mi trattano bene qui. Ho tutto quello che chiedo servito su un piatto
d’argento...Andiamo o siete troppo stanchi? >>
<<
No,
figurati, è una serata così tiepida, non mi va di
chiudermi subito tra quattro
mura…cosa ne dici Eric? >> Ci voltiamo verso
Yorkie che si è leggermente
scostato e parlotta al telefono. Senza interrompere la conversazione,
annuisce e
ci fa segno di ok con la mano libera.
<<
Bene,
partiamo, allora >> dico loro aprendo lo sportello della
guida. Attendo
che Rose si accomodi al mio fianco e che Eric, chiuda quello posteriore
mentre
interrompe la conversazione.
<<
Tutto
bene Ric? >> gli chiede Rose. <<
Sì, perfetto, la mia fidanzata Hanna
vi augura una buona serata. >>
Accendo
l’auto ed esco dal parcheggio imboccando l’Orange
Avenue. Svolto a sinistra in
Americana Boulevard e la percorro per alcune miglia nella quiete serale
di
questo giovedì di marzo.
I miei ospiti si guardano
intorno, rapiti
dall’inusuale percorso cittadino, che alterna palme
torreggianti nel buio, ad ampi
prati dal manto erboso perfettamente curato. All’interno dei
prati svettano
alti zampilli
d’acqua illuminati da
giochi di luce. Questi, ricadendo, creano mille riflessi
d’argento sulle larghe
macchie scure svelando
la presenza di
inaspettati laghetti. Poi ripiombiamo nel buio più assoluto
interrotto qua e là
dalle insegne luminose degli alberghi.
Osservo
le
loro espressioni soddisfatta perché a suo tempo, questo
paesaggio, aveva
incantato anche me.
<<
E,
Alec, hai già un’idea di quando
riuscirà a raggiungerti? >> Le chiedo. Una
pausa un po’ più lunga del normale mi anticipa che
qualcosa tra lei e
l’avvocato non funziona.
<<
Credo
proprio che non verrà. Abbiamo colto l’occasione
di questa mia trasferta al sud
per prenderci…come dire…una pausa di riflessione.
>>
Storco il naso e le dico che
mi dispiace.
<<
Oh,
per carità Bella, non fingere di essere triste. Alec non ti
è mai piaciuto… e a
questo punto mi costa, ma devo darti ragione. Ammetto che, in fondo,
non avevamo
molte cose in comune .>>
“DIO
SIA
LODATO” penso.
Allora non ero io quella paranoica che
lo credeva solo interessato a farsi notare nei posti che contano con
Barbie-Rose
al braccio.
<<
Non
ci provo nemmeno, anzi spero che non ti dispiaccia troppo se il primo
brindisi
che farò sarà al tuo rinsavimento!
>>
Nel
frattempo arriviamo davanti al Blue Martini Orlando, locale che io ed
Alice
bazzichiamo spesso.
Scendiamo e ci dirigiamo verso
l’ampia
facciata bianca a timpano sorretto da colonne in finto stile classico,
incorniciata dall’esplosione della flora esotica qui
rappresentata da un
tripudio di palme di ogni misura e di giganteschi cespugli di Hibiscus
dai
grandi fiori color corallo.
L’interno
è spazioso, ma l’atmosfera è intima. Il
locale è illuminato dalla luce blu che
corre sul soffitto del bancone circolare posto al centro della sala.
E’ pressoché
vuoto, ci saranno al massimo una ventina di persone,
perlopiù a gruppetti di
tre o quattro del medesimo sesso. Controllo accuratamente tra le poche
coppie
presenti, ma con disappunto non scorgo la chioma castana di Alice.
Guardo
l’ora sul cronografo da polso. “Sono
le dieci e mezzo, non è tardi, avrebbe
potuto esserci”.
<<
Aspettavi
qualcuno? >> mi chiede sottovoce Rose mentre ci
accomodiamo sui divanetti
rivestiti di pelle marrone di un tavolo laterale.
<<
No,
mi ero illusa di trovarci Alice, vi avrei fatto incontrare a sorpresa.
>>
<<
Ma
non mi hai detto che è uscita con un collega?
>>
<<
Sì,e
vedessi che tipo…un armadio tre ante di noce
massiccio.>>
Rose si alza per lasciare passare Eric
che si
dirige verso il bagno. Torna a sedersi, si protende verso di me e mi
guarda
scandalizzata. << Beh, tu avevi intenzione di
immischiarti nella loro
uscita a due? Magari ora sono oltre la parte verbale e si stanno, per
così
dire, conoscendo meglio… >> Agita
verso di me indice e medio delle due mani per evidenziare
il sottinteso.
<<
Oh,
non credo…non in senso biblico per lo meno. L’hai
detto tu stessa che è uscita
con un collega. E quello, non è neppure uno qualunque, ma
uno dei pochi che possono
aspirare a far parte del nostro gruppo. >> Le rispondo
mentre il tarlo del
dubbio m’assale.
<<
E poi, per quanto pazza e spregiudicata possa essere quella ragazza, sa
benissimo che sul Dr. Black dovrà, domattina, presentarmi
una relazione. >>
Ridiamo, insieme, di gusto.
Dopo
esserci sparati un giro di Long drinks blandamente alcolici a base di
frutta, ci dirigiamo verso
casa.
<<
Invece tu, Bella, hai trovato qualcuno che ti abbia fatto dimenticare
l’affascinante
pilota
dell’ Esercito di Sua Maestà?
>>
Non
le
vedo il viso, nel buio dell’abitacolo, ma sento
un’ombra di malinconia nella
sua voce.
Alle
sue
parole mi torna in mente il sogno della notte appena trascorsa:
…sono
leggera e colorata come una
farfalla…Mi libro delicata in un meraviglioso
luogo ricco di piante e di fiori…guardo le mie mani affascinata
dall’aspetto fragile e curato delle lunghe dita. Le unghie
sono perfettamente
laccate di rosa pastello. Ai
polsi ho tanti sottili braccialettini d’argento che
tintinnano musicali…D’un
tratto il paesaggio cambia. Sotto di me c’è solo
un caldo deserto percorso da
dune di sabbia. Lo sto sorvolando quando noto una camionetta in panne
col
cofano aperto. C’è
un soldato chinato dentro
ad esso . Riconosco la figura, è James.
Da dietro una duna sbuca una jeep con tre uomini armati
che si dirige
spedita verso di lui.
Urlo
disperata il suo nome più
volte, ma non mi sente…A quel punto mi butto. Spicco il
salto da un elicottero
su cui non ricordo di essere salita e atterro con una professionale
capriola
laterale.
Mi
alzo in piedi in un attimo, mi
posiziono tra James e gli aggressori che nel frattempo stanno puntando
le loro
armi. Lo proteggo col
mio corpo mentre
imbraccio la mitraglietta e faccio fuoco. La jeep e il suo equipaggio
saltano
in aria in un inferno di fiamme.
Mi
volto e mi passo una mano sulla
fronte per detergermi il sudore dovuto al calore dell’
esplosione. Mi
guardo intorno e lo
cerco. James mi sta fissando con
un’espressione triste e…delusa? Scuote la
testa , sembra…rassegnato. Si gira col suo passo elegante e
si allontana…
Calde
lacrime mi riempiono gli
occhi annebbiandomi la vista. Lo chiamo, ancora, lo supplico di
fermarsi. Di
nuovo non mi sente.
Mi
sveglio di soprassalto inspirando
con violenza.
<<
No. >>
le rispondo. << Nessuno che voglia gareggiare in
virilità con il mio
Breil… >>
L’ultima
volta che ho sentito James è stato un anno fa circa. Mi ha
inaspettatamente
chiamata per complimentarsi per la mia promozione a Comandante. Le
parole sono
state carine, ma il tono formale, era velatamente acido.
Era stata una gran bella relazione la nostra, durata circa tre anni. Ci eravamo conosciuti a Washington DC. durante un Master di volo tra piloti dei nostri due Paesi. Un amore a prima vista. Mi era venuto incontro e baciandomi cortesemente il dorso della mano, mi aveva chiesto compassato se avessi già un compagno d’esercitazione. Con lui mi ero sentita euforica e piena di sogni. Era riuscito a rendere unico ogni momento in cui stavamo insieme contagiandomi con il suo umorismo tipicamente anglosassone.
Continuiamo
il viaggio in silenzio.
Arriviamo
davanti alla villetta buia. Scarico i bagagli
e faccio loro strada all’interno. Accompagno
Eric nella sua stanza, e
Rose nella mia e di Alice, che avevo fatto attrezzare con due letti
queen size.
Stanotte dormiremo insieme, domani ci organizzeremo meglio.
Siamo
quasi pronte per dormire, quando sentiamo rientrare Alice.
Ci mettiamo sedute sul letto aspettandola. Un attimo dopo la vedo fiondarsi dentro e buttarsi al collo di una stupefatta e felice Rose.
<<
Ally, ti prego non
respirooo… >>
<<
Oh
Rose, non è importante, ora che sei qui con noi, puoi morire
felice >> le
risponde baciandola ripetutamente sulla guancia.
Rose
l’allontana e la guarda sorniona.
<<
Allora
Ingegnere, come è andata la serata? >>
Alice
sospira facendo un’elegante piroetta su se stessa.
<<
Interessante,
non c’è che dire. >> Mettetevi
comode, tra un minuto vi racconto.>>
Sparisce nel bagno e sentiamo scorrere l’acqua della doccia.
Io e Rose ci
infiliamo nel letto vicino alla finestra, ed abbassiamo il regolatore
della
abatjour , lasciando solo una lucetta fioca.
Esce
poco dopo odorante di aromi orientali.
<<
Beh,
ragazze, vi anticipo che siamo stati entrambi molto morigerati e
estremamente professionali. >>
Ci
guardiamo per un attimo tra di noi, prima di scoppiare in una fragorosa
risata.
<<
Shhhh, che svegliate Eric…>> Ci intima Rose
agitando dall’alto in basso
la sua mano regale.
<<
Ma veramente, credetemi, abbiamo parlato solo di te >>
continua bisbigliando
e sbattendo le ciglia a mio favore.
<<
Tranne
quando ehm, ha avvicinato le sue labbra di velluto, si è
fatto strada con
decisione nella mia bocca e con quella
lingua calda e umida, mi ha dato una esemplare
dimostrazione di …speleologia
del cavo orale…ahhh. >>
<<
A
cui ho immediatamente risposto con un attento e scrupoloso esame
tattile della sua
struttura muscolo-scheletrica dorsale e articolare…mmhh
>> Alza gli occhi al cielo e sospira sognante.
Fulminea si riprende e mi fissa attenta.
<<
Comunque,
Bella, è veramente interessato a far parte del gruppo ed io
avvallo la sua
candidatura! >>
“Professionale,
decisa, ma a questo punto cerebralmente compromessa!”
<<
Ok >>
le dico. << Domani dirò ad Angela di
convocarlo nel mio ufficio. >>
<<
Bene >>
riprende cinguettando lei << allora domani sera al
diavolo il club delle
zitelle…usciamo tutti insieme, dobbiamo fraternizzare.
>>
“
Giusto,
FRATERNIZZARE.”
Sarà
uno degli obiettivi dei prossimi mesi. Dovremo arrivare preparati
tecnicamente al
viaggio, ma anche affiatati e abituati agli spazi ristretti.
Il
mattino dopo mi sveglia il rumore ovattato dell’acqua della
doccia. Mi alzo e
mi dirigo assonnata in cucina.
<<
Buongiorno
Capo, vuoi del caffè? >> mi chiede pimpante
Alice.
Mi
siedo sulla panca affianco ad un perplesso Eric.
<<
Avete
già fatto le presentazioni? >> Chiedo loro.
<<
Sì,
certo. Ragazzo simpatico ma fidanzato. Ventisei anni, ha studiato
Scienze della
comunicazione a Yale. Ha lavorato due anni nella redazione di cronaca
politica
Al Boston Tribune. Ha conosciuto Rose ad un convegno elettorale del
Partito
Democratico… >>
Con
la bocca ancora piena della brioche con crema danese che sto
masticando, mi
rivolgo a Eric che divertito scuote la testa.
<<
Tutto
giusto, si è dimenticata qualcosa? >> Gli
chiedo.
<<
No,
a parte il fatto che mia madre si chiama Grace, ed ho avuto il morbillo
a sedic’anni,
credo non abbia tralasciato nulla. >>
Alice
sedendosi mi spara una linguaccia.
Dopo
esserci tutti preparati, ci dirigiamo a bordo della mia auto verso la
Base. Al
cancello principale i due giovani soldati di guardia, in tuta mimetica
e armati
di mitra, ci fanno passare salutandomi con reverenza. L’auto
di Alice è ancora nel parcheggio dove
l’aveva lasciata il pomeriggio prima.
Cosa ve ne pare del "pomiciamento tecnico?" Ehhh sti scienziati, vi saluto di nuovo e vi chiedo scusa se ogni capitolo ha un aspetto editoriale diverso, sono ancora maldestra con l'editor.
P,S: se tutto prosegue bene penso di postare ogni domenica.
Bacibacibaci