03/02/2013
2 recensioniDisclaimer: Harley Quinn, il Joker e tutti gli altri personaggi
appartengono a Bob Kane, alla DC Comics e a chi detiene i diritti
sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto
personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si
ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece
copyright dell’autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la
citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite
permesso scritto.
"È utile avere un'ossessione: ci distrae."
- Joan Fuster -
- Joan Fuster -
Oltre l'ossessione, il niente
Plic plic.
"Non vuoi fare una pausa, Mr. J?"
Plic plic.
"Mr. J?"
Cade una goccia tra i suoi capelli, ma non se ne cura.
Cade e cade un mondo davanti ai suoi occhi, ma rimane immutato quel simbolo nel cielo, sfregio e sfida.
Gli sfiori le spalle, percependo la fragilità d'un corpo ormai allo stremo.
Non chiudi gli occhi, perché sei un 'cosino così coraggioso', ma mastichi fiele e tra le ciglia hai solo vetro e ancora vetro.
"Ci sono quasi Harley, ci sono quasi!"
È febbrile il suo tono, un gracchiare compulsivo e ardente: vivo.
Schiudi le labbra in un pallido sorriso, tragicamente innamorato.
Plotch.
È sangue quello che sputa - vomita - ai propri piedi, l'idioma della morte e il colore della beffa.
Ti costringi a guardare - a guardarlo - perché il cuore non merita sconto alcuno e la ferita più profonda non è ancora stata inferta.
Gli accarezzi la fronte, pelle incredibilmente calda e sottile, friabile.
È questo il prezzo del potere? pensi tra un singhiozzo trattenuto e l'altro E' questo il tuo prezzo, pipistrello?
Si china sui suoi progetti, ignorandoti.
Per un pugno d'istanti rimani al suo fianco, come sempre.
Scrive e scrive, calcola e calcola, cercando la simmetria d'un topo mostruoso e vorace.
Insegue le linee nerastre d'una ossessione che, probabilmente, gli ha dato i natali.
Disegna volute precise solo per la sua mente, la grammatica d'un dialogo privato e intimo che avevano intrapreso anni prima.
Loro, perché tu avevi sempre dovuto accontentarti delle crepe, dei piccoli spiragli che gli lasciava la sua ossessione.
"Chi sei?"
"Io? Io sono il caos, l'anarchia. Sono il criminale di classe che merita questa città."
Sospiri, inclinando il capo e camminando - barcollando - verso il tetto dell'acciaieria.
La 'S' dell'insegna Sionis ti assicura un valido posto in prima fila per l'apocalisse, mano armata da Ra's al Ghul e volto distorto dal delirio di Hugo Strange.
Poggi la testa sulle ginocchia, lasciando che la pioggia diventi un filo acquoso e sporco lungo le guance.
Non puoi - non vuoi - piangere, perché alla Morte si risponde con un sorriso sbilenco e un grande, grosso, kaboom.
"Non ti scaldano il cuore tutte queste fiamme, cosino?"
No. avresti voluto rispondere perché brucia già d'una follia che mi hanno insegnato a chiamare, ma che io preferisco definire 'amore'.
No, perché sapevi che dietro i nomi si cela sempre un concetto, per cui nulla era stato più facile - più doloroso - che cambiare etichetta al pacchetto e lasciarlo deflagrare nel tuo petto.
Boom.
"Vedi, cosino? Questo è l'involucro, questo l'innesco e questa la polvere pirica."
Coriandoli di carne e stelle filanti d'ossa, un clown a spogliarti il cuore e un pipistrello a portare la maschera.
Boom.
E di Harleen Quinzel non era rimasto altro che un arlecchino rosso e nero, schiacciato da sogni troppo bui e incubi troppo luminosi per essere altro che ricordi.