Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: Camilla L    03/02/2013    5 recensioni
Clay, poliziotto newyorchese ed Haley, orfana di sette anni, si incontrano per caso e...
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lei ha dato un senso alla mia vita
 
La vita non mi hai mai dato molto, anzi è più quello che mi ha tolto che quello che mi ha dato: i miei genitori, deceduti a poca distanza uno dall’altra quando ero poco più che un adolescente, mia sorella, volata in cielo anche lei troppo presto a causa di una brutta malattia e mia moglie, lei è l’unica a non essere morta, ma se n’è andata così lontano da me che è come se lo fosse. L’unica cosa che mi resta è il mio lavoro: mi chiamo Clayton Lincon Marshall, ho quarant’anni e sono un poliziotto al distretto cinquantacinque di New York. Fare il poliziotto mi piace e riempie quasi interamente le mie giornate, meglio così, perché stare nell’enorme vecchia casa dei miei genitori sempre in completa solitudine sta diventando una vera e propria tortura, la mia unica compagnia è la tv e questo, oltre ad essere molto triste, sta mettendo a dura prova i miei nervi.
Oggi, alla fine del mio turno al distretto, su consiglio di una mia collega andrò a fare qualche ora di volontariato in uno dei tanti orfanotrofi della città, mi ha detto che cercano sempre uomini che fanno qualche lavoretto di casa senza volere niente in cambio, il passatempo giusto per me: occupo il mio tempo libero, di solito speso malissimo e do una mano a chi ne bisogno. Mi recherò all’istituto Martin Stewart, a poche centinaia di metri dal distretto.
Il mio turno finirà tra meno di un’ora e per la prima volta da anni non ci saranno solo il mio divano e qualche birra calda ad aspettarmi, ma un gruppo di bambini che non aspettano altro che qualcuno sistemi la loro casa. Questa nuova prospettiva della mia vita mi fa stare bene.
 
Ho finito il lavoro alle due del pomeriggio, come previsto e sono contento che almeno oggi non ci siano state emergenze che mi abbiano trattenuto , mi sarebbe dispiaciuto non poterci andare già dal primo giorno.
Dopo una breve doccia sono già pronto per recarmi all’istituto che raggiungo dopo nemmeno quindici minuti di passeggiata.
-Benvenuto, Signor Marshall!-mi dice la direttrice quando viene ad aprirmi la porta d’ingresso.
-Salve, Signora Silver mi chiami pure Clay.-dico anch’io.
-Ed io sono semplicemente Martha.-
-D’accordo Martha, da dove devo iniziare?-
-Dalla toilette delle bambine, ci sono un paio di rubinetti che vanno sistemati.-mi spiega.
-Va benissimo, se mi dice dove sono, ci vado subito.-
-Nella stanza in fondo al corridoio ci sono gli attrezzi che occorrono e la prima porta a sinistra al primo piano è la toilette.-mi indica.
-Vado subito! A dopo, Martha!-
-A dopo, Clay!-
Come da istruzioni vado a prendere i miei attrezzi in una piccola stanza prima delle scale. Quando entro sento immediatamente degli strani e flebili singhiozzi provenire dal fondo della stanza, buia e priva di finestre.
“Forse prima di sistemare i rubinetti dovrei cambiare la lampadina di questo ripostiglio.”-penso, mentre tento di non inciampare nella cassetta degli attrezzi.
Con la sola poca luce che entra dalla porta aperta cerco la fonte di quei gemiti e rabbrividisco quando vedo una bambina di al massimo sette anni accovacciata in un angolo.
-Ehi, piccola, che ci fai qui?-le chiedo, cercando di non avvicinarmi troppo per non turbarla.
Nessuna risposta.
-Me lo dici almeno il tuo nome?-le chiedo, scendendo alla sua altezza.
Altri singhiozzi, ma ancora nessuna risposta.
-Io mi chiamo Clay e tu?-insisto.
-Haley.-risponde con un filo di voce.
-Ma che bel nome che hai! Come mai sei qui, Haley?-le chiedo ancora, sperando di aver rotto finalmente il ghiaccio.
-Sono stata cattiva.-risponde, ma senza mai alzare la testa dalle sue ginocchia.
-E chi è stato a dirti di venire qui?-
Non è possibile: nei miei primi cinque minuti di lavoro scopro che puniscono i bambini chiudendoli in stanze buie senza finestre, iniziamo bene.
-La mamma!-mi risponde poco dopo.
-La tua mamma ti ha detto di venire qui?-
Mi fa segno di si con la testa.
La mamma? Ma come è possibile che abbia la madre se è in orfanotrofio?
-Haley! Haley!-sento chiamare qualche istante più tardi.
-Mi sa che ti stiano cercando.-faccio notare alla piccola.
-Io sono cattiva!-mi dice ancora.
E adesso che le dico?
-Haley! Haley!-sento ancora.
-Forse dovresti uscire da qui.- le dico l'unica cosa che mi venga in mente.
-No!-
-E perchè no?-
-Te l'ho già spiegato.-mi risponde.
-Se ti stanno cercando forse non devi più stare qui, altrimenti non ti cercherebbero così tanto.-cerco di spiegarle.
-Sei sicuro?-mi chiede, finalmente alzando la testa e mostrandomi il suo bel visino, illuminato dalla luce che entra dalla porta.
-Sicurissimo!-azzardo.
Anni e anni passati a convincere le persone a fare le cose più disparate non servono a niente contro le innocenti e complicatissime domande di un bambino spaventato.
-Ti va di venire con me?-le chiedo poi.
Anche stavolta mi fa segno di si con la testa.
Decido di prenderla tra le braccia e lei, con un gesto istintivo, mi stringe le sue intorno al collo. Usciamo e incontriamo immediatamente la direttrice.
-Haley, ma dov'eri finita?- le chiede, cercando di accarezzarle la testa, ma senza riuscirci.
-Era nella stanza degli attrezzi, dice che è stata la sua mamma a dirle di andare lì.-le spiego io.
-Oh, adesso capisco!-esclama Martha.
-E cioè?-chiedo delucidazioni.
-Prima l'ho rimproverata perchè s'è rifiutata per l'ennesima volta di magiare e lei ha fatto quello che le faceva fare sua madre quando si comportava male.-mi spiega.
-Haley, tesoro, anche se ti rimprovero non devi più andare in quella stanza, ok? Ci sono delle cose pericolose per te lì dentro.-le cerca di spiegare, avvicinando ancora la mano ai suoi capelli, ma la bambina la scansa di nuovo.
-Forse non dovreste tenere aperta quella porta.- suggerisco.
-Di solito è chiusa infatti, l'ha aperta poco fa il giardiniere e poi i bambini in questa ala dell'edificio non dovrebbero neanche venire, vero Haley?-
-Io sono cattiva!-dice ancora lei.
-Non sei cattiva, ma perchè dici sempre così?-le chiedo io stavolta.
-Perchè è vero!-mi risponde.
-Che cosa strana!-esclama poi Martha.
-Cosa?-chiedo confuso.
-Haley è con noi da più di sei mesi ormai e, raramente si è fatta toccare da qualcuno e quei rari casi sono sempre stati seguiti da urli strazianti e pianti a dirotto e, inoltre, come avrai anche già notato, non sempre risponde alle domande che le vengono poste, quasi mai aggiungerei, ma con te è diverso: risponde immediatamente e si fa addirittura prendere in braccio.-mi spiega brevemente Martha.
-Lui è mio amico!-risponde la bambina, con il viso ancora affondato nella mia spalla.
-Ha già risposto lei.-dico sorridendo.
-Visto che siete amici vi va di fare qualcosa insieme? Le riparazioni possono benissimo aspettare.-ci chiede Martha.
-Per me va benissimo.-rispondo
-Anche per me.-dice anche Haley, alzando finalmente la testa.
-Allora io ora parlo un po' con Clay e poi ti raggiungerà in giardino, ti va?-le chiede poi la donna.
-Ma poi vieni da me, però!-si accerta la bimba.
-Certo che verrò!-le assicuro.
-Allora fammi scendere.-mi ordina.
Appena appoggia i piedini a terra è già pronta per schizzare via.
-Che cosa straordinaria, non ho mai visto un cambiamento così radicale in soli pochi minuti.-commenta lei.
-E chissà poi perchè!-aggiungo io.
-Vieni nel mio ufficio che ho bisogno di spiegarti un paio di cose su di lei prima che diventiate veramente amici.-
-Ok!-
Appena ci accomodiamo ai due lati della scrivania inizia a raccontarmi la storia di quella piccola.
-Haley è piccola, ma ha già sofferto più di molti adulti. Circa un anno fa è stata tolta alla madre che maltrattava lei e il suo fratellino. Suppongo che una delle punizioni più gettonate fosse rinchiuderli in una stanza simile a quella in cui l'hai trovata, per quello ci si è rinchiusa dopo che l'ho rimproverata. Quando l'hanno portata qui era appena stata in affidamento in una famiglia insieme al fratello, ma non l'hanno tenuta perchè troppo difficile da gestire sommata agli altri che già avevano. Il suo comportamento è sempre stato quello di cui ti ho parlato prima, diffidente, spaventata e parecchio taciturna, ci ho messo più di una settimana solo per farmi dire il suo nome. Le assistenti sociali dicono che è stata trovata sola in casa con il fratellino più piccolo, mentre la madre era in un bar ad ubriacarsi col fidanzato di turno. Entrambi i bambini erano fortemente denutriti e presentavano lividi ed escoriazioni in tutto il corpo, lei anche nelle parti intime. Un paio di mesi fa sono venuta a sapere che il piccolo ora è stato adottato da una famiglia benestante e che vive a Manatthan.-mi racconta.
-Come hanno fatto a trovare quei bambini in casa da soli?-chiedo poi.
-I vicini hanno chiamato la polizia spaventati dai pianti dei bambini, non so da quanto tempo fossero soli.-
-Almeno dodici ore. -
-Come?-
-Sono stato io il primo ad entrare in quell'appartamento, ecco perchè Haley dice che sono suo amico, si ricorda di me.-
-Veramente?-
-Non l'ho riconosciuta perchè non ho mai saputo quale fosse il suo nome ed era molto diversa da adesso. Anche allora l'ho trovata chiusa in una sorta di ripostiglio, stava piangendo e si tappava forte le orecchie, forse per non sentire più il fratello piangere, solo dopo varie insistenze sono riuscito a tirarla fuori di là. All'arrivo della madre, a notte fonda, scoprimmo che fu lei nel pomeriggio a chiuderla lì perchè non sia era comportata bene.-aggiungo.
-Oddio, ma come si fa a trattare così dei bambini, i propri figli per giunta?-commenta inorridita.
-Ne vedo di tutti i colori col lavoro che faccio, ma alla violenza sui bambini non ci si abitua mai.-
-La stessa cosa vale per me, ogni volta che leggo la cartella di un bambino maltrattato mi vengono i brividi come se fosse la prima volta.-
-Non dovrebbero nemmeno esistere avvenimenti del genere.-commento io.
-Clay, me lo faresti un favore?-mi chiede poi.
-E cioé?-chiedo perplesso.
-Ti va di tramutare il tuo volontariato da tutto fare ad amico di Haley? Le abbiamo provate tutte per farla mangiare e farle fare qualsiasi cosa, magari tu riesci a convincerla a fare qualcosa, almeno mangiare o tra poco tornerà ad essere denutrita come un anno fa.-mi chiede.
-Se pensi che le possa essere utile.-
-Io credo di si.-
-Io non posso venire ogni giorno, però e alcune volte vengo trattenuto al lavoro improvvisamente. Non vorrei rimanesse delusa se non mi vedesse arrivare.-
-Non preoccuparti di questo, è una bambina molto intelligente, capirà che se non vieni da lei è per salvare altri bambini dai cattivi.-mi tranquillizza.
-La conosci meglio di me.-
-A me sembra di no.-dice sorridendo.
-Allora è meglio che vada, prima che la mia nuova amica mi dia per disperso.-scherzo, alzandomi.
-Ok, fammi sapere come va.-
-Ci vediamo dopo.-
Quando arrivo in giardino la piccola Haley è seduta ad un tavolino tutta intenta a disegnare.
-Eccomi qui!-
-Ciao!-mi dice sorridente.
-Cosa stai disegnando?-
-E' un regalo per te.-
-Posso vedere?-le chiedo.
-Si, guarda. Siamo io e te.-
Nel disegno sono in divisa e la sto tenendo per mano, mi sta dicendo che si ricorda di me.
-Ma come mi hai fatto grande.-commento.
-Non ti piace?-chiede delusa.
-No, no è bellissimo! E' davvero un bel regalo, lo appenderò al mio frigorifero.-
-Tu sai disegnare?-mi chiede poi.
-Direi proprio di no.-
-Hai dei bambini?-
-No!-
Direi che è proprio suo agio, sta iniziando il tipico terzo grado dei bambini.
-Dove abiti?-continua.
-Non molto lontano da qui, in una grande casa.-
-Posso venirti a trovare qualche volta?-
-Se la direttrice sarà d'accordo potrai venire tutte le volte che vorrai.-
-Allora dopo glielo chiedo.-
-Posso fartela io qualche domanda adesso?-chiedo.
-Se vuoi.-mi risponde alzando le spalle.
-Ok! Quanti anni hai?-inizio.
-Quasi sette!-risponde.
-Allora tra poco sarà il tuo compleanno.-
-La direttrice dice di si e vuole anche fare una festa perchè li compie anche un'altra bambina che c'è qui.-
-E' una bella idea.-
-A me non interessa, tanto non ho amici da invitare.-
-Se mi inviti io vengo, prima hai detto che sono tuo amico.-
-Davvero?-chiede felice.
-Davvero!-confermo.
-E mi porterai anche un regalo? Quando Wendy ha compiuto gli anni le hanno regalato una bambola che parla.-
-E tu cosa vorresti?-
-Mmm...una macchina telecomandata come quella di Rick.-risponde, stupendomi.
-Sei sicura? Non preferisci una bambola come quella di Wendy?-
-Si, sono sicura!-
-E come mai proprio quella macchina?-
-E' la macchina della polizia.-risponde decisa.
Che tenera che è, mi vede come una sorta di eroe. Spero solo di non deluderla.
-Haley, ti va di mangiare qualcosa?-azzardo.
-Adesso no!-
-Neanche qualcosa di buono?-
Speriamo mi risponda qualcosa di facilmente reperibile.
-Posso dire qualsiasi cosa?-
-Qualcosa che posso trovare nella cucina nell'istituto.-
-Allora non voglio niente, lì non c'è niente di buono.-
-Devi sforzarti di mangiare qualcosa ogni tanto, i bambini non possono stare senza mangiare.-le spiego.
-Prima di venire qui non mangiavo sempre, ma stavo bene.-mi spiega.
-Non è vero che stavi bene, quando ti ho conosciuto un anno fa non eri così bella. Soli i bambini che mangiano senza fare capricci diventano belli.-invento.
-Allora anche tu ti ricordi di me?-si accerta felice.
-Certo che mi ricordo, mi ricordo sempre delle belle bambine come te, ma solo quelle che mangiano senza fare capricci sono mie amiche.-
-Clay, devo dirti una cosa!-
-Cosa?-
-Ho tanta fame!-ammette.
-Ma allora sei una birbantella!-le dico, mentre mi alzo e inizio a farle il solletico.
-Basta! Basta!-mi supplica.
-Ok! Andiamo a cercare la cucina?-le chiedo dopo aver smesso di torturarla.
-Va bene, ma io non so dov'è!-
-Andremo a chiederlo alla signora Martha, ti va?-
-Va bene!-
-Allora andiamo!-le dico, prendendola di nuovo in braccio.
 
-Possiamo entrare?-chiedo alla porta dell'ufficio di Martha.
-Certo, entrate.-
-Haley deve chiederti una cosa.-
-No!-risponde decisa la piccola, nascondendo il viso sulla mia spalla.
-Avanti, Haley, la signora Martha non ti farà del male, chiedile dove si trova il luogo dove dobbiamo andare.-la incoraggio.
-No!-insiste.
-Allora non vuoi essere una bella bambina.-la stuzzico.
-Non mi interessa.-
-Io sono amico solo delle belle bambine.-
Forse ho trovato il suo tallone di Achille...
-E va bene!-
-Farai quella domanda a Martha?-
-Si!-risponde quasi rassegnata.
-Allora vai.-
Fa un grande respiro...
-Signora, dov'è la cucina?-chiede, ma senza mai voltarsi verso di lei.
-Devi guardare lei non me quando le parli.-
-Uffff!-sbuffa.
-Su, riprovaci.-
-Dov'è la cucina?-ci riprova.
-Adesso sei stata bravissima!-mi congratulo, stampandole un bacio sulla guancia.
Haley ride soddisfatta...
-Non ci posso credere...siete fatti l'uno per l'altra.-constata contenta Martha.
-Ho trovato il modo perfetto di passare il mio tempo libero.-constato pure io.
-Direi di si.-rido soddisfatto insieme alla mia nuova amichetta.
 
                                                                                             *  *  *  *  *
 
Sono passati ormai dieci anni da quel nostro secondo incontro e nessuno è mai stato più così importante per me della mia bimba...
-Papà, posso uscire con Lily questa sera?-mi chiede Haley.
-Non si era detto che per una settimana niente uscite serali.-le faccio notare.
-Tu l'hai detto, io non ho nemmeno commentato.-
-E ti ricordi perchè l'ho detto?-
-Si...ufff...perchè sabato sera sono rientrata mezzora dopo il coprifuoco.-
-E se lo sai perchè mi hai chiesto di uscire?-
-Perchè è una serata importante! Ti prego, papà!-
-No, Haley! Sei in punizione e poi ti avrei detto di no comunque, domani hai il test di biologia e non puoi prendere un'altra insufficienza, perciò rimarrai a casa a riposarti.-
-Non ti sfugge proprio niente.-nota.
-Sono un poliziotto.-puntualizzo.
-Bell'affare!-dice, sedendosi al mio fianco sul divano.
 
Dopo quel nostro incontro casuale in orfanotrofio ne sono seguiti molti altri e dopo un anno mi resi conto che, ormai, quella piccola vispa principessa faceva parte integrante della mia vita e che non sarei mai più riuscito a fare a meno di lei, aveva dato un senso a tutto quello che mi circondava, era già mia figlia ancora prima che lo diventasse veramente e non aveva senso vivere ancora separati. Quando le dissi che avevo iniziato le pratiche per l'adozione iniziò a chiamarmi papà, credo che non aspettasse altro.
Era più facile però essere padre di una bimba di otto anni che di una diciassettenne, ora non posso più dirle: “Le belle bambine non fanno mai i capricci!”, mi riderebbe in faccia, ma sarà per sempre la mia piccola principessa, quella che ha dato un senso alla mia triste e vuota esistenza.
Con l’aiuto di Martha e di alcune assistenti sociali siamo riusciti a contattare Kevin, il fratello di Haley ed ora siamo una sorta di grande famiglia allargata e Michelle, la sua mamma mi da pure una grande mano quando Haley ha qualche problema tipicamente femminile.
 
-Papà, ti voglio bene!-mi dice, appoggiando la testa sulla mia spalla mentre siamo ancora seduti sul divano.
-Anch'io, tesoro! Ma stasera non esci comunque!-
Sorrido mentre la sento sbuffare ancora appoggiata a me...
 
La mia piccola donna, mi darà qualche preoccupazione, ma sono davvero fiero di essere suo padre e di essere riuscito a darle la vita normale che si merita ogni bambino di questo mondo.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Camilla L