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Autore: Mad_Killjoy Cullen    03/02/2013    1 recensioni
Sentii la sua mano sfiorarmi la guancia con estrema delicatezza.
«Smett..ila», gemetti piano, continuando a muovermi. Si fermò. Tenni gli occhi chiusi.
Sentii qualcosa di freddo e allo stesso tempo.. morbido, poggiarsi sulla mia bocca: Le sue labbra.
Sfiorò le mie per qualche secondo...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec, Demetri, Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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CAPITOLO 3

Demetri
 


-
Dopo aver cercato invano una soluzione, trascorsi il resto della notte a cacciare.

Quella sera, non mi andava di condividere il pasto con gli altri della guardia. Preferii rimanere nella mia tranquillità.

A volte mi sentivo così solo… i Volturi erano per me come una famiglia, ma nessuno di loro era in grado di colmare pienamente la mia solitudine… non che io volessi provare dei sentimenti per qualcuno… non sia mai! Ma era come se mi mancasse qualcosa.

Poi colmando la mia sete, la solitudine svaniva per un attimo, come in un momento di euforia, ma sapevo che ben presto sarebbe ricomparsa.

Così accadde infatti quella notte.

Accecato dalla sete e da quel fuoco che mi faceva ardere la gola fino a farmi provare dolore, schizzai in avanti, verso il primo fragile essere umano di cui percepii il battito assordante del cuore e, afferrandolo per la gola, bevetti tutto d’un fiato, fino all’ultima goccia, lasciando poi scivolare al suolo, il corpo privo di vita.

Andare in cerca delle vittime da solo, era ancora più soddisfacente; mi riempiva di orgoglio e lo ritenevo alquanto eccitante.

Dopo aver dissanguato un terzo uomo, la mia gola andava piuttosto bene e probabilmente, sarebbe passato qualche giorno prima che potesse ricominciare a bruciare, ma il pensiero di quel giovane ragazzo, mi balenò nuovamente in mente, facendomi indebolire… il suo sangue sarebbe stato una droga per me.

Ebbi dei capogiri.

Osservai i cadaveri con disgusto, gettandogli, senza esitare, dei fiammiferi addosso.

Stupido, insignificante, fragile umano!

Per la prima volta nella mia esistenza, stavo avendo delle complicazioni.

E tutto questo per cosa? Per un essere totalmente inutile!

Speravo solamente che, quando l’avrei visto, sarei riuscito a controllarmi, e soprattutto a trattenermi lungo il tragitto per portarlo sano e salvo da Aro.

Per tutto il resto della notte non ebbi pace.

Era un pensiero fisso.

Poi partii presto all’alba.
-
Impiegai un paio di ore per arrivare dritto a destinazione.

Avevo scovato già da un pezzo la traccia mentale del ragazzo, e nonostante la distanza, trovare la sua scia fu la cosa più semplice che avessi mai fatto in tutta la mia esistenza.

Era notte fonda.

La pioggia scendeva a dirotto.

Osservai attentamente dall’esterno, il luogo in cui, secondo la mie abilità, che come sempre promettevano assoluta certezza, si sarebbe dovuto trovare quell’umano.

Era un palazzo tipico del ‘700, dalle mura alte e scure, nelle quali vi erano disposte, con una certa frequenza, delle minuscole finestre in stile medievale, che avevano tutta l’aria di nascondere all’interno delle piccole celle da reclusione.

Individuai immediatamente quella in cui doveva trovarsi e, con un semplice gesto, sfondai la piccola finestrina. Come avevo infatti previsto, il ragazzo si trovava in quella stanza.

Vedendomi spuntare all’improvviso, si gettò a terra strisciando e indietreggiando velocemente.

“Chi sei???” urlò con tutto il fiato che aveva in gola “Come hai fatto ad entrare???”

Non gli risposi.

Lo osservai attentamente: era estremamente bello per essere un umano.

Avrebbe avuto non più di sedici anni, e nonostante l’espressione terrorizzata, aveva dei lineamenti molto delicati.

“Che cosa vuoi da me???” continuò, alzando ulteriormente il tono della voce. Il battito del suo cuore accelerava rapidamente, ed iniziava a divenire sempre più insopportabile.

Avanzai lentamente verso di lui con la gola in fiamme. L’istinto mi diceva di ucciderlo, ma dovevo resistere.

Autocontrollo Demetri. Autocontrollo.

“Sta zitto! E soprattutto sta fermo… mi riesce già fin troppo difficile a sopportare la tua presenza, figuriamoci se inizi ad agitarti in modo così esagerato. Quindi vedi di controllarti!” gli dissi a denti stretti, scandendo bene le ultime parole, in modo che lui potesse capire la gravità della situazione.

Affondare i denti in quella tenera gola sarebbe stato fin troppo semplice. L’odore del suo sangue era talmente delizioso che non potevo fare a meno di sfiorare con il fiato il suo candido collo.

Digrignai i denti per resistere al dolore, sforzandomi con tutto me stesso di non perdere la lucidità. Non riuscii a trattenere un ringhio.
Ero talmente stordito dal suo odore, da non accorgermi che improvvisamente qualcuno aprì la porta.

“Per l’amor del cielo! Ragazzino che cos’è tutto questo…” la donna si fermò di colpo, urlando fuori di sé “Nostro Signore Gesù Cristo mi salvi da quello che vedo!!!” gridò con tutto il fiato che le rimaneva, facendosi il segno della croce con la mano destra.

“Visto??? Sei riuscito ad invocare il demonio con tutte quelle maledette storielle che inventavi!!!” continuò, rivolgendosi al ragazzo.

Era impietrita, accasciata al suolo, con gli occhi spalancati. Prese la lanterna sul muro e con l’altra mano sfoderò dalla tasca un piccolo crocifisso, puntandomelo contro.

Era un cadavere vivente.

“Che cosa sei???” urlò con un fil di voce.

“Cosa vorrebbe che io fossi, mia “gentile” signora? Il demonio, forse?” avanzavo lentamente verso di lei, con le mani dietro la schiena, facendola indietreggiare.

“Sta lontano da me!!!!!” sbraitò, agitando quel crocifisso.

“Sarò chi lei vuole che sia. La accontento subito” dissi incurvando le labbra in un sorriso e, schizzando in avanti, bloccai al suolo la donna, che cercava invano di liberarsi. Mi inginocchiai accanto a lei e le perforai il collo, fin quando il suo respiro fiacco non si fermò, dopodiché lasciai il suo corpo inerte a terra, completamente dissanguato.

Mi sentivo decisamente meglio dopo aver placato la mia sete.

Adesso avrei potuto resistere maggiormente all’irresistibile tentazione di mordere quell’umano.

“Tu” dissi rivolgendomi al ragazzo, puntandogli un dito contro “non una parola. Vieni con me!”
-

 
  
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