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Autore: Tomi Dark angel    04/02/2013    6 recensioni
-In realtà avrei bisogno del vostro aiuto, tesorini. O meglio, non io, ma Castiel.- spiegò.
Dean sbarrò gli occhi e sentì una punta di apprensione farsi spazio nel suo petto. –Castiel? Che è successo?-
Gabriel spostò il peso del corpo da una parte all’altra, a disagio.
-C’è stato un incidente durante un combattimento con i demoni e…
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Quando Castiel si allontanò da Dean per guardarlo negli occhi, quello che vide fu un puro e incondizionato senso di appartenenza. Il ragazzo lo guardava con occhi socchiusi, seducenti e innamorati. Era strano dare questa definizione a uno come Dean, ma Castiel non avrebbe saputo attribuirgli un altro aggettivo. Aveva visto uomini e donne fissare i compagni in quel modo, ma mai nessuno lo aveva guardato così.
Lui era un angelo.
Lui avrebbe dovuto essere insensibile.
-Ottimo spettacolino, Castiel.- disse una voce ben nota alle orecchie dell’angelo, che si voltò sbarrando gli occhi, imitato da Gabriel.
Un uomo alto e magro, con scompigliati capelli biondi e profondi occhi azzurri lo fissava esibendo un sorriso sbieco, quasi di scherno.
-Balthazar?- mormorò Gabriel, interdetto.
-Ciao, fratello.- salutò il nuovo arrivato, sventolando una mano. Sindragon si impennò e poggiò una delle zampe anteriori sulla sua spalla in segno di saluto. Lui gli accarezzò la testa e il Behemah guaì felice, come a voler dare il benvenuto a un vecchio amico ritrovato.
-Castiel, sei incredibile. Come hai fatto a trovarlo?-
-Non l’ho fatto. È venuto da me.-
L’altro annuì come se fosse ovvio, poi spinse gentilmente Sindragon per invitarlo a tornare quadrupede e si avvicinò all’angelo dagli occhi blu, ignorando di proposito un Gabriel rigido come la pietra.
-Tu sei… ah… l’umano di mio fratello, vero?- constatò, e Dean storse il naso.
-E tu sei uno dei tanti coglioni piumati del parentado, vero?- rispose a tono, facendo sorridere Balthazar.
-Sì, ora capisco perché hai attirato l’attenzione del mio innocente fratellino.- si rivolse a Castiel. -Ti ci voleva qualcuno che riportasse un po’ di pepe nella tua esistenza.-
Castiel non rispose, ma continuò a fissarlo in silenzio, come in attesa di qualcosa. Strinse gli occhi.
-Balthazar, perché sei qui?- domandò Gabriel, attirando l’attenzione dell’altro angelo biondo.
-Mi sembrava di capire che aveste bisogno di un aiutino, no?- ribatté lui, inarcando un sopracciglio. La neve sulle loro teste aumentò, tanto che Gabriel manifestò una delle ali più piccole per avvolgerla morbidamente intorno ai corpi di Sam e Bobby, abbracciandoli in una stretta di piume dorate e luminose che li riparò entrambi dal gelo del ghiaccio.
-E tu vorresti aiutarci? Non è da te.- constatò Gabriel, sospettoso. Come a voler sottolineare le sue parole, Sindragon abbaiò energicamente.
-Cos’è da me, fratello?-
-È da te dartela a gambe. È da te sparire quando necessitiamo del tuo aiuto. Dov’eri durante l’Apocalisse, Balthazar? Dov’eri quando ho dovuto rimettere in sesto Castiel dopo l’abbandono di Samael?!-
Gabriel alzò la voce, arrabbiato. Aveva il naso arricciato e il viso deformato da una rabbia a lungo trattenuta. Castiel cinse il petto di Dean con un braccio, posandogli la mano sul petto per avvolgerlo con la sua Grazia e proteggerlo dall’aria crepitante e sempre più calda emanata da Gabriel. Solo l’ala che avvolgeva Sam e Bobby ne restava immune, ma a breve il vento intorno a lui divenne così rovente che alcuni residui di libri sparsi al suolo presero fuoco come per combustione spontanea.
-Gabriel, calmati.- ordinò Castiel con voce stentorea, ma Gabriel non lo ascoltò. Una delle nuvole nere di neve che galleggiava sopra le loro teste fu letteralmente bucata da un rovente raggio di sole dorato, che cadde a colpire la persona di Gabriel, che mai come in quel momento pareva imponente come un leone sovrano sulla sua razza.
Balthazar non mostrò segni di paura, ma Dean notò che si teneva a debita distanza dall’arcangelo.
-Parli proprio tu, Gabriel? Il falso trickster che ha vissuto anni interi sotto falsa identità per tenersi lontano dalle risse familiari?- ribatté lui tranquillamente, e allora il sole intensificò il suo splendore, ferendo più volte le nuvole sottostanti. Una miriade di raggi bollenti cadde al suolo, ustionando ciò che toccava.
-Non giudicarmi! Io c’ero quando Castiel stava male e ci sono stato dopo, durante l’Apocalisse! Mi sono fatto ammazzare da Lucifero e se non fosse stato per nostro Padre sarei ancora con la Grazia nella fossa!- ruggì Gabriel così forte che Sam e Bobby si destarono con un sussulto.
Gli occhi verdi del giovane Winchester si posarono su Gabriel con una tale sorpresa mista ad affetto che a Dean parve che quelle iridi ritrovassero improvvisamente la luce affievolitasi in quelle ultime settimane, come un prigioniero che dopo anni di reclusione assapora finalmente l’aria pulita della libertà. Gli era bastato uno sguardo verso l’angelo biondo e il viso di Sam si era rilassato, ritrovando quel pezzo d’anima che aveva creduto di aver perduto per sempre.
Gabriel quasi non si accorse che Sam e Bobby si erano svegliati, tanta era la furia che gli faceva tremare e prudere le mani in presenza di Balthazar.
Ricordava, Gabriel.
Ricordava di aver stretto Castiel al petto dopo aver esiliato Samael, e quando si era voltato per chiedere aiuto a Balthazar, si era trovato da solo.
Ricordava di aver cercato a lungo l’appoggio e la presenza di quell’angelo tanto caro allo stesso Castiel, ma non aveva trovato traccia di lui.
Ricordava di aver visto Castiel ingobbirsi una volta di troppo per la mancanza di quell’inetto che era suo fratello, l’angelo che la piccola creatura dagli occhi blu aveva sempre amato e del quale si era fidato.
-Vuoi farlo, Gabriel? Fallo, te lo leggo negli occhi.- provocò Balthazar. –Hai aspettato per anni questo momento, e non posso permettere che la tua rabbia mandi a monte il salvataggio di quella bambina, perciò sfogati e facciamola finita. Per quanto ridicolo possa sembrarti, anche io possiedo una certa umanità, fratello.-
-Non sentirti in diritto di parlare di umanità! Hai abbandonato i tuoi fratelli, e adesso ricompari pretendendo che dimentichi e che ti accolga come vorresti! Ricorda questo, Balthazar: io non sono Castiel! Io non dimentico!-
-Be’, che vuoi fare?! Esiliarmi dal Paradiso come facesti con Samael? Non mi toccheresti più di tanto, visto che ho abbandonato il Paradiso per vigliaccheria! Vigliaccheria, mi hai sentito bene! Avevo paura di Castiel, avevo paura di quello che vedevo nei suoi occhi e di quello che gli stava succedendo! Volevo allontanarmi, fuggire dal suo sguardo, e l’ho fatto! Non…-
Ma Gabriel non gli lasciò il tempo di finire e intervenne così in fretta che solo i tre angeli capirono cosa stesse per succedere. In pochi istanti, Dean si ritrovò teletrasportato praticamente addosso a Sam e, nello stesso istante in cui l’ala di Gabriel abbandonava i due cacciatori con un fruscio sinistro di lame taglienti, un altro paio di appendici piumate color dell’argento si spiegò a loro difesa, chiudendoli in un bozzolo protettivo appena in tempo.
Gabriel si scagliò su Balthazar con tanta violenza che il cozzare delle due Grazie angeliche scosse i fondamenti della Terra stessa e inondò miglia e miglia di paesaggio circostante di una folata di vento bollente talmente devastante che la natura ne rimase polverizzata. Non un filo d’erba fu risparmiato dall’esplosione, non una creatura vivente sopravvisse al calore insopportabile di quel sole sceso in terra.
Le ali di Castiel furono colpite dalla ventata, ma la Grazia dell’angelo dagli occhi blu ricoprì di gelido ghiaccio ogni piuma, ogni anfratto delle quattro ali splendenti, perciò il calore non le aggredì.
-Tenete gli occhi chiusi!- urlò ai cacciatori, che subito si schermarono i volti con le braccia.
Castiel si alzò in piedi, contrastando a fatica la potenza delle due Grazie angeliche in colluttazione. Sbatté dolorosamente le ali per darsi una spinta e per dissipare il vento intorno a Dean e agli altri.
Doveva farcela, ne andava del benessere dei suoi fratelli. Castiel conosceva bene Gabriel e sapeva che per quanto mansueto, l’arcangelo non andava mai provocato una volta di troppo, perché quando perdeva la pazienza era capace di rivoltare cielo e terra da cima a fondo con l’esplosione rabbiosa della sua potenza. In più, Gabriel e Balthazar avevano abbastanza forza da far saltare in aria il pianeta senza accorgersene.
-Adesso basta!- tuonò Castiel con forza. Tese entrambe le mani, sicuro di trovare ciò che cercava in quel mare di luce accecante più del sole. Le dita affondarono in qualcosa di morbido e massiccio, affilato come un mare di rasoi. La carne di Castiel fu incisa, trafitta, straziata, ma l’angelo non mollò la presa e tirò con forza, separando Balthazar e Gabriel, fino a quel momento avvinghiati in una baruffa familiare che per loro era quasi innocua, ma che per gli umani nei dintorni era devastante.
La luce si affievolì velocemente mentre due urli sorpresi di voci angeliche facevano vibrare l’aria e aprire piccole crepe nel terreno bruciato.
Gabriel e Balthazar fissarono addolorati le manciate di piume che Castiel stringeva tra le dita. Le penne più piccole dell’ala più piccola di Gabriel, quella più in basso, erano lunghe quanto un braccio umano e se solo l’arcangelo avesse voluto muovere l’ala, avrebbe tagliato di netto le falangi di Castiel, e lo stesso valeva per Balthazar, le cui appendici piumate che dal bianco immacolato sfumavano nell’azzurro screziato di blu parevano pezzi di cielo tirati giù e posti alle spalle dell’angelo biondo.
Per un attimo il tempo parve fermarsi e finanche il sangue di Castiel sembrò smettere di scorrere tra le piume delle loro ali. Gli occhi di tutti si fissarono sulla figura dell’angelo, i cui occhi blu saettarono con rimprovero da Gabriel a Balthazar.
-Cosa state facendo?- sibilò Castiel con calma forzata. –È scomparsa una bambina, la casa di Bobby è distrutta e voi litigate? Gabriel, quante energie hai speso per salvare la vita di Sam? Non è già abbastanza negativa la situazione per peggiorarla ancora? Non so quale diritto vi consenta di litigare in nome mio e dell’Apocalisse, considerando che nel primo caso state parlando delle mie faccende personali e nel secondo di qualcosa che alla fine ha coinvolto e ferito gli esseri umani molto più degli angeli. Volete litigare? Fatelo, ma lontano da qui e da questo pianeta; abbiamo già abbastanza problemi senza che spacchiate la Terra in due.-
Gabriel e Balthazar rimasero basiti davanti alla gelida rabbia di Castiel. Non era da lui perdere le staffe in quel modo, il che significava che era veramente ad un passo dal farsi saltare i nervi.
Lentamente, Castiel lasciò andare le piume adesso morbide e setose dei fratelli ancora immobili in una buffa posizione di combattimento dove Gabriel arpionava la maglietta di Balthazar caricando un pugno con l’altra mano. Il mondo parve riprendere improvvisamente la sua corsa e la neve ricominciò a cadere, più fitta di prima.
-Rimettiamo a posto questo casino e fate in modo che gli animali uccisi tornino in vita.- ordinò seccamente Castiel. Il suo tono inflessibile convinse i due angeli ad alzarsi lentamente in piedi senza guardarsi negli occhi e a stendere le braccia davanti a loro, i palmi rivolti al cielo e gli occhi chiusi in una silenziosa preghiera appena mormorata in lingua enochiana.
A breve, anche Castiel li imitò, inclinando il viso verso il cielo, dove i fiocchi di neve gli sfioravano le guance e la fronte in una gentile carezza.
Sorprendentemente, dopo pochi istanti la nenia dei tre angeli cambiò: la voce di Gabriel crebbe di tono e si alternò tra morbide note altisonanti e bassi sussurri prolungati. In breve, alla sua voce si aggiunse il controcanto di Balthazar e la voce di Castiel, che più volte risuonava come un eco di parole già citate nel verso precedente.
La melodia intonata dai tre angeli crebbe, spandendosi nell’aria che poco a poco si ripuliva di ogni accesso di rabbia e bruciatura. Quel canto, disceso direttamente dalle più belle voci dell’alto dei Cieli, richiamò alla vita la natura e il tempo stesso.
Sam, Dean e Bobby ascoltarono estasiati, quasi inconsapevoli che qualcosa stava cambiando: la lingua enochiana si trasformò in un suono vibrante come cristallo, melodioso, composto di parole talmente arcane che parevano aver visto l’Alba dei Tempi. Era un suono talmente bello, talmente struggente, che Bobby, il freddo e burbero Bobby, sentì gli occhi inumidirsi e una sola lacrima tuffarsi dentro la barba.
Dei piccoli raggi di sole, stavolta caldi e benigni, bucarono le nuvole cariche di neve e piovvero al suolo, dove piccoli fili d’erba, boccioli fioriti e alberi appena nati crescevano rigogliosi, ergendosi verso il cielo con la grazia che solo la Natura avrebbe potuto donar loro. La terra bruciata si ricoprì di un morbido manto di smeraldo mentre i tronchi ormai forti e sviluppati distendevano al cielo i possenti rami che poco a poco si ricoprivano di foglie e frutti.
Ogni cosa accarezzata da quel canto angelico si risvegliò dal sonno della morte. Miglia e miglia di terra bruciata rinacque, gioendo della presenza di tre magnifiche creature alate volte a levare al cielo un canto benigno, meraviglioso oltre ogni dire che richiamava gli ambienti dell’Eden e del Paradiso stesso.
Lentamente, quasi con prudenza, Gabriel, Balthazar e Castiel smisero il canto con un ultima nota prolungata e solenne. Serrarono le labbra e gli occhi, stoici e bellissimi sotto i raggi solari che riflettevano i mille riflessi cangianti delle gigantesche ali ripiegate. Finanche le dita di Castiel erano tornate alla normalità, ripulite di ogni traccia di sangue.
Dean sentì un basso scricchiolio alle sue spalle e con fatica distolse lo sguardo dai tre angeli per posarlo sulla casa di Bobby rinata dalle ceneri come un’araba fenice. Non vi era più traccia di distruzione o della caduta che l’aveva abbattuta fino a quel momento. Era perfetta, ricostruita in ogni suo piccolo dettaglio, tanto che i detriti che avrebbero dovuto insidiarne le fondamenta, erano totalmente spariti.
-Ma cosa…- mormorò Dean stupefatto, facendo voltare Sam e Bobby. Entrambi rimasero senza parole davanti alla casa ristrutturata.
-Dobbiamo parlare.- disse semplicemente Castiel, allontanandosi con Balthazar e Sindragon a seguito. Gabriel diede loro le spalle e raggiunse Sam e gli altri con l’aria stranamente esausta.
-Entriamo in casa, prima che vi prendiate un malanno.-
-Ma Mary…-
-Recupereremo la bambina, ma prima quei due devono trovare un accordo e io al momento non ragiono a dovere, perciò entriamo in casa prima che faccia a pezzi qualcos’altro.-
Gabriel ritirò velocemente le ali e li oltrepassò, rifilando una leggera quanto nervosa spallata a Dean. Entrò in casa e, entrato in bagno si sbatté la porta alle spalle. Dean corrucciò le sopracciglia.
-Aspetta, gli angeli hanno bisogno del bagno?- chiese, ma un attimo dopo lo scrosciare della doccia rispose esaurientemente alla sua domanda.
Sam restò a guardare la porta chiusa, ascoltando il mormorio dell’acqua che si infrangeva su un corpo tonico che il ragazzo non faticava ad immaginarsi ma che ebbe il potere di farlo arrossire furiosamente e dirigere verso la cucina per aprire il frigo e afferrare un paio di birre. Ne porse una a Dean e l’altra a Bobby prima di chinarsi nuovamente.
-Maledizione, dovremmo essere lì fuori a cercare quel figlio di puttana, non a sbronzarci!- esclamò Dean, stringendo forte il collo della bottiglia.
-Non possiamo fare granché senza l’aiuto dei pennuti e al momento nel caso ti fosse sfuggito, mio inguaribile idiota, ne abbiamo uno incazzato nero chiuso in bagno e altri due probabilmente in procinto di ammazzarsi a vicenda fuori casa.- lo interruppe Bobby burberamente, attaccandosi alla bottiglia e chiudendo gli occhi per cancellare dalla mente l’immagine della piccola Mary che veniva afferrata e strattonata lontano dalle sue braccia da un angelo dal viso mezzo mangiato dalle fiamme.
-Bobby ha ragione, Dean. Dobbiamo recuperare le forze prima di lanciarci in qualche azione suicida facendo di testa nostra. Per ora nessuno toccherà Mary perché Samael sa che quella è l’unica arma che ha da usare contro di noi e contro Gabriel che è molto più potente di lui.- intervenne Sam, fermando ogni possibile protesta del fratello. I due si scambiarono un’occhiata, Dean con ferocia e Sam con calma ostentata, nonostante al suo interno sentisse la preoccupazione consumarlo come fuoco.
-Sta calmo, la troveremo.-
Alla fine Dean dovette capitolare con una violenta scrollata di spalle e un’espressione schifata, tipica di quando era costretto a restare con le mani in mano mentre da qualche altra parte c’era bisogno di lui. Sam sapeva quanto gli costava aspettare e trattenere la rabbia verso Samael, l’angelo che ancora adesso stava cercando di portargli via non solo una vita innocente ma anche il suo angelo, il suo Castiel.
Sam non aveva mai visto suo fratello reagire in quel modo con qualcuno che non fosse lui, né tantomeno avrebbe mai immaginato di vederlo stretto a un altro uomo. Forse, se non si fosse trovato anche lui sulla sua stessa barca avrebbe avuto una reazione diversa, anche se non ne era sicuro: l’amore che esprimevano Dean e Castiel semplicemente guardandosi o sfiorandosi di tanto in tanto era un composto di purezza e naturalezza che Dean non aveva mai ostentato nei confronti di nessun altro. Attraverso quei gesti Dean sembrava rinascere, riprendendosi indietro quella piccola parte di sé che credeva di aver perduto per sempre.
§§§§
Le ore passarono con una lentezza incredibile. A poco a poco il sole calò, trascinandosi dietro ogni traccia di luce e calore in quella casa rinata dalle sue stesse ceneri ma ancora colma di malinconia e preoccupazione.
I tre cacciatori avevano i nervi a pezzi ormai. Dean si era infine accasciato sul divano, cedendo definitivamente alla tensione e cadendo in un sonno agitato che lo faceva rigirare tra i cuscini di continuo. Ogni tanto sussurrava qualcosa nel sonno, stringeva forte le coperte, ma né Sam né Bobby si azzardarono a svegliarlo, ben sapendo quanto avesse bisogno di riposare.
Sam chiuse il portatile, strofinandosi gli occhi esausti. Aveva fatto ricerche su ricerche per trovare il modo di scovare Samael e la piccola Mary, ma stavolta l’onniscienza di Internet sembrava averlo abbandonato insieme alle ricerche che Bobby aveva svolto inutilmente sui libri, finendo poi per usarli come cuscino.
Sam si alzò lentamente in piedi e guardò fuori dalla finestra, riconoscendo nella penombra della notte il luccichio delle ali argentate di Castiel e di quelle azzurrine di Balthazar. Se stringeva gli occhi gli sembrava di vedere anche l’immensa, nera figura di Sindragon accucciata ai loro piedi come in placida attesa di un verdetto. Sam pregò che almeno loro trovassero un modo per rintracciare la bambina prima che Samael si stufasse di aspettare. Ora che Gabriel era emotivamente fuori uso, le uniche armi sane di mente restavano loro.
Già, Gabriel.
Ora che Sam ci pensava, il rumore che il suo cervello aveva ormai finito per registrare come mormorio di sottofondo era ancora l’acqua della doccia. Anche il più vanitoso degli angeli non sarebbe mai stato capace di far durare una doccia così tanto tempo.
Sam cominciò a preoccuparsi, perciò si alzò in piedi e, senza fare rumore, raggiunse la porta del bagno e bussò delicatamente.
Non ricevette risposta.
-Gabriel?- sussurrò Sam, guardando preoccupato le figure in ombra di Dean e Bobby. Respirò profondamente e abbassò la maniglia della porta, scoprendola aperta. Entrò frettolosamente e se la richiuse alle spalle, subito aggredito dal vapore intenso dell’acqua calda. Tossì e sventolò una mano, correndo a socchiudere la finestra, non senza riuscire a evitarsi di annusare desideroso il profumo di dolci che conosceva bene e che amava.
Si voltò verso la doccia, dove un Gabriel gloriosamente nudo gli dava le spalle, appoggiando un palmo contro le mattonelle, il capo chino e l’altra mano sollevata a sfregarsi gli occhi con movimenti lenti e circolari.
Sam non riuscì a trattenersi dal far scorrere gli occhi sulla schiena definita dell’arcangelo, una linea sinuosa e morbida contornata di una perfetta muscolatura che si apriva in due enormi squarci appena cicatrizzati che partivano dalle scapole e serpeggiavano giù, fino ai fianchi stretti. Il sedere era alto e sodo come quello di una scultura greca, dalla curva morbida. Le spalle erano larghe, la pelle attraversata da un dedalo di goccioline d’acqua trasparente che, pura come il tocco di una vergine, scivolava sul suo corpo giù lungo le gambe rassodate, di cui una leggermente piegata.
Il viso visto di tre quarti e leggermente in ombra nonostante il fioco bagliore emanato dalla pelle mostrava una fronte coperta dai capelli biondi che cadevano leggermente mossi ai lati del volto, dove gli occhi semichiusi esibivano un’aria stanca e antica più del mondo.
Era una visione struggente ma bellissima, come una scultura d’altri tempi bloccata eternamente nel marmo secolare. Era qualcosa di antico, irriconoscibile per l’uomo, eppure tremendamente noto per Sam.
Lentamente, come se avesse paura di spaventare quella meravigliosa creatura, Sam si portò alle sue spalle, incurante del getto d’acqua che gli bagnava i vestiti e i capelli, appiccicandoli al viso. Allungò una mano e la appoggiò su una delle cicatrici, facendo scorrere le dita laddove avvertiva la leggera morbidezza di qualche piuma leggermente sporgente.
Gabriel rabbrividì e, con un mugolio sorpreso, inarcò la schiena all’indietro, spingendo il bacino contro le piastrelle. Sam vide il suo viso inondarsi di piacere e la pelle rifulgere di una leggera aura dorata. Non ci mise molto a capire che gli angeli, o forse solamente Gabriel, erano sensibili in zona ali.
Lentamente, si chinò sulla spalla di Gabriel e gliela morse prima con gentilezza, poi sempre più forte, finché non si trovò a succhiare la pelle morbida dell’altro, che reagì con un ringhio animale e tremendamente eccitante. Sam fece scorrere la lingua lungo la spalla di Gabriel, fino al collo e alla mascella bagnata, dove lasciò un altro, famelico morso. Fece scorrere le mani lungo le costole dell’arcangelo, incrociando per pochi istanti le dita davanti al suo petto prima di scendere lungo gli addominali e poi giù, sempre più giù, fino a sfiorare l’inguine tremante di desiderio. Gabriel gettò il capo all’indietro, appoggiandolo sulla spalla di Sam, che lo costrinse a voltare il viso per appropriarsi delle sue labbra.
Dapprima fu un semplice, dolce bacio, ma a breve si fece più aggressivo, più pretenzioso, come se entrambi ricavassero aria vitale da quel contatto.
Sam schiuse le labbra di Gabriel con aggressività e vi intrufolò la lingua, stuzzicando quella dell’arcangelo prima di ritirarla e mordergli le labbra, succhiandole per estrapolarne il magico gusto di dolciumi. Gabriel gemette e si artigliò alle piastrelle del bagno, spaccandone la superficie per affondarvi le dita.
-Sei bellissimo.- mormorò Sam prima di riuscire a trattenersi. Gabriel si voltò e finalmente lo strinse tra le braccia, cominciando col leccargli il collo mentre le mani scorrevano lungo gli abiti fradici d’acqua. Insinuò le mani sotto la maglietta e con lentezza calcolata gliela sfilò, scoprendo un torso scolpito da modello, definito in ogni sua sfaccettatura. La gola di Gabriel sembrò seccarsi alla vista dell’acqua che scorreva lungo i pettorali del compagno, fino all’addome per tuffarsi infine sui jeans ormai diventati troppo stretti per Sam.
Gabriel fece sfregare volontariamente e con fare dispettoso i loro bacini, scatenando un gemito da parte di Sam che, nel rovesciare il capo all’indietro fece tintinnare il campanellino appeso al collo. Gabriel lo guardò e una nota di tenerezza gli tinse gli occhi. Fece risalire le mani, non senza aver prima sfiorato con fare seducente il bordo dei jeans di Sam per posare infine le dita sul suo collo teso dal piacere.
-Vuoi che lo tolga?-
Sam lo guardò, le pupille dilatate e liquide dal desiderio represso e rimase immobile, incapace di parlare davanti allo sguardo sinceramente innamorato di Gabriel. Quegli occhi verde dorato trasmettevano un affetto senza confini misto alla cieca fedeltà che si può affidare solamente al compagno che si è scelti per la vita.
Sì… Gabriel aveva gli occhi spietati di chi amava oltre ogni cosa, con ogni fibra della sua essenza, affidandogli un cuore prezioso e dicendogli silenziosamente di farne ciò che voleva.
Una volta Sam aveva letto di un artista che suggeriva che lo sguardo fosse la chiave d’accesso al punto più profondo dell’anima. Se questo era vero, se gli occhi fossero realmente capaci di esprimere il subconscio di chi guardava, allora Sam non aveva più dubbi: Gabriel era veramente innamorato.
E lui? Cosa provava realmente per l’arcangelo?
Sam chiuse gli occhi, privandosi della vista per ascoltare altri occhi, quelli del cuore e dell’animo, ma non solo.
Prese consapevolezza delle sue mani sulla pelle liscia, viva e pulsante dell’altro.
Annusò il profumo intenso di dolci come un’essenza a lungo cercata e infine trovata quasi per caso.
Gli sfiorò le labbra in un bacio soffice, appellandosi al gusto carezzevole della sua lingua tra le labbra e i denti.
Ascoltò il respiro accelerato misto ai gemiti sommessi quando tornò a sfiorargli le cicatrici sulla schiena.
Erano tutti pezzi di un unico insieme, erano tutte parti di una creatura che aveva amato e combattuto per l’uomo, per gli angeli e per lui, Sam. Gabriel era un angelo, celeste, eppure allo stesso tempo era un essere umano, dal quale aveva ereditato i sentimenti che lo rendevano così diverso, così… terreno.
Erano queste tutte le sensazioni alla quale Sam non poteva rinunciare. La sua voce, il morbido frullio e il tocco delle sue ali. La vista dei suoi occhi e la carezza dei suoi baci. Gabriel era una parte di lui, un pezzo di vita insinuatosi poco a poco nel suo cuore e abbarbicatosi ad esso come una cozza allo scoglio. Quel sentimento non sarebbe mai andato via, e nel caso lo stesso Gabriel avesse deciso di allontanarsi per sempre lui, Sam, avrebbe atteso il suo ritorno in eterno.
Gabriel fece lentamente scivolare le dita lungo il collare di Sam fino a sfiorarne la fibbia intrecciata con la striscia di cuoio. Scostò il pezzo di ferro, pronto a sfilare il collare al suo gattino che forse amava essere libero, e a lui andava bene così.
-No.- lo fermò Sam, afferrandogli i polsi con forza.
Gabriel levò lo sguardo dal suo collo, incrociando due iridi chiare d’affetto e tenerezza rivolte su di lui. Sì, proprio su di lui, il falso, stronzo, maledetto vigliacco che per anni aveva finto una falsa identità per paura di combattere per la propria famiglia. Da allora aveva smesso di pretendere qualsiasi cosa dalla vita.
Nessuno avrebbe potuto amarlo.
Nessuno avrebbe potuto accettarlo.
Nessuno avrebbe potuto rivolgergli parole o gesti di conforto.
Si era sentito solo, e forse per questo aveva deciso di importunare quei due strani cacciatori dall’aria svampita. Sì, all’inizio pensava questo, ma adesso che guardava Sam e ricordava come da lontano avesse osservato per giorni lui anziché suo fratello, Gabriel si chiese se il destino non avesse adoperato su di lui un tocco prematuro sin dall’inizio.
-Voglio tenerlo.- disse Sam, facendo scivolare i palmi sui suoi e chiudendogli le dita intorno al sottile collare da gattino. –Voglio poter pensare che il suo tintinnio sia il segnale della tua presenza anche quando non ci sei. Voglio averti con me.-
Al che Gabriel perse ogni freno inibitore, ogni richiamo alla decenza e, senza troppi preamboli o la dovuta gentilezza, spinse Sam contro il muro e si fiondò sulle sue labbra, toccando ogni parte di lui che riuscisse a raggiungere.
Era suo. Era il suo mondo, le sue ali. Era i suoi occhi, occhi attraverso i quali Gabriel osservava, tingendo il mondo con le vene dell’amore.
Avrebbe voluto averlo per sempre, sentirlo dentro di sé e poter urlare il suo nome.
Quel momento non giunse, non allora.
Qualcuno bussò alla porta.
§§§§
Dean fu svegliato dal tocco leggero di qualcosa che gli accarezzava amorevolmente i capelli. Era un gesto così rilassante che non si sforzò nemmeno di aprire gli occhi, ma a poco a poco recuperò tutte le altre facoltà, cosa che gli permise di riconoscere il profumo di aghi di pino di Castiel, la sensazione delle sue gambe sotto la testa e di una delle sue ali intorno al corpo. Era una posizione così comoda, così naturale, che Dean si sentì al sicuro, protetto da quelle ali tanto morbide quanto possenti.
Era una bella sensazione.
-Non dovresti accarezzarlo così. Lo vizi troppo.- disse l’odiosa voce di Balthazar poco lontano da lui. Dean prese in considerazione l’idea di alzarsi in piedi e rifilargli un pugno in faccia, ma si trattenne una volta appurato che non sarebbe servito a molto, se non a spaccarsi la mano.
-Lui merita tutto questo. Ha sofferto e sacrificato in nome di tutti noi e lo sta ancora facendo, eppure non chiede mai niente, non per sé. Ha sempre pensato a Sam e Bobby, anteponendo la loro felicità alla sua. Se il mondo funzionasse avrebbe la pace che si merita.-
-Se il mondo funzionasse a quest’ora tu non saresti nemmeno qui con lui. Proprio perché il mondo è sbagliato voi vi siete incontrati.- la voce di Balthazar si affievolì, ridotta a un sussurro. –Sai, sono anni che non ti vedo così. Anzi, i tuoi occhi sembrano… aver recuperato e ampliato una luce che non vedevo da tempo. Adesso sei diverso, sembra che in qualche modo la tua intera esistenza graviti intorno a lui e…-
-È così.-
Dean lottò contro se stesso per impedirsi di spalancare gli occhi mentre le carezze di Castiel si facevano più dolci e invadenti. Fece scorrere le dita lungo una delle sue guance fino al collo, che sfiorò con discrezione prima di risalire.
-Non essere avventato Castiel, sai quanto è pericoloso l’amore vero per noi. Quando un angelo ammette di amare qualcuno è come se legasse il suo intero essere al compagno, che questi lo voglia o no. Ho sentito dire che ti sei quasi fatto ammazzare da Raphael perché stavi già morendo per colpa del ragazzo. Perché dunque alimenti questo sentimento suicida ben sapendo che potrebbe condurti alla morte?-
Già, Cass. Perché lo fai?,pensò Dean, intimorito dalla piega che aveva preso la conversazione.
Castiel attese qualche istante prima di rispondere, come se stesse ponderando la risposta. Alla fine inspirò a fondo e l’ala che abbracciava Dean fremette come emozionata dai sentimenti che stava provando il suo padrone in quel momento.
-Perché le mie ali sono diventate sue dal primo istante in cui l’ho visto.- ammise infine. –Ai tempi in cui mi fu affidato il compito di recuperare Dean dall’inferno non credevo realmente nelle capacità dell’uomo: per me la gente era sì una creatura di nostro Padre, ma nulla di più. Forse anche io le reputavo poco più che scimmie senza peli e non mi interessava che morissero come mosche… non mi interessò fino ad allora.
-Ricordi l’inferno, fratello? Ricordi le grida dei dannati e il sangue che fluiva dalle loro anime torturate? Io sì, ed era una visione terribile. Mi chiesi come mai un cadavere squartato meritasse la mia attenzione e il mio rischio per spingermi a scendere laggiù. All’inizio ero arrabbiato e quasi ponderai l’idea di torturare io stesso quell’anima maledetta che mi aveva condotto in quel posto infernale.-
La mano di Castiel si fermò sulla guancia di Dean, smettendo di carezzarla. Il cacciatore avrebbe voluto protestare, ma era troppo dalla storia di Castiel e dall’aspetto irreale che stava assumendo la sua voce, adesso morbida e quasi ipnotica.
-Già, fino ad allora non credevo che potesse esistere qualcosa di bello lì sotto, ma mi sbagliavo. Appena incontrai i suoi occhi il mio mondo cambiò e stesso le mie ali, fino ad allora pesanti, parvero alleggerirsi. C’era vita in quegli occhi; vita, e non solo. All’inferno non dovrebbe esistere la speranza, ma io la vidi, ed era tutta lì, sul viso e negli atteggiamenti di una piccola anima tormentata che per l’Inferno avrebbe dovuto significare poco e niente. Lui parlò con gli occhi, quella volta. Non mi chiese di salvarlo, non supplicò un po’ di riposo tra una tortura e l’altra, no: quegli occhi, che col verde speranza parevano illuminare la morte stessa, mi rivolsero semplicemente uno sguardo luminoso che sapeva di semplice curiosità anziché di banalissima paura. Volevo salvarlo, volevo condurlo fuori di lì.
-Lo feci, e ancora oggi rammento quel momento come l’unico gesto del quale non mi sia mai pentito. Da allora ho ricominciato a respirare e a osservare realmente il mondo. Osservare, non vedere. Lo facevo e lo faccio attraverso i suoi occhi mentre giorno dopo giorno comprendo che magnifica creatura sia l’uomo.-
Castiel fece una pausa per trarre un profondo respiro.
-Gabriel ha ragione: loro meritano il nostro sacrificio, qualunque esso sia, e se sarà necessaria la mia morte per proteggere Dean… allora così sia. È la cosa più preziosa che possiedo.-
Al che Dean sentì gli occhi farsi umidi sotto le palpebre e un vago tremore invadergli le mani, che fortunatamente erano coperte dalle ali di Castiel. Quelle parole dette con tanta leggerezza e quasi noncuranza avevano rischiarato il giovane cuore del cacciatore, mettendo in luce qualcosa che fino a quel momento aveva sepolto sotto anni e anni di pregiudizi verso l’omosessualità. Aveva guardato la questione sotto la luce sbagliata, adesso lo capiva: che Castiel fosse una donna o un uomo, non importava.
Lui aveva visto la sua anima e l’aveva accettata e amata così com’era di un amore puro e incondizionato.
-Lo ami?- domandò allora Balthazar, usando un tono sommesso e quasi spaventato del tutto adatto alla situazione.
Castiel non ebbe bisogno di pensare una risposta perché lui la conosceva già, era sempre stata lì e non l’aveva mai contestata a se stesso.
-Sì.- disse semplicemente, sfiorando le labbra di Dean con l’indice.
Al che il ragazzo non ce la fece più e sbarrò gli occhi, incontrando lo sguardo sorpreso e leggermente imbarazzato di Castiel.
-Vi lascio soli.- disse Balthazar e, prima che il fratello potesse fermarlo, sfiorò la fronte di Bobby e sparì.
-Cosa gli ha fatto?- si allarmò Dean.
-L’ha soltanto addormentato profondamente. A breve si sarebbe svegliato e fino a domattina non possiamo muoverci.- rispose Castiel, distogliendo lo sguardo dagli occhi verdi dell’altro.
-Ehi…-
Dean gli toccò la mascella per costringerlo a guardarlo. Sorrise debolmente, ascoltando i battiti del suo cuore uniti a quelli lievi del tramite di Castiel. Non si chiese se fosse giusto per le sue vecchie opinioni contro gli omosessuali concedersi a un uomo o amarlo come mai avrebbe pensato di fare. Quello non era un uomo qualsiasi.
Quegli occhi blu cobalto dallo sguardo da bambino appartenevano a un angelo.
Quella voce calda e quel temperamento sempre quieto che sapeva infondere tranquillità al più pazzo dei pazzi apparteneva al suo angelo.
Quel corpo e quell’anima purissima appartenevano a Dean, e questo perché Castiel era il suo compagno, il suo angelo custode.
“ Dean, gli angeli vegliano su di te ”,aveva detto una volta Mary Winchester. Dean ricordava la sua voce e la cieca fiducia con cui aveva affermato quelle parole nel cuore e nelle memorie di suo figlio per gli anni a venire.
In quel momento, guardando la morbida ala d’argento che ricopriva il suo corpo come una coperta fino a spiegarsi giù dal divano e sull’intero pavimento del salotto, costretta comunque dalla limitatezza dei muri a ripiegarsi leggermente e guardando quel viso bellissimo d’uomo innocente e innamorato che lo fissava, Dean seppe che sua madre non si era mai sbagliata: c’era davvero un angelo che vegliava su di lui, che l’aveva sempre fatto e che non l’avrebbe mai lasciato solo.
-Se te lo stai chiedendo sì, ho sentito tutto e sì, hai ragione a pensare che sono un impiccione di proporzioni bibliche che non sa farsi i cazzi suoi. Ma no,- sussurrò, levando il busto con l’ausilio dei gomiti. –non ti permetterò di sacrificarti, qualunque cosa accada.-
Castiel spalancò gli occhi, sorpreso dalla carezza che Dean aveva fatto scivolare lungo il suo mento. Fece scorrere la mano dietro la sua nuca e lo attirò più vicino a sé, senza però baciarlo.
-Tu resti con me coglione di un pennuto, e che ti vada bene o no, non ti permetterò di cadere di nuovo. Costi quel che costi queste cazzo di ali voleranno, dovessi costringerti a suon di calci a mantenerle leggere come meritano. Non ci sarà nessun sacrificio perché io ho bisogno di te e… e perché ti ho visto e ti accetto per ciò che sei. Credo che tanto basti per andare avanti.-
 Finalmente Dean trascinò Castiel in un bacio famelico di lingue intrecciate e sapori mescolati. Con uno strattone assai poco gentile, il cacciatore costrinse l’angelo a rovesciare le posizioni e a salirgli a cavalcioni sul bacino, gesto che gli risultò incredibilmente naturale nonostante l’ala che per molti altri avrebbe dovuto essere ingombrante e addirittura fastidiosa.
Dean leccò con avidità la pelle esposta del collo di Castiel e mentre una mano affondava nelle piume dell’ala in una carezza provocante, l’altra si andò a insinuare dispettosa nei suoi pantaloni, aggrappandosi a una delle natiche sode e definite dell’angelo. Il “ povero ” Castiel rovesciò il capo all’indietro, esponendo la gola a un attacco di morsi e baci da parte dell’amante.
-Ti voglio.- ringhiò Dean sulla sua pelle e quasi non si accorse che involontariamente una mano di Castiel appoggiata sul suo sterno affondava le dita troppo in profondità per essere un tocco normale.
Solo quando cominciò ad avvertire un curioso solletico all’altezza delle costole, Dean si staccò dalla pelle arrossata dell’angelo per chinare lo sguardo sul suo torace scoperto dalla maglietta sollevata dalla mano di Castiel. Le dita sottili e affusolate dell’angelo affondavano nella carne in modo innaturale, attraversando la pelle come erano solite fare quando il loro proprietario scavava all’interno del corpo di qualcuno alla ricerca della sua anima.
-Ma che cazz…-
Castiel spalancò gli occhi e anche lui seguì la traiettoria dello sguardo di Dean fino a sbarrare le palpebre sorpreso. Aveva reagito istintivamente, forse di riflesso alle ore intere di discorsi tenuti con Balthazar riguardo l’oggetto contenuto in quel corpo.
Doveva estrarlo, e per farlo non l’avrebbe ferito.
-Dean, non muoverti.- disse, corrugando le sopracciglia, ma il ragazzo cominciò ad allarmarsi e tentò di scansare la mano quando l’ala di Castiel strinse la presa intorno ai loro corpi, premendoli l’uno contro l’altro. Il viso di Castiel si trovò a pochi millimetri dal suo.
-Fidati di me. Ti prego, fidati di me.- supplicò Castiel con fare accorato, incatenando gli occhi a quelli di Dean.
Passò qualche secondo di terrificante impasse, ma alla fine Dean annuì e appoggiò la fronte contro la sua spalla, chiudendo gli occhi. Come leggendogli nel pensiero la muta domanda che il cacciatore gli poneva, disse:
-Non ti farò del male. Mai.-
E Dean gli credette perché l’avrebbe sempre fatto, nel bene e nel male. Era il suo Castiel, il suo angelo, e a lui andava bene così. Sorrise leggermente e strofinò la fronte sudata contro la spalla di Castiel lasciata scoperta dalla tenuta di soli pantaloni di seta dell’angelo.
Castiel fu di parola e quando il Sacro Graal venne estratto, Dean non sentì assolutamente niente. Rimase aggrappato a lui, inspirando il profumo magnifico della creatura che con la massima cura stava operando sul suo corpo.
Normalmente Dean si sarebbe ribellato, ma mai come in quel momento voleva fidarsi di lui e abbattere le ultime barriere che lo separarono.
Poco più di mezz’ora dopo Balthazar avrebbe bussato alla porta del bagno adiacente al salotto, interrompendo una coppia in sboccio ancora sotto la doccia, ma l’angelo non poteva più aspettare.
Era tempo di spiegare.
Era tempo di capire.
Era tempo di combattere per riprendersi il Paradiso e la piccola vita di una bambina innocente che da qualche parte nell’universo attendeva il loro arrivo.
 

Angolo dell’autrice:
Dunque, innanzitutto mi scuso per il leggero ritardo ma ammetto che tra studio e lavoro è un bel casino scrivere, per non parlare di quanto abbia fatto a cazzotti con questo capitolo. Annuncio che a breve la storia avrà fine ma, ehi, all’inizio non credevo nemmeno che sarebbe diventata una long! Dovevi essere di soli due capitoli, maledetta!!! (Se la prende col suo stesso scritto)
Allora, visto che ho poco tempo a disposizione, torno sempre a sperare di ricevere i vostri commenti che mai come in questo momento mi aiutano a scrivere e ad andare avanti. Dedico pertanto questo capitolo a coloro che hanno recensito quello precedente, permettendo la pubblicazione di questo nuovo pezzettino di storia e del mio cuore. Grazie e spazio ai ringraziamenti!

xena89: eccoti sfamata con questo nuovo capitolo! Ammetto che è stato un parto, ma spero sia venuto bene e spero sempre di non averti deluso. A volte i personaggi fanno i capricci e far stare Sam e Gabriel sotto la doccia… insomma, di tutto un capitolo romantico che ha richiesto giorni e giorni di scrittura mentre la parte di Sam e Gabriel insieme l’ho scritta in cinque minuti… indovina quando è entrata in stanza mia madre? Chiamiamola sfiga, ma ho dovuto riscrivere quella parte due volte perché ho dovuto chiudere il portatile e lanciarlo sotto il tavolo. Ti lascio pensare in che condizioni era dopo… comunque, detto ciò torno a ringraziarti come sempre e spero di risentirti presto e di leggere un altro dei tuoi splendidi commenti! A presto!
Sherlocked: oddio, secondo me questa storia si sta trasformando in una partita di calcio. “ Buonasera signori e bentornati alla nostra AngelLeague, io sono Chuck il conduttore, e questo è il mio collega Lucifero… Ed entra in campo la formazione 4-4-1 della squadra Sabriel, mentre la Destiel attende già l’avversario in campo… al momento è goal per la Destiel, perciò palla al centro, ma la cosa forse è cambiata di nuovo. Che cosa dice il tuo ego lunatico-pazzo-confuso-bipolare? XD io dico che sei un genio, i tuoi commenti fanno sempre morire dal ridere! E no, non sto rotolando per tutta casa perché Gabriel ha riempito l’aria di gas esilaranti… calcolando però che anche Sindragon sta abbaiando da mezz’ora contro un orologio a pendolo mi vien da pensare che quel grande str…strano dell’arcangelo abbia usato qualcosa di più che gas esilaranti. Tsk, si sente solo un grande per aver creato un campo da golf angelico scavando buchi tra le nuvole neanche fossero groviere e adesso si sente in diritto di fare di tutto! Non lo sopporto più! Ohohohohohho in ogni caso grazie come al solito e spero come sempre di sapere cosa ne pensi, anche perché aspetto sempre i tuoi simpaticissimi commenti! A presto!
white arms: eh, Samael è un cretino, ormai l’hanno appurato tutti, ma Dean per primo avrà moooooooolto da fare per riuscire a impedirgli di mettere le zampe su Cass. Confermo, occhioni blu attira amore più di un coniglietto di cioccolato Lindt dopo un lungo periodo di dieta, ed è tutto dire! E comunque sì, il Destiel è… aaaaaaaawwwwww!!! Cioè, il nostro bel cacciatore e il nostro innocente angioletto che si spupazzano sono da… da… da prendere a morsi! Cioè, te li immagini tutti e due stesi sul letto abbracciati e avvolti da una gigantesca ala argentata? Pensa che questa cosa l’ho sognata stanotte e aggiungi che quando è suonata la sveglia ho distrutto un cellulare… vallo a spiegare a tua madre perché c’è lo stampo di un telefonino nel muro… comunque davvero non so come ringraziarti, la tua recensione è stata del tutto inaspettata, non mi aspetto mai nuovi commentatori e ogni volta è una gioia immensa! Perciò ti ringrazio e spero di leggere presto altri commenti bellissimi come questo! Un bacio e grazie!
Fallen angel 4 Love: grazie a te per la bellissima recensione! Non me l’aspettavo proprio e sono rimasta felicissima quando l’ho letta! Eh, Dean ha ancora molto da svelare e molto presto si chiarirà questa faccenda delle ali e dell’intera storia. C’è ancora una battaglia da combattere prima che giunga la pace, ammesso che arrivi, per come sono sfigati i nostri eroi XD o meglio, per come sono cattiva io! Ahahahahah grazie ancora per i complimenti e per il magnifico commento, spero di leggere presto altri commenti da parte tua per sapere cosa ne pensi! Un bacio e un abbraccio virtuali, a presto!
Tomi Dark Angel
  
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