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Autore: Mad_Killjoy Cullen    05/02/2013    1 recensioni
Sentii la sua mano sfiorarmi la guancia con estrema delicatezza.
«Smett..ila», gemetti piano, continuando a muovermi. Si fermò. Tenni gli occhi chiusi.
Sentii qualcosa di freddo e allo stesso tempo.. morbido, poggiarsi sulla mia bocca: Le sue labbra.
Sfiorò le mie per qualche secondo...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec, Demetri, Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Capitolo IV

 
Alec


«No! Io con te non ci vengo», sbottai alzandomi.

Guardai Morgana: Giaceva sul pavimento, oramai morta.

«Ti ho detto di seguirmi», mormorò a denti stretti il ragazzo che mi era davanti.

Negai col capo, indietreggiando.

Lo vidi avvicinarsi a me, e in pochi secondi ero con le spalle al muro.

«Non devi urlare, ragazzino. Non vuoi che ci sentano, vero?», mormorò scrutandomi dalla testa ai piedi. «Ora capisco perché Aro ti vuole.. sei speciale», continuò.

«Chi è Aro? Chi sei tu?», sbottai.

Nessuna risposta, solo un silenzio insopportabile.

Si allontanò, incominciando a guardarsi intorno. «Prendi le tue cose ragazzino. Dobbiamo partire»

Lo guardai di sbieco. «Cosa ti fa pensare che io voglia venire con te?»

Si voltò di lato, per  osservarmi meglio.

Deglutii.

Il suo sguardo mi metteva in soggezione.

«Lo dico io, ragazzino, anzi.. non fare niente. Solo  una cosa: seguirmi»

Lo vidi andare vicino la finestra, e voltarsi verso di me.

«Non ci vengo con te, mettitelo in testa»

Lo vidi tornare davanti a me, istintivamente indietreggiai, come se servisse a qualcosa.

«Senti ragazzino: Vuoi morire come quella donna, o.. venire con me e vivere?»

Mi strattonò, portandomi fuori da quel posto, afferrandomi il polso.

Doleva maledettamente.

Sentivo il sangue fluire più lentamente.

Era come se.. volesse staccarmelo.

«Mi fai male», urlai.

Cercai di allontanarmi, ma niente.. Non mollava la presa, di sicuro si sarebbe formato un livido.

Sentii la sua presa farsi più ferrea. «Lasciami, cavolo. Lasciami!», continuavo a dimenarmi, cercando di liberarmi, ma con scarsi risultati.

«Lamentati ragazzino, tanto non ti mollo. Potresti scappare, no?». Disse, come se la cosa fosse ovvia.

Scappare, andare lontano.. quella era la mia intenzione e se non fosse per la sua presa, l’avrei già fatto.

Lo sentii stringermi la vita, e issarmi sulle sue spalle.

Mi dimenai, cercando di scendere.

«Senti ragazzino: O resti fermo.. o resti fermo»

Annuii velocemente.

Prese a camminare lentamente, facendo salire la mia esasperazione alle stelle.

Lo sentivo strattonarmi, stringere la mia vita, procurandomi un fastidio immondo.

Passai una mano sul fianco, cercando di affievolire il fastidio che provavo in quel momento.

«Non morire adesso. Mi servi». Non lo ascoltai.

Mi addormentai.

Avevo freddo, e stare appoggiato a quel tizio, non mi aiutava nemmeno un po’.

Mi muovevo, mi dimenavo nel sonno.

Volevo scendere, dormire in un letto, non in groppa ad un tizio.

Sentivo le sue braccia stringermi, forse per non farmi cadere, forse per non farmi correre via a gambe levate.

Ma scappare non sarebbe servito a niente, un presentimento mi diceva che seppur scappando, mi avrebbe ritrovato.

Lo sentii farfugliare qualcosa tra se e se.

Parlava anche da solo? Mitico.

Riaprii gli occhi per qualche secondo.

Mi guardai intorno: Era buio, non vedevo niente.

Li richiusi; forse dormire era l’opzione migliore in quel momento.

Non so quanto tempo passò.. non mi importava.

Sentii il mio corpo, essere adagiato per terra e delle mani fredde e gelide, vagare per il mio corpo.

Mi mossi, come per farlo smettere, ma non fu così.

Continuava ad accarezzarmi, procurandomi mille brividi per tutto il corpo.

Sentii la sua mano sfiorarmi la guancia con estrema delicatezza.

«Smett..ila», gemetti piano, continuando a muovermi.

Si fermò.

Tenni gli occhi chiusi.

Sentii qualcosa di freddo e allo stesso tempo.. morbido, poggiarsi sulla mia bocca: Le sue labbra.

Sfiorò le mie per qualche secondo.. dopo qualche secondo era già tutto finito.

Mugugnai strofinando i miei occhi con le mani.

Sbadigliai sonoramente.

Mi guardai intorno: Buio assoluto, un bosco buio e lui.. vicinissimo al mio volto, intento a fissarmi, a scrutarmi attentamente.

Sentii un calore espandersi per tutto il corpo, il respiro accelerare, come il battito del mio cuore, che non cessava di battere.

Sfiorai con la lingua le mie labbra, poi dopo qualche minuto riportai il mio sguardo nel suo..

«Sai ragazzino.. ho riflettuto su una cosa: Non conosco il tuo nome».

Storsi il labbro, mi alzai, per potermi sedere.

Ci volle un secondo, un misero secondo..

Portai le mani alle tempie, massaggiandole ritmicamente.

Sentivo la testa girare, un volta stomaco insopportabile.

Come minimo mi ero procurato una polmonite.

«Mi chiamo.. mi chiamo.. Alexander», mi riabbassai, poggiandomi ad un’ albero, continuando però a massaggiarmi la testa.

«Vorrai dire.. Alec», mormorò.

Lo guardai sbigottito. «Alec?».

Lo vidi annuire. «Non ti piace questo nomignolo?»

Annuii.

Lo vidi avvicinarsi di più a me, lo stesso feci io.

Se pensava che non mi fossi accorto di niente, era un povero stupido.

Ne volevo ancora, era una cosa nuova per me.. in un certo senso mi eccitava, ma non lo facevo notare.

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