7.
That Lord of Castamere
Scozia-Inghilterra
And who are you, the proud lord said,
That I must bow so low?
Cosa avrebbe dovuto fare lui? Fare atto di sottomissione ad un tale moccioso, al suo piccolo, fradicio e debole fratello minore?
Nonostante i suoi pensieri, quando Arthur alsò gli occhi rendendosi riconoscibile ai nobili scozzesi, tutti si inchinarono rispettosamente.
Solo lui rimase eretto, incatenando i sui occhi fieri a quelli ugualmente orgogliosi dell' inglese.
Non avrebbe ceduto, almeno non con lui, non con il sangue del suo sangue da cui era stato tradito.
That's all the truth I know.
Avrebbe potuto fare di tutto ma per lui sarebbe rimasto il suo ferino e adorabile gatto selvatico, che anche se diceva di odiarlo alla fin fine tornava sempre da lui.
Sorrise tra sé e sé a quel pensiero e scoprì i denti in un gesto animalesco: era ora di ammaestrare quella bestia straordinaria una volta per tutte.
a lion still has claws,
And mine are long and sharp,
my lord, as long and sharp as yours.
Tre leoni dorati facevano bella mostra di loro, in aperta sfida al suo, ruggente e rosso come il sangue e questo gli fece cambiare totalmente idea, impugnare la spada.
Era l'ultima volta che si faceva beffe di lui, il prendere come suo quel simbolo che gli era sempre appartenuto era l'ultimo degli affronti che aveva dovuto subire sin dalla sua nascita.
Arthur era sempre stato il più bello, il più intelligente, il più leale, aveva dovuto vederlo crescere in grazia e sapienza mentre lui rimaneva nell'ombra, pur essendo consapevole di possedere comunque un' intelligenza al di là della media, ma quell' incubo avrebbe finalmente avuto fine: l'inglese era migliore di lui in quasi tutto, ma nell' arte della spada erano sempre stati alla pari.
Preparati, fratellino, ho artigli lunghi quanto i tuoi bisbigliò prima di sguainare la spada, compiendo i pochi passi che ancora lo separavano da lui.
And so he spoke, and so he spoke,
that Lord of Castamere,
and now the rains sweep o'er his hall
with no one there to ear.
Con un balzo fu su suo fratello, che con uno scintillio di lame parò il suo fendente.
Accecato dall'odio Scozia tentò più fendenti che Arthur fermò con maestria, poi iniziò a contrattaccare.
Aveva un modo meticoloso di penetrare nelle linee avversarie, più da volpe che da leone, e questo aumentò ancor di più la sua furia ed il suo sgomento.
Perché aveva scelto quello stemma, perché l'aveva voluto offendere fino a quel punto?
Ora se avesse vinto avrebbe ucciso il suo piccolo fratello, se avesse perso sarebbe stato ucciso con disonore...
Non voleva nessuna delle due cose, si rese conto come in un'illuminazione, non le aveva mai volute, ma ormai era troppo tardi per tronare indietro, troppo tardi per perdonare.
I suoi attacchi e le sue parate si fecero sempre più blandi, fino a che Inghilterra lo colpì mortalmente e lui cadde a terra, esanime.
C'era terrore, ora, negli occhi del più giovane e quieta rassegnazione in quelli dell'altro.
-Lasciami quì, hai vinto, hai fatto il tuo dovere ed ora questo popolo è tuo- bisbigliò rocamente quando il fratello cercò di alzarlo.
Quello annuì, talmente rotto dall'emozione da non riuscire ad esternare i suoi sentimenti: -Lo farò, fratello, lo farò-
Poi uscì lentamente, angosciosamente, dalla sala ed i nobili pian piano iniziarono a seguirlo.
Alla fine rimase solo Scozia ad udire la pioggia ticchettare incessantemente sui tetti dell'antica dimora e dopo poco tempo solo il suo corpo rimase come muto testimone di ciò a cui può portare l'odio, o forse il troppo amore.
E' indubbiamente lunghissima.
E pure la mia prima song-fic.
Quindi amatela, ne?