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Autore: BebaTaylor    06/02/2013    2 recensioni
«Tutto bene?» mi chiede Sara attorcigliandosi una ciocca dei capelli biondi sul dito indice della mano destra.
«Tutto bene, non preoccuparti.» rispondo anche se non è vero.
Come posso spiegare la situazione a Sara e a Maddalena? Come posso dire loro che ho mentito? No, io non ho mentito. Loro non mi hanno mai chiesto “Ehi, visto che hai vissuto a San Antonio non è che conosci Jared Padalecki?” No, loro non mi hanno chiesto mai nulla. Io ho semplicemente omesso un piccolo particolare. Sempre se conoscere un attore famosissimo sia un piccolo dettaglio. Riprendo in mano il cellulare e mi collego a internet. Trattengo un imprecazione quando, nero su bianco, mi appare la news che Jared è veramente in Italia a girare un film, Afferro una bottiglietta d’acqua dallo zaino e bevo a piccoli sorsi.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Padalecki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.


Trentasei Giorni


Capitolo Quattordici
*3 Agosto*


Ancora un centimetro e ce l'ho quasi fatta. Infilo il cacciavite fra la persiana e la cornice e tiro verso di me.
La persiana si apre e per poco non mi prende in pieno, lascio cadere il cacciavite sul balcone e apro entrambe le persiane. Spingo i vetri delle finestre e finalmente, all'alba delle sette e mezzo di mattina, riesco ad entrare nella mia stanza.
Scavalco il davanzale e cado sul pavimento. Per fortuna che c'è il tappetto. Mi alzo e vado in bagno ho bisogno di una doccia.

***

Ma quando escono quei due? Sono davanti alla porta della loro stanza da ben tre ore. Ho le gambe anchilosate, ho quasi paura che se mi alzo in piedi si stacchino. Cambio posizione, appoggio la schiena al muro e riprendo in mano il Topolino del novantasette. L'ho trovato sotto al letto, insieme ad un sacco di polvere.
Da quando sono arrivata ho fatto un sacco di cose: ho preso le chiavi e le ho messe fra i due piumoni nell'armadio, dove ho trovato quattro euro.
Ho lavato i piatti, li ho messi a posto e ho portato fuori la spazzatura.
Ed ora sono qui che li aspetto, voglio vedere le loro facce.
La porta si apre e io alzo il viso, Mark esce dalla stanza, nudo.
«Ciao.» esclamo senza scompormi troppo. E cercando di non scoppiare a ridere.
Lui mi fissa sorpreso, quasi non si aspettasse di trovarmi lì, e balbetta qualcosa d'incomprensibile.
Insulti, probabilmente.
«Potresti chiamare Sara?» gli chiedo, «E magari vestirti?»
Lui annuisce e ritorna in camera.
Riprendo la lettura ma dura poco, due minuti dopo Sara esce dalla camera.
«Buongiorno.» le dico, lei rimane in silenzio.
«Da dove sei entrata?» mi chiede.
Sbagliato! La domanda giusta da farmi sarebbe: "Mi perdoni per averti chiusa fuori di casa?"
«Ho scassinato una persiana.» rispondo e mi alzo, «Vedi di non fare una cosa simile mai più, capito?»
Lei mi guarda arrabbiata, si volta e torna in camera senza dire una parola.
«Ho nascosto le chiavi!» urlo. Anche se a porta è chiusa la sento imprecare, e dopo due minuti, esce di nuovo.
«L'hai voluto tu!» sbraita. Oh, bene, la colpa è sempre mia, non di quel cretino che le ha fatto il lavaggio del cervello.
«Come vuoi.» le dico e faccio un sospiro teatrale. «Se vuoi rimanere qui devi rispettare le mie regole.» aggiungo, calcando per bene su "mie".
Sara mi guarda come se fossi un'aliena.
«Che sono poche e semplici.» poso il Topolino sul davanzale della finestra. «Primo, non ti azzardare mai più una roba del genere. Non puoi chiudermi fuori da casa mia; secondo, se per qualsiasi motivo Mark non viene qui tu non te ne stai chiusa in camera come se fosse partito per la guerra.» la guardo, è in silenzio.
Chissà cosa sta pensando. Ed ora sgancio la bomba, sono molto orgogliosa di me stessa. «Giovedì andiamo in montagna con Alfredo.»
Sorrido. «Torniamo domenica.» sorrido ancora, se continuo così mi si blocca la faccia.
Sara apre la bocca. «Tu non puoi...»
«Oh, sì, io posso.» dico. Posso e l'ho fatto, con mia grande soddisfazione. «Ho già prenotato.»
Sara sbuffa. «Perché l'hai fatto?» domanda.
Io mi avvicino e le poso le mani sulle spalle. «Perché da quando siamo qui non abbiamo mai passato un giorno completamente da sole.» rispondo. «Mark, Jared, tua sorella... c'è sempre qualcuno con noi.»
Lei mi guarda, non ha ancora ritrovato l'uso della parola. «Altrimenti fai subito le valige e torni a casa.» aggiungo prima di allontanarmi da lei.
Le sorrido e scendo in cucina. Ho quasi fame.

***

Mark se ne è andato praticamente subito dopo che ho parlato con Sara, e adesso -sono quasi le tre del pomeriggio- stiamo pulendo casa.
Sara non ha detto nulla sul nostro viaggio, si è limitata a un laconico "Come vuoi."
Ma ho dovuto accettare un compromesso: questa sera Mark viene qui e loro due andranno a farsi un giro in paese. Chissà se verrà anche Jared.
«Viene anche Jared.» esclama Sara posando il cellulare sul tavolo.
Mi blocco e la guardo, certe volte penso che dovrei avere il cervello vuoto, senza pensieri.
«Oh, va bene.» dico.
Mi va bene?
Da una parte sì, perché potrei spiegargli perché ho detto quella cosa, dall'altra no.
Perché ho paura di dire troppo.
Io e la mia boccaccia.
Speriamo di non dire stronzate. Di non parlare troppo.
Mi sta venendo l'ansia.

***

Ok, sta andando tutto bene. Abbiamo mangiato, abbiamo conversato come persone civili, abbiamo parlato del posto in cui andremo io e Sara.
Mark non ha detto nulla, anzi è stato civile: ha chiesto informazioni, ha voluto vedere le foto, anche per Jared è stato così.
Sì, nei miei sogni.
Per mangiare abbiamo mangiato, abbiamo ordinato la pizza, ma per il resto... stendiamo un velo. Anche più di uno.
Mark mi ha guardato male quando ha saputo della gitarella. e lo sta ancora facendo. Sembra che porti Sara in mezzo al deserto.
Mentre Jared... bhe, lui sembra triste.
Credo.
Mi chiedo se è triste perché non ci vedremo per qualche giorno oppure perché sono una deficiente.
Devo ricordarmi di non pronunciare le parole: "sposato, matrimonio, impegnato, moglie".
Potrei combinare altri disastri se lo facessi, quindi taccio e dico il minimo indispensabile.
Sparecchiamo e Sara va su di sopra, fra poco lei e Mark vanno a bersi un caffè in piazza. E io rimarrò qui, sola, con Jared.
Dopo quello che è successo non so se ne ho voglia.
Balle, certo che ne ho voglia!
Solo che ho paura di parlare troppo.
Mark segue con l'indice destro i disegni geometrici della tovaglia, la testa posata sull'altro palmo, l'espressione a metà fra l'incazzato e l'annoiato.
Jared non dice nulla, non fa nulla, se ne sta lì, fermo.
Poco dopo Sara scende, Mark si alza e dopo averci salutato se ne vanno.
«Perché vai in montagna?» mi chiede Jared.
Alzo le spalle. «Mi andava.» rispondo. «E anche perché Sara sta troppo appiccicata a Mark, se non viene una sera si dispera...»
Lui mi guarda.
Perché mi fai questo? Non guardarmi in questo modo! Mi fai venire voglia di saltarti addosso seduta stante.
Jared mi continua a guardare con quell'espressione da cucciolo e il sorriso sexy. «Tu non vorresti stare con la persona che ami tutto il tempo?» domanda.
Perché?
Non so cosa rispondere, rimango in silenzio alcuni secondi e Jared mi guarda in attesa di una risposta.
«Non intendo quello.» dico. «Ecco... vedi...» che cosa sto blaterando? Cose senza senso, ovvio.
«Credo che quello che ci sia fra Sara e Mark sia sbagliato...»
Jared mi guarda in modo strano, ma tace.
«Lei si dispera se lui per una sera non viene, e lui è così coglione da non venire qui perché non può scoparla.»
Ecco, l'ho detto. Spero solo di non aver parlato troppo.
Jared sorride, e poi con mia grande sorpresa, scoppia a ridere di gusto.
Che gli prende adesso? Ho appena detto che un suo collega è un coglione maniaco del sesso!
«Hai ragione.» dice Jared fra una risata e l'altra.
Cosa?
Lo guardo stupita e sconvolta. Più sconvolta che stupita.
«Mark è un tale idiota...» esclama lui prima di scoppiare a ridere di nuovo.
Ma è scemo?
Lui continua a ridere, la testa posata sul tavolo, un braccio sotto di essa e l'altro allungato verso di me, sembra che si stia divertendo un mondo.
Almeno la pensiamo allo stesso modo su Mark.
Su una cosa siamo d'accordo.
Mentre lui smette di ridere io mi alzo e mi dirigo al frigo, dentro c'è la torta, una meringata con gelato alla fragola, la prendo e la poso sul tavolo; Jared ha smesso di ridere e beve l'acqua.
«È per noi?» chiede indicando la torta.
Io mi limito ad annuire mentre prendo due piatti, un coltello e le forchettine da dolce.
Naturalmente a casa non le abbiamo, ma qui sì.
Signore e signori, vi presento mia madre.
Taglio due fette di torta, do il piattino a Jared e mi siedo di fronte a lui.
«È buona.» esclama Jared con la bocca piena.
Sorrido, mi sembra che sia tornato tutto alla normalità, insomma, mi sembra che sia tornato tutto come prima che aprissi bocca e parlassi troppo.
Anche lui sorride e mi guarda.
Non puoi guardarmi così, come se non fosse successo nulla.
«Sai…» Jared posa la forchettina sul piatto, «avevi ragione.»
Cosa?
Cosa?
Cosa?
Io ho ragione?
«E su cosa avrei ragione?» chiedo.
Ho quasi paura della risposta.
Lui alza le spalle. «Sul fatto che io sono ancora sposato.» risponde in un sussurro.
Dalla sorpresa mi cade la forchetta dalla mano, cadendo sulla tovaglia.
Lo ha detto sul serio? Ho sentito bene?
«È solo che sono confuso, tu ti sei buttata fra le mie braccia…»
Cos'è, anche questa è colpa mia? C'eri anche tu, non ti ho mica obbligato!
«Io avrei potuto fermarti…» Jared sposta un braccio e mi sfiora la mano, e la stringe delicatamente, sento il suo pollice sfiorarmi il palmo.
Non fermarti, ti prego.
«Ma non l'ho fatto.» continua a parlare senza smettere di guardarmi. «Non volevo farlo.»
Sono senza parole. Io, che parlo spesso a sproposito.
«E adesso… cosa vuoi fare?» domando riprendendo in mano la posata.
Lui alza le spalle e smette di accarezzarmi.
No! Perché hai smesso?
b «No lo so. Avevamo deciso di vedere come andavano le cose. Possiamo farlo anche adesso.»
Sono ancora più sorpresa di prima. Non mi aspettavo una richiesta del genere.
Quasi quasi sono tentata di chiamare mio cugino e disdire la gitarella in montagna.
«Stare lontani qualche giorno può farci solo bene.» esclama Jared.
Ma mi legge nel pensiero? Se è così è meglio che smetta, altrimenti potrebbe vedere i pensieri poco candidi e puri che sto facendo in questo istante.
Io mi limito ad annuire e a sorridere. Scommetto che sembro una scema.
Non dico nulla e mi limito a finire la torta.

***

Il presidente sta per fare il suo discorso e io sto per piangere.
No, non sono diventata ancora più scema, stiamo solo guardando il dvd di Armageddon.
Io e Jared siamo sul divano, abbracciati. Anzi, è lui che mi sta abbracciando, io mi limito a tenere la testa posata sulla sua spalla, lui non si lamenta, io non mi lamento…
Sembra perfetto. E lo è.

***

Il film è finito da quasi dieci minuti e Mark e Sara non sono ancora rientrati. Chissà, magari si sono fermati in un campo a fare sesso.
Scuoto la testa, non voglio immaginare una roba del genere.
Io e Jared abbiamo parlato e abbiamo deciso di lasciare le cose così come stanno, senza farci troppi problemi.
Eh, sembra facile a dirsi ma non lo è. Nessuno mi toglierà dalla testa il pensiero che lui è ancora sposato ma ho deciso di non pensare a sua moglie.
Se lei per me non esiste, per me non c'è nessun problema.
Speriamo di non mandare tutto a rotoli.
Esco dal bagno e nello stesso momento Sara entra in casa, «Ciao. Mark?» le chiedo.
«È andato a dormire.» risponde e va di sopra.
Perché ha i pantaloni sporchi di erba sul culo?
Vuoi vedere che…
No. Non ci devo pensare. Se copula in un prato non sono affari miei.
Alzo le spalle e torno da Jared.
«Mark è andato a casa.» lo informo.
Lui annuisce. «Vado anche io, allora.»
Usciamo insieme, ho deciso di accompagnarlo fino alla strada.
Camminiamo in silenzio, vicini, le nostre braccia si sfiorano…
Lui si volta e mi sorride.
Potrei morire.
«Buona notte.» mormora tirando fuori le mani dalle tasche dei jeans, fa un passo verso di me e mi abbraccia.
Lo abbraccio anche io.
«Ci vediamo domani.» sussurra prima di baciarmi la guancia destra.
«Buona notte.» dico baciandolo a mia volta.
Jared mi sorride e si allontana e io resto lì a fissarlo.

Sara è a letto, in quello in cui abbiamo dormito insieme fino all'altra notte e sta sfogliando una rivista di cucina. «Buona notte.» esclamo con un sorriso prima di sdraiarmi.
Credo di essere più felice di ieri.

Salve! Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
   
 
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