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Autore: Batsutousai    07/02/2013    10 recensioni
Il mondo di Harry viene distrutto da coloro per i quali una volta aveva combattuto. Un Harry adulto ritorna nel corpo di un se stesso più giovane.
Semi-Super!Harry, VoldemortHarry, Slash - per gli idioti.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Potter, Tom Riddle/Voldermort, Un po' tutti | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy, Harry/Ginny, Harry/Voldemort, Ron/Hermione
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
Capitoli:
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Long Road



Harry si svegliò con la sensazione di essere trasportato. Chi lo stava tenendo correva, pensò, e ci furono il colpo di una porta e delle magie sussurrate. Venne posato e aprì gli occhi, in preda al bisogno di vedere dove si trovava. La prima volta che era diventato il proprietario del Mantello era stato quando Silente glielo aveva dato per Natale, giusto?
Una donna dai lunghi capelli rossi e occhi verdi terrorizzati abbassò lo sguardo su di lui. “Andrà tutto bene, tesoro” sussurrò. “Non lascerò che ti faccia del male. Avrai modo di crescere e salvare il mondo” fece un sorriso storto.
Il respiro di Harry si bloccò e tese le mani paffute da bambino verso di lei. Lily Potter, sua madre. Lei stava…
“Ti amo, Harry. Non dimenticarlo mai.” Poi si voltò verso la porta quando venne fatta saltare in aria.
Stava dicendo addio.
“Non Harry, non Harry, ti prego, non lui!”
“Fatti da parte, sciocca… spostati, ora…”
“Non Harry, per favore no, prendi me, uccidi me invece! Non Harry! Per favore… abbi pietà… abbi pietà…”
Una risata gelida venne da davanti a Lily prima che Voldemort sussurrasse “Avada Kedavra” e il corpo di Lily Potter scivolasse mollemente a terra.
Harry pensò brevemente alle lacrime che non poteva più versare per la donna che aveva rischiato tutto per lui, ma poi Voldemort si sporse sulla culla e Harry si ritrovò a combattere tra l’odio e uno strano senso di bisogno. Questo era l’uomo per cui aveva speso a combattere i suoi anni, e quello era il momento in cui avrebbe dato ad Harry quel pezzo d’anima che mancava da ormai cinquant’anni.
L’uomo con i terribili occhi rossi puntò la bacchetta tra gli occhi di Harry e il bambino di un anno lo fissava, silenzioso e stranamente consapevole. Stranamente in attesa. “Avada Kedavra” sussurrò, e il bambino sorrise quando la maledizione colpì uno strano scudo attorno a lui e tornava al Signore Oscuro.
Entrambi urlarono in agonia, quando la maledizione rimbalzata colpì il suo nuovo obiettivo. Il corpo di Voldemort si disintegrò anche se un po’ d’anima si collocò all’interno della fresca cicatrice a forma di saetta sulla fronte di Harry. E Harry conobbe dolore, dolore, dolore mentre il pezzo d’anima e la barriera di sua madre combattevano.
Quando le due magie raggiunsero un accordo, Harry sentì la sua presa sulla realtà scivolare. E tutto si oscurò.


-


Si svegliò in una stanza che aveva visto talmente tante volte nella sua infanzia da non poterla più scordare. Le pareti bianche e le finestre che si stendevano fino al soffitto e lunghe quanto la camera. Letti stavano su entrambi i lati della culla dove era stato messo e l’odore delle pozioni pervadeva la sala.
Da lontano, Harry sentì delle voci. “E sei sicura che non c’è niente che si può fare?”
Un sospiro. “Onestamente, Albus. La magia del ragazzo si è già amalgamata con la magia nera nella cicatrice. Qualsiasi tentativo di rimuoverla potrebbe benissimo ucciderlo. Forse, se fosse stato qui quando la maledizione era stata appena lanciata, avrei potuto fare qualcosa, ma non ora”
“Bene. Grazie Poppy.” Passi si allontanarono, seguiti dal rumore della porta dell’infermeria che si apriva e si chiudeva.
Un’altra serie di passi si avvicinò e Harry si ritrovò a guardare negli occhi inquieti dell’infermiera di Hogwarts. “Oh, sei sveglio!” gli fece un sorriso, ma era abbastanza misero. “Vediamo se riesci a mandar giù un paio di cose, mh?”
Harry gestì alcune pozioni e qualcosa di gommoso che aveva portato un elfo, ma non appena sentì che lo stomaco si ribellava voltò la testa dall’altra parte e si rifiutò di prendere altro.
Chips sospirò e mise il cibo e il cucchiaio di lato. “Bene. Forse un pisolino, allora. ” decise, e agitò la bacchetta sopra la testa di Harry.
Harry mise il broncio quando si sentì andare alla deriva verso il sonno. Quello era barare.


-


Harry si svegliò di nuovo, brevemente, quando una voce tuonò alcuni singhiozzi e l’infermiera lo zittì. “Hagrid, se non riesci a controllarti-”
Hagrid tirò su con il naso e se lo soffiò rumorosamente. “Sono spiacente, Madama Chips. È solo che è così triste…”
“È una tragedia terribile” concordò Madama Chips ed Harry pensò di poter percepire vero dolore nella sua voce. “Ma non c’è motivo di fare tutto questo casino. Sveglierai Harry.  ”
Harry chiuse in fretta gli occhi quando Hagrid e Madama Chips si avvicinarono alla culla. Non voleva essere colpito da un altro incantesimo di sonno!
“Guarda il piccolino. Così dolce e tranquillo. Non sa nemmeno che là fuori ci sono persone che danno feste in suo onore. Il Bambino Che È Sopravvissuto, lo chiamano”
“Sì, sì, lo so. Hagrid, se non te ne vai, farai tardi. ”
“Oh, ehm, giusto. Già, meglio che vada. Devo portarlo alla sua nuova casa. ”
Oh. Oh merda. Harry era costretto a vivere con i Dursley. Porca-
Oh. Oh, ma aspetta. Forse non era una brutta cosa. La vendetta è un piatto che va servito freddo e tutto il resto, e Harry ora poteva far sentire allo zio e alla zia molto freddo in ogni momento. Sì. Era giusto che i primi mondani su cui avrebbe provato la sua abilità fossero quelli che avevano reso la sua infanzia un inferno.
Harry si sarebbe divertito.


-


I primi due anni furono un test per la pazienza di Harry. Voleva essere in grado di parlare e essere in grado di muoversi da solo prima di venire tormentato dai suoi parenti, per non parlare di controllare la sua abilità. Eppure non avevano ancora fatto nulla di spregevole, lasciandolo dormire in una culla traballante nella stanza di Dudley e vestendolo e alimentandolo in modo giusto.
Harry era un bambino tranquillo, e questo sembrò soddisfare Vernon e Petunia. Dudley piangeva e urlava tutto il tempo, ma Harry stava tranquillo, mangiava quello che gli davano e non faceva storie. Fu il primo a padroneggiare il concetto del vasino, con grande costernazione di Petunia. Sembrava combattuta tra l’essere sconvolta che il ‘mostro’ avesse imparato qualcosa prima del suo figlio ‘perfetto’ e l’essere contenta di non doversi preoccupare più dei suoi pannolini sporchi. Alla fine, decise di essere felice di non doversi più occupare di lui.
Poco dopo il terzo compleanno di Harry, Vernon spostò Harry nell’armadio sotto le scale, dato che Dudley era ‘un ragazzo in crescita che aveva bisogno del suo spazio ’. Harry permise questa mossa senza lamentarsi, contento di dormire nell’armadio lontano dal forte russare di Dudley e dagli occasionali incidenti del letto bagnato. Non voleva star chiuso nell’armadio per sempre, dopotutto, ma il silenzio e la vicinanza alla cucina servivano ai suoi scopi, in quanto Petunia gli dava sempre meno cibo.
L’altezza era sempre stata un problema per Harry. Era stata la persona più bassa della sua famiglia per un adulto; anche i suoi figli lo avevano raggiunto quando avevano superato la pubertà. La mancanza di nutrimento da bambino era stata la causa più evidente della sua mancanza di altezza, e Harry si rifiutava di farlo accadere di nuovo. Se questo significava usare la magia per aprire il suo armadio di notte e rubare del cibo dal frigo, questo avrebbe fatto.
Quando Harry fece quattro anni, Vernon cominciò a dargli un elenco di lavori. Iniziò con cose semplici: piegare il bucato, aiutare a sistemare il soggiorno, curare l’erba di zia Petunia. Ad Harry non dispiaceva, in realtà, e così lasciava correre.
Il giorno in cui Vernon gli ordinò di preparagli la colazione, tuttavia, Harry puntò il piede per terra.
“No” disse tranquillamente.
Vernon si girò verso il suo piccolo nipote, la faccia che cominciava a diventare viola. “Che cosa è stato?”
“Ho detto di no. Non ti farò alcuna colazione. ”
“Tua zia è malata con l’influenza e non può fare la colazione, ragazzo! È il tuo lavoro! ”
“Non è il mio lavoro” rispose Harry, spostando gli occhi scuri sull’obeso che torreggiava su di lui. “Sei l’adulto in casa. Se vuoi del cibo, preparatelo da solo. ”
“Tu, piccolo-” Vernon afferrò la parte anteriore della camicia troppo larga di Harry e fece per dargli uno schiaffo, ma all’improvviso si sentì molto freddo e terrorizzato. Lasciò andare il ragazzo e fece qualche passo indietro, cercando di tenersi in piedi.
Harry fece un passo avanti, gli inquietanti occhi verdi che brillavano di malizia.
“Cos- Smettila immediatamente, mostro!” chiese Vernon, cadendo in ginocchio.
“Senti qui, mondano” disse Harry, la voce piena di violenza e odio. “Io non sono un servo che potete spingere nella credenza e usare quando volete che qualcosa venga fatto. Sono un ragazzo, un ragazzo umano, e verrò trattato come tale. Siamo d’accordo, Vernon?”
Vernon fissò questo bambino, questo demone che giaceva dormiente nel suo silenzioso nipote, e annuì in fretta. “Giusto, d’accordo.”
Harry fece un sorriso un po’ buio. “Questo fine settimana, mi porterai fuori per l’abbigliamento nuovo” ordinò “e un paio di occhiali. E quando chiederò di essere spostato nella seconda stanza di Dudley tra un paio d’anni, lo farai senza lamentarti. Hai capito?”
“Si” Vernon rimase a bocca aperta. “Si, ho capito!”
Il freddo svanì e il sorriso di Harry tornò luminoso e infantile, il demone di qualche momento prima svanito senza lasciar traccia. “Eccellente. Cosa c’è per colazione?”
Vernon balzò in piedi e corse in cucina senza dire una parola, seguito dalle risate leggere del nipote.


-


Quando Harry aveva sei anni, fece il suo primo omicidio. Un uomo strano stava solitamente fuori dalla scuola elementare che frequentava, tentando i bambini con dei dolci. Harry non era mai stato così sciocco da cadere nei suoi trucchi, ma di tanto in tanto gli altri bambini si avvicinavano. Di solito venivano richiamati da un fratello maggiore o da un vicino di casa prima che l’uomo li potesse portare via, ma un bambino non era stato così fortunato e il suo corpo era stato trovato due settimane dopo mentre scorreva in un torrente ai margini della città.
Il giorno dopo la morte del ragazzo, Harry si avvicinò all’uomo nella sua auto, nel ruolo di un bambino innocente che cercava i dolciumi che l’uomo offriva.
“Ciao bambino, qual è il tuo nome?” chiese l’uomo, sorridendo.
Harry spalancò un po’ di più gli occhi quando cominciò a mordicchiare la barretta di cioccolato che l’uomo gli aveva dato. “Sono Hawwy” biascicò contro il dolce. I dolci erano difficili da trovare dai Dursley, a meno che non fossero di Dudley, ed Harry non ha dovuto inscenare la sua gioia al gusto del cioccolato. Era uno dei pochi dolci che aveva continuato a mangiare da adulto.
“Sono Jack” rispose l’uomo. “Vuoi più cioccolato? Ce n’è un sacco sul sedile posteriore, ma credo di non poterlo prendere da qui. La portiera è sbloccata, però. ”
Harry dovette mordersi una guancia per trattenere un verso derisorio. I bambini credevano a quelle stronzate? Seriamente? Ma lui obbediente salì sul sedile posteriore della macchina e cacciò un grido sorpreso quando la porta venne sbattuta e bloccata. “Cosa sta succedendo?” chiese, gli occhi spalancati e terrorizzati. “Dov’è il cioccolato?”
“È a casa mia” disse Jack tranquillamente, accendendo la macchina. “Ti ci porterò”
Sul serio? Harry si morse il labbro inferiore, poi annuì. “Ma io devo essere a casa per le cinque o zia Petunia mi manda a letto senza cena” mormorò.
“Sarai a casa tra pochissimo, Harry. Non preoccuparti. ” Jack lo guardò dallo specchietto retrovisore, l’avidità nei suoi occhi.
Oh, Harry sarebbe tornato, non c’erano dubbi, ma l’uomo non sarebbe più andato a caccia di bambini.
A casa dell’uomo, i due scesero, Harry che continuava a fare il bambino pieno di speranza con gli occhi spalancati. Jack lo portò dentro, poi chiuse la porta, dicendo “Il cioccolato è nel seminterrato. Lascia la borsa qui, eh?”
Harry lasciò la sua borsa e si fece portare in cantina. Saltò giù per le scale, si voltò e attese l’uomo, ignorando i vari aggeggi sessuali messi là attorno. “Non vedo il cioccolato!” disse, con un sorriso maligno che gli faceva arricciare le labbra. Quello era un ottimo primo omicidio.
Jack scese di corsa le scale, sorridendo malignamente, ma si bloccò quando vide Harry. “Ma cos-?” cominciò a dire prima di sentire un freddo terribile. Si afferrò la gola e cadde in ginocchio. “Oh, Dio…” sussurrò.
“Dio?” ripeté Harry, facendo un passo avanti. I suoi occhi brillavano e il suo sorriso diabolico sembrava ancora più terrificante. “Dio non ascolta i peccatori, Jack” sussurrò, sfiorando con le dita delicate la guancia di Jack, che rabbrividì e lo fissò con paura. “Li lascia ai demoni dell’inferno… come me”
Jack emise un verso pietoso e bagnò i pantaloni, facendo ridere Harry. “Per favore… abbi pietà…”
“Pietà?” chiese Harry. “È la misericordia, allora, quella che fai quando porti i bambini qui sotto? No, non credo. Quindi io ti darò la stessa misericordia che tu riservi a loro.” Aprì la bocca e succhiò.
Jack urlò mentre la sua anima si staccava e scivolava lungo la gola di Harry. Si rovesciò, senza vita, mentre Harry faceva un passo indietro.
“Mm. Sa di pollo” mormorò Harry, leccandosi le labbra. Non diede neanche uno sguardo al corpo senz’anima, si limitò a svuotare le sue tasche per trovare il portafogli. Quaranta sterline e una carta di credito furono i suoi regali. Li infilò in tasca, per poi vagare al piano di sopra cercando qualcosa di valore tra le cose di Jack.
Dopotutto, se stava per guidare il Mondo Magico in una crociata per distruggere i mondani, avrebbe avuto bisogno di soldi, e non solo quelli contenuti nella tomba dei Potter. I mondani che uccideva potevano aiutarlo con molto più della loro conoscenza della matematica e della storia.


-


Dopo Jack, Harry trascorse occasionalmente i fine settimana a piedi per la città o prendendo un autobus per una città vicina per vendere le cose che aveva preso a casa di Jack. Durante i suoi viaggi, aveva a volte trovato dei mondani che aveva stuzzicato il suo senso Dissenatore e li aveva seguiti a casa o in un vicolo buio, aveva succhiato la loro anima e aveva preso tutto quello di valore che avevano con loro.
Prima di rendersene conto, aveva abbastanza conoscenza di matematica, storia, scienze e inglese che probabilmente avrebbe potuto passare gli A-levels senza nemmeno provarci. Questo rendeva il tempo in classe estremamente noioso ed era solito passarlo a sognare ad occhi aperti o tracciando vari schemi. Dal momento che andava sempre bene nei compiti, i professori non si preoccuparono di ottenere la sua attenzione dopo un paio di tentativi.
Per quanto riguardava Dudley? Beh, Vernon gli aveva più o meno detto subito di evitare il giovane cugino a tutti i costi. Per lo più, Dudley l’aveva ascoltato, ma di tanto in tanto se ne dimenticava e si avvicinava per prendersela con Harry. Le prime tre volte Harry si limitò a guardare il cugino con inquietanti occhi verdi e il ragazzo se ne andò.
Una volta che Dudley fece amicizia con Piers e gli altri bulli del quartiere, però, ci vollero più di uno sguardo per tenerli a bada. Ma dopo la quinta volta in cui si sentì terrorizzato quando si avvicinò ad Harry, anche Dudley cominciò a pensare che probabilmente avrebbe dovuto lasciare il cugino da solo.
Marge Dursley fu un’altra fonte di divertimento per Harry. Il giorno prima della sua prima visita da quando Harry aveva minacciato Vernon, tirò da parte lo zio e gli spiegò con calma che se Marge avesse detto una sola parola sui suoi genitori e gli avesse aizzato contro i cani, li avrebbe lasciati come gusci vuoti senz’anima. Quindi, se Vernon non voleva un vegetale come sorella, avrebbe dovuto tenere in riga la donna. Tra l’altro, fu anche un problema breve, perché quando Harry fece scappare il bulldog di Marge sotto le sue gonne, la donna decise saggiamente di seguire l’esempio del fratello e della sua famiglia e di far finta che il ragazzo non esistesse.
Per il suo settimo compleanno, Harry ottenne la seconda camera da letto di Dudley e il cugino non si prese neanche la briga di protestare, avendo da tempo imparato che era meglio lasciar fare ad Harry quello che voleva. Per il resto, Harry otteneva tutto quello che voleva da mangiare e doveva fare solo le faccende che gli piacevano – aiutava un po’ con la biancheria e la pulizia, e si occupava con piacere del giardino di Petunia nel dietro della casa. Ogni Pasqua e Natale, portavano Harry a fare shopping per dei vestiti nuovi. Dovette occuparsi da solo degli occhiali, ma aveva accumulato abbastanza denaro mondano da poter andare a comprare il paio di occhiali più carini che riuscì a trovare, una volta che quelli vecchi non andavano più bene (il segretario aveva pensato che fosse la cosa più carina del mondo, e gli aveva fatto uno sconto. Era stato combattuto tra l’essere disgustato dal suo tubare e contento che i suoi risparmi non subissero un colpo troppo duro, dopotutto).
L’estate dell’ottavo compleanno di Harry, fece infine il suo primo viaggio a Diagon Alley. Era ancora odiosamente piccolo per la sua età, ma era anche più alto di quanto si ricordasse di essere stato a quell’età nella sua ultima vita, e quindi decise di farselo bastare.
Dopo aver convinto Tom ad aprire la barriera, Harry fece un salto alla Gringott. Aveva portato la maggior parte del suo denaro mondano, con l’intenzione di depositarlo nel suo conto. Ne aveva accumulato troppo per continuare a tenerlo sotto l’asse del pavimento della sua stanza, e non voleva aprire un conto in una banca mondana alla sua età.
Entrando nella banca, camminò fino ad un cassiere libero e disse “Ho bisogno che questo denaro venga trasformato in valuta magica e depositato per la maggior parte sul mio conto. Vorrei anche avere un sacchetto speciale per i soldi con scomparti sia per il denaro babbano che per quello magico, possibilmente con un incantesimo di sangue, il cui costo può venire prelevato da questi soldi. E no, non ho la mia chiave, ma credo ce l’abbia il Preside Silente.”
Il folletto ghignò verso di lui. “Il tuo nome?”
“Harry Potter” rispose Harry, spostando la frangia per mostrare la cicatrice. I capelli tornarono al loro posto un momento dopo, nascondendo la saetta alla vista. Harry non era così sciocco da lasciare il marchio evidente in giro.
Il goblin spalancò gli occhi per un attimo, poi prese il denaro che Harry aveva messo sul bancone e lo contò frettolosamente. “Un attimo”, mormorò, e saltò giù per andare a scambiare il denaro.
Harry si prese un momento per guardarsi attorno nella grande sala mentre aspettava. Riconobbe alcune famiglie, dopo aver combattuto in guerra con i loro figli o averli catturati come Auror. Riconobbe anche alcuni non umani, cosa che il suo senso di Dissennatore gli permetteva. Una donna là vicino era una Veela, mentre un uomo che discuteva sul denaro mondano era un lupo mannaro. E, oh… Harry socchiuse gli occhi guardando verso un uomo che sorrideva con la bocca chiusa. Un vampiro.
“Signor Potter” disse il folletto, tornando indietro e porgendogli il sacchetto e un coltello. “Può inserire sette gocce di sangue?”
Harry prese il coltello e si tagliò la punta di un dito. Dopo aver fatto cadere sette gocce, mise il dito in bocca e recitò mentalmente un piccolo incantesimo di guarigione. Poteva farlo senza bacchetta la maggior parte delle volte, e se non funzionava quella volta, beh, aveva dei cerotti nella tasca posteriore.
Una volta che il dito fu curato, Harry prese il sacchetto e contò 40 galeoni da metterci dentro, prima di dire al folletto di mettere il resto sul suo conto. Gli venne anche data una copia della sua chiave, posta dentro una tasca apposita del suo nuovo sacchetto per i soldi. “È stato un piacere fare affari con voi” concluse Harry, poi si allontanò dal goblin e andò verso la porta.
“Salve, bellezza” una voce raffinata mormorò all’orecchio di Harry, facendolo irrigidire. “Sembri uno che vuole passare una bella giornata” il vampiro che Harry aveva notato prima fece un passo verso di lui con un sorriso timido.
Harry trattenne una risata folle. Poteva sentire i poteri del vampiro che cercavano di lavorare su di lui, ma a differenza di un normale bambino di otto anni, aveva già imparato l’Occlumanzia e i poteri scivolarono semplicemente su di lui. “Dipende da quanto è divertente la vostra” rispose, lasciando gli occhi socchiusi. Non aveva paura dei vampiri, e quindi la promessa di Morte che avrebbe ottenuto alcune delle loro abilità lo allettava molto.
“Sarà la cosa più divertente che farai nella tua vita” promise il vampiro, facendo lentamente un passo indietro.
Harry sorrise tra se e permise al vampiro di condurlo fuori dalla banca e giù a Notturn Alley.
Il vampiro lo portò in un vicolo vuoto e lo premette contro il muro, sorridendo ampiamente e mostrando i denti. “Sono sempre stato appassionato di cose belle” mormorò.
“Che strano” rispose Harry, e il vampiro fece un balzo indietro quando l’aria si raffreddò. “Sono sempre stato un po’ appassionato di anime. Posso assaggiare la tua, vero?” e la bocca del vampiro si aprì in un urlo muto mentre Harry succhiava via l’anima antica.
“Mm. Manzo. Un po’ sanguigna.” Harry ridacchiò mentre frugava nelle tasche dei vestiti vuoti del vampiro, il corpo dissolto per l’assenza dell’anima. Prese i soldi e li aggiunse al suo nuovo sacchetto, poi si mise il mantello del vampiro sulle spalle. Era un po’ grande, ma camminare per Notturn Alley in abbigliamento mondano significava guai, quindi lo portò con sé.
Le informazioni che Harry aveva ottenuto dal vampiro includevano l’indirizzo di un pub vicino Notturn che era frequentato dai non morti, così Harry si diresse lì. Non importavano i poteri che i vampiri potevano dargli, l’enorme quantità di conoscenza era… Harry fece un respiro profondo. Tutti i libri dei mondani erano nulla in confronto a quello che aveva acquisito in quei giorni. Le lingue e la storia. I personaggi famosi e i ricordi di edifici ormai scomparsi da tempo. Harry voleva di più.
No.
Harry aveva bisogno di più.


-


Il primo mago che Harry uccise fu un errore. Si stava godendo il suo decimo compleanno in un luna park appena aperto in zona. Entrare senza un adulto era stato difficile, ma aveva ucciso abbastanza vampiri da poter celare il suo passaggio al mondano al cancello. Aveva già fatto un certo numero di giri e stava mangiando un po’ di zucchero filato in uno dei posti meno frequentati della fiera, quando un uomo ubriaco arrivò barcollando verso la sua panchina.
“Hai dei –hic- soldi –hic- bambino?”
Harry sogghignò all’adulto. “E consentirti di annientarti ancora di più? Non penso proprio.”
L’uomo lo guardò con occhi cisposi. “Non si parla –hic- in questo modo –hic- moccioso. Sai –hic- chi sono –hic- io?”
Harry si alzò, contento per il suo recente balzo nella crescita che lo aveva portato ad un’altezza di tutto rispetto per uno di dieci anni. “Ti sembra che m’importi chi tu sia, idiota d’un ubriaco?”
L’uomo afferrò la spalla di Harry in una stretta dolorosa e lo scosse. “Ascolta –hic- stronzetto”
“Lasciami in questo preciso istante” ordinò Harry, rivolgendo il proprio potere verso l’uomo.
L’uomo singhiozzò e lo guardò leggermente turbato, ma era troppo ubriaco per cogliere la sensazione di freddo che strisciava nelle sue budella. “Tu mi darai –hic- tutti i tuoi soldi e forse-”
Harry aprì la bocca e risucchiò l’anima dell’uomo, stanco di parlando con quello stolto. Era più che altro contento di essersi liberato di lui fino a quando la conoscenza non lo raggiunse strisciando e guardò la sagoma rinsecchita con un sorrisino. “Un mago, ubriaco di alcool babbano? E questo cos’è? Lavori per il Dipartimento Misteri. Eccellente.” Frugò nelle tasche dell’uomo cercando il borsellino dei soldi, la bacchetta e l’ID del Ministero, poi mise tutto in tasca. Non c’era alcuna garanzia che la bacchetta avrebbe funzionato con lui, ma perlomeno ora ne aveva una.
Dopo aver spinto l’uomo dietro un bidone, Harry finì l’ultimo pezzo di zucchero filato e tornò alla fiera. Era stato, probabilmente, il miglior compleanno delle sue due vite.


-


Harry non si prese mai la briga di cercare di infiltrarsi nel Dipartimento Misteri, ma mantenne gli occhi aperti per altri maghi o streghe inutili che potevano trovarsi sulla sua strada. Ne fece fuori altri quattro prima dell’arrivo della sua lettera da Hogwarts: un Auror, un membro del Wizengamot e due tirocinanti del Ministero. Da loro imparò tutti i piccoli segreti su come aveva lavorato il Governo, oltre ad un bel paio di incantesimi che non si era mai preso la briga di imparare o che gli erano sfuggiti.
Il giorno in cui Petunia uscì per portare Dudley a comprare la sua nuova uniforme Smeltings, lei guardò nervosamente Harry e chiese “Dovrei comprare la divisa di Stonewall anche a te? Oppure già ce l’hai?”. Harry si era da tempo creato un guardaroba di abiti scuri, la maggior parte neri o grigio scuro. C’erano giusto un paio di camicie verdi o marroni, e aveva un paio di blue jeans sbiaditi, ma tutto il resto era della tonalità giusta per confondersi tra le ombre, che rese il suo dono più facile da usare.
“Non andrò a Stonewall” rispose Harry distrattamente da dietro il libro di fisica per il college che aveva scelto dalla libreria proprio il giorno prima. Un mondano che aveva fatto sparire la settimana prima era piuttosto informato sull’argomento, ma le anime non gli trasmettevano tutte le informazioni e spesso doveva cercarsele da solo.
Petunia sbatté le palpebre dalla porta d’ingresso. “Stai pianificando di prendere tutti gli A-levels e vedere se qualche college ti accetterà, senza badare a quanto sei giovane?” sbottò lei.
Harry alzò lo sguardo dal libro e inarcò un sopracciglio indifferente. “Io andrò ad Hogwarts, come ben sai. Sto aspettando la mia lettera così saprò cosa comprare”. Tornò al suo libro, senza badare al pallore della zia.
A cena, quella sera, Vernon si rivolse al nipote, che stava mangiando in silenzio, con un taccuino accanto a lui. Ci scriveva di tanto in tanto qualcosa sopra in una lingua che non era l’inglese e la sua famiglia non aveva avuto abbastanza coraggio per chiedergli cosa stesse facendo. “Ragazzo” disse Vernon, rompendo la solita quiete che regnava a tavola la sera quando Harry mangiava con loro.
Harry guardò suo zio attraverso la frangia. “Si, Vernon?”
Vernon si gonfiò un po’ quando Harry si rifiutò di rivolgersi a lui con rispetto, ma aveva da tempo rinunciato a quella battaglia, così disse invece “Andrai a Stonewall. Io non pagherò per farti andare da qualche anormale-”
“Non dovrete pagare niente” disse Harry tranquillamente, mentre la stanza si raffreddava un po’.
Dudley e Petunia si ritrassero, ma Vernon si sporse in avanti e chiese “Stai pensando di minacciarli per farti entrare gratis, allora? Pensi che gli anormali-”
“Se continui a riferirti al mio popolo come ‘anormali’ prenderò la tua anima, è solo spreco d’aria” rispose freddamente Harry mentre il suo potere si abbatteva sullo zio, e l’aria attorno a sua zia e a suo cugino si riscaldava leggermente. “Non sei necessario per l’incantesimo posto sulla casa, e non pensare neanche per un momento che io provi simpatia nei tuoi confronti. Sei vivo solo perché sei utile, in quanto porti a casa i soldi per mantenere tutti.” Harry si alzò, prendendo il taccuino e la penna con una mano. “Questa è l’ultima volta che farò questa discussione, mondani: io andrò ad Hogwarts. Mi porterai alla stazione il primo di settembre, per poi riprendermi al momento opportuno. Per il resto, non avremo molto a che fare uno con l’altro. Sono stato chiaro?”
Vernon e Petunia sussurrarono entrambi “Sì” mentre Dudley gemette e scivolò sotto il tavolo per sfuggire dal cugino.
Harry sorrise e uscì dalla cucina, portandosi via il gelo. Era sicuro che avrebbe dovuto ricordare a Vernon di badare a se stesso alcune volte, ma come minimo avrebbe cominciato a pensarci la prossima estate.


-


Quando arrivò la lettera di Hogwarts, Harry diede a Petunia un pezzo di carta per scrivere il suo avviso di ricevimento, con la promessa di portare lei stessa Harry a Diagon Alley. In realtà, Harry ci sarebbe andato da solo, e visto che aveva perso i suoi amici, anche Hagrid, preferiva di gran lunga andare a Diagon in solitudine. Tendeva ad attrarre meno l’attenzione da solo in mezzo alla folla, dopotutto.
Così il giorno dopo che la sua lettera era arrivata, Harry uscì in strada e chiamò il Nottetempo per farsi portare al Paiolo Magico. Aveva dovuto lasciare la sua collezione di bacchette rubate a Privet Drive, per non dare ad Olivander la possibilità di riconoscerle, ma una persona poteva chiamare il Nottetempo senza una bacchetta, bastava concentrarsi a sufficienza quando si alzava la mano.
Il viaggio fu estenuante come sempre, e Harry fu molto felice di poter scendere giù. Fece un cenno a Stan e si fece strada nel pub magico. Ancora una volta, Tom lo lasciò nella Alley, e lui cominciò ad andare verso Olivander’s. Aveva contato i soldi la sera prima e aveva deciso che dovevano essere più che sufficienti per tutti i suoi rifornimenti senza doversi fermare alla Gringott, ma aveva intenzione di lasciare la libreria per ultima e vedere quanti fondi gli rimanevano prima di andare in quell’edificio. Probabilmente, poiché voleva un baule più costoso, i soldi sarebbero finiti prima di arrivare in libreria, e inoltre voleva prendere dei libri extra…
La campanella del negozio tintinnò tranquillamente quando Harry entrò da Olivander’s. I suoi sensi da Dissenatore gli dissero che il vecchio era tra gli scaffali alla sua sinistra, quindi guardò da quella parte e aspettò.
E l’uomo apparve, guardando Harry con curiosità. “Signor Potter” mormorò. “Sì, sì, sapevo che l’avrei vista presto”. I suoi inquietanti occhi d’argento sembrarono guardargli attraverso prima di spalancarsi. “Oh. Oh mio.” Fece un passo indietro. “Hai governato la Morte, e ti ha dato un grande dono. Ma per cosa lo userai, mi chiedo?”
Harry squadrò l’uomo con occhi socchiusi. “Lo userò per quello che mi sembra giusto. Se gli altri non la pensano come me è un problema loro, ma io non resterò a guardare mentre il mio popolo viene spazzato via di nuovo”
“Farete il bagno nel sangue di innocenti” lo avvertì Olivander, gli inquietanti occhi scintillanti di qualcosa simile a divertimento.
“Se questo servisse a salvare degli innocenti, farei il bagno in qualsiasi cosa. Dimmi, Olivander, hai mai visto la testa di una persona venire colpita da una pistola mondana? È veramente orribile, e non c’è niente che tu possa fare se non stare lì a guardare”
Olivander distolse lo sguardo. “Avete visto cose orribili, e vi hanno fatto cose terribili. Pensi davvero di riuscire a portare questo mondo lontano dalla dannazione?” incontrò gli occhi di Harry ancora una volta, sfidandolo.
Harry distolse lo sguardo per la domanda che si era spesso chiesto durante quei dieci anni. “Non lo so” ammise, sembrando per la prima volta il bambino che appariva, ma poi alzò lo sguardo, gli occhi verdi duri come il ghiaccio. “Non so se la mia strada è quella giusta, ma non voglio far succedere tutto di nuovo. Forse mi odieranno, ma sono stato odiato anche prima ed è qualcosa che posso sopportare, se saprò che Hogwarts esiste ancora e che il mondo magico continua ad esistere come ha sempre fatto. Farò di tutto.”
Olivander sorrise e chinò il capo, anche se sembrava un po’ triste. “Allora io vi auguro buona fortuna per il vostro cammino, Harry Potter” tese la mano e una scatola da bacchetta volò fino ad essa. “Agrifoglio e piume di fenice, undici morbidi, lunga e flessibile”
Harry prese la bacchetta e sorrise per averla di nuovo fra le mani, ma mancava qualcosa. Si rivolse a Olivander, un sopracciglio alzato.
“Siete una creatura della Morte, ora” disse piano Olivander. “Solo la bacchetta della Morte vi permetterà di raggiungere il vostro pieno potenziale. Questa bacchetta è ancora vostra, tuttavia, e vi servirà come meglio potrà. Sette galeoni.”
Harry pagò la quota e lasciò il negozio con la bacchetta, aggrottando la fronte. Era stato un incontro veramente inquietante, e non era sicuro su come si sentisse a sapere che Olivander sapeva chi e cosa fosse. Ma non poteva fare niente in quel momento. Il fabbricatore di bacchette avrebbe mantenuto il suo segreto, di quello Harry era certo.
Decidendo di dimenticare quella strana conversazione, Harry si comprò un nuovo baule con scomparti multipli e alcuni impressionanti incantesimi di protezione. Aveva intenzione di aggiungerne altri, una volta portato a casa, ma per il momento sarebbero stati sufficienti. C’era anche un incantesimo di restringimento, che permetteva al proprietario di toccare il baule e dire ‘piccolo’ per ridurlo e ‘grande’ per farlo tornare a forma normale.
Dopo andò al negozio per la sua uniforme e prese anche un set di abiti per tutti i giorni, visto che c’era, con l’intenzione di indossare il meno possibile gli indumenti mondani. Anche se preferiva avere i pantaloni invece di correre nudo sotto la veste, non aveva intenzione di passare i fine settimana come se fosse uno cresciuto tra i mondani. I Purosangue sarebbero stati i suoi sostenitori più fedeli, e sarebbero stati più propensi ad ascoltarlo se non si fosse vestito con pantaloni e camicie con le clip. O almeno, se lo avesse fatto, avrebbe avuto sopra la veste.
Dopo aver preso il suo vestiario, Harry comprò un calderone, delle fiale, il telescopio e una bilancia. Prese anche alcuni degli ingredienti più costosi per le pozioni che Piton non teneva nell’armadietto degli studenti, e un calderone d’oro per le pozioni che sapeva di dover fare. Non sarebbe stato difficile trovare una stanza in profondità nei sotterranei dove nessuno andava da usare come laboratorio segreto. Oppure poteva usare la Camera, pensò, ma non voleva avere un’altra occasione per incontrare il basilisco.
Infine, gli rimase solo la libreria. Uno sguardo al borsello gli confermò che sì, infatti, doveva fare un viaggetto alla Gringott. Dopo il suo breve viaggio in banca, Harry entrò in libreria con uno sguardo sornione. Si era impedito di entrarci durante i suoi viaggi precedenti perché nascondere i libri ai Dursley sarebbe stato complicato, mentre ora poteva comprare tutto quello che voleva. Il vano nel baule aveva un incantesimo estensivo, dopotutto. Ma, prima di dimenticarselo, doveva prendere i suoi noiosi libri di scuola. Ugh.
Due ore più tardi, Harry trascinò il suo carrello fino alla scrivania e lo posò con un ‘colpo’. “Forse ho rotto l’incantesimo peso piuma” disse imbarazzato al commesso. Il cestello aveva smesso di essere leggero come una piuma una decina di minuti prima, che era stato lo spunto per interrompere l’aggiunta di libri al suo interno. Naturalmente, questo non gli aveva impedito di prendere altri due libri lungo il cammino verso la scrivania e tenerli sottobraccio.
Il commesso guardò il cestino come se fosse un leone e poi cominciò a svuotarlo e a fare il conto. “Corvonero?” chiese.
“Primo anno” ammise Harry, facendo una smorfia allo sguardo sorpreso che gli diede il commesso. “Sono cresciuto tra i babbani” spiegò, inciampando nelle parole come chi non ha mai conosciuto la magia. “Volevo sapere tutto il possibile. Ma probabilmente sì, Corvonero”
Si era già scervellato sulla sua Casa. Aveva amato Grifondoro mentre era uno studente, ma non poteva più stare lì, non dopo tutto quello che aveva visto. Serpeverde poteva essere la sua scelta migliore, e il posto dove probabilmente il Cappello avrebbe voluto metterlo, ma non aveva intenzione di far domandare alla gente quando malefico fosse, quindi era da scartare. Tassorosso lo fece sbuffare: lui era leale solo a se stesso, e anche se poteva essere laborioso, generalmente non lo era.
Ma Corvonero… cinque anni di succhiare anime e godersi la loro conoscenza gli aveva insegnato il piacere nello scoprire cose nuove. E Corvonero, come Tassorosso, era una Casa nel mezzo; non era né nella Luce, né nel Buio, ma più una via di mezzo. Era perfetta. Tutto quello che doveva fare era convincere il Cappello a farsi spedire lì.
Pagò i suoi libri, per poi infilarli distrattamente nel baule prima di rimpicciolirlo e metterselo in tasca. Andò verso Notturn Alley con un sorriso lieve – sembravano esserci sempre più vampiri in giro, ed erano assolutamente deliziosi, per non parlare dei soldi che prendeva quando trovava le loro piccole collezioni.
In un mese, sarebbe arrivato ad Hogwarts. Finalmente, i suoi piani potevano cominciare.
 









Angolino traduttrice:
Mi scuso. 
Sul serio.
So che è passato un bordello di tempo (due mesi, a occhio e croce), e che sono sparita. 
Ma si è rotto il pc! 
Disastro!
E non ho potuto recuperare i files (miracolosamente intatti) fino ad oggi. 
Per fortuna che questo capitolo era già pronto. 

Mi sto già mobilitando per comprare un nuovo pc (quello che sto usando ora è il cavernicolo di mia madre - inutile dire che il latte alle ginocchia sta formando una pozza sul pavimento),
ma non so quando potrò riprendere a tradurre e quindi a pubblicare. 
Sorry, I need time!

Bacioni e alla prossima (chissà quando),
S.



  
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