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Autore: Mad_Killjoy Cullen    07/02/2013    1 recensioni
Sentii la sua mano sfiorarmi la guancia con estrema delicatezza.
«Smett..ila», gemetti piano, continuando a muovermi. Si fermò. Tenni gli occhi chiusi.
Sentii qualcosa di freddo e allo stesso tempo.. morbido, poggiarsi sulla mia bocca: Le sue labbra.
Sfiorò le mie per qualche secondo...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec, Demetri, Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Capitolo 7

Demetri


-
Per tutto il resto del tragitto, non feci altro che pensare a quel momento di intimità trascorso con il mio Alec… sì, proprio così, il MIO.

Io lo avevo salvato da quell’insulso posto da reclusione e da quella donna infernale.

Ma dal momento in cui avrei messo piede a Volterra, il mio compito si sarebbe assolto.

Da allora, sarebbe diventato proprietà assoluta di Aro, ed io sarei rimasto inerme.

Per altro, il sangue di Alec, era troppo dissetante, e, chi poteva assicurarmi che dopo averlo morso, non l’avrebbe ucciso?

Dopotutto, quanto poteva contare un inutile umano di fronte alla sua forza e alla sua grandezza?

Avrebbe potuto farlo fuori in qualsiasi momento, improvvisamente, a suo piacimento. Aro aveva una mente imprevedibile.

Avevo un gran paura di perderlo.

-

Non appena arrivammo davanti alle mura del castello, notai Alec impallidire ulteriormente.

“Coraggio…  stammi vicino…” cercai di tranquillizzarlo, ma vidi che era a dir poco inutile… continuava a tremare.

Rallentai il passo, ma nonostante tutto, non riusciva a starmi dietro.

Prendemmo la seconda via d’accesso, attraverso il passaggio sotterraneo, e al vedere Alec, capii che in realtà si trattava di un luogo fin troppo freddo per un umano.

Una volta arrivati davanti alla grande porta, che ci avrebbe portati all’icontro con i tre capi, notai Alec arrestarsi.

“Che succede? Perché ti sei fermato? Va tutto bene?” subito mi resi conto di avergli posto una domanda priva di senso. Infatti non rispose.

I suoi occhi verdi trattenevano a stento le lacrime.

Erano lucidi come diamanti, e rivelavano terrore… d'altronde, come potevo biasimarlo?

Anch’io provai lo stesso terrore quando venni trasformato in quello che sono.

“Non aver paura” lo rassicurai, aprendo la porta. Poi con tono impercettibileall’orecchio umano, gli dissi “Ti rimarrò sempre accanto, qualunque cosa accada” ma fui più che sicuro, che lui non lo udì minimamente.

“Bentornato mio caro Demetri! Quale piacere e sorpresa!” cantilenò Aro, con il suo solito sorriso beato, che sicuramente riuscì ad incutere terrore al povero Alec, che indietreggiò lentamente.

“Vedo che hai eseguito il tuo compito fino alla fine.”

“L’ho riportato indietro vivo, proprio come voi avevate chiesto, signore.”

“Ottimo” continuò. “Ma ora passiamo al nostro ospite… Alexander, giusto?” chiese divertito, rivolgendosi al mio Alec, che subito annuì, spaventato.

“Mio dolcissimo Alexander…”

Iniziai a perdere la pazienza. Non potevo sopportare che Aro si riferisse a lui con quei termini.

“I tuoi poteri potrebbero regalarti l’immortalità, mio fragile, incantevole, umano…” gli disse ad un centimetro dalle sue labbra, prendendogli il viso tra le mani.

In quel momento persi la lucidità e non riuscii a trattenere un ringhio, che solo Alec non riuscì a percepire.

Aro spostò rapidamente la sua attenzione su di me. “Qualcosa non va, mio carissimo Demetri?” mi disse, con i suoi soliti modi gentili. Anche se aveva inteso tutto alla perfezione.

“No, va tutto benissimo, mio signore” mentii, cercando di controllarmi, anche se in quel momento gli avrei staccato la testa.

Vedevo Alec indietreggiare sempre di più, come se volesse fuggire, rifugiandosi accanto a me, ma io con lo sguardo, gli feci cenno di stare tranquillo.

“Mio caro, porta nella tua stanza il nostro caro ospite, vorrà riposare” disse Aro, rivolgendosi a me, con tono più severo.

Forse mi stava avvisando. Se avrei fatto un passo falso, mi avrebbe fatto fuori. Annuii.

Afferrai Alec per il polso. Era caldo, palpitante.

Sentivo il sangue scorrere velocemente nelle sue vene.

Avevo voglia di lui, e più del suo sangue, del suo corpo caldo.

“Dove mi porti?” mi chiese, meno agitato di prima, interromendo i miei pensieri perversi.

“Nella mia stanza…” che splendida idea, però, aveva avuto Aro. Mi passai la lingua sul labbro inferiore, quasi eccitato al solo pensiero che avrebbe riposato sul mio inutile letto. “Fra un po’ ti metterai a dormire sul pavimento… meglio un letto, non credi?” gli dissi, facendogli l’occhiolino.

Rise.

Era meravigliato dalle decorazioni della mia camera.

D’altronde aveva vissuto in quella lugubre stanza, se così si può definire.

I pensieri che mi passarono per la testa in quel momento erano innumerevoli… tutti perversi.

Lo feci accomodare sul letto sedendomi accanto a lui.

Se fosse stato meno fragile, l’avrei disteso immediatamente su quelle morbide coperte, dopodichè gli avrei fatto letteralmente in mille pezzi quei pochi vestiti che gli erano rimasti addosso dopo quelle notti di pioggia.

Lo scrutai attentamente dalla testa ai piedi, avvicinandomi sempre più al suo viso angelico.

Non badai al fuoco in gola, ormai mi ero abituato, anche se ben presto avrei dovuto colmare la mia sete, perché sentivo delle fiamme ardere dentro.

“Hai paura di me?” gli chiesi seriamente.

“No”

“Hai paura di diventare come me?”

“Solo se sarebbe quel “tuo signore” a farlo” mi rispose, con la voce tremolante. Aveva paura. Era evidente.

“Avresti paura se fossi io stesso a farlo?”

“Con te andrei ovunque… mi fido.” Si avvicinò a circa cinque millimetri dalle mie labbra. “Baciami ancora… te lo chiedo perfavore” il suo respiro era affannato. Mi eccitava troppo.

Come avrei mai potuto rifiutare una richiesta simile?

Non esitai nemmeno un millesimo di secondo e subito le mie labbra erano sulle sue.

Inizialmente fu un bacio casto, ma lui provò a sedersi a cavalcioni su di me. Si strinse saldamente – sempre con la sua delicatezza da umano – e cominciò a muoversi su di me.

“Alec.. Alec… fermati… fermati.” Gli dissi con la voce ancora eccitata, allontanandogli il mento con estrema delicatezza. “Non mi sono ancora dissetato, e improvvisamente potrei perdere il controllo, senza volerlo”

“Capisco, ma io desidero baciarti… voglio farlo.. sempre.” La sua ostinazione mi faceva letteralmente impazzire.

“Adesso ti conviene dormire… sarai sfinito. Dopo passerò di nuovo per controllare, d’accordo?”

Annuì dolcemente.

Prima di andare gli diedi un bacio a fior di labbra. Era caldo. Troppo.
-

Tornai nella sala delle riunioni.

Aro mi aspettava ansioso, seduto sul suo trono.

“Mio caro Demetri! Ti stavo aspettando…” mi venne incontro, con le mani incrociate.

“Dica, mio maestro” gli dissi con aria calma e gentile. Anche se in realtà, calmo, non lo ero nemmeno un po’.

“Quell’incantevole umano” - e già lì cominciai ad innervosirmi - “ha dei poteri notevoli, non lo metto in dubbio… però… il suo sangue…”

Dove aveva intenzione di arrivare????

Il mio corpo venne completamente arso da fiamme. Quelle parole mi fecero emettere un ringhio che non riuscii a trattenere per nessun motivo.

Aro mi ignorò.

Forse non aveva ancora capito che avevo bisogno di lui.

“Non dirmi che lo vorresti tu, mio carissimo Demetri. So che il suo sangue è un tale richiamo che scatena la sete di chiunque di noi gli stia accanto… ma.. lui è mio. Ritengo che le sue capacità siano meno preziose del suo sangue”

La rabbia mi assalì. Un’altra parola e l’avrei ucciso.

Fortunatamente non aveva intuito che il mio desiderio non era il suo sangue.

Forse così avrei potuto fare qualcosa per impedirgli di ucciderlo.

Qualcosa al più presto.
-

Me ne andai da quella sala senza dire una parola, stringendo i pugni.

Tremavo.

Sì. Tremavo.

Avevo paura.

Ovunque andavo vedevo l’immagine del corpo di Alec. Il suo fragile corpo.. dissanguato. Aro disteso su di lui… la sua gola forata. Sangue… sangue dappertutto…

Basta.

Dovevo sbrigarmi.

Aro l’avrebbe ucciso quella notte. Chissà in quale maledetto momento.

Mi precipitai in camera mia.

Spalancai la porta. Lui era lì, dove l’avevo lasciato.

Bello come non mai. Le guance infuocate. Piene di vita.

Dormiva inquieto.

Chissà quali incubi riempivano la sua mente.

Aveva il respiro affannato e il cuore aveva un battito eccessivamente accelerato. Aveva la temperatura alta.

Gli sfiorai la guancia con estrema delicatezza, per poi arrivare al collo e scoprirlo lentamente, sedendomi accanto a lui.

Dovevo trovare il coraggio di farlo.

Di fermarmi.

La paura mi assaliva.

Mi avvicinai alla sua gola infuocata.

Schiusi le labbra e cingendogli la vita con il braccio, affondai i denti in quel morbido collo.

Il suo sangue era una dolce ninfa… un nettare prezioso.

Ne volevo ancora e ancora e ancora… non avrei mai voluto smettere…

Dovevo riuscirci… dovevo trovare la forza. Io lo amavo.

Lui era la mia forza.

Pensai a quei momenti di passione tra di noi… mi travolsero.

Mi fecero ricordare quanto lui fosse importante per me.

Basta Demetri fermati!

Mi fermai.

Ce l’avevo fatta.

Ero riuscito a fermarmi. A non ucciderlo.

“Finirà presto, amore.” Gli sussurrai.

Chissà se l’aveva sentito.

Il suo corpo si contorceva in maniera impressionante.

Non potevo vederlo in quello stato.

L’unica cosa che avrei voluto fare, era porre fine a quella sua sofferenza.

Ma dovevo stare tranquillo.

Dopotutto, sarebbe durato qualche giorno, dopodiché sarebbe ritornato incantevole come prima… forse ancora più.

Urlava. Si dimenava. Si contorceva.

Provai a parlargli, ma sapevo che sarebbe stato tutto inutile.

“Alec? Riesci a sentirmi? Perdonami…”

Non avrei mai voluto provocargli quel dolore lacerante, ma dopotutto cos’altro avrei potuto fare?

Vederlo in quello stato, mi faceva letteralmente impazzire.

Gli rimasi accanto.

L’avrei fatto fino al suo risveglio, fin quando qualcuno non aprì la porta.
-

“Felix!” rimasi atterrito. Come potevo pretendere che nessuno avesse sentito quelle urla atroci?

Il suo sguardo era fisso su Alec, che continuava a contorcersi e a straziarsi.

“Felix, posso spiegare tutto…” cercai di rimediare in qualche modo, ma fu inutile.

“Non c’è niente da spiegare… Aro vuole parlarti di persona.”

Che scusa avrei potuto inventare, per convincere Aro a non ucciderci entrambi?

Ormai era troppo tardi.

Mi avviai, privo di speranze verso la sala delle riunioni, lasciandomi dietro le urla strazianti di Alec.

Per i corridoi non feci altro che pensare a delle scuse valide, ma con scarsi risultati.

Speravo solo di non aver nessun tipo di contatto con lui, altrimenti avrebbe scoperto tutta la verità.

Felix spalancò la porta e lì, trovai Aro seduto comodamente sul suo trono.

Il suo volto era visibilmente sereno, come sempre, ma nascondeva un sorriso infuriato, una smorfia di rabbia.

Se avesse potuto, mi avrebbe squartato con lo sguardo.

Potevo accettare la mia morte, ma non quella del mio Alec.

“Demetri, Demetri… quello che hai fatto è stato per me un grande colpo… un grave errore… non dovevi…”

“Signore, posso spiegarle tutto…”

“Non interrompermi!” mi interruppe, alzando leggermente la voce. “Sei stato da sempre il mio preferito, lo sai, ma quello che hai fatto mi ha fatto cambiare idea… mi hai deluso profondamente. Cosa hai da dire a tua discolpa?” mi disse calmandosi, e avvicinandosi sempre più a me.

“La verità, signore… ho.. notato, che il ragazzo possedeva… delle doti troppo fuori dal comune per… ucciderlo. Mi creda… non ne sarebbe valsa la pena bere il suo sangue. Potrà riconoscere tutto questo appena l’avrà visto trasformato in un incantevole.. immortale.”

Speravo con tutto me stesso che questa scusa avrebbe placato la sua ira.

Lo vidi avvicinarsi ulteriormente.

Abbassai lo sguardo, pronto per un suo verdetto.

“Posso fidarmi di te?” chiese, gentilmente.

Annuii. Forse aveva compreso, ma avevo paura di questa sua reazione.

“Mio carissimo Demetri, la mia stima per te ti ha appena salvato… per oggi…”

Ce l’avevo fatta.

Non potevo crederci, l’avevo convinto.

“Grazie signore…”

“Adesso vai! Ti affido il compito di prenderti cura del nostro novellino!”

Lo lasciai alle mie spalle, e corsi immediatamente dal mio adorato Alec.
-

 
  

  
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