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Autore: Mad_Killjoy Cullen    09/02/2013    2 recensioni
Sentii la sua mano sfiorarmi la guancia con estrema delicatezza.
«Smett..ila», gemetti piano, continuando a muovermi. Si fermò. Tenni gli occhi chiusi.
Sentii qualcosa di freddo e allo stesso tempo.. morbido, poggiarsi sulla mia bocca: Le sue labbra.
Sfiorò le mie per qualche secondo...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec, Demetri, Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Capitolo VIII

 
Alec

 
Mi sentivo ardere dall’ interno.

Quel calore non cessava mai, aumentava, devastando il mio essere.

Sentivo il sangue fluire sempre più lentamente, e quel fuoco diventare sempre più ardente.

Sentivo le ossa rafforzarsi inesorabilmente.

Nello stesso tempo mi sentivo debole, imponente.

Lo sentivo spargersi nelle spalle, procurandomi un dolore lancinante, passare allo stomaco, facendomi contorcere, ustionandomi il volto, e  riversarsi come acido negli occhi.

Passarono secondi o minuti, forse settimane o mesi, non lo so, ma all’ improvviso tutto incominciò ad avere un senso.

Il dolore cessava sempre di più, lasciandomi.

Sentivo di riprendere il controllo sul mio corpo un passo alla volta, e ogni passo era il segno che il tempo si riattivava.

Mi accorsi che ero in grado di contrarre le dita dei piedi e di stringere i pugni.

Ne ero consapevole ma non volli farlo.

Mi sentivo forte, con i pensieri che filavano dritti, senza intoppi.

Il mio udito si era sviluppato: sentivo ogni rumore.

I respiri corti che compivo.

Il battito lento del mio cuore.

Nonostante quel battito,  mi sentivo nuovo, forte.

Sentivo i passi lontani farsi sempre più nitidi al mio udito.

Odori che non ero mai riuscito a percepire.

 «Alec..?»

Dei passi.

Una voce.. la sua.

Volevo alzarmi, andargli incontro e abbracciarlo forte.

Volevo sentirlo vicino, ma rimasi fermo ed immobile.

Non riuscivo a muovere un muscolo, mi sentivo indolenzito.

Il suo odore aveva impregnato tutta la stanza, arrivandomi alle narici, scatenando mille emozioni nel mio essere.

«Non spaventarmi.. so che puoi sentirmi»

A quel punto persi il controllo.

Aprii gli occhi.

Rimasi stupito da ciò che vidi: Riuscivo a scorgere ogni minimo particolare.

La polvere per aria, sul mobile davanti a me.

Ogni fibra della tenda che ricopriva il balcone alla mia destra.

Ma soprattutto lui.

Era.. stupendo.

Mi alzai dal letto, andandogli davanti.

Sorrise.

Lo abbracciai di slancio, avvolgendolo in una stretta non tanto forte, o almeno così credevo.

«Alec.. ti prego.. non stringere così forte», mi staccai immediatamente.

«Scusa..», sobbalzai udendo la mia voce.

Il tono era cambiato: era squillante, forte.

Fastidioso per me.

«Tranquillo», mormorò venendomi davanti. «Sei splendido», continuò subito dopo.

Ridacchiai piano.

Vidi uno specchio attaccato ad una parete.

Ci andai davanti, posizionandomi davanti ad esso.

Osservai il mio riflesso.

La mia pelle era pallidissima, la toccai... era fredda e ruvida, non più calda e liscia.

I capelli si erano scuriti, erano d’un nero corvino.

Passai agli occhi.. sospirai.. il verde smeraldo era scomparso, lasciando spazio ad un rosso vinaccia, acceso, vivo.

Gli occhi erano cambiati tantissimo: avevano assunto una leggera curva a mandola, le ciglia nere, li incorniciavano, donandogli una nota di.. dolcezza, anche se quel colore, dava l’ impressione dell’ esatto contrario.

«Ehi..», un sussurro.

Mi voltai. «Come mi trovi?»

Ridacchiò. «Come ti senti? Come ti vedi?»

Una sola parola frase. «Diverso. Mi sento completamente diverso. Forte tanto da demolire un palazzo, ma.. ho la mente svuotata»

«Passerà tranquillo. Altre sensazioni?», chiese venendomi vicino.

Stavo per negare, ma all’improvviso un dolore lancinante mi colpì alla gola.

Ardeva, lasciandomi senza fiato.

Gemetti.

«Che succede Alec?»

Massaggiai la gola, ritmicamente. «La gola.. brucia»

«Devi nutrirti. Vieni», disse con tono deciso, avvicinandosi al balcone, scostando la tenda.

«Usciamo dalla finestra?», chiesi ironico.

Lo vidi guardare di sotto, forse per controllare se ci fosse qualcuno.

«Non ti piace come idea?»

Gli andai incontro.

«Mi va bene. Ora però andiamo. Sto morendo»

Lo vidi gettarsi di sotto, atterrando però, in piedi.

Lo imitai, dopo qualche secondo gli ero di nuovo vicino.

Per la piazza non c’era nessuno, tanto meglio.

«Cosa senti?»

Chiusi gli occhi.

Sentivo dei cuori battere, voci distinte e soprattutto mille odori diversi.

L’ odore del sangue era sublime.

Mi morsi il labbro, riposando lo sguardo su quello di Demetri.

«Ci vediamo nel bosco», risi, sfrecciando lontano da lui.

Mi guardavo intorno, cercavo di scrutare ogni minimo dettaglio, riuscendoci.

Era tutto così straordinario, unico.

Sentii una scia farsi più intensa.

Mi fermai di botto, guardandomi intorno freneticamente.

Avevo sete.

La gola ardeva procurandomi un fastidio immondo.

Sentii dei passi.. mi voltai. «Sei troppo veloce Alec, dovresti rallentare»

Gli andai vicino. «Mi aiuti?»

Annuii, stringendomi i fianchi con le mani. «Devi percepire la scia, capire da dove viene.. e soprattutto devi capire se riesce a stuzzicare la tua sete..»

Chiusi gli occhi.

Annusai l’aria.. sentivo mille odori diversi, ma solo uno riuscii ad attirare a pieno la mia attenzione.

Una voce: Una donna.

Tanto meglio, sarebbe stato più facile.

Mi liberai dalla presa di Demetri, correndo via il più veloce possibile.

Arrivai davanti ad un dirupo, non così tanto alto.

Forse saltando.. l’avrei scavalcato.

Ci provai, riuscendo a scavalcare quel dirupo al primo tentativo.

Mi guardai intorno, quella scia continuava a farsi sempre più vicina.

Ripresi la corsa, voltandomi qualche volta, sperando che Demetri mi stesse dietro.

Arrivai ad un ruscello, dove una donna era intenta a riposare sotto ad un’ albero.

Gli andai vicino.

Sentii un liquido riversarsi nella mia bocca, facendo aumentare il bruciore che proveniva dalla gola.

La vidi sbadigliare, stiracchiarsi le ossa.

Mi guardò fisso negli occhi, sobbalzò cogliendomi impreparato.

Sobbalzai spaventato, forse sarei dovuto tornare indietro.

Stava per urlare, le tappai la bocca. «Sta zitta!»

Sentii le sue lacrime bagnarmi il palmo della mano. «No.. non piangere. Non farà così male, dopotutto durerà un’ istante».

Si dimenava, cercava di scappare.

Le artigliai la nuca, avvicinandomi alla sua giugulare.

Individuai la vena in cui fluiva quel nettare che bramavo.

Affondai immediatamente i miei denti nella sua tenera carne, incominciando a succhiare.

Sentivo il sangue fluire nella mia bocca e riversarsi nella gola, placando finalmente quel fastidio.

Quando finalmente non sentii più niente, mi allontanai.

Il corpo della donna aveva assunto un colore bianco, segno di morte.

Dalla gola si poteva intravedere la ferita che io stesso le avevo procurato.

Gli occhi spaventati, ormai erano spenti, senza vita, senza senso.

«Ehi.. com’è andata?»

«Credo.. bene», sussurrai senza voltarmi.

Continuavo ad osservare quel corpo.

Mi sentivo in colpa: le avevo strappato la vita in qualche secondo, solo per puro bisogno.

Forse ero diventato un’ essere senza cuore..

«Sono un mostro..»

«Cosa dici Alec? È la nostra natura, non possiamo farci niente»

Annuii.

Aveva ragione.

«Vieni, torniamo a casa, ti va?»

Dopo qualche secondo eravamo già di ritorno.

 

 
Tornammo in camera, senza farci vedere da nessuno.

Volevo rimanere da solo con Demetri, solo con lui.

«Come ti senti adesso?», mormorò Dem, chiudendosi la porta alle spalle, venendomi incontro.

«Non posso lamentarmi.. per adesso»

Rise.

Mi abbracciò.

Mi strinsi a lui. «Mi sento così strano.. è normale?»

«Normalissimo»

Mi strinse la mano, avviandosi verso il letto.

Si sedette.

«Vieni qui..», mormorò.

Mi misi a cavalcioni su di lui, stringendogli le spalle, cercando di non perdere l’equilibrio.

«Ti ho già detto che sei bellissimo?»

Alzai un sopracciglio. «Ci stai provando, forse?»

Sentii la sua mano sulla mia schiena, facendo aderire i nostri corpi. «Forse..»

  
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