Assisa sulla possente spalla del gigante Orione, sei la Guerriera che attende predatoria la sua vittima con occhi d'abisso e follia. Come la guerra, indifferente e selvaggia, non ti sembra neanche un crimine.
I neri ricci luciferini azzannano col morso di una vipera, intrappolano come lacci di seta, scorticano micidiali le membra. Non c'è scampo alla tortura e alla morte, come la guerra non hai pietà né misericordia.
Sei tu, Bellatrix, il punto dove lo scorpione affondò il suo pungiglione letale, e nelle tue vene il venefico potere di distruzione si è propagato ammalandoti di delirante assassinio. Tu, Bellatrix, la gioia esaltata che si bea di delitto, vertigine squilibrata di omicidio. Il tuo cuore è un arido astro spento; una tomba nel cimitero celeste. Come la guerra, i cadaveri sono il tuo lascito di trionfo in un campo devastato dove aleggi come macabro incubo sulle spoglie trucidate degli sconfitti.
Splendida e terribile sorridi maligna, con occhi febbricitanti di peccato, tu creatura di tormento e pazzia, sei come la guerra: solo massacri, violenze e saccheggi. Come la guerra, spietata e senza rimorso. Se sei fortunata forse ti accoglieranno all'inferno, ma non ci conterei.
La tua casata aristocratica è lo stendardo, il tuo sangue puro la giustificazione genetica alla tua oscena crudeltà. Sulla diafana pelle porti il marchio della tua insana superbia.
Ma dimmi, quale stirpe ci hai lasciato? Il tuo ventre è vuoto. Troppa guerra e poco amore anche tra le lenzuola? Semplice avida lussuria e mai la debolezza di un affetto tra le tue cosce di marmo? Orgasmi spasmodici e nessuna tenerezza.
E tuo marito signora Lestrange, ti tratta come una regina, anche se tu lo graffi coi tuoi artigli di gatta e lui ti lascia fare, perché gli hai reso bene col tuo rango. Poi, che gli importa se non lo consideri mai più che un diversivo, un invitante animale da letto. In fondo tu guardi solo l'Oscuro Signore come se fosse degno di essere davvero visto. Lo contempli, adorante, come la guerra si pasce del sangue versato. L'Oscuro ti accarezza senza ferirsi, le ciocche inanellate, come se fossero il manto prezioso del suo doberman preferito. E tu, meschina creatura, ti senti appagata da quegli avanzi di rispetto.
Chi sei Bellatrix? Davvero solo la serva più fedele della Morte? Il verde cavallo che avanza nella pestilenza e nella carestia? Semplicemente questo?
La guerra, senza prigionieri, solo vittime di cui non ti curi e sui cui resti ti pulisci i tacchi con altero disgusto.
La guerra disumana che non ha codici e conosce solo l'annientamento. Questo sei donna dalle lunghe ciglia puntute? Solo questo è il tuo femmineo esistere? Essere il coltello nelle mani di un uomo, che affonda, ferisce, dilania?
Imbronciata bambina viziata, con raffinata eleganza laceri le vite altrui, le spezzi disinvolta come se fossero i giocattoli di un tuo sanguinario teatrino.
Sei la guerra, e la guerra non possiede anima e non ha bisogno di un cuore.
Sei morta e morte dispensi. Mai donna, solo valchiria.