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Autore: Geko93    30/08/2007    12 recensioni
"Il mio angelo è rosso. Rosso...come il sangue."
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cloud Strife, Tifa Lockheart, Vincent Valentine, Yuffie Kisaragi
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Bene bene, finalmente ce l'ho fatta ad aggiornare

Bene bene, finalmente ce l'ho fatta ad aggiornare...Scusatemi, ma sono stata assalita da un'improvvisa crisi. Una di quelle in cui scrivi 2 righe e ne cancelli 6... -_-

Vi lascio alla fic, e vi ringrazio ifinitamente per i commenti. Come al solito, sapete che io li ADORO, belli o brutti che siano (beh, preferisco chiaramente i primi, ma se sono brutti servono a migliorarsi ^_^).

Un ringraziamento particolare anche a Valy_Chan che oltre a scrivere fic meravigliose, non vomit mentre legge la mia XD

Un abbraccio,

 

                                Geko93 ^_^

 

                           

 

 

 

 

Era una piovosa mattinata di metà Gennaio. Yuffie rimaneva affacciata alla finestra, come sempre, mentre Vincent era uscito per l'ennesima riunione.

Ormai c'era abituata.  Lo sentiva alzarsi la mattina presto ed uscire.

Poi, quando la ninja raggiungeva il tavolino trovava il solito biglietto:

 

Torno questa sera, mi raccomando non uscire per nessuna ragione. Se hai bisogno, chiamami.

A presto,

               Vincent

 

Lo riscriveva ogni volta, ma le parole erano sempre le stesse.

Quel giorno non lo aveva nemmeno letto, quell'insignificante pezzo di carta. Tanto sapeva già cosa c'era scritto.

Spostò lo sguardo dalle guardie che sorvegliavano l'edificio alla pozza di neve sciolta dove giaceva la sua fascia. Sospirò.

Davvero l'inverno stava svanendo portando via con sé i momenti felici?

Si riscosse, appena sentì bussare alla porta.

-Signorina Kisaragi sono io, mi manda il Signor Valentine.-

-Ma che novità...- disse seccata, andando ad aprire. Gli si presentò un ragazzino di circa 15 anni. Portava una divisa azzurra e un cappellino del medesimo colore, al rovescio. Yuffie notò la scia d'acqua che aveva lasciato per tutto il piano, visto il diluvio che imperversava fuori.

Il ragazzo le porse il solito sacchettino di carta giallo, stranamente asciutto.

-Grazie e arrivederci a domani!- concluse il fattorino, dileguandosi.

La ninja richiuse la porta ed andò direttamente in cucina, ad appoggiare il pranzo appena ricevuto sul tavolo. Proprio lì di fianco, vi erano dei sacchettino uguali, che aveva ricevuto nei giorni precedenti. Tutti mostravano ancora attaccato il bigliettino recante il nome del cliente.

Valentine

Sbuffò, seccata. Quell'uomo era davvero assillante. Le impediva di uscire di casa, circondava la casa di guardie e le faceva ricevere ogni giorno il pranzo, nonostante sapesse che non lo avrebbe mangiato dato che da molto tempo non aveva nemmeno fame.

Perché?

Perché così tante premure?

L'ultima cosa che voleva Yuffie era proprio la sua carità.

Uscì, voltando le spalle ai sacchetti.

Quando si fece sera, Vincent tornò a casa, completamente fradicio. Si levò il mantello grondante d'acqua e lo lasciò cadere pesantemente sulla sedia, facendolo sgocciolare sul pavimento.

Yuffie gli rivolse una rapida occhiata, in attesa del suo solito saluto. Ma il suo sguardo non fu neppure ricambiato, anzi, il pistolero si diresse silenziosamente verso il bagno, sbottonandosi la camicia di pelle.

Il fatto che la ignorasse a sua volta, la fece insospettire.

Udì la porta chiudersi a chiave e il getto della doccia aprirsi. Rimase seduta sul divano a contemplare le ragnatele negli angoli del salone, attendendo che uscisse Vincent. Non aveva assolutamente intenzione di rivolgergli la parola, ma magari lui le avrebbe spiegato cosa significava tutto quel silenzio.

Scosse la testa. Che pensiero idiota...

Si lamentava delle sue attenzioni e non le andava bene se non gliene rivolgeva.

Sbuffò, appoggiando la testa allo schienale. Stava proprio delirando.

Il moro uscì dalla doccia ed andò in camera a vestirsi. Poi tornò in salotto e si sedette vicino alla ninja che immediatamente aguzzò l'udito in attesa di una parola, o anche una sillaba. Rimaneva ferma ed impassibile, ma in realtà lo strano atteggiamento del suo coinquilino la preoccupava. Tuttavia le sue, potevano anche essere preoccupazioni futili ed infondate. In ogni caso, preferiva averne la certezza.

-Domani parti per Wutai - proferì Vincent, mantenendo lo sguardo fisso al pavimento.

Yuffie spalancò gli occhi, senza riuscire a trattenere il suo stupore.

Che diavolo voleva dire?

L'uomo si alzò senza aggiungere altro ed andò in camera, infilandosi sotto le coperte e rimanendo a fissare la parete.

Dalla sala non sentiva provenire alcun rumore. Nessuna parola, nessuna lamentela. Silenzio. Solamente il silenzio più totale.

Forse, pensò, era felice di andarsene. Dopo ciò che le aveva fatto, era più che comprensibile che non lo volesse più vedere...

Improvvisamente udì un fruscio di lenzuola ed un tonfo. Poi dei singhiozzi sommessi.

Si voltò su un fianco, portandosi la mano destra all'orecchio. No, non voleva sentirla piangere. Non di nuovo. Non per colpa sua...

 

Yuffie si lasciò cadere pesantemente sul divano, che ormai si era definitivamente sostituito al letto di Vincent come giaciglio per la notte.

Si coprì malamente con il lenzuolo ed abbracciò il cuscino, cercando di trarne conforto. Si sentiva sola, proprio come le prime volte.

Odiava quel senso di malinconia che la pervadeva quando le capitava di essere triste. Affondò il viso nel cuscino, appena sentì gli occhi bruciare.

Non voleva piangere. Lei era una ragazza forte.

-...no...no...- sussurrava, tra un singhiozzo e l'altro, mentre prendeva a pugni lo schienale del divano.

A Wutai, si sarebbe dovuta prendere le sue responsabilità, sposandosi di nuovo e partecipando alle riunioni tipiche del posto.

Già si vedeva sul trono di Imperatrice, a passare lunghe ed interminabili giornate a discutere di argomenti futili e noiosi con i ceti più alti della società.

Sarebbe stata lontana da tutto. Da tutti. Da Vincent.

Chi l'avrebbe protetta, allora?

Si asciugò le lacrime e inspirò profondamente, cercando di riacquistare un ritmo di respirazione normale. Afferrò il cuscino leggermente umido e si diresse in punta dei piedi verso la camera da letto.

Il moro era lì, sdraiato. Sembrava stesse dormendo.

La ragazza si avvicinò lentamente alla sponda sinistra del letto e vi si coricò, cercando di far scricchiolare il meno possibile le molle del materasso. Si voltò verso Vincent, ammirandone le spalle larghe e la vita sottile; poi si avvicinò cautamente, ma appena sfiorò con la mano la schiena il pistolero si irrigidì di colpo e si girò verso di lei, allarmato.

Non l'aveva sentita arrivare.

-Scusa...- sussurrò Yuffie, mortificata, ritirando il braccio.

Fu un attimo. Vincent le afferrò prontamente il polso, attirandola a sé e stringendola con tutta la forza di cui era capace. La Wutai si pietrificò, percependo quel contatto troppo ravvicinato con l'uomo al suo fianco.

Pian piano si rilassò, facendo scivolare le mani sotto le braccia del pistolero ed aggrappandosi alle sue spalle per stringerlo anche lei a sua volta.

-Non voglio partire...- bisbigliò, affondando il viso nell'incavo della spalla. -Ti prego, Vincent, ti prego...non voglio partire...-

Il moro rimase in silenzio, posandole una mano sulla testa per confortarla. Il corpo della ninja aveva iniziato a contorcersi per i singhiozzi, e la sentiva chiaramente tremare.

E pensare che un tempo, si era ripromesso che avrebbe fatto di tutto per non rivederla più così...

 

  
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