Bene,
eccoci al capitolo 45.
Dunque, il nostro bel rastone si è dichiarato in piena
regola. Wow!
Direi
quindi di proseguire a
passo lesto verso la conclusione di questa storia. Penso che saranno
necessari
tre o quattro capitoli, poi potremo chiudere questa fic che vi ha fatto
attendere fin troppo :)
Let’s
go! Belle fanciulle :D
45. Take me Home
Quella
mattina mi svegliai stretta tra le braccia di Tom. Mi strofinai gli
occhi con
una mano e subito mi riscossi dal torpore del dormiveglia.
Osservai
l’anello che avevo al dito. Era semplicissimo e nel contempo
meraviglioso.
Un'unica pietra splendente e luccicante montata su un sottile anello in
oro
bianco.
Sorrisi
e chiusi gli occhi godendomi quel momento di pace e
serenità. Mi sarei sposata.
Michail avrebbe finalmente avuto un padre degno di questo nome.
In quel
momento mi alzai di scatto. Michail! Era già tardi e non
aveva ancora reclamato
il suo pasto.
Tom si
svegliò di scatto a causa del mio brusco movimento.
«Che
succede?» biascicò ancora addormentato.
«Il
bambino!»
esclamai.
«Lo
abbiamo lasciato in nursery ieri. Stai tranquilla amore»
rispose lui tirandomi
a sé.
«Ma
non
possiamo lasciarlo lì tutto questo tempo».
«Amore,
sono solo le 7 di mattina. Stai tranquilla. Riposa ancora
un’oretta poi andremo
a prenderlo» rispose lui baciandomi sul collo.
Chiusi
gli occhi godendomi quel momento di pace.
Tom
cominciò a baciarmi con maggiore passione. Mi voltai verso
di lui e cercai le
sue labbra.
Avevo
fame di lui, fame dei suoi baci. Volevo sentirmi sua in ogni senso.
---
Fare
l’amore con Tom mi rendeva viva. Mi faceva capire cosa fosse
la vita, cosa
fosse l’amore. Mi rendevo conto di quanto fosse prezioso ogni
respiro che
facevo.
Rimasi
abbracciata a lui per un tempo indefinito, poi lo baciai e mi alzai
avvolgendomi
nel lenzuolo.
«Mi
faccio una doccia poi vado a prendere Michail» dissi
scostandomi i capelli dal
viso.
Tom
annuì e con il suo solito ghigno mi osservò
mentre andavo verso il bagno.
Dopo un
quarto d’ora ero vestita e pronta per andare dal mio bambino.
Anche
Tom si era vestito e mi aspettava.
Una
volta scesi nella Hall trovammo Michail che era diventato la mascotte
delle
giovani che lavoravano per l’hotel.
La
receptionist richiamò tutte all’ordine quando ci
vide arrivare.
«Signori,
il bambino è stato bravissimo» disse con fare
professionale.
«Spero
non vi abbia disturbate questa notte» dissi, chinando il capo.
«Penso
che abbia fatto strage di cuori a giudicare da come lo guardano le
ragazze»
aggiunse Tom.
«È
un
bambino meraviglioso!» esclamò una giovane,
portandoci il piccolo.
Sorrisi
entusiasta mentre il mio cucciolo tornava tra le mie braccia.
«Hai
fatto il bravo piccolino?» domandai.
Tom mi
poggiò una mano sulla schiena poi andammo in sala da pranzo
a fare colazione.
---
Fu una
giornata meravigliosa. Visitammo Parigi in lungo e in largo.
Passeggiammo lungo
la Senna, salimmo sulla Tour Eiffel, visitammo la Basilica del
Sacré Coeur, la
Sainte Chapelle. Su mia esplicita richiesta entrammo al cimitero di
Père-Lachaise dove visitammo illustri tombe come quella di
Jim Morrison o
quella di Oscar Wilde.
In quel
cimitero avevano trovato il riposo anche personaggi come Cyrano de
Bergerac,
Abelardo ed Eloisa, Molière, Chopin, Bizet,
Honoré de Balzac e Maria Callas.
Fu
un’emozione senza pari.
Una
volta tornati in albergo preparammo le valige. Era ora di rientrare e
dare la
bella notizia a casa.
Come
per ogni viaggio, fu triste e malinconico ritrovarsi sulla via di casa,
anche
se ogni minuto che passava ci avvicinava sempre più alla
data delle nozze, che
avremmo fissato con l’aiuto degli altri.
Da
bravo cavaliere Tom portò le valige più pesanti,
poi si avvicinò al tavolo
della reception e pagò la stanza.
«Spero
che la vostra permanenza sia stata piacevole» disse la
giovane.
«Certamente
signorina. Merci Beaucoup»
disse
Tom.
Fu
spassoso sentirlo parlare in francese e anche la receptionist trattenne
un
sorriso in rispetto del cliente.
Una
volta a bordo del TGV mi permisi di chiamare Lydia.
«Hey!
Come va?!? Com’è andata la giornata di S.
Valentino?» chiese.
«Ciao
Lydia, tutto bene. Voi come state?» risposi io con maggiore
pacatezza.
«Tutto
ok! Ho interessantissime novità da raccontarti ma aspetto
che torniate
indietro. A proposito quando tornate?!?»
«Siamo
partiti adesso. Per le 15 più o meno dovremmo essere
lì. Ce la fate a venire a
prenderci?» chiesi.
«Ma
certo!!! Georg! Stanno tornando! Alle tre riusciamo ad andare in
stazione?!?»
strillò.
Avvertii
un flebile sì, seguito dalla voce di Bill.
«Tornano?!?
Allora rivedrò Michail! Mi è mancato tanto! Dai
andiamo a prenderli!» gridò.
«BILL!
Zitto un secondo! Mancano ancora cinque ore, quindi stai tranquillo.
Clare
tesoro, saremo lì. A quanto pare saremo lì tutti
quanti. Ci sentiamo più tardi
ok? Intanto godetevi quel poco di tranquillità che vi
rimane. Un abbraccio».
«Ciao
Lydia, a dopo. Grazie» risposi ridendo.
Tom nel
frattempo stava giocando con Michail che se ne stava seduto buono buono
sulle
sue ginocchia.
Presi
la macchina fotografica e scattai una foto di loro due.
L’espressione di Tom
era meravigliosa. Sembrava fosse incatenato allo sguardo del bambino.
«Hey
cucciolo, guarda che la mamma ci fa le foto» disse, voltando
il piccolo verso
di me, e mettendo il suo viso affianco al suo.
Michail
si voltò e cominciò a sbavare sulla faccia di
Tom, il che mi fece ridere
talmente tanto che dovetti abbandonare l’idea di fare una
fotografia.
«Ahahahahahaha!
Miky amore, vieni dalla mamma» dissi asciugandomi le lacrime
e porgendo le
braccia al bambino.
Subito
si protese verso di me e si fece stringere al petto.
Porsi
un fazzoletto a Tom che si ripulì la faccia.
«Questa
proprio non me l’aspettavo. Volevi mangiarmi?»
domandò cominciando a
solleticare il piccolo.
Michail
rise e scatenò la nostra ilarità.
Il
viaggio fu piacevole, attraversammo panorami meravigliosi e anche
Michail
rimase tranquillo.
Una
volta arrivati alla stazione scendemmo dal treno.
M’immobilizzai
all’istante nel vedere quante ragazze c’erano ad
aspettarci urlanti.
Subito
Tom mi tirò indietro e gli Stuart addetti al nostro vagone
ci aiutarono a
rientrare.
«Perdonateci
signori. Non pensavamo ci sarebbe stata una tale folla»
dissero.
Dopo
qualche istante vidi venirci incontro un uomo dalla pelle olivastra e
con gli
occhiali da vista.
«Saki!»
esclamò Tom con un sorriso.
«Sono
venuto a darvi una mano. Bill e gli altri non si sono potuti nemmeno
avvicinare
alla stazione».
Michail
cominciò a piangere, spaventato da quel trambusto.
«Ssst
amore, tranquillo» dissi, cullandolo.
«Signorina,
io sono Saki. Sono la guardia del corpo di Tom e suo
fratello».
«Molto
piacere. Io sono Clare e lui è Michail» risposi
sorridendogli.
L’uomo
si guardò intorno.
«Mmm
credo che sarà un’impresa ardua. Voi due, prendete
i bagagli e portateli fuori
da qui, insieme alla carrozzina. Signorina Clare le chiedo di coprire
il
bambino meglio che può, più che altro per evitare
che lo fotografino. Non si sa
mai a chi potrebbero finire in mano quelle foto e di pazzi ce ne sono
in giro
fin troppi. Indossi anche questi» disse porgendomi un
cappellino da baseball e
un paio di occhialoni da sole.
Tom mi
cinse le spalle con un braccio e mi coprì con il suo
giaccone.
«Rannicchia
la testa verso il mio petto e andrà tutto bene» mi
disse baciandomi.
Saki si
frappose tra noi e la folla urlante e ci scortò verso il
furgone in cui ci
aspettavano tutti, valige comprese.
Bill
rapì immediatamente Michail che fu contento della nuova
sistemazione.
«Bentornati!»
esclamarono tutti.
Georg
mise in moto e ci allontanammo dall’orda di pazze urlanti che
mi avevano
angosciata.
«Com’è
andata a Parigi?» chiese Lydia.
«Benissimo!
Io e Clare ci sposiamo!» esclamò Tom.
Tutti
s’immobilizzarono,
Georg inchiodò in mezzo alla strada scatenando la furia
degli altri autisti.
«Ma
sei
serio?» chiese il bassista.
«Io lo
sapevo già!» disse Bill con un sorriso sornione.
Eccoci
qui. Terminato anche
questo :) sono felice di aver trovato una recensioncina nonostante i
secoli
passati :) grazie memi881.
Spero
che questo capitolo ti
piaccia.
Ho
faticato come una pazza a
trovare il nome di Saki. Lo avevo rimosso dalla memoria. Ho dovuto
rileggere
una vecchia fic. ^_^
Il
titolo del capitolo arriva
da “Take me home Country Roads” di John Denver.
Mi
piace da morire come
canzone e credo che rifletta bene l’idea del viaggio.
Vi
lascio un pezzetto del
testo e della sua traduzione così potrete concordare con me
:) un abbraccio
affettuoso a tutte, e al prossimo capitolo.
Country Roads, take me home
Strade di campagna,
portatemi a casa
To
the place I belong
Ai luoghi che mi
appartengono