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Autore: JolietteTheGothicorn    11/02/2013    0 recensioni
Non era la prima volta che disobbedivo a mia madre, ma sicuramente, in un modo o nell'altro, sarebbe stata l'ultima.
La mia disobbedienza era più che giustificata.
Non era un fatto di “Voglio farmi i capelli verdi-non te lo permetto-allora scappo di casa”. Era un fatto di “Io voglio vivere la mia vita senza pesi ulteriori sulla schiena-no tu diventerai la nuova matriarca del clan Callahan e il capo della congrega celtica irlandese-allora scappo in America.”.
Genere: Azione, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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 Scusaaaaaateeeeeee! Eccomi finalmente di ritorno! Mi dovrei uccidere per avervi fatto aspettare tanto....ma adesso sono tornata e grazie all'aiuto di una mia amica cercherò di aggiornare almeno ogni mese XD Non picchiatemi!



Capitolo 12: CENA CON IL MORTO...PARDON, I MORTI.

 

[Jacob]

 

Appena arrivai con la Golf, vidi Selina sorridermi dalla finestra.

Uscì di fretta dalla porta e mi corse incontro.

Aveva addosso un vestito corto al ginocchio, lilla, con lo scollo a barca.

«Che dici?» chiese piroettando entusiastica «Andrà bene?».

«Certo, certo...» risposi sbrigativo «Ora sali in macchina...».

Delusa si diresse verso la macchina.

Le aprii la portiera e lei entrò, una parvenza di broncio sul viso.

Dopo che si fu allacciata le cinture di sicurezza affondai il piede sull’acceleratore.

Non sarebbe stato un viaggio piacevole.

 

 

[Selina]

 

Subito dopo la telefonata mi fiondai in camera, in piena crisi da “cosa mi metto?”.

Si, anche le streghe ne soffrono.

Mi infilai letteralmente nell’armadio, alla ricerca di qualcosa che non urlasse “ho sempre vissuto in un villaggio in campagna e lo stile non so dove abiti”.

La maglia verde, no.

I jeans….nah.

Quella gonna così carina con le paillette fucsia….oddio, no, quella la mettevo alle medie.

Il vestito da cerimonia…quello color crema a fio….oddio, NO.

Alla fine, nascosto in fondo all’armadio, coperto da un orripilante cappotto col collo di pelliccia, scovai una cosa decente.

Era un piccolo abito lilla, corto al ginocchio, che lasciava scoperte le spalle.

Non era questa gran cosa, ma sempre meglio che andarci in tuta da ginnastica!

Acchiappai al volo il vestito e le ballerine e, guardando l’orologio, scoprii che avevo passato venti minuti a scavare fra i vestiti.

Infilai tutto in fretta e passai gli ultimi dieci minuti a litigare con la spazzola.

Volai giù dalle scale (rischiando di rompermi l’osso del collo) e mi fiondai alla finestra appena in tempo per vedere Jacob mentre parcheggiava la golf nel vialetto.

Gli sorrisi e uscii immediatamente.

Appena gli fui davanti feci un giro su me stessa per fargli vedere l’abito.

«Che dici gli chiesi «Andrà bene?».

«Certo, certo...» rispose senza quasi guardarmi «Ora sali in macchina...».

A testa bassa mi diressi verso la golf.

Mi aprì la portiera ed entrai in auto, gonfiando le guance, imbronciata.

Feci a malapena in tempo a sentire il “clic” della cintura di sicurezza che Jacob pestò sull’acceleratore, lanciando la piccola volkswagen a tutta birra sulla strada scivolosa.

Aveva il viso contratto, infastidito, come se anzi che andare ad una cena stesse andando a un funerale.

Nell’abitacolo regnava il silenzio più assoluto, fuori dai finestrini scorreva a tutta velocità la vegetazione.

Cominciò a piovere.

Le gocce picchiettavano sulle foglie, sull’asfalto e sulla macchina, creando attorno a noi una barriera d’acqua.

Mi girai nuovamente verso Jacob e mi fermai a fissarlo.

Era tremendamente bello, anche con quel viso scuro.

Finalmente, presa dalla curiosità, mi decisi a rompere il silenzio.

«Jacob….perché…»

«Siamo arrivati.» mi interruppe seccamente.

Ci fermammo davanti alla grande casa.

Davvero bella.

E probabilmente costosa.

Ma dopo secoli sicuramente si mettono via abbastanza soldi per riuscire a comprare una casa del genere.

Sulla porta vidi una figura pronta ad accoglierci.

Era Carlisle, lo riconobbi immediatamente.

Jacob scese in silenzio e mi aprì la portiera.

Scesi in tutta fretta e corsi incontro al vampiro, cercando di non bagnarmi.

«Buonasera dottore.» sorrisi all’uomo.

Mi sorrise a sua volta.

Un sorriso dolce e malinconico, di quelli che si imparano a fare solo dopo secoli di dolori taciuti.

«Buonasera Selina. Jacob.» fece un cenno a Jake, che mi si era fermato dietro.

Carlisle ci invitò ad entrare.

L’interno era ben illuminato e le pareti erano chiare, così come il mobilio, sul quale mi sembra doveroso dire un paio di parole.

Non avevo mai visto un tale patchwork di mobili! Si passava dal mobile antico da museo a pezzi di design ultra moderni, tutti coordinati perfettamente.

In mezzo al salotto si trovavano il divano e le poltrone, e su di essi 8 persone bellissime ci aspettavano.

Mi sentii veramente brutta.

Avevo i capelli crespi e umidi, ero praticamente senza trucco e il vestito era punteggiato da centinaia di minuscole macchie umide.

Sarei voluta scomparire.

Da una poltrona si alzò una donna che dimostrava si e no venticinque anni, con soffici capelli color caramello e gli occhi dorati.

Con voce soave ci accolse «Oh, finalmente siete arrivati! Spero non vi siate inzuppati!».

Jacob alzò gli occhi e sbuffò «Nah, sono coriaceo io…non piove neanche così forte…».

Lo fulminai con lo sguardo.

Un suono celestiale provenne dal divano.

Era una risata.

«Credo che Esme stesse parlando con Selina, cane.».

Mi stupii nell'accorgermi che tutti già sapevano il mio nome.

Carlisle mi mise paternamente una mano sulla spalla e mi presentò al resto della famiglia.

«Selina, questa è la famiglia Cullen. Lei è Esme, mia moglie.»

La donna con i capelli caramello mi sorrise e si avvicinò, mettendosi accanto a Carlisle.

«Lei invece è mia figlia Rosalie, e quello accanto a lei è Emmett.» mi indicò la donna che aveva parlato poco prima.

Era bionda. Bellissima e bionda. Perfetta, bellissima e bionda.

Wow.

Accanto a lei, un uomo dai capelli neri con la corporatura di un orso e un sorriso che, se non avessi saputo che i Cullen erano innocui, mi avrebbe terrorizzata.

Carlisle continuò «Loro sono Alice e Jasper.».

Dalla poltrona mi sorrise una ragazza alta come me, cento volte più carina, con corti capelli neri e dei vestiti all’ultima moda che mi fecero rodere. Sotto di lei, perché era seduta su qualcuno, c’era un ragazzo biondo, dall’aria vagamente affamata, anche lui bellissimo.

Dall’altro divano si alzò un ragazzo con i capelli bronzei, che mi tese la mano «Io sono Edward. E queste sono mia figlia Renesmee e mia moglie Bella.».

La bambina mi fece un sorrisone, gli occhioni castani luccicanti e i riccioli che sembravano di rame lucidato.

Mano nella mano con lei, c’era sua madre.

Bella.

La donna per la quale Jacob soffriva tuttora.

La sua incredibile bellezza non fece altro che alimentare l’odio che provavo per lei.

Cosa non avrei dato pur di riuscire a tirarle un ceffone su quella pelle cadaverica e marmorea!

Mi sarei rotta la mano ma sarei stata immensamente soddisfatta.

E invece la mano la tesi, e lei me la strinse delicatamente.

Perché sapeva che ero debole.

Ero una debole ragazzina con i capelli carota tutti crespi e un patetico vestitino lilla stropicciato, e lei era una splendida vampira con lunghi capelli scuri e un fantastico abito indaco (probabilmente di sartoria).

Tutto era splendido in lei.

Anche gli occhi, che rispetto a quelli degli altri erano più ambrati.

Come se vi fosse caduta dentro qualche goccia di sangue.

Il sangue del cuore di Jake, irrimediabilmente ferito.

Con un sorriso stentato, Edward ci indicò la sala da pranzo: «Allora....vogliamo accomodarci a tavola?». 

  
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