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Autore: Mad_Killjoy Cullen    12/02/2013    1 recensioni
Sentii la sua mano sfiorarmi la guancia con estrema delicatezza.
«Smett..ila», gemetti piano, continuando a muovermi. Si fermò. Tenni gli occhi chiusi.
Sentii qualcosa di freddo e allo stesso tempo.. morbido, poggiarsi sulla mia bocca: Le sue labbra.
Sfiorò le mie per qualche secondo...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec, Demetri, Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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CAPITOLO 13


Demetri

Mi baciò dolcemente, ma allo stesso tempo con passione.

Aveva voglia di me… lo sentivo.

I miei pantaloni si facevano inesorabilmente sempre più stretti.

Sentivo quasi, che sarebbero scoppiati da un momento all’altro.

Capovolsi le posizioni, premendo un dito sulle sue labbra.

“Shh… sei una tentazione per me… non ti resisto…” gli sussurrai  all’orecchio. “Ti prego torniamo a casa”

Il solo pensiero di rifare sesso con lui, mi metteva su di giri.

Ci alzammo in fretta, presi dal desiderio di soddisfarci, e ci dirigemmo verso Volterra.

-                        

Al Palazzo incrociammo nuovamente Felix.

Era il mio migliore amico, ma in un certo senso, da quando stavo con Alec, mi dava quasi fastidio incontrarlo.

Non so esattamente il perché.

“Demetri…” fece un inchino col capo “Aro vuole parlarti in privato.”

Parlava con me, ma era come se non lo stesse facendo.

Fissava Alec, non so per quale sporco motivo.

La mia rabbia saliva spietatamente.

“Il tuo nuovo amico qui, lo ha fatto infuriare.”

“È un neonato, Felix, non riesce ancora a controllarsi…” cercai di dire, in sua difesa, stringendo saldamente la vita di Alec.

“Non ha la minima importanza” rispose lui, deciso. “Ha attaccato uno degli anziani”

“Ma lui voleva uccidermi!” si difese Alec.

Lo guardai, facendogli capire di contenersi.

Felix continuava a fissarlo.

Se Alec aveva aggredito uno degli anziani, ed era ancora vivo, io potevo benissimo schiantare quel colosso in qualche colonna.

Qualcosa mi dava l’impressione che Felix desiderasse qualcosa da lui.

Speravo solo di sbagliarmi.

“Tranquillo Alec, non ti accadrà nulla…  torniamo in camera” lo tranquillizzai.

Lo presi per mano, stringendola forte.

Volevo restare solo con lui.

Dimenticare tutto il resto… Aro… Felix… tutto e tutti.

Amarlo.

Mi chiusi la porta dietro le spalle, e lo raggiunsi al centro della stanza.

“Adesso siamo completamente soli… possiamo fare tutto quello che desideri, compreso… baciarmi… toccarmi…” gli sussurrai all’orecchio, sfiorandogli il collo con le labbra.

“Dem… ti desidero… adesso. Sono tuo” mormorò, a cinque millimetri dalle mie labbra.

Sentii il suo respiro freddo, sfiorarmi la gola. “Esatto… hai detto la cosa giusta… sei solo mio”

Lo incitai a sdraiarsi sul pavimento.

“Riprendiamo da dove avevamo lasciato.” Mormorai. “Dove eravamo rimasti?” appoggiai il mio corpo sul suo.

“Se non ricordo male, le posizioni erano un tantino diverse” mi mise le mani sui fianchi, facendo ribaltare le posizioni.

Si posizionò esattamente allo stesso modo, come  aveva fatto nella radura.

“Adesso sì, che cominciamo a ragionare” aveva un sorrisetto soddisfatto stampato sulle labbra.

“Non provocarmi amore…” ansimai, mentre i pantaloni cominciavano a divenire quasi insopportabili da tenere addosso.

Lo strinse forte attraverso i pantaloni. Non riuscii a trattenere un sospiro di piacere.

Non resistetti… gli strappai letteralmente i vestiti di dosso.

“Adesso cosa dovrò indossare, dopo che hai eliminato anche questo vestito?” chiese, con il suo solito sorriso ammiccante, mentre continuava a stringerlo.

Non aveva ancora capito che non doveva provocarmi.

“Questa è una cosa che non dovresti minimamente pensare, anzi… prova a pensare che se continui, perderai anche quelli…” gli mostrai i suoi boxer.

Si morse il labbro inferiore.

“Fallo allora…” mi provocò.

Mi passai la lingua sulle labbra. “Ogni cosa al suo tempo” gli intimai.

Gli sfilai i guanti con i denti.

Si eccitava solo a vedermi.

Si muoveva vigorosamente sul mio basso ventre.

Aveva la mia stessa voglia.

Feci aderire i nostri corpi. Lo desideravo.

Lo desideravo più della prima volta.

Già sapevo quanto era stupendo fare sesso con lui, quindi volevo riprovarlo.

Mi tolse la camicia, fin troppo, delicatamente.

“Dio, strappala Alec! Devi strapparla!” ansimai.

“Ogni cosa al suo tempo” imitò la mia voce. “Non l’hai detto tu stesso?” sussurrò, leccandomi le labbra.

Quel suo sarcasmo da ragazzino, mi faceva perdere la testa.

Era così sensuale.

Il suo corpo, apparentemente immaturo, era fin troppo provocante.

Scatenava in me un desidero carnale, tale, da far venir fuori la mia parte erotica.

Gli cinsi la vita, e con un semplice gesto, lo feci posizionare sotto il mio corpo, ormai quasi del tutto svestito.

Cominciai a baciare le sue labbra, morbide, carnose.

Poi scesi verso la sua gola, per arrivare lungo tutto il suo corpo, su cui feci scorrere la mia lingua, procurandogli un piacere incontenibile.

Il suo respiro ansimante mi faceva letteralmente impazzire.

Volevo sentirlo gemere ulteriormente.

Continuai ad assaporarlo, scendendo verso il suo basso ventre, per poi arrivare fino all’orlo dei boxer.

Lo feci trasalire.

Con le mani, mi incitava a scendere.

Non me lo feci ripetere due volte.

Lo assaporai, percorrendolo con la lingua da sopra a sotto, lasciando una scia umida.

Respirava affannosamente, e le urla gli soffocavano in gola.

I suoi ansimi erano rotti dalla forte eccitazione.

Persi completamente la testa.

Lo presi saldamente dai fianchi, guidandolo verso il tavolo, dove vi era lo specchio.

Non oppose un minimo di resistenza.

Lo feci sdraiare su di esso, continuando a toccarlo in ogni dove.

Si voltò, dandomi le spalle, facendomi capire che voleva sentirmi dentro.

Lo accontentai all’istante.

Mi feci spazio all’interno di lui, continuando a muovermi, inizialmente con un ritmo lento, poi sempre più veloce, aumentando l’intensità delle spinte.

Ad ogni spinta, lui non faceva altro che emettere respiri strozzati, incitandomi a fare sempre più rapidamente.

Sentii qualcosa di incontenibile al mio interno, che ben presto fuoriuscì, concludendo il mio bisogno.

Lo fece anche lui, poi, voltandosi verso di me, poggiò le sue labbra sulle mie, pronunciando le parole che desideravo sentire.

“Ti amo…”

“Io di più…” gli sorrisi.

“Non è vero… io di più!” alzò la voce, imitando quella di un ragazzino di dodici anni, seguita da una smorfia.
 
Gli baciai nuovamente le labbra carnose.

“Come ti senti?” gli chiesi, carezzandogli il viso.

“Direi che il paradiso non ha nulla a che vedere, in confronto a come mi sento…”

“Il paradiso non è nulla in confronto a te” gli sfiorai le labbra.

Mi sorrise.

Il suo sorriso era paragonabile solamente alla luce del sole.

Lui brillava.

“Amore… direi che adesso avremmo bisogno di un bel bagno” gli intimai.

“Hai ragione…” ammise, osservandosi.

“Vado a riempire la vasca… ti aspetto lì” mi morsi le labbra.

-

-

Ritornammo in camera dopo qualche ora.

Quella volta scelsi per Alec un completo nero, semplice.

“Prova questo” gli dissi, porgendoglielo.

“Direi che questo è decisamente migliore di quello che mi hai strappato la scorsa notte” ridacchiò.

Lo indossò rapidamente. Era semplicemente un incanto.

“Come sto con questo?” mi chiese, avanzando verso di me.

“Direi che sei splendido… anche se ti preferisco senza niente addosso” armeggiai con la sua tasca posteriore. Rise.

“Adesso che faremo? Andremo a parlare con quel… miserabile?”

“È inevitabile, purtroppo…” gli risposi, facendo una smorfia. “Adesso, dovrei scambiare due parole con Felix… andiamo, amore?”

“Si Dem, ti raggiungo subito… sarebbe meglio che io prima metta in ordine questa camera.. se si può definire così” mi disse, indicandomi gran parte della stanza, completamente in frantumi.

Non seppi trattenere una risata.

“D’accordo… raggiungimi” gli sussurrai, mandandogli un bacio dalla soglia della porta.

-

Raggiunsi Felix nei corridoi.

Sembrava mi stesse aspettando.

“Felix…” gli feci cenno col capo.

“Demetri… Sei andato a parlare con Aro?”

“Non ancora…” gli confessai. “Ma lo faremo più tardi, non appena Alec sarà pronto.”

“A proposito del tuo nuovo amichetto… sarei più che lieto di conoscerlo meglio…”. Alzò un sopracciglio.

“Che intendi dire???” lo guardai torvo, emettendo un ringhio.

“È un tipo molto interessante… mi affascina particolarmente…” si morse il labbro inferiore.

Tremavo.

Tremavo dalla rabbia.

Un’altra singola parola e l’avrei ucciso.

Le mie supposizioni erano totalmente esatte.

Mi disgustava.

“Ripeti ciò che hai detto, se hai il coraggio!!!” la mia rabbia cresceva inesorabilmente.

Sentivo ogni parte di me, ogni singola cellula, prendere letteralmente fuoco.

Continuavo a tremare, e se avessi perso il controllo, l’avrei fatto in mille pezzi.

“Ho detto qualcosa che non va?” chiese, come se non avesse detto niente.

“Sei un verme spregevole!!!” gli sganciai un pugno, in pieno volto.

Arrivò su una colonna, spaccandola a metà.

Si rialzò immediatamente, era furibondo.

“Tu! Tu sei un uomo morto!!!” Lo afferrai dal collo, e con un semplice gesto, lo schiantai sul pavimento, che si allineò.

“Ritieniti fortunato se non ti uccido subito! LUI. È. MIO!!!” scandii parola per parola, continuando a premerlo al suolo.

“Dem che sta succedendo???” Era Alec. Mi voltai di scatto.

“Alec… andiamo via di qui, prima che io lo faccia fuori” lo presi per mano, trascinandolo in camera.

-

“Amore mi vuoi spiegare cosa è successo???”

“Vuoi realmente saperlo???” sbraitai, ma me ne pentii subito. “Scusa amore… Felix ti desidera.” Confessai.

“In che senso? Non capisco”

“Felix ti ha messo gli occhi adosso… è attratto da te.”

“Non è possibile… ecco perché mi guardava in modo strano…”

Lo osservai. Era stupendo.

Lui era solo mio.

Avrei lottato per lui, anche a costo della morte.

“Che problemi ti fai amore?” mi sfiorò il mento. “Io amo solo te… lo sai benissimo”

Lo baciai dolcemente, sfiorandogli le labbra.

“Lo so amore… ma non riesco a sopportare che qualcuno possa metterti le mani addosso.”

“Devi stare tranquillo… insieme, supereremo ogni ostacolo”

-


  
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