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Autore: Oryenh    07/08/2004    31 recensioni
Il tempo di Hogwarts è finito. Voldemort è stato sconfitto. Ora si comincia a vivere. Ma il mondo magico è qualcosa di segreto, i babbani non lo conoscono. Come possono vivere assieme quattro maghi e una babbana senza che quest'ultima si accorga del loro "piccolo segreto"?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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NOTA

 

 

La storia è ambientata negli anni successi ad Hogwarts e alla caduta di Voldemort per mano del bambino sopravvissuto. È un periodo di relativa pace; le persone risentono ancora degli avvenimenti degli ultimi anni, ma pian piano la comunità magica si sta ricostruendo.

 

Ora i protagonisti hanno 23 anni; Hermione, Ron, Draco, Harry vivono assieme, in un appartamento della Londra babbana.

Non spiegherò molte cose in questa fic perché conto di scrivere qualche oneshot in merito (non ho ancora finito di scrivere il primo capitolo e già mi sono creata la saga…. ^^).

 

Ho introdotto un nuovo personaggio nella storia e l’ho fatto con un moto di fastidio, perché io per prima prediligo le storie in cui i personaggi sono solo quelli inventati dalla Rowling. Innanzitutto l’ho inserito perché nel formare le coppie mi rimaneva fuori un omino e poi perché ho pensato di narrare la storia da un punto di vista diverso.

Sono indecisa se mantenere la narrazione da parte di un unico personaggio o se allargarla anche agli altri. E su questo mi piacerebbe avere un vostro parere.

 

Ora la pianto e vi lascio alla storia. Un grazie a tutti quelli che decideranno di dedicarmi i loro minuti.

 

 

 

Disclaimer:

La maggior parte dei personaggi utilizzati per questa fanfiction non appartengono a me, ma a J.K. Rowling, e a vari editori tra i quali Bloomsbury, Scholastic, Warner Bros, Salani e così via.

I fatti narrati in seguito non sono mai avvenuti nella saga di Harry Potter.

Questo racconto è stato scritto con nessuna intenzione di lucro, quindi, si ritiene che nessun diritto di copyright sia stato violato.

 

 

 

 

SONO TUTTE FAVOLE…

 

 

Capitolo 1

Gli inquilini

 

 

Arienh si svegliò di soprassalto, spaventata da un rumore di cocci rotti, seguito da un’imprecazione.

Merda! Herm, dai! Ci metto un attimo!”

“Ron, finiscila! Lo puoi fare tranquillamente senza, tantopiù che la prossima volta ci starai attento!”

Un ultima esecrazione s’insinuò nella stanza. Arienh era ormai in piedi e sbirciando la sveglia sul comodino notò che erano appena le sette e venti. Con un certo disappunto infilò i jeans e una maglietta e attraversando la penombra della stanza entrò nel bagno adiacente. Da un piccolo specchio, posto sopra il lavandino, una ragazza bionda la fissava arrogantemente “Idiota!” le disse il riflesso. Inarcò il sopracciglio e con una buona dose di dentifricio alla menta cominciò a lavarsi i denti.

Era passata più o meno una settimana da quando si era trasferita in quell’appartamento e ancora non riusciva a rilassarsi. Non aldilà delle apparenze perlomeno. Gli amici di Herm erano tipi a posto, ma nonostante questo non riusciva ad aprirsi; quando era in loro compagnia tendeva a stare sulle sue, incapace di creare un qualche tipo di legame che durasse più di un paio di frasi di cortesia. Per quanto cercasse di non farci caso, sentiva una specie di barriera tra lei e loro, un’aura speciale che l’impediva di avvicinarsi  e superare la conoscenza superficiale che aveva di quei ragazzi. Credeva che la cosa non l’importasse, anzi per la maggior parte del tempo ne era certa, in fondo la sua vicinanza a quel gruppo sarebbe durata per un tempo limitato, poi non li avrebbe più visti; già, cercava di mantenere fissi i suoi pensieri su questo, così l’irritazione che la prendeva qualche sera non sarebbe stata tanto intensa, così il senso di esclusione e il disagio di quei minuti non si sarebbe palesato in maniera tanto acuta. Perché erano proprio quegli attimi ad infastidirla, a ricordarle che c’era realmente una barriera tra lei e loro. Era in quei momenti che desiderava aver ricevuto anche lei quella lettera.

Sospirando rumorosamente si sciacquò la bocca e dopo essersi asciugata il mento con un telo di lino arrivò in cucina senza far rumore. Vi trovò il ragazzo rosso, Ron, accucciato a terra che tentava di ripulire delle macchie di un liquido scuro, caffè probabilmente.

Hermione la vide prima che lei potesse dire qualsiasi cosa “Arienh! Ti sei svegliata presto! Oddio, sei scalza; non passare per di là, Ron ha rotto una tazza!” la ragazza le indicò il punto del danno e contemporaneamente le versò e passò una tazza di caffè. Nero e molto zuccherato. Arienh sorrise debolmente.

Adorava Hermione, era stata la sua migliore amica per moltissimi anni, avevano sempre condiviso tutto, le prime cadute, la prima bicicletta, la prima bambola… avrebbero continuato a farlo se Hermione non si fosse trasferita per frequentare quel maledetto collegio privato.

Si ricordava perfettamente il giorno in cui venne da lei a darle la notizia.

 

 

Rienh!!!Rienh ci sei?” Hermione la stava chiamando dalla finestra. Arienh si affacciò alla sua e guardò la bambina negli occhi. Era eccitata, gli occhioni marroni brillavano.

Che c’è Herm?”

Arienh e Hermione erano vicine di casa, o come si definivano loro, vicine di stanza. Le villette della famiglia Granger e della famiglia Harris avevano un lato in comune e le due bambine avevano la propria camera l’ una accanto all’altra. Passavano ore alle finestre a parlare, a guardare le stelle o semplicemente a respirare la stessa aria.

Quel pomeriggio però Hermione le chiese di scendere in giardino.

Si sedettero sotto il ciliegio, e dopo qualche attimo di silenzio Hermione  disse “Questo autunno mi trasferisco. Sono stata ammessa a una scuola fuori Londra. È una specie di collegio.” Arienh spalancò gli occhi “Te ne vai?” la bambina mora annuì, poi però si illuminò “La lettera è arrivata questa mattina; io non ho mai sentito parlare di questa scuola e neanche mamma e papà la conoscevano, però hanno detto che è per bambini speciali!” Hermione s’interruppe, forse in attesa di una replica, ma Arienh era troppo sconvolta per replicare. Così la moretta riprese “Forse arriverà anche a te! Forse anche tu sarai ammessa a quella scuola, così non ci dovremo separare, potremmo rimanere assieme!” Arienh sentì il cuore alleggerirsi, il disagio affievolirsi. Herm aveva ragione. Sarebbe andata così, non avrebbe perso la sua migliore amica, anche lei avrebbe frequentato quel collegio. Doveva solo aspettare la lettera.

 

Ovviamente il tempo la smentì e la lettera non arrivò. Arienh controllò ogni giorno la cassetta delle lettere e ogni giorno che passava sentiva la rassegnazione inghiottirla. In fondo lei non era una bambina speciale, non quanto Hermione perlomeno. Hermione sì, che meritava una scuola di quel genere, lei era studiosa, gentile e gli adulti l’adoravano.

Arienh non era gelosa, di questo ne era certa, voleva bene a Hermione ed era felice per lei.

Era solo triste per se stessa.

 

“Io vado, ci vediamo dopo amore.” La voce di Ron la scosse dai suoi pensieri, alzò lo sguardo in tempo per vedere il rosso baciare dolcemente la sua Herm. Sorrise di nuovo. Le piaceva quel ragazzo, era sbadato, maldestro e goffo, ma amava Hermione e questo era palese a chiunque.

Prima di uscire le passò accanto e le diede un bacio sulla tempia “A dopo Rienh.

“Ciao Ron…” lo guardò allontanarsi stupita. Ron… di tutti, era forse quello che preferiva; ti riservava piccole attenzioni facendoti sentire speciale, anche quando non te lo meritavi.

Quando era arrivata in quella casa, piuttosto agitata e in piena crisi isterica, lui era l’unico presente nell’appartamento in quel momento e non aveva fatto una piega quando Arienh gli si era buttata tra le braccia, piangendo ed emettendo frasi sconnesse e prive di un apparente significato. Era rimasta tra le sue braccia fino all’arrivo di Hermione, venti minuti più tardi, dopodiché, una volta riconosciuto tra le lacrime il volto della sua migliore amica, aveva lasciato il caldo rifugio del ragazzo per crearsene un altro tra le braccia della ragazza. Il rosso a quel punto aveva baciato sulla fronte Hermione e senza chiedere spiegazioni aveva annunciato di essere in ritardo e che sarebbe andato in redazione. Dal quel giorno Arienh aveva giurato eterna fedeltà e riconoscenza al bel rosso.

“Arienh? Persa per i meandri della mente?”

“Al solito Herm.” Sorseggiò il caffè ormai tiepido e guardò negli occhi l’amica.

“Hai parlato con tuo padre?” Arienh troncò il contatto visivo e bevve un altro sorso dalla tazza. Dopo aver appurato che la mora era ancora in attesa di una risposta si decise a parlare “No, lo sai che non l’ho fatto.”

“Dovresti. Si starà preoccupando.”

“Lo sa che me la cavo.

“Indubbiamente. Ma si merita comunque una spiegazione.” Le disse la mora sottolineando il concetto con un gesto spazientito.

“È umiliante…  e io non voglio umiliarmi ancora!”

“Non c’è nulla per cui vergognarsi! È capitato, sei adulta e capace di affrontare le conseguenze delle tue azioni. Devi prendere in mano la tua vita. E sarebbe carino che informassi tuo padre.

Herm! A mio padre verrà un infarto!”

“Sciocchezze! Capirà e ti darà una mano.

“No! Non voglio nessun tipo di aiuto da lui.”

“Testarda.”

“Difetto di famiglia. E comunque non voglio affrontarlo. Non voglio dover vedere la sua faccia delusa. Non ancora.

Rienh…”

“No, non dire nulla per piacere. Ho combinato io il casino e io lo risolverò.”

Rienh? Non in quel modo spero...”

“No. Non ne avrei il coraggio. È pur sempre parte di me…” Furono interrotte da un ragazzo biondo vestito di nero, che senza dire una parola attraversò la cucina e prese la sua prima tazza di caffè della giornata.

Arienh era intimorita da quell’inquilino della casa, non parlava molto, era sempre serio e ti guardava con un’intensità agghiacciante. Però era stupendo… Alto probabilmente 1.90, ampie spalle, un fisico scolpito, capelli biondi, quasi argentei, occhi color ghiaccio. Un colpo al cuore. Lo guardavi e ti si mozzava il fiato; Arienh aveva sempre paura perdere l’uso della parola quando era in sua presenza e così cercava di fare altro in quei casi: che so, guardarsi le unghie dei piedi, lavare una tazza, fare un cruciverba, o tentare di moltiplicare a mente 781 per 23. Diciamo che come tecnica non funzionava molto, era sempre estremamente consapevole della presenza di Draco. Draco…. Già…. Nome interessante ed estremamente azzeccato.

Di lui sapeva poco, che non aveva contatti con la sua famiglia e che lavorava con Harry. Non aveva ben capito qual era il suo impiego, Hermione era stata estremamente vaga al riguardo. Lavorava per il Ministero inglese a quanto diceva, in quelle sezioni di cui non si sente molto parlare. Arienh aveva ipotizzato che fosse qualcosa tipo l’Intelligent o la CIA, ma Arienh non ci capiva molto di queste cose, ed in effetti non sapeva neanche se la CIA fosse un’organizzazione inglese o americana o se esistesse realmente, perché forse si era fatta un po’ influenzare dai quei telefilm di spionaggio che amava tanto. Così di base sapeva solo che il lavoro di Draco era pericoloso e che gli aveva regalato quel fisico da urlo. E a lei questo bastava.

Hermione guardò l’orologio appeso alla parete e con rapidi gesti riempì la sua valigetta da lavoro. Si mosse con eleganza verso Arienh e le baciò la guancia “Vado! Sono a casa per le 15:00. Se ti serve qualcosa chiama. Ciao tesoro.”  E salutando con un cenno Draco, uscì di casa.

Arienh rimase immobile per qualche secondo, in attesa che il cervello le suggerisse una frase carina per rompere il ghiaccio con il biondo. Il cervello ignorò la sua richiesta d’aiuto.

Stava per accampare una scusa per congedarsi, quando l’ultimo inquilino della casa fece il suo ingresso in cucina: Harry Potter. Il moro ammiccò sfacciatamente in direzione di Arienh, che gli rispose con un’alzata di sopracciglia, poi prese una tazza di caffè.

Come si poteva definire Harry Potter? All’esterno si presentava come un bel ragazzo, molto più che bello ad essere onesti. Era moro, alto e con degli incredibili occhi verdi. Il suo fisico era notevole, come quello di Draco. E sulla fronte aveva una strana cicatrice che lo rendeva ancora più virile. Arienh odiava ammettere questo: odiava ammettere che Harry era decisamente bello, che i suoi occhi riuscivano a farle scendere un brivido lungo la schiena, odiava ammettere che il suo corpo reagiva in maniera del tutto autonomo in sua presenza. Odiava ammettere questo perché Arienh odiava Harry Potter.

Lo odiava per svariati motivi: perché sapeva di essere affascinante e sfruttava questo a suo favore, perché credeva di poter conquistare ogni donna, perché conquistava ogni donna, ma soprattutto, perché assomigliava maledettamente a Lucas.

La loro era un’antipatia reciproca. Si erano detestati da subito. Per la verità non si ricordava neanche come era cominciato. Qualcosa con una battuta. Arienh era ancora emotivamente instabile e Potter aveva fatto un commento sarcastico; da lì la faida. Sì, qualcosa del genere.

Perlopiù i due cercavano di mantenere uno stato di freddo distacco, limitandosi ad ignorare la presenza reciproca. Ma ogni tanto la tensione saliva e finivano per litigare furiosamente.

Quella mattina Potter era evidentemente in vena. Stava facendo quella cosa orribile dello provarci per innervosirla. Arienh cercava di ignorare le occhiatine che le lanciava. Non avrebbe reagito, non gli avrebbe dato quella soddisfazione.

Come diversivo si rivolse a Draco “Giornata libera?”

Il biondo annuì senza replicare. Harry lo guardò e disse “Che programmi hai?”

“Esco.”

“La Ragazza?”

Mh mh!” Arienh scrutò i due. E così il bel ghiacciolo aveva la ragazza. Rimase lievemente delusa alla notizia, ma non si scompose.

“È una cosa seria allora. Quando ce la presenti?”

“Mai.”

“Suvvia Dracuccio, hai paura che rimanga affascinata dal sottoscritto e ti sganci?”

“No Potter, ho paura che scopra che razza di idioti frequento.” Arienh nascose una risatina sotto un gemito.

“Oh! Sono commosso. Draco simpatico umorista. Hai futuro nel campo, hai mai preso in considerazione il cabaret come possibile carriera?”

Draco ignorò il commento e con un cenno del capo uscì dall’appartamento lasciando i due soli.

Arienh spostò il peso del corpo da un piede all’altro cercando di ignorare il disagio che sentiva in quel momento. Era rimasta sola in casa con l’essere più irritante che aveva avuto il piacere di incontrare da due mesi a questa parte. Finì di bere il suo caffè sotto lo sguardo attento di Harry, poi si diresse al lavandino con l’intenzione di lavare la tazza. Potter era appoggiato al lavabo e non dava segni di volersi spostare. Arienh lo fissò stizzita: “Permetti?”

Harry sorrise maliziosamente e avvicinandosi pericolosamente le sussurrò all’orecchio “A te permetto tutto…” Arienh si scostò arrossendo furiosamente e con uno spintone spostò il ragazzo dalla sua posizione. Harry sorrise e dopo aver bevuto l’ultimo sorso di caffè le andò di nuovo vicino. Le prese dolcemente una mano costringendola a girarsi verso di lui, si avvicinò al suo collo mentre con l’altra mano le spostò una ciocca bionda dietro l’orecchio. Si fece ancora più vicino e quando le sue labbra sfiorarono il suo lobo mormorò “Grazie…” e… se ne andò. Con quattro falcate era già fuori dalla porta ridendo sommessamente.

Arienh rimase immobile qualche secondo prima di rendersi conto che il ragazzo le aveva lasciato tra le mani la sua tazza sporca. Rimase impietrita a guardarla mentre sentiva i brividi lungo il corpo affievolirsi e una rabbia crescente impadronirsi di lei. Stringendo nervosamente la tazza cominciò ad aprire e chiudere la bocca, cercando un insulto adeguato. Vicina alla frustrazione gridò “POTTER!!! SEI UN IMBECILLE!!!”

Era arrabbiatissima. Arrabbiata per non aver trovato un’ingiuria migliore. Arrabbiata per il comportamento di quell’immaturo. Arrabbiata per essersi fatta fregare. Arrabbiata perché il suo stomaco aveva fatto una capriola quando aveva sentito il suo respiro sul collo. Arrabbiata! Arrabbiata da morire!

 

   
 
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