Rieccomi
:D :D :D
Ragazze
ho un problemone…sono
rientrata nel girone infernale “ascoltare in loop tutte le
canzoni dei Tokio
Hotel”…erano tre anni che non facevo una cosa del
genere. Ahahah non ci avrei
mai creduto se me l’avessero detto un mese fa!
Memy
mi sono vista un po’ di
foto recenti…che diavolo ha combinato Bill?!? Nel
senso…io lo avevo lasciato
con la cresta da moicano e me lo ritrovo biondo, tatuatissimo e
piercingatissimo?!?
Ma…ma…dov’è finito Billie
faccina d’angelo?!? E Tom, boh
barbuti non mi piacciono… ç______ç
Comunque,
scusate l’attesa ma
mi sono messa a rileggere le mie vecchie fic e mi sono persa via :D
Dunque
dove eravamo rimaste.
Ah
sì, c’è un matrimonio da
organizzare, una visita da fare per scoprire un po’ come va
questa gravidanza e
una storia da raccontare!
Let’s
go!
48.Smile
«Bene
signorina abbiamo finito. Posso confermarle la gravidanza, ma non il
sesso del
nascituro per il momento. Per quanto riguarda le piccole perdite di
sangue
avute precedentemente, normale amministrazione. Può capitare
con il secondo
figlio. Comunque, direi che il termine della gravidanza potrebbe
tranquillamente aggirarsi verso la seconda metà di ottobre,
ma con la prossima
visita riusciremo ad essere più precisi» disse il
dottore, lasciando che mi
rivestissi.
«Grazie
dottore» dissi, pagando la parcella.
Quella
visita non era coperta dall’assicurazione. *
«Di
nulla, aspetto sue notizie per la prossima visita e tanti auguri per le
nozze»
disse sorridendomi.
Lasciai
lo studio ed uscii dall’edificio, dove Tom mi stava
aspettando a bordo della
sua macchina.
Una
folata di vento mi scompigliò i capelli, e fui obbligata a
voltare la testa,
giusto in tempo per vedere un paparazzo tutto intento a fotografarmi.
Livida
di rabbia non esitai a mostrargli il medio e a salire in macchina.
Tom mi
baciò.
«Amore
tutto ok?» mi chiese notando il mio sguardo furente.
«Sì,
paparazzi stronzi a parte» risposi.
Lui si
voltò e rise, notando l’oggetto della mia ira.
«Lasciali
perdere. Sono sciacalli» disse mettendo in moto ed
allontanandosi dalla
clinica.
«Sì
fin
lì c’ero anche io, però è la
mia vita quella che stanno sciacallando, non la
loro» risposi.
«Dai
non fare così e raccontami di quello che ti ha detto il
dottore».
«Che
sono incinta da tre mesi, che non si sa ancora se sarà una
lei o un lui e che
probabilmente sarà uno scorpioncino» risposi
poggiando una mano sulla pancia
che ancora non si notava.
Sospirai.
Tom mi
prese la mano.
«Che
c’è?» mi chiese.
«Mancano
ancora tre settimane al matrimonio. Faccio tempo a lievitare come una
botte e a
non entrare più nel vestito!» esclamai sconfortata.
Rise e
come ogni volta m’innamorai della sua risata.
Una
volta a casa comunicammo la bella notizia a tutti.
Bill
era euforico. Chissà cos’avrebbe combinato con il
nuovo arrivato.
Michail
aveva cominciato a balbettare una serie di versetti incomprensibili non
appena
ero entrata nel suo campo visivo.
Non
appena arrivai vicina a lui mi tese le manine e lasciò
Simone che non lo aveva
mollato un secondo da quando era arrivata a Berlino.
Capii
in quel momento da chi avesse preso Bill.
«Ciao
cucciolo. Hai fatto il bravo mentre non c’ero?» gli
chiesi scatenando le sue
chiacchiere.
«Questo
bambino è veramente un angelo. Non ho mai curato una
creatura più tranquilla di
lui» disse Simone venendomi incontro.
«Grazie
mamma» dissero i gemelli contemporaneamente.
«Inutile
fare i finti offesi, ve l’ho sempre detto che per colpa
vostra mi sono venuti i
capelli bianchi da giovanissima!» rispose a tono.
Ecco da
chi Tom aveva preso il dentino avvelenato per le risposte.
---
Il
pomeriggio lo trascorremmo in giro per negozi, io, Lydia e Simone.
Fu
alquanto spassoso, anche perché scoprii che la madre di Tom
e io condividevamo
lo stesso gusto per l’abbigliamento.
L’emozione
maggiore la provai quando entrammo nel negozio d’abiti da
sposa.
Eravamo
già state là settimane prima, per decidere il
modello e farlo preparare.
Rimaneva solo la prova finale.
Lasciai
la mia migliore amica e la mia futura suocera ad attendermi, mentre nel
camerino due ragazze mi aiutavano a prepararmi.
Mi
guardai allo specchio e mi venne da piangere.
Mai
avrei pensato di sposarmi. Mai.
L’abito
era principesco, da sogno.
Il
corpetto, senza spalline era color avorio, tempestato di brillantini e
decorato
da cuciture ton-sur-ton che
creavano eleganti intrecci.
Dal
corpetto partiva la gonna, sempre avorio ovviamente e degna di una
regina.
Larga, in raso. Ricadeva in morbide volute tutt’attorno a me
per poi finire in
uno strascico lungo parecchi centimetri.
Sul
retro, il corpetto rimaneva chiuso da uno splendido nastro in seta blu
scuro.
Siccome
ci saremmo sposati nella cattedrale di Berlino avevo anche una stola
per
coprire schiena e spalle sempre in raso e sempre color avorio.
Le
scarpe erano delle semplicissime decolté dello stesso colore
dell’abito.
Sulla
testa avevo un cerchietto pieno di brillantini a cui era attaccato il
velo.
Lunghissimo, come piaceva a me.
Tirai
un lungo sospiro, poi uscii a farmi giudicare.
---
Quando
la vidi uscire trattenni il fiato. Era stupenda, meravigliosa,
principesca.
Mi
portai le mani al viso, colta da una commozione inaspettata, poi mi
alzai.
«Sei…sei
stupenda» sussurrai avvicinandomi.
Clare
mi sorrise. Non l’avevo mai vista così felice.
Mentre
tendeva le braccia per accogliermi in un abbraccio notai che le
tremavano le
mani.
«Stai
tranquilla, andrà tutto bene. Sembri uscita da una
favola».
«Grazie
Lydia» sussurrò semplicemente.
---
Era
meravigliosa. Indossava l’abito che ogni ragazza sogna per il
proprio
matrimonio.
Sembrava
cucito sulla sua pelle. Era perfetto.
«Sei
splendida Clare. Non avrei immaginato abito più bello per
te» dissi
semplicemente.
A quel
complimento le s’illuminò lo sguardo e mi sorrise.
Probabilmente
il mio giudizio la preoccupava da morire.
Invece
era andato tutto bene.
Guardai
l’orologio. Si era fatto veramente tardi. Dovevamo rientrare.
Clare
andò a cambiarsi, quindi andai a pagare l’abito,
per portarlo già a casa.
«Signora,
il conto è già stato saldato» mi disse
educatamente la commessa.
La
guardai con aria interrogativa.
«Sì,
ci
hanno pensato i miei genitori. È il loro regalo a
Clare» mi spiegò Lydia.
*N.d.A.
Mi sono informata su internet, e a quanto pare la sanità
tedesca è molto simile
a quella statunitense. Ovvero, le visite mediche vengono pagate
dall’assicurazione poiché è tutto
privato. E, sempre se ho letto bene, alcune
visite ovviamente non sono coperte dal contratto assicurativo e quindi
vanno
pagate di tasca propria. In qualsiasi caso, un livello di
sanità migliore
rispetto al nostro. :(
Bene,
finito anche questo. Mi
piace, anche perché ho descritto l’abito dei miei
sogni. Chissà se mai riuscirò
a sposarmi anche io…mah!
Comunque
vorrei specificare
che la Cattedrale di Berlino è una chiesa
Cristiano-Evangelica. Di preciso non
conosco bene la differenza tra una chiesa simile e una
Cristiano-Cattolica
anche perché sono atea. In ogni caso non avendo specificato
di che religione
fossero i personaggi (e non mi sono nemmeno informata perché
non mi riguarda)
ho deciso di proseguire così, anche perché a
parer mio è una Cattedrale
meravigliosa. Andate a vedere le foto su wikipedia e su google e poi
ditemi se
non è vero :D
Passiamo
al titolo!
È
il titolo di una canzone di
Avril Lavigne. Come per il paragrafo precedente, so che può
sembrare un
collegamento forzato, ma in questo capitolo vorrei che
l’attenzione si
concentrasse sul sorriso di Clare dopo il giudizio positivo di Simone.
In fondo
credo che ogni donna sia terrorizzata dalla valutazione della propria
suocera.
Insomma, ricevere un parere positivo è sempre fonte di gioia.
Ora
vi lascio e vado a
scrivere il prossimo capitolo.
Un
abbraccio a tutti!
Anche
a voi che leggete ma
non commentate. L’importante è che continuiate a
seguire la mia storia. Mi fa
piacere in qualsiasi caso :D