Di peluche, tavolette e cioccolato fuso
Mani sui fianchi, fronte aggrottata, cipiglio infastidito.
Gli venne da ridere: Albus somigliava così tanto a sua nonna in quel momento. Ma era una questione seria, che lo costringeva a mantenere l’aria di un cucciolo dispiaciuto, se voleva sperare di cavarsela in qualche modo.
“Scamander – Lorcan alzò appena gli occhi, specchiandosi in quelli color smeraldo dell’altro – spiegami perché la nostra cucina è invasa da tavolette di cioccolato.”
Lorcan sorrise, raggiante.
“Stamattina sono stato a Diagon Alley e ho scoperto che per San Valentino avevano organizzato una raccolta fondi in favore del San Mungo, che consisteva nella vendita di cioccolato. Ad ogni tavoletta era allegato un tagliando, e chi trovava quello color oro vinceva un peluche tanto morbido!”
Albus assottigliò lo sguardo.
“E dov’è il peluche?”
L’altro fece spallucce, incupendosi appena.
“E’ arrivata Daph, ha comprato una tavoletta e l’ha vinto. Quindi immagino che ora ce l’abbia... James?”
Il più piccolo alzò gli occhi al cielo.
“E cosa ce ne facciamo adesso noi di tutto quel cioccolato?!”
Il sorriso di Lorcan prese una sfumatura alquanto maliziosa.
“Mai sentito parlare di cioccolato... fuso?”
Albus avvampò nel giro di pochi istanti, mentre Lorcan si avvicinava furtivamente a lui.
“Non starai pensando...”
Terminare la frase non fu necessario, perché era proprio quello che Lorcan stava pensando. E che decise di mettere in pratica nell’immediato.
Note:
Perché sono imperdonabile. Perché sono mesi che dovrei aggiornare. Perché avete tanta, tanta pazienza. Perché non smetterò mai di ringraziarvi abbastanza.