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Autore: Nocturnia    14/02/2013    4 recensioni
Perché alcune volte anche Gotham regala una notte fuori dalle proprie maschere
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alfred Pennyworth, Batman, Selina Kyle aka Catwoman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Bruce Wayne, Selina Kyle e tutti gli altri personaggi appartengono a Bob Kane, alla DC Comics e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


Dedicata a Keiko, che mi delizia ogni volta con nuove storie e nuovi mondi, nonché per il coraggio che ha avuto nel seguirmi per le vie di Gotham.
Grazie.

"Chi vi vuole bene, vi fa paura."

- Aristofane -

L'illusione del cuore


"Sto solo perdendo tempo, Alfred?"
Il vecchio maggiordomo aveva taciuto qualche secondo, prima di versarti un altro bicchiere di vino e sorriderti rassicurante.
"Credo che conosca già la risposta, Signorina Kyle."
Avevi sospirato, fissando il calice e bevendolo tutto in un unico sorso.
"Già... beh, immagino che avrei dovuto aspettarmelo da uno come Bruce, no Alfred? Prima Gotham, poi la sua..."
Ti eri bloccata, serrando le labbra e percependo un groppo, quasi un pugno, giù per gola.
La sua cosa, Selina?
Fidanzata? Amante? Compagna?
Alfred non si era scomposto, lasciandoti contemplare la voracità delle fiamme e trattenendo una risatina alla tua espressione incredibilmente irata.
Avevi aggrottato le sopracciglia, infilandoti le scarpe e poggiandoti il cappotto sulle spalle.
"La Signorina se ne va già?"
L'avevi squadrato in tralice, raccogliendo poi i guanti e il cappello.
"Il tuo senso dell'ironia è impeccabile quanto la tua camicia, Alfred."
"Me ne compiaccio, Signorina."
Avevi aperto la finestra, salendo sul bordo e annusando la notte.
"Posso permettermi di suggerirle la porta, anziché la finestra?"
Avevi sorriso, regalandogli un'occhiata divertita.
"Ai gatti i tetti, Alfred..." avevi stornato lo sguardo, puntandolo poi su Gotham, un grumo di luci e acciaio in lontananza "ai pipistrelli, il cielo."
E ti eri buttata.

Sapeva di cenere e cordite l'aria di Gotham.
Era un buco slabbrato e senza forma quella città, una voragine di vetro e denti.
L'Iceberg Lounge bruciava d'un freddo innaturale alle tue spalle, una pietra durissima e trasparente.
Gli uomini di Cobblepot avevano appena cominciato a scaricare le casse piene d'armi quando eri calato su di loro, azzerando le due sentinelle e il guidatore del camion.
Ti eri abbassato, confondendoti con le ombre e scansando una raffica di proiettili.
Avevi attivato la visione notturna, focalizzando la tua attenzione su di un punto preciso sopra la tua testa.
Il rilevatore termico aveva identificato quattro tiratori, appostati sulla cima dell'edificio adiacente.
Eri scivolato lungo il muro della vecchia biblioteca, agganciandoti con il rampino e afferrandone due per le gambe.
Un grido strozzato aveva messo sull'allerta gli altri e solo il fumogeno aveva impedito loro di localizzarti.
Troppo rapidamente perché potessero contrattaccare, avevi disarmato il terzo, mentre per il quarto era bastato un pugno ben assestato alla mandibola e un ginocchio piantato tra le scapole così forte da fargli mancare il respiro.
"Da dove proviene il carico?"
"Io...io non lo so!"
L'avevi scrollato, lasciandolo penzolare oltre il bordo del cornicione.
"Le cazzate mi fanno solo imbestialire, sai?"
Il criminale si era dimenato inutilmente, tentando di migliorare la propria condizione precaria.
"Io non lo so!"
La fune era calata un altro po', abbastanza bruscamente perché all'uomo venisse voglia di vomitare e scegliesse di farlo proprio a pochi metri dal suolo.
L'avevi riportato alla tua altezza, contraendo le dita in una morsa implacabile.
"DIMMI la verità, idiota. Le bugie non rientrano tra le opzioni plausibili."
Victor, questo il nome del sicario di Cobblepot, aveva deglutito un paio di volte, sentendo il sapore acido e nauseante della propria paura sulla lingua.
"Va bene, va bene!" aveva gridato al tuo indirizzo "E' stato Maschera Nera!"
"Perchè?"
Nessuna risposta.
La fune aveva dondolato, lasciandolo sbattere contro i mattoni dell'edificio.
"Vuole il controllo del territorio del pagliaccio! Dice che l'acciaieria Sionis gli appartiene, per cui sta vendendo armi a chiunque pur di scatenare una guerra contro il clown. Oh, per l'amor di Dio, non lasciarmi cadere, non lasciarmi cadere!"
Un sorriso inquietante ti aveva trasfigurato i lineamenti, mentre con una gomitata secca alla nuca l'avevi depositato sul pavimento dello stabile.
Avevi alzato lo sguardo, incontrando una luna incredibilmente vicina e luminosa.
Nastri di nebbia e fumo si disperdevano nell'aere, pallidi fantasmi e dita sfuggenti.
Un fischio prolungato aveva attirato la tua attenzione, distogliendoti dall'orizzonte.
Lei.

"Vedo che sai proprio come fare festa anche senza di me, pipistrello."
Selina era un profilo dritto e regale nella notte, una curva sensuale e un respiro tiepido contro il freddo di quel febbraio.
Avevi stirato le labbra in una piega sardonica, il sangue una scia rovente e violenta nelle tue vene.
L'adrenalina ti scorreva sotto la pelle come una serpente di fuoco, offuscandoti la ragione e facendoti regredire all'istinto più puro della bestia.
Selina aveva inclinato il capo alla sua sinistra, spostando con la punta dello stivale uno dei mercenari di Pinguino.
"Credevo che Alfred..."
Aveva roteato una mano in aria con fare melodrammatico Selina, abbassando le palpebre e avvicinandosi quel tanto che bastava per farti sentire il suo odore: il suo sapore.
"I gatti sono animali notturni, Bruce. E poi, alle donne non piace molto aspettare."
Il tuo sorriso si era ampliato, diventando quasi un ghigno grottesco sotto la maschera.
"E tu sei uno straordinario connubio di queste due cose, vero?"
Selina ti aveva scoccato un'occhiata allusiva, sfiorandoti il petto con la punta delle dita.
Avevi inspirato profondamente, sentendo la sua risata riverberarsi nelle tue orecchie.
"Uomini... sotto la maschera, siete tutti uguali."
Le avevi afferrato il polso, stringendolo tra le tue mani guantate.
Selina non si era scomposta, allacciandoti il braccio libero alla vita e mostrando tutta la grazia di cui una femmina della sua genia era capace.
"Poteva andarci l'uccellino più grande."
"Nightwing è con Barbara, questa sera."
La pupilla di Selina si era contratta, diventando un filo sottile e nerastro.
"Oh. Beh, almeno lui conosce il valore di un appuntamento, Bruce."
Ti eri chinato verso la sua bocca, cercandola e trovandola già schiusa per te.
"Dovremo smetterla di vederci così, sai?" ti aveva mormorato sulle labbra "Hai il mio numero, in fondo. Una cena andrebbe più che bene."
"Vada per la cena." avevi asserito contro la grana morbida del suo collo.
Selina era riuscita a insinuarsi sotto il cappuccio, carezzandoti i capelli corvini.
Quando si era scostata da te, cogliendoti di sorpresa, ti aveva regalato un sorriso astuto e un'acrobazia elegante, con cui era sparita dalla tua vista.
Ti eri affacciato oltre la gargolla dell'edificio, incerto.
"Non ti disturba se prendo la macchina, vero?"
Ti eri voltato di scatto, osservando, contrariato, Selina sul cofano della tua auto.
"Selina!" avevi latrato dalla cima "Sai che senza..."
Un paio di batterie erano rotolate in mezzo ai sacchi della spazzatura, mentre Selina si infilava nel vano guidatore ed esibiva tutta la sua abilità di ladra e gatta.
"Ci vediamo a casa, tesoro."
E tutto saresti potuto sembrare su quella gargolla in pietra e roccia, meno che un pericoloso giustiziere con un telecomando inutilizzabile in mano e un'espressione basita sul volto.

****

Ti eri avvolta più strettamente nel lenzuolo, lasciando oscillare i piedi oltre il bordo della terrazza.
"Sempre sui tetti finiamo, eh?"
Bruce aveva ridacchiato, stirandosi in avanti e flettendo i muscoli delle braccia.
Mancava poco all'alba e il pipistrello era rientrato un po' prima dalla sua ronda notturna solo per incontrare lo sguardo impassibile di Alfred e la sua ironia pungente.

"La Signorina Kyle ha riportato la sua auto, Padron Bruce. C'è stato forse qualche problema? Che il nuovo assetto sportivo di Lucius Fox non sia di suo gradimento? Se aveva bisogno di un passaggio, poteva sempre chiamarmi."

Ti aveva allungato un pezzo di cioccolata, spezzandolo in due.
"Oh, grazie pipistrello." gli avevi replicato, calcando sull'ultima parola con una smorfia divertita.
Una lama rosata aveva attraversato il cielo, scacciando gli ultimi residui stagnanti della notte appena trascorsa.
Avevi addentato il tuo dolce, sentendolo sciogliersi sulla lingua.
Bruce ti aveva sfiorato le dita, schiudendole e stringendole tra le proprie.
"A volte penso che meriti di più."
Avevi alzato un sopracciglio, scoppiando a ridere.
"Di più? Sei un miliardario bellissimo e capace di spappolare un cranio a mani nude. Cosa mai può chiedere di più una donna?"
"Tempo." era stata la risposta parca, priva d'ogni inflessione.
Per una frazione d'istanti, l'avevi studiato in silenzio, rafforzando la presa sulla sua mano.
Era serio Bruce e persisteva in questa sua autolesionistica ricerca della colpa.
Ti eri avvicinata, baciandolo e scivolandogli in grembo, oltre la barriera di un lenzuolo e di una pena autoinflitta.
Ti aveva frugato lo sguardo alla ricerca della verità il pipistrello, accogliendoti ed espirando bruscamente quando l'avevi circondato con le tue lunghe gambe.
"Penso che ci meritiamo a vicenda, Bruce."
Un sorriso morbido gli aveva piegato gli angoli della bocca, mentre il desiderio prendeva consistenza solida.
"Suona più come una minaccia, Selina."
Avevi poggiato la fronte nell'incavo del suo collo, ansimando leggermente.
"Forse lo è, Bruce. In fondo, sono i gatti a dare la caccia ai topi, no?"
Wayne ti aveva premuto la schiena contro la balconata, lambendoti la curva morbida del seno.
"Ti avevo preso un regalo, però: una collana."
Avevi rovesciato la testa all'indietro.
"Oh, molto premuroso da parte tua."
"Ho pensato - sperato - che non te la prendessi da sola, conoscendoti."
Ti eri arcuata sotto di lui, l'aurora un pugno caldo contro la tua pelle.
"Che malfidato che sei, Bruce."
Il primo raggio di sole vi aveva illuminato, sancendo la fine dell'ennesima notte tra i cirri gonfi di sangue di Gotham.
"Buon San Valentino, Selina."
Un gemito strozzato aveva accompagnato le tue parole, mentre incidevi un'altra cicatrice - quella più profonda - nel suo petto.
"Buon San Valentino anche a te, pipistrello."

E nell'alba, eravate diventati il rumore di due cuori che battevano all'unisono.


Note dell'autrice. E San Valentino sia! Nella speranza di essere riuscita a farsi sorridere e, perché no, a farvi trascorrere qualche minuto di relax, vi rimando all'inevitabile corollario del pipistrello e della gatta: L'amore che chiedi

   
 
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