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Autore: Mary Grifondoro    14/02/2013    0 recensioni
Tuttavia era una la reazione che lo preoccupava di più, quella della persona che nell’ultima lettera ricevuta gli diceva di essere contentissima del suo ritorno a casa e che finalmente sarebbero stati di nuovo sotto lo stesso tetto.
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Altra breve storia sui rapporti dei fratelli Weasley con la piccola Ginny, potete indovinare il protagonista? Baci a tutti!
Genere: Avventura, Commedia, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Charlie Weasley, Famiglia Weasley, Ginny Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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- Questa storia fa parte della serie 'E alla fine arriva Ginny!'
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Silenzio.

Non che la Tana non fosse abituata a sentire urla di tutti i tipi, ma questa volta la cosa aveva davvero lasciato di stucco anche i genitori.

“Oh figliolo non ti preoccupare” disse prontamente Arthur “sta solo facendo i capricci, sai quanto se l’è presa anche per la partenza di Bill”.

“Si, lo so bene papà e so bene che, partendo anche Ron a settembre, non vedeva l’ora di stare un po’ di tempo insieme, me l’aveva scritto tremila volte” rispose mestamente Charlie “per questo, dopo di voi lei sarebbe stata la prima con cui parlare. Ma così davvero non me l’aspettavo!”

Molly borbottò qualcosa sui capricci delle femmine, peggio di tutti i maschi messi insieme e, continuando ad aggirarsi per la cucina, continuò la conversazione sul lavoro del figlio, facendogli tremila domande sulla sua futura attività, interessandosi in particolare alle misure di sicurezza dell’allevamento.

‘Ah ecco’ pensò Charlie ‘mi sembrava strano che la cosa scendesse giù liscia come l’olio!’

In compenso però era comunque andata molto bene e, ad essere onesti, il merito doveva essere di Bill che sicuramente aveva spianato la strada; in quel momento capì la difficoltà di essere il primogenito: la bufera peggiore de l’era beccata sempre lui!

Decisamente col primo stipendio avrebbe fatto un regalo al suo gemello!

Stanco anche del viaggio Charlie decise di andare a dormire, sperando che la notte portasse un po’ di calma in quella piccola furia rossa di sua sorella.

***

Il sole era già bello alto quando Charlie aprì gli occhi.

Era davvero stanco, in fondo l’ultima settimana di scuola l’aveva conclusa tra festeggiamenti vari per il Quidditch (era molto contento di essersi aggiudicato la sua ultima coppa), la Coppa delle Case vinta dai Grifondoro e i saluti tra quelli del settimo anno (festeggiati oltre il limite del regolamento…ma l’importante era non essere scoperti!).

Un familiare odore di frittelle lo condusse in cucina dove con molta soddisfazione trovò ad attenderlo una pantagruelica colazione degna di sua madre e tutti i suoi fratelli, Bill compreso.

Le risate e le chiacchiere furono interrotte da uno sbattere di piatti e da una scia rossa che sfrecciava ai piani superiori seguita dagli occhi rammaricati di Charlie.

“Mangia prima” lo richiamò subito Bill ridendo “avrai bisogno di molte energie per calmarla!”

“Ecco questi sono i momenti in cui sono contento che non abbia ancora una bacchetta!” rispose Charlie sedendosi ed inforcando due pancakes in una volta!

La colazione proseguì allegra e confusionaria come sempre, con Bill che raccontava del suo lavoro e Charlie che dava l’annuncio ufficiale, Percy che si congratulava per la sua scelta di andare in un polo d’eccellenza (sarebbe mai stato un po’ meno formale suo fratello? no!) i gemelli gasatissimi che gli chiedevano se era possibile avere delle uova di drago da lasciare nell’ufficio di Gazza - con annessi improperi della madre - e Ron che bianco di fifa gli aveva detto che lui era uno forte!

E si, Charlie era decisamente il fratellone che tutti vorrebbero, Capitano e Cercatore della squadra di Grifondoro, bello, simpatico e gentile e completamente scalmanato!

A differenza di Bill, che pazientemente ascoltava e consigliava tutti, e per questo era quasi un loro secondo padre, quello da cui rifugiarsi in ogni occasione, Charlie era quello che li aveva portati per la prima volta sulla scopa, quello che aveva fatto assaggiare la burrobirra il primo giorno ad Hogwarts (e promesso a Ron che gliel’avrebbe portata prima che lui partisse) quello con cui facevano la lotta (ad armi impari visto che il buon Charlie era comunque diventato un ragazzone alto e atletico e quindi i fratelli più piccoli nulla potevano, anche coalizzandosi!).

Peccato che in quel momento c’era qualcuno che non era così contento di averlo come fratello e questo lo faceva intristire parecchio perchè Charlie, come Bill - o come tutti sarebbe meglio dire - aveva un rapporto speciale con la piccola Ginny, che normalmente quando erano a casa passava la giornata sulle sue spalle, gioendo nel sentirsi così alta.

Bill intuendo i suoi pensieri gli passo un piatto di torta al cioccolato con la panna, la preferita da Ginny “Vai tranquillo, è sempre meno peggio di quello che sembra!” e con una pacca sulla spalla lo spinse su per le scale.

Charlie si sentì molto sciocco, alla fine dell’estate sarebbe partito per andare a lavorare con i draghi, uno dei lavori più pericolosi in circolazione, ed ora aveva paura di bussare alla camera di una bambina di dieci anni.

‘Ma non è una qualsiasi bambina’ si ritrovò a pensare ‘è l’ultima ed unica femmina della famiglia Weasley: ossi duri!’ e ridendo dei suoi stessi pensieri bussò ed entrò nella stanza.


Ginny era seduta sul suo letto a gambe incrociate tenendo in mano un vecchio libro di favole, che era stato di tutti i fratelli maggiori ma che alla fine Percy aveva regalato a lei - anche se tecnicamente non poteva - scrivendoci sopra il suo nome quando la piccola ancora non sapeva farlo.

Charlie sapeva che non stava davvero leggendo, oramai sapeva a memoria tutte le parole, ma la sorella si ostinava a tenere lo sguardo basso sul libro, ignorandolo clamorosamente.

“Ho salvato l’ultimo pezzo di torta dalle grinfie di Ron” disse appoggiando il piatto sulla scrivania.

Nessuna risposta.

“Ma se non lo vuoi me lo mangio volentieri io” disse ancora.

Nessuna risposta.

“Va bene, grazie del regalo, già che ci sono mi siedo qui a mangiarlo” e fece per accomodarsi sulla sedia.

Ma non potè dare neanche una forchettata al dolce perchè Ginny si alzò di scatto e gli sfilò il piatto da sotto gli occhi fulminandolo.

“Sei in camera mia e non ti ho invitato ad entrare o a sederti e di certo non ti darò il mio dolce!” rispose sbuffando e risedendosi sul letto appoggiando il piatto vicino a sè.

“Oh..buongiorno anche a te e bentornato a casa Charlie!” disse il maggiore con un sorriso “Finalmente un’accoglienza degna dopo che non mi vedi da Natale!”

Charlie sapeva di rischiare che il piatto gli finisse in testa, ma in fondo la sua oggettiva superiorità fisica lo faceva restare abbastanza tranquillo.

“Beh l’accoglienza non se la meritano i traditori!” rispose truce la piccola.

“Dai Ginny sei ingiusta, mica l’ho fatto contro di te e...” ma la frase morì sepolta dalle urla della piccola.

“Io sono ingiusta? IO?! Ma stai scherzando? Io sono quella che rimarrà un anno a casa da sola a non fare niente, io sono quella che sarà costretta dalla mamma a lavorare a maglia perchè non posso più mettere la scusa che gioco con voi, io sono quella che ha ricevuto delle lettere da suo fratello che diceva che era felice di tornare a casa e stare con lei, io sono solo la piccola Ginny che alla fine viene lasciata indietro mentre gli altri fanno le cose loro! E io sono quella ingiusta?!” aveva detto tutto con un solo fiato ed ora era rossa in volto per lo sforzo e per la rabbia.

A dirla tutta, Charlie un po’ in colpa si sentiva, sapeva che Ginny adorava stare insieme a tutti i suoi fratelli e da quando erano iniziati gli anni scolastici, e con loro l’adolescenza, lei si era sentita messa un po’ da parte.

Non erano cattivi, ma anche Bill e Charlie, come tutti, in quegli anni erano stati assorbiti dalla scuola, dal Quidditch, dai nuovi amici e dalle ragazze.

Era successo anche a Percy, secchione ad honorem della famiglia e ai gemelli che erano entrati come battitori della squadra.

Insomma, dopo una vita alla Tana, dove non avevano cercato nessun altro perchè, in fondo, in sette erano già abbastanza, era naturale che ognuno avesse cercato di esprimersi come voleva e con chi voleva. In una parola stavano crescendo.

Ma di certo questo non voleva dire che si dimenticavano dei propri fratelli!

“Ginny” cercò di trasmettere tutta la calma possibile con la sua voce profonda “nessuno si dimentica di te. Sarebbe impossibile! Potrei dimenticarmi di uno dei gemelli, o almeno vorrei farlo ogni tanto, anche se dubito che il loro potenziale distruttivo si ridurrebbe di molto anche s e fossero divisi. Potrei scordarmi di Percy, non è una cosa difficilissima, tanto è sempre rinchiuso a studiare. Potrei persino scordarmi di Ron, perso in cucina a mangiare come un Troll. Ma non potrei mai dimenticarmi dell’unica principessa di casa!”

Charlie conosceva i suoi polli o, meglio, la sua polla e non potè non constatare soddisfatto del sorriso divertito che stava spuntando sul viso della sua sorellina, nonostante tutti gli sforzi di lei di rimanere seria.

“E allora perchè te ne vai?”

Domanda più che legittima, non c’è che dire e le risposte non mancarono.

Charles spiegò che dopo la scuola tutti devono lavorare, che ognuno deve impegnarsi in qualcosa ed è bene impegnarsi in qualcosa che piace e nel modo migliore e la sua scelta era dettata da questo.

Tuttavia Ginny, che aveva ascoltato con molto più interesse e molta meno furia il fratello non sembrava ancora persuasa.

“Come dire Gin, tutti noi siamo portati per qualcosa, non lo decidiamo proprio, ce lo ritroviamo addosso e se uno è intelligente lo capisce e allora fa quello. La mamma è fatta...beh per fare la mamma, decisamente! Papà adora i babbani, i gemelli sono fatti per far ridere, ce li vedresti mai a fare, che ne so, i bibliotecari?!”

“Ahaha, no come ti viene in mente?!” rise finalmente Ginny.

“Io sono fatto per i draghi, lo sai che mi sono sempre piaciuti”

“Si, da quando mi ricordo sono sempre stati la tua fissa, solo che... ecco io ti aspettavo e ....” ma Charlie non perse tempo, non voleva far svanire il buon umore che aveva creato e così si sedette sul letto della sorella circondandola in un caloroso abbraccio.

“Non ci sono dubbi che comunque tu sia meglio, credo che tra un altro paio d’anni sputerai anche il fuoco!” e finalmente una risata cristallina riempì l’aria della stanza.

“E poi abbiamo davvero tutta l’estate per stare insieme, non ci faremo mancare niente vedrai! Alla fine vorrai vedermi partire. Ma non temere, io non sarò mai troppo lontano se tu avrai bisogno di me” disse infine un po’ più serio.

Sapeva in fondo che era una bimba di dieci anni, stava crescendo e anche se era molto forte aveva comunque bisogno di essere rassicurata.

“Promesso Charlie?” chiese con un’occhiata la piccola.

“Promesso peste e ora direi che mi merito almeno un boccone di torta!”

E tra schiamazzi e risate la pace per quella mattina era tornata a La Tana.
  
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