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Autore: Aout    15/02/2013    3 recensioni
Questa è una raccolta su Severus Piton.
Ok, forse è un tantino sintetica come introduzione, cercherò di fare di meglio.
Questa è una raccolta sul miglior bugiardo, doppiogiochista, furbo, sarcastico e coraggioso personaggio della saga di Harry Potter: Severus Piton.
Non è ancora abbastanza? D’accordo.
Questa è una raccolta che parla dell’amore tormentato, dell’affetto non ricambiato, dell’odio profondo, del doloroso rimpianto del miglior bugiardo, doppiogiochista, furbo, sarcastico e coraggioso personaggio della saga di Harry Potter: Severus Piton.
Così va un po’ meglio, no?
Chi di voi sarà tanto coraggioso da avventurarsi nella mente arrabbiata del nostro affezionato pozionista?
Io vi aspetto ;)
Genere: Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Severus Piton
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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- Occhi di Doxy, scaglie di Erumpet, bava di Girilacco… ma quante cose belle che hai preso oggi, Piton… ho sentito che c’è una pozione che, se la bevi, ti fa diventare un inferius… - disse Occhio Monco, mentre fissava la sua unica pupilla bramosa nel saccoccio di tela scura che gli stava consegnando.
- Fatti gli affari tuoi. – irruppe lui, stizzito, prendendo con un gesto brusco i suoi preziosi ingredienti dalle mani luride di quell’idiota.
- Ehi, con calma, era così per dire! – rispose Occhio Monco, arretrando di qualche passo e con le mani alzate – Non avevo mica brutte intenzioni, io!
Piton uscì dalla catapecchia senza aggiungere altro, così che l’unica risposta che Occhio Monco ottenne fu lo sbattere della coda del suo lungo mantello nero sullo stipite della porta che, sibilante, si richiuse un attimo dopo dietro di lui.
Piton si mosse veloce per quei vicoli sporchi e stretti, senza girarsi mai indietro, senza alzare mai il volto. Attraversò piano il piccolo spiazzo in  pietra davanti a lui, girò a destra, poi di nuovo a sinistra, e continuò dritto.
Odiava fare quelle stupide commissioni, odiava farsi vedere, odiava zampettare per quelle vie neanche fosse un topo di fogna, ma più di tutto odiava gli idioti come Occhio Monco. Anche solo il pensiero che ci fosse stato, un tempo, un insegnante tanto folle da voler far imparare a uno come lui la nobile arte delle pozioni, gli faceva venire la nausea.
Si tirò un po’ più su il cappuccio del mantello sopra la testa per ripararsi da quella luna che, prepotente,  riusciva a sorpassare i comignoli, le finestre, sembrava addirittura capace di attraversare i muri, pur di venire a ferirgli lo sguardo.
Piton tentò di non badarci, ancora qualche passo e se ne sarebbe andato, ancora qualche passo e sarebbe sgusciato via per le strade maleodoranti di Londra come un serpente, per andare a rintanarsi nella sua odiosa casa babbana.
Superò una strega gobba che vendeva strani animaletti verdognoli al ciglio della strada, probabilmente lumache carnivore trasfigurate, che come amuleti sicuramente erano ben poco utili. C’era solo da chiedersi quali maledizioni sarebbero capitate a chi le avesse comprate…
Continuò imperterrito ignorando le sue strilla da pescivendola e si portò sulla destra, dove evitò per poco una pozzanghera putrida.
Quanto odiava Nocturn Alley.
Accelerò il passo, ancora più veloce, quasi stesse scappando da qualcuno.
Quanto avrebbe voluto semplicemente smaterializzarsi, punto e basta, uno schiocco di bacchetta e non sarebbe stato più lì. Ma solo un pozionista stupido e inesperto, e lui non era assolutamente nessuna delle due cose, avrebbe osato farlo con cose come le scaglie di Erumpet in tasca, così facili all’esplosione.
Perciò continuò per la sua strada, dritto verso il negozio di Sinister, a destra davanti all’insegna a forma di porco, ancora a sinistra per il…
Insegna a forma di porco?
Piton non poté fare a meno di fermarsi un attimo e tornare sui suoi passi. Erano anni che si riforniva lì, ma un’insegna del genere non l’aveva mai vista, non a Nocturn Alley.
Circospetto girò piano la testa e fissò lo sguardo su quel pezzo di legno tarlato, appeso a mezz’aria, che ritraeva un cinghiale stilizzato dalle lunghe zanne ricurve sopra un boccale di quella che doveva essere burrobirra.
Un cinghiale… non un porco, chiaro?
Ma anche fosse stato un porco… che cosa cambiava, eh? Che cosa gli stava succedendo?
Scosse la testa e riprese la sua strada.
Stava sorpassando un gruppetto di megere dai lunghi cappelli scarlatti quando sentii quella voce. Una voce roca, bassa e aspirata, una voce inconfondibile.
Ancora più stupito di qualche attimo prima si dovette fermare di nuovo, in ascolto.
Le megere, che evidentemente di lui non si erano accorte, stavano intrattenendo un mago piccolo, vestito con un panciotto giallo ocra e dai lunghi baffi grigi.
- Amore, soldi, fortuna… tutto questo e di più, molto di più… - eccola, era quella, ma non era affatto come la ricordava, non aveva nulla a che fare con quella voce maledetta che tanti anni prima aveva udito attraverso la porta della “Testa di Porco”.
Ci mise un secondo a realizzare che ciò che stavano intavolando le tre megere non era altro che una falsa profezia per ingannare gli idioti, proprio come quell’ometto grigio dalla faccia sorpresa e inebetita.
Perché, perché quei dettagli gli venivano in mente in quel momento? Perché proprio allora? Stava forse impazzendo del tutto?
Non volle più sentire niente, ascoltare niente, forse aveva paura che la sua testa gli facesse altri scherzi… se avesse riconosciuto gli occhi verdi di qualche passante, non sapeva per certo se avrebbe resistito.
Passò i minuti che lo separavano dalla porta di casa con la testa bassa, lo sguardo sempre e comunque fissato a terra, senza prestare attenzione a nulla di ciò che gli succedeva intorno.
Appena raggiunse la porta, quasi la divelse con un colpo di bacchetta. Entrò, appoggiò gli ingredienti sulla prima mensola che gli si parò davanti e si diresse nella camera padronale.
Un letto spoglio occupava il centro della stanza che, per il resto, era vuota, salvo un mobile antico, una cassettiera, che si stagliava sull’angolo destro.
Piton non aspettò nemmeno un secondo, nemmeno un attimo e già era lì davanti, a spostare le poche cose che lo separavano dalla scatoletta in metallo che stava cercando.
Era un cofanetto semplice, ma finemente intarsiato. Non ricordava nemmeno esattamente dove l’avesse preso, ma doveva fare parte della sua famiglia da parecchie generazioni.
Con la bacchetta ruppe il lucchetto, quello che tutte le volte sigillava giurando che non l’avrebbe mai più riaperto, e prese il primo foglio di carta all’interno.
Era una fotografia spezzata a metà: ritraeva una bellissima donna dai capelli rosso scuro, dal sorriso gioviale e dagli splendidi occhi verdi. Era mezza rannicchiata per terra e muoveva la mano in avanti, come ad incoraggiare qualcuno davanti a lei che si avvicinasse, qualcuno che occupava la parte della fotografia rimasta a Grimmauld Place.
– Mi dispiace. – lo sussurrò ancora, come faceva tutte le volte, come se servisse a qualcosa. Come se si potesse rimediare all’errore che aveva commesso tanti anni prima quando aveva rivelato al Signore Oscuro ciò che aveva udito da quella veggente.
Dopo un po’ ripose la fotografia spezzata lì dov’era, ma senza chiudere il lucchetto, quella volta, sapeva che ci sarebbe tornato presto.
 









 
Note: Dunque, iniziamo col dire che sono molto fiera di voi anche se solo siete arrivati fin qui, Severus non è un personaggio poi così apprezzato e sono contenta che abbiate voluto avventurarvi nella lettura di questa one-shot. Complimenti!
Per il resto… beh, è la prima volta che scrivo una fanfiction su di lui, uno dei miei personaggi preferiti oltre ogni possibile dubbio, e spero che sia piaciuto a voi leggerla come a me scriverla.
Se volete dirmi cosa ne pensate siete i benvenuti!
Adesso però vi saluto, non voglio annoiarvi oltre il necessario, alla prossima,
Aout ;)

  
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