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Autore: _LeChatNoir_    15/02/2013    2 recensioni
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Roma 1505.
Elena, borghese romana, odia la sua vita e vorrebbe cambiarla.
Ezio Auditore, un Assassino con una missione ben chiara.
Una sera le loro strade s'incontrano, su di un tetto... e da li, il loro destino cambierà.
Genere: Erotico, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Osservai annoiata il molo, seduta su un barile a gambe incrociate. Il venticello di settembre mi sfiorava il volto pigramente; una manna dopo il caldo dei mesi precedenti. Salutai una pescivendola, che ormai non badava più a me. Erano ormai due anni che ogni giorno andavo li, ad osservare l'orizzonte nella speranza di avvistare la nave di Ezio.
Si era imbarcato a giugno, con Machiavelli e Da Vinci per la Spagna.
Mentre io organizzavo il nostro matrimonio, lui organizzava quella missione. Quel giorno l'avevo odiato, e la nostra conversazione mi rimbombava nella testa

L'avevo osservato preparare la sacca e le armi «Quindi sei deciso, non cambierai idea»
«No Elena non posso cambiarla» mi aveva squadrata «Vorrei poter rimanere qui, ma devo andare» si era avvicinato a me, la mano alzata; ma mi ero sottratta al suo tocco. Mi sentivo tradita da lui.
«Elena ti prego, sii ragionevole. Parto anche per la tua incolumità! Se Cesare dovesse tornare, il primo obbiettivo saresti tu!»
«E allora vuoi lasciarmi qui da sola per non so quanti mesi?! Con il matrimonio da organizzare? Grazie tante!» me ne ero andata, sbattendo la porta, senza dargli il tempo di ribattere.

La sera prima della partenza mi ero fatta perdonare a dovere; con una bella cena e sesso sfrenato. L'indomani l'avevo salutato al molo
«Fai buon viaggio Assassino» Ezio mi aveva sorriso dolcemente
«Non temere Assassina, tornerò prima di quanto immagini». Era salito sulla barca ed era partito.

Mi alzai dal barile e tornai alla posta dei cavalli, dove la mia puledra nera mi aspettava
«Torniamo a casa bella, non arriverà neanche oggi» Salii in groppa a Duchessa e tornai alla Tiberina.
Lorenzo mi aspettava nelle stalle, un sorriso sul volto «La mamma ti aspetta dal sarto, hai la prova dell'abito e Stella non vede l'ora di provare il suo. Ah e se riesci, passa da Delia» alzai gli occhi al cielo, facendo voltare la cavalla
«Sisi passo anche dalla donna incinta» diedi un colpetto a Duchessa, facendola partire.
Delia era rimasta incinta un anno dopo il mio fidanzamento. Dovevo ammetterlo, la gelosia mi corrodeva lo stomaco. Lei e Lorenzo si erano sposati in fretta e furia, senza invitati e adesso abitavano in una casetta poco lontano dal Covo, felici.
Perché noi non potevamo fare altrettanto? “Tu hai scelto un Maestro Assassino, ecco perché” la mia vocetta interiore infierì. Attraversai la città, immersa nei miei pensieri.
Mi fermai davanti il sarto di mia madre e scesi. Non avevo nessuna voglia di provare il mio abito ma mi costrinsi a sorridere ed entrai nella bottega
«ELENA!!!» Stella mi assalì ridendo. La strinsi a me
«Ma che bella signorina che c'è qui!» le arruffai i capelli «Sei proprio carina!»
«Sorellona guarda il mio vestito!!!» Stella mi mostrò l'abito bianco e rosa, con tanti fiorellini sparsi qua e la. Ezio l'adorava e la bambina contraccambiava perfettamente, tant'è che avevamo deciso di farle fare la damigella.
«Stella sta buona che rovini la gonna» mia madre la riprese «Sei in ritardo Elena» storse il naso alla vista della veste d'Assassina
«Perdono madre, avevo delle commissioni» mentii. Senza tante cerimonie, il sarto mi guidò nel retro.
Lo stomaco si annodò alla vista dell'abito; color avorio, ricamato di nero. Sfiorai i lacci di raso «Grazie Salvo è... bellissimo» sorrisi emozionata, mentre due servette entravano insieme a mia madre. Il sarto uscì e le donne iniziarono a spogliarmi. Per ingannare il tempo della vestizione, parlai con Stella, ripassando quello che doveva fare durante la cerimonia.
«Guardati Elena» mia madre scoprì lo specchio, lasciandomi il templo di contemplare la figura riflessa
«Oh...» stentai a riconoscermi e sorrisi «Ammetto che mi dona molto»
«Elena» mia madre alzò gli occhi al cielo «Non ti dona e basta! Così sei una donna, elegante e raffinata, che sta per donare il suo cuore al suo amato» la vidi asciugarsi una lacrima
«Mammina non piangere» Stella le circondò le gambe in un abbraccio
«No tesoro, ma la mamma è felice per tua sorella» le sorrise, arruffandole un poco i capelli
«Adesso basta lacrime» mia madre mi aiutò a toglierlo e si fermò un attimo ad osservarmi con occhio critico
«Elena... quante prove dovremmo fare ancora?» sospirai
«Non lo so madre. Non ho sue notizie da un po'... » l'ultima lettera era di qualche mese prima, dopo solo silenzio «Inizio a temere il peggio» cercai di non piangere, tossicchiando e sistemandomi i capelli
«Non disperare tesoro, vedrai che tornerà»
Lasciai mia madre e Stella intente a parlare con il sarto, con l'accordo di trovarci il giorno dopo per rifinire le ultime cose.
Raggiunsi Duchessa, senza badare alle persone intorno a me. Un errore di cui mi sarei pentita più tardi...
Mentre salivo in sella sentii una piccola puntura all'altezza della coscia, vi posai lo sguardo e vidi un piccolo ago. Sentii la testa girare vorticosamente e due mani che mi afferravano
«Shhh dormi» una voce maschile mi accompagnò nell'ombra. Decisi di darle ascolto, abbandonandomi ad un sonno privo di sogni.

Quando mi svegliai la prima cosa che notai era il freddo di un pavimento. Alzai a fatica la testa, contemplando l'ambiente. Dove mi trovavo? Ero in un angolo, nascosto, che m'impediva di vedere qualcosa. Cercai di alzarmi, solo per accorgermi che la caviglia destra era chiusa in una catena, fermata al muro. Non c'erano finestre da cui poter scorgere un qualcosa... un indizio.
Mi voltai di scatto udendo una porta chiudersi pesantemente. Chiusi gli occhi e attesi.
«Padre avete sbagliato dose!» una voce femminile, così familiare da farmi accapponare la pelle.
«E allora? Finché dorme non può darci problemi» la voce maschile di prima. Trattenni una smorfia, quei due erano proprio una famiglia di merda.
«Ma se lei dorme, come faccio ad interrogarla?!» il tono isterico di Camelia raggiunse una tonalità più alta
«Avrai tutto il tempo di farlo» dei passi verso di me e la punta di uno stivale sfiorò il mio piede «Le mie spie terranno d'occhio il molo, in caso il suo amato dovesse tornare» l'uomo passeggiò davanti a me, per diversi minuti «L'importante è vendicarsi no?» un rivolo freddo mi scese lungo la schiena
«Si.. vendicarsi... avete ragione padre» rise, una risata malvagia «Adesso andiamo, in questa chiesa fa freddo».
Appena fui certa di essere sola, aprii nuovamente gli occhi. Quindi mi trovavo in una chiesa. Era un punto di partenza. Ora dovevo solo capire dove di preciso e organizzare la mia fuga. Mi controllai, mi avevano tolto solo la lama celata, lasciando però ogni pugnale
«Stupidi coglioni» scossi la testa «Maledetti» imprecai ancora, strattonando la catena. Altri passi, strinsi i denti e tornai nella mia posizione
«Devi rimanere qui Edoardo» la voce dell'uomo di prima «E' un' Assassina, non farti ingannare dal suo aspetto»
«Ho capito. Altri ordini messer Claudio?» una nuova voce, atona e annoiata
«Nessuno. Controlla e se fa qualcosa di azzardato, non esitare ad usare la forza» altri passi e poi di nuovo silenzio. Claudio eh? Ucciderlo sarebbe stato un piacere. Sorrisi, pregustandomi quel momento.



Salve a tutti!!! Perdonate l' assenza di questi mesi, ma... avevo perso l'ispirazione XD
Bene... spiego velocemente una cosa: ho dovuto fare un salto temporale, perché... ho calcolato male i tempi della storia ç_ç *chiede perdono* spero che non mi ucciderete ç_ç
Lasciate un commentino :3 Un bacio, al prossimo (che non tarserà) oOFoxyOo
   
 
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