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Autore: Eruanne    15/02/2013    8 recensioni
E se non fossero soltanto i tredici Nani conosciuti ne "Lo Hobbit" a partire per riconquistare Erebor, strappata ai suoi abitanti dal drago Smaug? Se alla Compagnia di Thorin si aggiungesse un nuovo membro che non è propriamente accettato dagli altri e soprattutto dal loro re per un evento cruciale accaduto durante la battaglia? La loro missione sarebbe compromessa o i conflitti potrebbero risolversi col tempo e la fiducia?
Questa fan fiction ripercorre la trama del primo film e del libro, e a me non resta che augurarvi buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Gandalf, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note autrice: per Durin, siamo arrivati all'ottavo!!!
Da qui in poi si segue il libro: gentaglia (in senso buono ;) ) avvisata mezza salvata :P
Ci leggiamo giù XD XD


CAPITOLO OTTO


<< Ragazzi! Deve essere successo qualcosa >> esordì Bofur poco dopo colazione, avvicinandosi con fare cospiratore a Fili, Kili, Bilbo, Ori e Bombur; gli altri lo guardarono perplessi, non capendo a cosa si stesse riferendo. Abbandonarono per un attimo il raccogliere le ultime cose – armi, visto che gli zaini e i fagotti erano andati perduti – assumendo delle espressioni confuse, non riuscendo proprio a capire.

Bofur sbuffò esasperato, non credendo alla loro inettitudine << Parlo di >> abbassò il tono di voce, guardandosi nervosamente attorno << Karin >>.

Immediatamente, sei teste si voltarono a cercare la ragazza, chiamata in causa: era seduta a terra al centro della piattaforma, intenta a pulire la lama di Iris; gesto che non compiva da giorni, dati gli ultimi avvenimenti.

<< Quindi? >> chiese curioso Fili, rivolto al nano.

<< Non notate nulla di strano, di sospetto? >> rincarò Bofur, sgranando gli occhi in un gesto eloquente; gli altri continuarono ad osservarla, non trovando niente di diverso: bé, forse constatarono qualcosa.

Passava lo straccio con una tale foga che, di lì a poco, avrebbe tolto tutte le rune incise sulla lama.

<< Sembra alquanto... violenta >> commentò Ori, grattandosi la guancia con un dito.

<< Come mai? Mi sembrava che ieri fosse tranquilla >>.

<< Secondo me hanno litigato >> affermò Bofur con aria convinta, incrociando le braccia al petto.

<< Chi? >> domandò perplesso Bombur, che non stava capendo nulla.

<< Ma come chi? Loro, no? >> rispose il fratello, guardandolo torvo << Per la barba di Durin, Bombur, prova a pensare: chi litiga così spesso, un giorno sì e l'altro pure, nella compagnia? >>.

<< Aaaaah, loro! >> esclamò il nano grasso, annuendo per poi assumere un cipiglio serio << Aspetta, ma quando avrebbero discusso se ieri si sono a malapena parlati? >>.

<< Infatti! >> esclamò Bilbo, leggermente infastidito nel non essersene accorto prima di loro.

Bofur, al contrario, si aprì in un ghigno compiaciuto e furbo << Ieri sera Karin aveva il suo turno di guardia >> disse, trionfante: vide gli altri sgranare gli occhi, totalmente assorbiti dalle sue parole; lo hobbit divenne tutto rosso, fino alla punta delle orecchie. Diamine, chissà quali parole si erano detti per lasciarla turbata a quel modo!

Le lanciò un altro sguardo, vedendola persa nei suoi pensieri, gli occhi lontani verso un punto indefinito all'orizzonte; Thorin le dava le spalle e parlava con Dwalin il quale, ogni tanto, la guardava con una strana espressione in volto: forse il re lo stava mettendo al corrente del fatto.

<< Ne sei così certo? >> chiese Kili, infastidito: la pazienza non rientrava certo nelle facoltà della stirpe di Durin.

<< E' l'unica spiegazione plausibile! Altrimenti perché comportarsi così? Questa mattina non ha nemmeno accennato un sorriso, al contrario di ieri... >>.

<< Aspetta! >> Fili interruppe Bofur, guardando il fratello minore << Kili, ricordi cosa è accaduto proprio stamattina mentre cercavamo da mangiare nel bosco? >>.

L'altro si accigliò, cercando di rimembrare; rimasero tutti in silenzio, aspettando una risposta dal giovane arciere: d'un tratto, i suoi occhi castani si illuminarono.

<< Ma certo! >> esordì, battendosi il pugno sulla mano.

<< Ce lo volete dire, per piacere? >> chiesero in coro gli altri, curiosi fin nel midollo.

<< Non c'è molto da raccontare: solo che anche Thorin era parecchio... irritabile >>.

<< Ed irritante! >> sbottò Fili, scuotendo la testa << Avrà tante qualità, ma quando perde la pazienza... >>.

<< E molto spesso, poi! >> aggiunse il fratello << In ogni caso, non ha fatto che sbuffare, facendoci perdere la concentrazione e le prede: per questo siamo tornati solo con della frutta. L'unico cibo che non ha fatto scappare con il suo malumore! >> fece un largo sorriso, dando di gomito al maggiore << Se non avessi temuto per la mia vita sarebbe stata una scena comica: povero zio! >> rise, trascinando anche il resto del gruppo. Dopo un po' tornarono seri, accantonando l'idea del loro re che sbuffava come un bisonte arrabbiato.

<< Chissà cosa si saranno detti >> commentò Bilbo, affranto << Credevo avessero superato le divergenze >>.

<< Oh, temo sarà difficile, signor Baggins! >> dichiarò Bofur, lisciandosi i baffi e il pizzetto. Gli altri nani annuirono, appoggiando le parole del compagno << Quella che è successa tra loro è roba grossa, sai! >>.

<< Vo-voi lo sapete? >> domandò sbalordito il povero Bilbo: non poteva crederci, lui era l'unico all'oscuro di tutto!

<< Bé, a grandi linee >> replicò Kili, serio come poche volte << Fili ed io lo sappiamo perché ci è stato segretamente raccontato da Balin: non eravamo ancora nati quando Smaug giunse a Erebor. Ma anche lui non conosce i dettagli >>.

<< O forse non ce li voleva dire! >>.

<< Bé, non è che siano affari nostri, dopotutto, ma... >>.

<< Oh, insomma! >> sbottò spazientito Bilbo << Cosa diamine è successo tra loro? >> chiese. Doveva assolutamente saperlo! E se non glielo avesse detto Karin, se lo sarebbe fatto raccontare dai nani.

Quelli si mossero a disagio, improvvisamente restii a parlare: la loro baldanza si spense di fronte a quella semplice richiesta; Bilbo si scoraggiò: sarebbe rimasto l'unico a non sapere nulla della vicenda?

Fece per parlare, ma una voce ben nota alle loro spalle li interruppe, brusca ed alterata << Se voi perdigiorno vorreste degnarci della vostra presenza >> proruppe rabbioso Thorin << vorremmo partire il più presto possibile! >>.

Il gruppo sobbalzò al richiamo, scattando come molle per terminare gli ultimi preparativi; corsero di qua e di là per affrettarsi, e una volta che ebbero finito aspettarono pazienti l'arrivo delle aquile che, secondo accordi presi con Gandalf, li avrebbero condotti per un altro pezzo di strada.

Ciascuno salì sul dorso di un uccello e, dopo aver spiccato il volo con un potente balzo, si ritrovarono a librare in aria. Il mattino era freddo, e nelle valli e nelle conche si intravvedeva una leggera nebbiolina che, in alcuni punti, raggiungeva i pinnacoli e le cime delle alture, poiché il sole era ancora seminascosto dietro le montagne.


Karin sbirciò giù, vedendo la terra molto lontana, mentre le aquile volavano sempre più in alto: il cuore le batteva all'unisono con le ali del rapace, in una completa e totale armonia e serenità che, per tutta la durata del tragitto, dimenticò il suo malumore. A dispetto di Bilbo, che stava aggrappato alle piume con forza tenendo gli occhi serrati, lei avrebbe desiderato che quel volo non finisse mai. Stare così in alto le trasmetteva un senso potente ed appagante di libertà che mai aveva provato sulla terra: ogni stupido e futile pensiero l'aveva abbandonata; nel suo cuore c'era spazio solo per la bellezza delle terre che si estendevano infinite, per il poco vento che le accarezzava i capelli ed il viso, per il corpo caldo e morbido dell'aquila sotto di lei. Si sentiva così bene lassù che, se avesse potuto, avrebbe fatto volentieri uno scambio divenendo parte dello stormo. Per sempre libera, per sempre indipendente, per sempre forte. Nessuno l'avrebbe più fatta preoccupare, arrabbiare... soffrire.

Scosse la testa, cercando di non pensare a ciò che era accaduto la sera prima: tentò di scacciare il suo volto, il suo odore rimasto impregnato nelle narici, il respiro caldo e roco che sentiva ancora mescolarsi al suo.

Serrò gli occhi, ma non fece che peggiorare le cose: il volto di Thorin le galleggiava davanti, così vicino e così reale che, quando li riaprì e sbatté le palpebre, si stupì di non trovarlo con lei. Infuriata con se stessa, non finì di godersi il volo: nel mentre, l'aquila piegò verso destra, iniziando ad abbassarsi; doveva aver avvistato il punto verso il quale si stavano dirigendo. Iniziò a volteggiare in una larga spirale, venendo imitata da quelle dietro; la terra si fece nuovamente vicina, e sotto di loro ora c'erano alberi che sembravano querce e olmi e larghe distese erbose, con un fiume che scorreva nel mezzo. Karin si rallegrò alla sua vista: se fosse stata fortunata avrebbe potuto farsi un bel bagno e lavarsi di dosso le fatiche percorse e i cattivi pensieri.

Nel centro del corso della corrente emergeva una grande roccia, quasi una collina di pietra: veloci, le aquile si calarono ad una ad una, deponendo i passeggeri; poco prima che toccasse a lei, Karin accarezzò le folte piume marroni screziate di bianco del rapace, ringraziandolo per l'aiuto.

In risposta, l'aquila aprì il becco, emettendo un grido.

La fece scendere, gettandole un'ultima occhiata e risalendo in volo, scomparendo ben presto alla sua vista.

C'era un sentiero ben tracciato, composto di molti gradini che scendevano fino al fiume, attraverso il quale un guado fatto di grosse pietre piatte portava ai pascoli al di là del corso d'acqua. C'era inoltre una piccola grotta con un pavimento di ghiaia, proprio ai piedi dei gradini e vicino all'estremità del guado, dove la compagnia decise il da farsi.

<< Purtroppo temo che dovrò lasciarvi, cari amici >> disse Gandalf, interrompendo le proteste che si levarono dai nani e da Bilbo, alzando di poco una mano << ci troviamo molto più ad est di quanto avessi avuto l'intenzione di accompagnarvi, perché questa non è la mia avventura. E, ora, ho degli affari urgenti da sbrigare >>.

<< Quali affari? >> chiese Thorin, che non condivideva affatto la decisione dello stregone.

<< Rimarrò con voi ancora per un paio di giorni >> continuò lui, non rispondendo al nano << dopotutto, anche io ho bisogno di un po' d'aiuto, come voi del resto. Non abbiamo cibo, né bagagli né pony, e siete alcune miglia più a nord del sentiero che avremmo dovuto seguire. Pochissime persone vivono da queste parti, ma c'è qualcuno che potrebbe aiutarci: vive poco lontano, ma è inutile aspettarlo qui, visto che di giorno non ci viene. Dobbiamo andare a trovarlo e, se andrà tutto bene durante la visita, allora vi lascerò augurandovi un buon viaggio! >>.

<< Ma è proprio necessario che te ne vada? >> esclamò Bilbo per sovrastare il chiacchiericcio disperato degli altri, che gemevano e parlavano affranti; anche lui si era rattristato, e desiderava solo che Gandalf rimanesse: si sentivano tutti molto più tranquilli sapendolo con loro.

<< Non sarà certo per sempre, signor Baggins >> rispose lui, rivolgendogli un sorrisetto enigmatico << Probabilmente verrò a dare un'occhiata prima che sia tutto finito: anzi, quasi certamente! >>.

Bilbo non riuscì a distendere le labbra in un sorriso, ma fece una smorfia per nulla convinta.

<< Suvvia, non siate così tristi! Tornerò per assicurarmi che vada tutto bene >> li rassicurò ancora, e quelli si calmarono << Direi di proseguire, non tratteniamoci oltre! Temo ci sia un'unica soluzione per passare all'altra riva, ovvero camminare lungo il sentiero dato dalle pietre >>.

<< Non potremmo approfittarne per fare un bagno? Sinceramente avrei proprio bisogno di una lavata: è troppo anche per i miei standard >>.

Bilbo ed alcuni nani appoggiarono l'idea di Karin, ed anche Gandalf si disse d'accordo; poi aggrottarono la fronte, non appena poggiarono le armi a terra ed iniziarono a svestirsi: avrebbe fatto il bagno con loro?

Karin si affrettò a spiegare, girandosi verso l'altra riva e dando così le spalle ai membri del gruppo << Ci vediamo direttamente dall'altra parte, io risalirò di poco il fiume andando verso nord >>.

<< Non attardarti troppo a lungo, ma il tempo necessario: verremo noi a prenderti >> commentò Thorin, con voce incolore; Karin dovette compiere uno sforzo a dir poco notevole per non girarsi, sentendo vari fruscii di abiti calati a terra. Annuì e senza ulteriori parole se ne andò, saltellando e cercando di tenersi in equilibrio lungo le pietre lisce e bagnate; giunta dalla parte opposta camminò spedita seguendo il corso d'acqua, calpestando il manto erboso dei pascoli e, poi, ciottoli e sassi della riva.

Decise di fermarsi dopo poco, non volendo allontanarsi troppo: altrimenti, avrebbero dovuto cercarla per miglia. Si guardò attorno alla ricerca di eventuali visitatori inattesi ma, anche una volta appurata la sua solitudine, non si sentì totalmente tranquilla: si spogliò velocemente togliendosi il mantello, i pesanti stivali incrostati di terra, poi le brache, il gilè di cuoio e, infine, la camicia rossa. Lasciò Iris sulla riva, dove si accovacciò; bagnò i vestiti, sfregandoli come meglio poté per togliere tutta la polvere ed il sangue accumulati e, infine, li stese sopra una roccia ad asciugarli mentre lei, nel frattempo, si dedicava al suo corpo: sciolse le treccine sparse per i capelli, assicurandosi i vari laccetti al polso.
Quando la pianta dei piedi entrò a contatto con le punte lisce ma dure dei sassi, il volto si piegò in una smorfia, ma mutò non appena entrò a contatto con l'acqua trasparente e limpida: emise un gemito soddisfatto quando si immerse fino al collo, piegandolo all'indietro affinché i capelli le si bagnassero. Rimase a godersi per un bel pezzo il calore del sole sul viso e la freschezza del fiume la rilassò, rigenerandole le membra stanche ed i muscoli doloranti dal viaggio e dalle imprese compiute.
Mise la testa sott'acqua, ed i suoni della foresta che andava svegliandosi le giunsero ovattati; rimase in apnea finché l'aria le mancò e, con un leggero salto, riemerse, sputacchiando e sfregandosi gli occhi. Nuotò un poco e poi, controvoglia, decise che era tempo di risalire: le sarebbe seccato parecchio farsi sorprendere dagli altri ancora nuda e in ammollo.
Si sedette sulla riva, lasciando che le goccioline sulla pelle si seccassero da sole; ammirò il luccichio sul pelo dell'acqua, appoggiando il mento sulle ginocchia. C'era una tale quiete, lì, che le parve di tornare indietro nel tempo, quando girovagava per i boschi; quanti ruscelli e fiumi l'avevano ospitata sulle loro sponde, ed avevano visto la stessa espressione malinconica e nostalgica che portava ora.
Si prese una ciocca bagnata, arrotolandola tra le dita: non era il momento di perdersi nei ricordi, era tempo di prepararsi.
Si alzò, indossando brache e camicia, già asciutte: siccome aveva ancora un po' di tempo libero, passò ad un'azione che le avrebbe richiesto tutta la pazienza che possedeva – che, al momento, non era poi molta.
Iniziò a passare le dita tra le ciocche scure, cercando di sciogliere i numerosi nodi, imprecando forte dal dolore; più di una volta temette di rimanere impigliata, e più di una volta dovette trattenersi dall'afferrare Iris e dare un taglio netto a quei maledetti capelli disordinati.

Le passò tutte, mettendoci più tempo del previsto: stava quasi terminando quando una voce proveniente dai prati alle sue spalle la distrasse.

<< Ehm, Karin? Se-sei... presentabile? >> la voce incerta di Bilbo la fece sorridere.

<< Certo, vieni pure! >> disse, continuando il suo duro lavoro; sentì i piedi dello hobbit calpestare i sassi, e raggiungerla: rimase un attimo in piedi per poi sedersi al suo fianco, guardandola accigliato.

<< Stanno tornando anche gli altri, suppongo >> commentò lei quasi subito, districando un altro ciuffo; fece una smorfia quando sentì un nodo e provò a scioglierlo, non riuscendoci subito.

<< Oh, stanno finendo di vestirsi, arriveranno tra alcuni minuti: Kili e Fili stavano dando spettacolo >>.

<< Ah, davvero? Cosa combinavano? No, aspetta, non sono molto sicura di volerlo sapere! >> esclamò, facendo ridere Bilbo.

<< Niente di cui preoccuparsi, stavano solo inzuppando gli altri fin nel midollo: hanno preso di mira Ori, ed anche me: per questo sono uscito prima dall'acqua >>.

In effetti non era proprio quella, la verità. Dopo alcuni minuti di totale tranquillità, il gruppetto che si era costituito la mattina si era riformato, accerchiando il povero hobbit. Tutti avevano iniziato ad insistere sul fatto che dovesse immediatamente scoprire cosa era accaduto: e chi meglio di lui, che era così vicino a Karin?

Bilbo si era opposto strenuamente, schivando i vari spruzzi e le occhiate malevole ed omicide che gli erano state rivolte, ma non riuscì a resistere a lungo: non dopo che cercarono di affogarlo; e poi, anche se non voleva proprio ammetterlo, anche lui era divorato dalla curiosità. Quella ragazza era per lui un mistero, e voleva risolverlo a tutti i costi: non si era mai interessato a qualcuno in quel modo così disperato e morboso, ma era la dura verità; così come avrebbe voluto sapere da Thorin cosa lo legava a lei. C'era stato un momento, mentre erano in acqua a nuotare, nel quale se l'era ritrovato accanto ed aveva constatato che lo sguardo gli si era rasserenato di poco: se solo avesse tirato fuori il coraggio necessario! Invece nulla, non aveva aperto bocca.

Certo, non possedeva tutta questa confidenza col re dei nani: allora come mai le parole gli rimasero impigliate in gola anche con Karin?

La verità era che temeva di risultare uno hobbit maleducato ponendo quelle domande personali, perdendo così la rispettabilità guadagnata negli anni. Chi era lui per impicciarsi dei fatti di altri? Per di più di gente appena conosciuta, anche se aveva instaurato un buon rapporto!

Scosse una mano, come a voler cacciare quei pensieri stupidi: doveva rallegrarsi e mostrarsi felice, aveva l'occasione di parlare da solo con Karin senza la presenza ingombrante degli altri; gli piaceva parlare con lei, forse perché la sua presenza femminile lo metteva a suo agio, tranquillizzandolo. Era una sorta di Gandalf, in senso buono, s'intende: era capace di trasmetterti serenità solo con lo sguardo, con un semplice accenno di sorriso; ma il suo essere femmina implicava anche un senso di protezione nei suoi confronti: quando la vedeva preoccupata e triste sentiva il bisogno di confortarla, di tenerla al riparo dai cattivi pensieri, di farle scudo per far sì che non soffrisse.

Una cosa che non gli riusciva granché, al momento.

<< Stai bene? >> le chiese, più per smetterla con quei pensieri che altro.

<< Mi spieghi come fai? >> gli domandò, smettendo di passarsi le dita tra i capelli e guardandolo intensamente, gli occhi neri sospettosi: possibile sapesse? << Non so come ci riesci, ma sembri sempre capire meglio di me quando c'è qualcosa che mi turba >> constatò, con una punta di gelosia e di avversione nella voce.

<< Io... bé, non saprei, no >> rispose l'altro, imbarazzato; si arruffò i corti ricci castani, grattandosi poi il mento << Ti dà fastidio? >> chiese, dispiaciuto.

Karin si rimproverò mentalmente: forse non aveva usato il corretto tono di voce. Si crucciò nell'essere stata così villana; dopotutto, lui l'aveva considerata una persona fin da subito.

<< No, perdonami >> disse, addolcendo il tono di voce << Solo che, vedi... non sono abituata a queste attenzioni, a questa amicizia. Almeno, non più >> ammise, alzando le spalle << Ma non è affatto una brutta sensazione, sai! >> gli diede una gomitata scherzosa sul braccio, sorridendo; anche Bilbo lo fece, diventando improvvisamente rosso sulle guance.

Si schiarì la gola << Ti... ti dispiacerebbe se, ecco... insomma, ti... ti abbracciassi? >> domandò, con un filo di voce.

Karin sgranò gli occhi, impreparata ad una proposta del genere: ma gli regalò un grande sorriso sincero, prima di scuotere la testa.

<< Affatto >> disse, allargando le braccia ed avvicinandosi col busto a lui; gli avvolse il collo con le braccia, e gli posò il mento sulla spalla. Poco dopo, sentì le braccia dello hobbit cingerle delicatamente i fianchi, come se avesse paura che, stringendo troppo, si sarebbe offesa. Sorrise ancora, stupendosi di se stessa: ma non poteva farne a meno, Bilbo la metteva di buonumore con la sua semplicità, il suo essere così timido ma determinato e coraggioso al tempo stesso; possedeva una grande forza e molte qualità, che ancora non riusciva a vedere. Ma stava cambiando, lei se ne accorgeva più di tutti: e non poteva che esserne felice.

Rimasero stretti per lunghi minuti, finché il fiato di Bilbo non le solleticò il collo.

<< Non mi hai risposto, però >>.

Karin sospirò, maledicendo bonariamente la sua cocciutaggine Tuc; strinse leggermente la presa sul suo collo, abbracciandolo di più.

<< Dovrei star male? >> gli rispose, enigmatica; poi si sciolse, sentendo delle voci provenienti dalla radura: riconobbe quella di Kili e, poco dopo, lo vide.

<< Eccoli! >> gridò il nano, girandosi verso gli altri per avvertirli; poi li guardò con un sorrisetto furbo sulle labbra, che però non raggiunse gli occhi: quelli, al contrario, lampeggiarono minacciosi << Ma che stavate combinando? >>.

<< Nulla >> rispose lei, alzandosi; indossò il gilè, il mantello e gli stivali, allacciandosi Iris al fianco: quando comparvero tutti – Gandalf compreso – lei era già pronta.

<< Molto bene, ora che abbiamo attraversato la Carroccia e ci siamo rinfrescati, possiamo partire; da questa parte! >>.

<< Ma da chi stiamo andando, di preciso? >> chiese curioso Bilbo, affiancandosi allo stregone. Marciarono attraverso l'alta erba verde, giù per le alte file di alberi.

<< E' una persona veramente eccezionale: si chiama Beorn. E' un mutatore di pelle >>.

Karin incespicò sui suoi piedi, non credendo alle parole di Gandalf: un mutapelle? Vide nella sua mente una serie di immagini alquanto raccapriccianti ma si impose di ricacciarle, disgustata.

Anche Bilbo doveva aver avuto lo stesso pensiero << Co-come scusa? >>.

<< Oh Bilbo, non fare quella faccia! Muta solo la sua pelle, santo cielo: talvolta è un grosso orso nero, talvolta è un uomo forte dai capelli neri con due grosse braccia e una gran barba. Ci sono alcune ipotesi sulla sua discendenza, ma io sono più propenso a credere che sia un discendente dei primi uomini che vivevano in questa parte del mondo, prima che vi giungesse Smaug, e prima che gli orchi arrivassero dal Nord sulle colline. Comunque, non è il tipo a cui far domande >> concluse serio, in tono di ammonimento; anche se continuavano a camminare, i nani avevano affrettato il passo per potergli stare il più vicino possibile, ascoltando ciò che aveva da dire.

<< Vive in un querceto e ha una grande casa di legno; alleva bestiame e cavalli – e spero proprio lì di trovare dei pony – ma non per mangiarli, né cacciarli: vive per lo più di panna e miele. Come orso, invece, vaga di qua e di là >>.

Avanzarono in silenzio ancora per alcune leghe, su per i pendii e giù per le valli. Iniziò a fare un bel po' di caldo e, ben presto, sotto all'umidità creata dalle file di alberi l'aria divenne pesante e densa; i capelli di Karin, asciugatisi in fretta, tornarono mossi ed indomabili, al punto che dovette legarseli frettolosamente in una treccia per non lasciarli crespi.

Dopo varie ore di cammino si riposarono un po' sotto le fronde di un olmo, amareggiati per la mancanza di cibo – soprattutto Bombur che, dalla colazione, non mangiava nulla. Non rimasero per molto, poiché dovevano affrettarsi a proseguire e, armandosi di coraggio e perseveranza, tornarono sotto il sole del pomeriggio; Karin si sentì accaldata, nonostante si fosse tolta sia il mantello sia il gilè, rimanendo in camicia: desiderò un altro corso d'acqua dove potersi immergere e rimanere a galleggiare, piuttosto che camminare ancora, ancora e ancora!

Il pomeriggio era trascorso per metà quando cominciarono a vedersi grandi macchie di fiori dello stesso tipo, come se fossero stati piantati da qualcuno. Erano garofani selvatici, purpurei e bianchi, ed oscillavano pigramente grazie al poco vento; nell'aria, un profumo delizioso veniva trasportato fino a loro, insieme al ronzio di numerose api, piuttosto grandi: Karin si arrestò appena in tempo, spostandosi dalla traiettoria di volo di una di queste. Non osava pensare alla reazione, se l'avesse punta.

<< Ci stiamo avvicinando, manca poco >> rincuorati dalla notizia, la compagnia sembrò rianimarsi, procedendo un po' più spediti.

Dopo un po' arrivarono a una fitta cintura di querce alte ed antiche e, al di là di queste, a un'alta siepe spinosa che sbarrava il cammino, impedendo l'accesso e la vista di ciò che si trovava oltre. Gandalf si fermò, girandosi verso i nani e lo hobbit.

<< Ora ascoltatemi, tutti voi! Dovete essere il più educati possibile, quando vi presenterò; lo farò a due per volta, e non dovete assolutamente seccarlo! E' alquanto irascibile quando è in collera, e molto gentile quando è di buon umore, perciò... state ben attenti, mi raccomando! Per ora aspetterete qui, comincerete a seguirmi quando vi chiamerò con un fischio, o a voce; passerete da dove sono passato io, ma solo a coppie, e a circa cinque minuti una dall'altra. Bombur farà per due, venendo per ultimo. Anzi >> posò lo sguardo sulla compagnia, cercando dei familiari occhi neri << Temo dovrai perdonarmi, Karin: intendo servirmi della tua femminilità per rabbonire del tutto Beorn, anche se ho ragione di supporre che non sarà necessario. Pertanto ti chiedo di giungere per ultima, e da sola, appena dopo Bombur >>.

<< Ma perché non possiamo andare insieme? Non voglio essere lasciato indietro! >> chiese il nano in questione.

<< Te l'ha spiegato, mi pare >> esclamò Bofur, mentre Kili annuiva, già ridendo a crepapelle << sei grasso, e tanto basta! >> concluse, scoppiando a ridere con i nani più giovani; ma persino gli altri si lasciarono scappare un sorrisetto.

<< Non preoccuparti, Bombur, non sarai l'ultimo: ti seguirò >> aggiunse Karin, cercando di superare il frastuono che già si era creato nel gruppo. Il nano la guardò speranzoso, per poi dilungarsi in un sacco di ringraziamenti.

<< Eccellente! >> esclamò soddisfatto Gandalf, portandosi una mano al fianco << Su, andiamo, Bilbo! Per di qua ci dovrebbe essere un cancello >>.

Si incamminò verso la siepe, inoltrandosi e sparendo alla loro vista, seguito da uno spaventato hobbit.

Nel frattempo, Bofur e Bombur – che avevano iniziato un'altra discussione – vennero calmati da uno scontroso Thorin, al limite della pazienza: e proprio in un momento tanto delicato nel quale avrebbe dovuto trovarne molta, se voleva che quella parte di missione avesse buon esito.

Fece un cenno perché tutti si avvicinassero, dando loro le ultime raccomandazioni << Dividiamoci già a coppie, così non perderemo altro tempo una volta che verremo chiamati: i primi saremo Balin e io, dopodiché verranno Nori e Ori, Dori e Dwalin, Fili e Kili, Oin e Gloin, Bifur e Bofur; infine, Bombur e Karin >>.

Al sentirsi presa in causa girò la testa, incrociando lo sguardo penetrante di Thorin: lo distolse immediatamente, sentendo le guance colorarsi un po' di rosa; si morse il labbro, dandosi dell'idiota: perché mai doveva arrossire come una ragazzina? Non era né la prima volta né era accaduto qualcosa, quindi perché preoccuparsi? Perché stare male inutilmente? Aveva quasi commesso un errore madornale, lasciandosi andare; aveva abbassato le difese, e ciò non andava bene!

Relegò in un angolo remoto di sé la parte che la contraddiceva in quel discorso freddo, ricordandole a chiare parole che ieri sera, invece, non l'aveva pensata in quel modo: e nemmeno la mattina seguente, quando aveva aperto gli occhi e realizzato che, in realtà, non era successo nulla. Anche se l'aveva desiderato.

Si appoggiò alla corteccia di un albero, le mani dietro la schiena a contatto con la ruvidità del tronco; aspettò più o meno tranquilla, mentre Thorin non faceva che camminare avanti e indietro, nervoso: probabilmente lo disturbava il fatto che avrebbe dovuto dimostrarsi gentile quando, in realtà, non ne aveva alcuna voglia.

Smise di guardarlo quando sentì un fischio nell'aria: era il segnale di Gandalf. Lanciando un'ultima occhiata di ammonimento al gruppo, Thorin partì, affiancandosi a Balin. Ben presto sparirono anche loro e, sentendo due fruscii alle sue spalle, Karin intravvide due figure familiari avvicinarsi: Kili e Fili l'avevano raggiunta, un sorrisetto furbo e sospetto sulle labbra; non era decisamente un buon segno.


Thorin procedeva in un cupo silenzio mentre passavano l'alta siepe verde, inoltrandosi tra i prati; osservandolo di sottecchi, il vecchio nano poté vedere il tumulto interiore che lo dilaniava, mettendolo in perenne conflitto con se stesso, specie da quando avevano iniziato la loro avventura. Specie da quando era arrivata Karin.

Non gli era sfuggito il malumore della ragazza quando si erano svegliati, né quello del re: quindi, a rigor di logica, doveva essere accaduto qualcosa.

Era piuttosto certo che anche gli altri l'avessero intuito, dato l'assembramento che si era creato prima della partenza; in più, tutti avevano rivolto lo stesso sguardo a Karin, ignara di ogni cosa e persa nei suoi pensieri.

Thorin, d'altro canto, dopo aver fallito con la caccia nel bosco era tornato più furente che mai, lamentandosene con Dwalin: non gli aveva raccontato nulla della causa del turbamento, ma Balin era abbastanza vecchio e saggio da comprenderla. Non che ci volesse un particolare intelletto, dopotutto; quando si trattava di capire cosa infastidiva Thorin, le risposte salivano da sole: Smaug e Karin. E, visto che al drago non pensava più tanto spesso, rimaneva solo l'altra opzione.

<< Mi domando come sia questo Beorn >> commentò, tanto per dire qualcosa.

Thorin mugugnò qualcosa che Balin non comprese; il vecchio nano continuò << E' una vera fortuna averlo trovato: sono certo che Gandalf troverà il modo di rabbonirlo, portandolo dalla nostra parte. Tu che ne pensi, ragazzo? >>.

Non ricevette alcuna risposa.

<< Thorin >> gli pose una mano sul braccio, ottenendo la sua attenzione: il re si riscosse, gli occhi azzurri seri si rasserenarono un attimo.

<< Perdonami, amico mio: ma non credo d'essere di grande compagnia, oggi >>.

<< Non vuoi proprio affrontare l'argomento >> più che una domanda era una vera constatazione, alla quale Thorin rispose incupendosi di più.

Balin dovette trattenersi dall'alzare gli occhi al cielo e dilungarsi in una ramanzina che l'avrebbe fatto parlare, eccome se l'avrebbe fatto!

Lo costrinse a fermarsi, agguantandolo per un braccio prima che potesse sfuggirgli << Dovrai discuterne, prima o poi! Sono stanco di vederti affannarti e distruggerti: devi sfogarti, parlarne con qualcuno! >>.

<< No, Balin; non c'è nulla da dire! >> replicò piccato il re, punto sul vivo.

<< Non essere così testardo, per Durin! Soffri peggio di un animale ferito e prossimo alla morte: se ne stanno accorgendo tutti, e questo non è un bene per la missione, né per la compagnia >>.

Thorin non disse nulla, contraendo la mascella. Gli occhi chiari si spostarono irrequieti ovunque, tranne che sul volto del parente: detestava quando gli facevano il terzo grado, specie se consisteva nel mettere a nudo i sentimenti e i pensieri che rimuginavano nella mente.

<< Faremo tardi >> disse asciutto; si liberò dalla presa ferrea del nano, avanzando con passi pesanti e sofferti.

Balin lo seguì, senza smettere di provare nel suo intento << Mi chiedo per quale motivo tu e Karin siate così cocciuti! >> esclamò, fintamente esasperato; ottenne l'effetto voluto anche se, dentro di sé, chiese a Thorin di perdonarlo.

Il re si bloccò, così che l'altro potesse raggiungerlo: cercò di non far caso ai pugni contratti, né alle spalle scosse da leggeri tremiti; lo guardò con un'occhiata dura e furiosa, che mai gli aveva rivolto in tutti quegli anni. Era proprio vero quello che dicevano: l'amore ti cambiava. Sapeva renderti felice come non mai, ma sapeva anche devastarti tanto profondamente da lasciarti un solco profondo. Ed un cuore spezzato.

<< Thorin >>.

<< Non credo di farcela >> esalò il re a voce bassa, interrompendo qualunque frase stesse per dire l'altro << Il vederla ogni giorno, sentirla anche quando non parla è... rivivere ogni cosa >> lo guardò con una tale disperazione che a Balin si contrasse lo stomaco; le difese di Thorin stavano crollando, cedendo sotto al peso dei sentimenti. Sapeva che prima o poi sarebbe successo.

Thorin si passò una mano sul volto, sfregandosi poi la fronte: stava cercando di riacquistare il controllo dovuto a quell'unico attimo di debolezza. Ma gli risultò più complicato del previsto.

<< Ragazzo, credo che dobbiate parlarne tra voi, avere una conversazione per lo meno civile >>.

Il re si lasciò scappare una breve risata amara << Impossibile >>.

<< Ma siete entrambi adulti! Voi >> venne zittito da un gesto.

<< Balin, ti dico che è impossibile: ieri sera abbiamo avuto una conversazione “civile”, come l'hai chiamata tu... ma ci siamo ritrovati ad andare quasi oltre. E non deve accadere >> disse duramente, parlando più a se stesso che a lui, come se cercasse di convincersi che era un'idea folle e totalmente errata.

Balin interpretò quel “andare quasi oltre” di Thorin, non credendo alle sue orecchie: ecco cos'era accaduto di tanto sconvolgente! Probabilmente avevano accantonato per pochi secondi i loro pregiudizi e il loro rancore, lasciando spazio a quel dolce sentimento che mai li aveva abbandonati e che risultava più forte che mai nonostante le avversità in cui erano incappati. Provò un'improvvisa tristezza per la loro sorte infausta, per la loro felicità mancata; ma, forse, avrebbe potuto tentare di aiutarli a riavvicinarsi, in qualche modo. Se lo meritavano entrambi.

<< Io invece penso che non sarebbe una cattiva idea >> affermò con un leggero sorriso, mentre Thorin assottigliava lo sguardo, credendo d'aver sentito male.

<< Ho notato come soffrivate, stamattina; non riuscivate nemmeno a guardarvi. Se provaste ad andare avanti, forse >>.

Di nuovo, sulle labbra di Thorin comparve quel sorriso mesto << E' la stessa cosa che mi ha detto lei. Ma se anche lo facessimo, come potremmo andare avanti? Aleggerebbero gli stessi sentimenti negativi che ci pervadono ora, e finiremmo col farci ancora più male >>.

<< Proprio per questo dovete chiarirvi. E' l'unica soluzione per vivere in pace; non solo per te, ma anche per Karin: ha dovuto combattere i preconcetti dell'intera compagnia, e solo dopo aver dimostrato il suo enorme coraggio salvandoti sta trovando il suo posto tra noi. Non è abbastanza? Quanto vuoi ancora umiliarla, comportandoti freddamente e con distacco come fosse una reietta? >>.

<< Vedo che è riuscita ad abbindolare anche te >> sbottò l'altro, incrociando le braccia al petto.

<< Sai perfettamente che non ne ha mai avuto bisogno: ero amico di suo padre, e l'ho vista crescere. Con te, tra le grandi sale di Erebor: hai forse dimenticato il suo sguardo quando ti osservava? O il tuo quando la guardavi? >>.

<< No >> mormorò stancamente Thorin, con gli occhi che andavano appannandosi, persi nei ricordi.

<< Vi conosco meglio di quanto pensiate, ed i miei consigli servono unicamente per aiutarvi a trovare quella riconciliazione che bramate più di ogni altra cosa: persino dell'oro di Erebor >> si fermò, lasciando che le parole giungessero al cuore del giovane; e quelle si impressero, facendo sospirare Thorin, che non trovò nulla con cui ribattere. Si sentiva devastato e stanco: desiderava allontanarsi da lì e rimanere solo, a crogiolarsi nella commiserazione; d'altra parte, invece, avrebbe dato qualsiasi cosa per togliersi quei pensieri che gli appartenevano poco! Doveva allontanare Karin dal suo cuore e dalla sua mente: non considerarla più così importante.

Aveva svolto egregiamente quel compito per lunghi anni, ce l'avrebbe fatta anche adesso: cosa importava, in fondo, averla accanto ogni minuto, ogni ora, ogni giorno? Era stata al suo fianco durante l'esilio tormentandolo con la sua voce, i suoi gesti, i suoi sorrisi, le sue occhiate impaurite e terrorizzate, piene d'odio e disprezzo.

Ma l'averla fisicamente vicino era tutt'altra faccenda. Lo sapeva bene. Come lo sapeva lei, abile tentatrice; le era bastato un sorriso, un brillio diverso negli occhi che tanto lo affascinavano, un minimo segno di ribellione ai suoi ordini, e si era ritrovato ad un niente dal suo volto, desideroso di colmare quella breve – ma grande, e troppa – distanza con un bacio voluttuoso e nostalgico insieme. Lei, che mai si era intimorita di fronte al suo orgoglio, che mai era riuscito a domare: era stata sua, concedendogli il suo cuore.

Gli aveva donato un'illusione, una bugia.

Sentì una gran rabbia montargli in petto – come ogni qual volta ci rifletteva – ma, anche, una grande delusione e amarezza. Il suo fidarsi l'aveva portato a perdere la persona che più significava per lui, lasciandogli un vuoto incolmabile. Non l'avrebbe mai ammesso a voce alta, ma era così, era un qualcosa che non poteva cancellare. Non voleva farlo. Dimenticare? No, avrebbe conservato ogni ricordo: per rammentarsi che, oltre al dolore e alla colpa, aveva conosciuto anche l'amore vero, profondo e sconvolgente. Lui, Thorin Scudodiquercia, l'inflessibile e freddo Re sotto la Montagna aveva amato. Tanto, troppo. E ne aveva pagato le conseguenze.

Un lungo fischio seguito da un richiamo lo riscosse: Gandalf li stava aspettando, e non era un bene attardarsi oltre.

Tornò lucido, tornò il Re che era sempre stato. Senza aggiungere una parola si incamminò, venendo affiancato da Balin; seguirono il sentiero del giardino e raggiunsero l'abitazione di Beorn, trovandoli seduti sulla veranda. Non colse l'occhiata di profondo ammonimento che lo stregone rivolse loro per il ritardo, ma si scusò con il padrone di casa, presentandosi ed offrendogli i suoi servizi in modo impeccabile.

Nessuno si accorse del profondo turbamento che lo divorava interiormente, uccidendolo.



Karin ripose la pipa tra le tasche del mantello, dopo aver contato cinque lunghi minuti dalla partenza di Bombur; seguì il medesimo sentiero che aveva percorso il resto della compagnia, agitando le mani davanti al volto per scacciare gli insetti che le ronzavano attorno. Arrivò presso un alto cancello di legno, distinguendo dei verdi ed estesi giardini e basse costruzioni di legno, fatte con tronchi e ricoperte di paglia sul tetto. Dovevano essere granai e stalle, ma credette anche di riconoscere la casa del loro alleato: era larga e bassa, anch'essa di legno. Passò accanto ad una fila di arnie con il tetto di paglia a forma di campana, il più velocemente possibile: era irrequieta nel vederle volare addosso quegli sciami di api grosse quanto il suo pollice! Oltrepassò un cancello aperto – lasciato così dagli altri, di certo – e scese per un largo viottolo verso la casa. Raggiunse il cortile, formato per tre quarti dalle lunghe ali della casa di legno e si arrestò nel riconoscere un grande tronco di quercia, piantato proprio nel mezzo: lo guardò ammirata, ma poi l'attenzione le si spostò poco più in là, dove vide un cane grigio alto e slanciato; le andò incontro guardingo, con il muso basso. Le annusò le gambe e l'orlo del mantello, dopodiché iniziò a scodinzolare felice, la lingua rosa a penzoloni; allungò una mano a grattargli il capo, e dietro le orecchie: quello, ormai euforico, agitò di più la coda abbaiando entusiasta. Poi si liberò dalle sue carezze, trotterellando verso l'interno della casa; sulla soglia si fermò, girandosi a guardarla ed abbaiando ancora per incitarla a seguirlo. Karin lo fece, seguendolo in una grande sala con un camino al centro. Benché ormai fosse estate – il caldo torrido nella foresta ne era la prova – il fuoco ardeva ed il fumo si innalzava verso l'alto, dove si trovava un foro nel tetto. La oltrepassarono, procedendo al di là di una porta più piccola, che conduceva ad una veranda sorretta da pilastri di legno fatti di tronchi; era esposta a sud, inondata dalla luce del sole che ormai tramontava e che ricadeva dorata sugli altri e sul giardino pieno di fiori.

Il cane se andò, sfiorandole le gambe; gli diede un'ultima occhiata, per poi muovere qualche passo verso il padrone di casa, seduto accanto a Gandalf: era l'uomo più alto e possente che avesse mai visto, dalla fitta barba nera, i capelli dello stesso colore, dalle grosse braccia e gambe nude con muscoli nodosi. Indossava una tunica di lana che gli arrivava alle ginocchia e, accanto, teneva un'enorme ascia.

<< Ma che genere di stregoneria è questa, mi domando? >> tuonò, rivolto a Gandalf << Mi avevi detto che c'erano solo nani, in questa compagnia! >>.

<< Karin, al vostro servizio >> disse lei, chinandosi più di quanto avesse voluto, vista la frase che le scappò dalla bocca << e sono una nana >>.

Lo guardò negli occhi con un'espressione di sfida, ma ricordò le raccomandazioni dello stregone e di Thorin, perciò si affrettò ad abbassare lo sguardo e a correggere il tono di voce, troppo impertinente.

<< signore >>.

Beorn si grattò la barba, pensieroso e scettico su quanto aveva udito << Avevo sempre saputo che le femmine di nano avessero la barba! >>.

<< Avete ragione, signore: ma vi è anche sangue di hobbit, in me. Per questo non posseggo ciò che avete detto >> buffo come, in una tale situazione, le tornassero alla mente le vecchie lezioni di etichetta che suo padre le aveva imposto fin da piccola.

<< Parola mia, questa è la prima che sento! Sangue di hobbit, eh? E io che ti avevo scambiata per un'umana piuttosto piccola! Ma, in effetti, nei tuoi tratti si riconoscono quelli di nano: quindi, a quale razza senti di appartenere di più? >> le chiese, improvvisamente curioso. Gli occhi neri scintillarono nello squadrarla, tanto che Karin fu percorsa da un brivido inquietante. Ma non lo diede a vedere, rispondendo fiera ed orgogliosa, ma anche sofferente nella sua profondità.

<< Nana. Senza alcun dubbio >> non posò lo sguardo su nessuno degli altri, ma poteva percepirne le occhiate: soprattutto quella di Thorin, che la guardò con una tale intensità da penetrarle l'anima. Se avesse risposto così in un'altra occasione, probabilmente avrebbero iniziato a discutere: certo, non poteva cambiare quel che era, ma rimaneva sempre e comunque la nana che aveva tradito il suo stesso popolo.

Beorn parve soddisfatto, anche se la ragazza poté leggergli sul volto un'espressione stupefatta, come se avesse avuto un'illuminazione. Ma di cosa si trattasse non l'avrebbe saputo dire.

<< Ebbene >> tuonò poco dopo << continua pure con il racconto, Gandalf >>.

E lo stregone lo esaudì, spiegandogli le ultime peripezie con Azog e il salvataggio delle Aquile, fino all'attraversamento della Carroccia.

Il sole era tramontato dietro le vette delle Montagne Nebbiose e le ombre erano lunghe quando terminò di parlare; solo allora Beorn si alzò, sfregandosi le grandi mani, compiaciuto.

<< Una storia magnifica, per essere stata raccontata da mendicanti! Potreste esservela inventata – e di ciò m'informerò, badate! - ma meritate comunque una bella cena! >>.

Lo ringraziarono, seguendolo nella grande sala buia: ad un suo battito di mani, quattro pony bianchi ed alcuni cani – tra cui quello che l'aveva accompagnata – entrarono, reggendo in bocca alcune torce, che accesero sul fuoco e posizionarono a dei sostegni bassi. Poi vennero delle pecore bianche e un grosso montone nero, portando la tovaglia, dei vassoi con piatti da portata, coltelli e cucchiai di legno, disponendoli sulle tavole.

In mezzo a quell'andirivieni di animali affaccendati, la compagnia era rimasta in disparte e muta, assorbita e meravigliata da quegli animali docili ed ubbidienti. Erano talmente presi che non si accorsero di Beorn che, furtivo, si abbassò e bisbigliò qualcosa nell'orecchio di Karin; ella lo guardò con sospetto, assottigliando gli occhi, ma annuì per fargli capire che era d'accordo. Poi volse la testa altrove, inquieta.

Una volta che tutto fu pronto, Beorn fece gli onori di casa, facendo accomodare gli ospiti su tronchetti di legno piallati e lucidati, bassi abbastanza perché potessero raggiungere comodamente la tavola, anch'essa bassa.

Mangiarono così tanto che temettero di scoppiare, poiché non gustavano un vero banchetto da Gran Burrone; inoltre, Beorn li intrattenne con storie sulle Terre Selvagge - che si estendevano ai piedi delle montagne – ma soprattutto parlò del bosco scuro e pericoloso che si estendeva per molte miglia da nord a sud, a nemmeno un giorno di cammino da lì: Bosco Atro.

Mentre raccontava, lo sguardo gli cadde sovente su Karin: aveva mangiato poco niente, lo stomaco aggrovigliato in una morsa; e, quando aveva sentito nominare quel luogo, aveva stretto le mani a pugno, iniziando a tremare di rabbia e paura.

Thorin, invece, aveva evitato di guardarla, stringendo il cucchiaio con tale forza che l'avrebbe spezzato, se Dwalin non gli avesse tirato una leggera gomitata. Allora l'aveva posato, senza smettere d'incenerire con lo sguardo qualsiasi cosa, roso dal risentimento. Sapeva bene che non vi era scelta, e che avrebbero dovuto avventurarsi in quel maledetto posto: ma non poteva impedirsi d'odiarlo con tutta la sua anima.

Dopo cena fu il loro turno di raccontare storie, seduti attorno alla tavola e con un boccale pieno d'idromele in mano: era dolce e liquoroso, dal colorito giallognolo. Karin arricciò il naso dopo il primo sorso, ma non smise di berlo; le annebbiò la mente, ma ne fu felice. Era un momento perfetto per dimenticare, e lei voleva farlo, specie dopo la notizia di Bosco Atro. Ma doveva rimanere il più lucida possibile, per scoprire quali erano le intenzioni di Beorn.

Dopo un po' vide la testa di Bilbo ciondolargli per il sonno ed i nani iniziarono a cantare, seduti sul pavimento attorno al fuoco; il padrone di casa, prima appoggiato con un gomito ad una scultura di legno raffigurante un orso - addossata alla parete - se n'era andato. Fu facile, perciò, sgattaiolare fuori senza essere né vista né sentita: ringraziò la sua natura hobbit, per questo.

Tornò in veranda, dove Beorn la stava già aspettando: al contrario dei compagni quello si accorse subito della sua presenza, girandosi a guardarla con lo stesso sguardo di prima.

<< Non avrei mai pensato che ci saremmo incontrati >> esordì, abbandonando l'ilarità che aveva ostentato prima: forse, pensò lei con una nota di panico, era questo il suo vero volto. Serio e spaventoso.

<< Come mi conosci? Non ci siamo mai visti prima >> commentò lei, guardinga, abbandonando ogni formalismo: sapeva solo che non le piaceva quella conversazione. Non la convinceva.

Beorn fece un sorrisetto di fronte alla sua preoccupazione << Tutti ti conoscono da queste parti, uccellino >>.

Karin si irrigidì, l'aria le mancò, bloccandole il fiato: gli occhi le si spalancarono, la bocca le si dischiuse. Dovette inspirare per ben due volte prima che la voce le tornasse << Come mi hai chiamata? >> domandò, la voce ridotta ad un sussurro; se voleva dargli l'impressione di non sapere nulla, bé... aveva completamente fallito.

Lui, per tutta risposta, incrociò le braccia al petto e tornò serio << Hai capito benissimo: o devo forse ripetertelo? >>.

<< No >> ribatté lei, assottigliando lo sguardo << Sei amico degli elfi? >> chiese, la voce traboccante d'odio.

Beorn scosse la testa << Di amicizia non posso parlare ma, essendo confinanti, li vedo girovagare; e quando sono in forma d'orso li sento parlare tra loro anche se sono lontani. Per questo ti conosco, perché parlarono molto di te, anni addietro. Non dev'essere stata una bella esperienza >> commentò, reputando interessante la colonna di legno che gli stava a sinistra.

Karin tentò di deglutire, non trovando la saliva: aveva la gola secca, ed un improvviso prurito nervoso le pervase le braccia; inconsciamente, portò le mani agli arti, in una sorta di abbraccio che di confortante aveva poco.

<< Cosa vuoi da me? >> la domanda risultò tremante e patetica; della Karin forte ed orgogliosa non era rimasto nulla.

<< Niente; volevo solo conoscere l'uccellino di Bosco Atro >>.

<< Smettila di chiamarmi così! >> sibilò lei, muovendo un passo in avanti; ora la furia tornava a montare prepotente, ma Beorn non si scompose.

<< Dovrai prepararti, invece: non riuscirai a sfuggirgli, quelli sanno sempre tutto. Non appena metterete piede nella foresta sapranno già quanti siete, dove andate, perché lo fate ma, soprattutto, chi fa parte del gruppo. A meno che... >>.

<< A meno che cosa? >> sbottò impaziente e stanca.

<< Lo riporterò anche al tuo re, ma è bene che te lo dica già da subito: dovrete sempre seguire il sentiero, mai allontanarvi da esso! Mi hai capito, vero? >>.

<< Certo. Ma non capisco come il seguire il sentiero possa impedire a loro di vederci >>.

L'omone scosse le spalle << Non saranno solo gli elfi il vostro problema, se non ascoltate il mio consiglio >> rispose di fronte alla sua perplessità, enigmatico.

<< Bene, allora è meglio che te ne vada a letto; tra poco mi trasformerò, e non voglio impicci tra i piedi >> le girò le spalle e fece per allontanarsi, ma venne fermato da Karin.

<< Questa conversazione non dovrà mai trapelare; gli altri non devono sapere >>.

Beorn si girò, guardandola << Perché mai dovrei dir loro qualcosa? Non mi interessa minimamente! Buonanotte! >>.

E se ne andò nell'oscurità. Per un folle attimo, a Karin parve di riconoscere nel vento una melodia ben familiare, una filastrocca che le serrò il cuore e le contrasse i pugni.



La mattina dopo un'abbondante colazione li accolse ed essi, felici, si abbuffarono e riempirono i fagotti capendo che, nella foresta, non avrebbero trovato tanto cibo come quello. Beorn rientrò poco dopo, gioviale nell'aver appurato che la loro storia era vera e non lo avevano ingannato.

Gandalf gli raccontò l'intera vicenda, poiché ora era loro amico, e potevano fidarsi; l'unica irrequieta era Karin, constatò Bilbo: aveva mangiato perché costretta, ma senza appetito. Faceva vagare lo sguardo in ogni dove, nervosa: sobbalzò quando le augurò un buon giorno, dato che si era svegliato tardi; a giudicare dalle occhiaie scure che le cerchiavano gli occhi, invece, lei non aveva dormito affatto.

Si ripromise di parlarle per bene per capire il suo turbamento, ma dubitava che gli avrebbe raccontato la verità, e di questo se ne dispiacque: era ancora così restia ad aprirsi! Ciò che non riuscì a comprendere era perché si comportasse così: avevano trovato riparo da un alleato, non c'era nessun nemico da combattere, non stavano scappando, avevano mangiato abbondantemente e dormito tranquilli. Eppure lei era l'unica ad estraniarsi da tutto, ad essere mogia e preoccupata. Persino Thorin, dopo una notte ristoratrice, sembrava più sereno!

Cercò di rivolgerle il più rassicurante dei sorrisi, al quale lei ricambiò con un lieve accenno, una smorfia debole e poco convincente.

Poco dopo mezzogiorno mangiarono con Beorn per l'ultima volta, con Thorin che si sedette alla sua destra; dopodiché li condusse fuori, dove trovarono un pony ciascuno, già sellato e pronto. Mancavano solo le provviste, sufficienti per molte settimane e imballate con cura così da poter essere trasportate con facilità: mentre si affaccendavano a distribuirsi i vari pacchi tra loro, Beorn li avvisò su ciò che avrebbero trovato.

<< Troverete acqua a sufficienza da questa parte della foresta ma, una volta a Bosco Atro, sarà difficile anche procurarsi del cibo! Le noci non sono ancora pronte, e sono l'unica cosa commestibile: il resto è selvaggio, feroce e strano. Vi darò archi e frecce, anche se dubito che riuscirete a usarli. Inoltre, so che c'è un corso d'acqua, nero e turbinoso, che attraversa il sentiero: non dovete berci né bagnarvici, perché le sue acque sono magiche e danno sonnolenza ed oblio. Per cui MAI, e ripeto mai, allontanarvi dal sentiero. Girano strane creature, laggiù >>.

Più che confortarlo, Bilbo si ritrovò a tremare impercettibilmente a tutti quegli ammonimenti sinistri: era davvero così spaventosa quella foresta? Forse era il motivo dell'inquietudine di Karin, si ritrovò a pensare: in fondo, il suo esilio l'aveva portata a viaggiare in ogni dove. Che fosse passata anche per Bosco Atro?

<< Che la fortuna vi assista! E se mai dovreste ripassare per di qua, sarete più che benvenuti: ognuno di voi >> li guardò tutti, soffermandosi anche su Karin; si scambiarono uno sguardo strano, convenne lo hobbit. Ma non vi badò molto: anzi, i suoi occhi lo portarono verso Thorin, che guardava i due con un'espressione truce; si avvicinò a Beorn, gli occhi glaciali.

<< Ti ringrazio a nome della Compagnia per la tua ospitalità, e per l'aiuto che ci hai dato. Possa la fortuna assistere anche te >> disse, con tono regale; nonostante l'evidente dislivello d'altezza – Beorn era addirittura più alto di Gandalf – Thorin sembrò innalzarsi, e divenire grande ai loro occhi. Trasmetteva una forza ed un'alterigia notevoli, da vero sovrano.

Beorn fece un lieve cenno col capo; Thorin montò per primo sul suo pony, venendo seguito da tutti gli altri, che ringraziarono il mutapelle per l'ultima volta.

Poi fecero girare i loro destrieri e lasciarono alle spalle la casa di legno e le sue arnie, volgendo verso nord e poi a nord-est, proseguendo nella loro avventura.



Seguirono il consiglio di Beorn, cavalcando in silenzio e verso la roccaforte degli orchi, a nord; non si sarebbero mai aspettati tale scelta, ed avrebbero perso tempo a cercarli in altre zone. Ma quando la linea del fiume si avvicinò, e misero una buona distanza con le vette scure e minacciose delle montagne, i soliti ripresero a chiacchierare spensierati.

Cavalcarono tutta la giornata, fermandosi solo quando necessario: il tramonto inondò il verde paesaggio di un rosso vivo e finalmente si fermarono, scendendo doloranti dalle selle.

<< Splendido! >> commentò estasiato Ori, mentre volgeva lo sguardo al sole infuocato.

Bilbo si disse d'accordo, annuendo; slacciò il pacco che portava appresso, tirandone fuori delle gallette: a detta di Beorn, ne bastava una piccola quantità per rifocillarli, ed era curioso di verificarlo.

Non accesero il fuoco, per prudenza: erano ancora troppo vicini alle montagne e, finché non si fossero inoltrati nelle foresta, non serviva correre inutili rischi.

<< Sapete >> commentò Bofur dopo un po', la bocca piena di cibo << non è male questa roba! >>.

<< Non ne vado matto >> replicò Dori, guardando la sua con sospetto; molti annuirono, e perfino Thorin si disse d'accordo.

<< Tu non mangi, Karin? >> chiese curioso Kili, con un tono di voce leggermente alto che fece trasalire non solo lei, ma anche gli altri.

La ragazza sembrò riscuotersi, e sbatté le palpebre << Io non... >>.

<< Mangia >> le ordinò asciutto il re << devi essere in forze: non voglio pesi inutili appresso >>.

Il suo tono non avrebbe tollerato repliche di alcun genere: non che lei ne avesse. Era solo stanca, ed aveva bisogno di stare da sola con i suoi pensieri.

Si costrinse a masticarla e ingoiarla, sotto lo sguardo di tutti: ma lei non aveva occhi che per Thorin. Dunque era così che l'avrebbe trattata: se lo immaginava, dopotutto. Bene, lei l'avrebbe lasciato fare: ora aveva altre cose di cui preoccuparsi, non certo dei suoi costanti sbalzi d'umore!

Che continuasse pure a combattere con i sentimenti contrastanti, quel cocciuto!

Deglutì l'ultimo boccone allungando un braccio verso Bilbo, la mano tesa.

<< Bilbo, saresti così gentile da passarmene un'altra? Improvvisamente la fame mi è tornata >> replicò ironica, abbozzando un sorriso di sfida verso il re: lui la freddò con un'occhiata, incrociando le braccia al petto. Non commentò, guardandola solamente mentre terminava la seconda galletta, per poi ordinare bruscamente che Oin e Dwalin avrebbero fatto il primo turno di guardia.

Andò a coricarsi prima di tutti, furente per quell'ennesimo affronto, mentre il resto rimase ancora sveglio per un po'; poi, dopo uno sbadiglio particolarmente grande di Bombur, decisero di andare a riposarsi.

Dormirono male, sognando ululati di lupi che davano loro la caccia e grida di orchi, che li scossero nel profondo.



Al quanto giorno di cavalcata iniziarono ad intravvedere la foresta, un muro nero e minaccioso innanzi a loro. Il terreno cominciò a salire, gli uccelli – che li avevano allietati coi loro gorgheggi - non cantarono più; i cervi erano spariti, così come i conigli selvatici che, invece, in quei giorni li avevano accompagnati.

Verso il pomeriggio raggiunsero i primi alberi estremi del Bosco, e si riposarono sotto le fronde. Avevano tronchi forti e nodosi, rami contorti e foglie lunghe e scure: l'edera cresceva su di essi e strisciava al suolo, confondendosi con l'erba sulla quale erano seduti.

<< Questo è Bosco Atro, la foresta più estesa del mondo settentrionale >> disse Gandalf, accendendosi la pipa << Ora dovete rimandare indietro i pony, come d'accordo >>.

Alle leggere proteste dei nani rispose che erano pazzi << Beorn ci ha sempre seguiti, ogni notte: tiene a quegli animali come figli e, ora che è nostro alleato, è bene rispettare i patti >>.

<< Ed è esattamente ciò che faremo >> rispose Thorin, volgendo una torva occhiata ai nani, di rimprovero << non è mai stata mia intenzione rimangiare la parola data >>.

Gandalf ridacchiò, vedendo che Thorin era riuscito a far vergognare i compagni del loro comportamento.

<< E il cavallo? Non hai parlato di lui, mi pare >>.

<< Infatti, no; sarò io stesso a riportare gli animali, mentre voi proseguirete il viaggio >>.

Bilbo protestò forte, e così fecero gli altri: capirono che per lo stregone era giunto il momento d'andare.

<< Forza, di questo ne abbiamo già parlato! Ho degli affari da sbrigare a sud, e sono già in ritardo; ma ci rincontreremo presto, non temete! Non fare quella faccia, Bilbo Baggins! Pensate al tesoro che vi spetta una volta giunti a Erebor, su! >>.

Questo smorzò le parole, lasciandoli amareggiati e sconsolati. Scaricarono i pony e si distribuirono i pacchi, assicurandoli alle schiene.

<< Accidenti, se pesa! >> si lamentò lo hobbit, con una smorfia in volto.

<< Presto diventerà sempre più leggero. E quando avverrà, desidereremo averlo più pesante >> commentò Thorin.

<< Bene, addio! Adesso la vostra strada va dritta attraverso la foresta; e ricordate ciò che vi è stato raccomandato: non lasciate la pista! Se lo fate, c'è una possibilità su mille di ritrovarla, o di uscire dal bosco. E allora non credo che nessuno potrà mai rivedervi! >>.

Girò il cavallo e si allontanò al galoppo, verso occidente, sparendo alla loro vista.

I nani non l'avrebbero mai ammesso a voce alta, ma erano pieni di sgomento all'idea che Gandalf li avesse abbandonati; come richiamati da una forza misteriosa ed ammaliatrice, tutti si girarono verso i fitti alberi verdi e scuri, guardandoli con preoccupazione crescente: cominciava la parte più pericolosa del viaggio, ne erano consapevoli.

Si assicurarono meglio alle spalle i loro fardelli e gli otri d'acqua, riempiti poco prima grazie ad un ruscelletto; volsero la schiena alla luce che inondava le terre ad ovest, tuffandosi nella foresta.





CANTUCCINO DELL'AUTRICE

Salve a tutti, rieccomi con l'ottavo capitolo :) spero vi sia piaciuto! Come l'avete trovato in generale? Avete apprezzato il dialogo Beorn/Karin? E quello Thorin/Balin?

Probabilmente, nel leggerlo, alcuni di voi avranno pensato: “mamma mia, qui Thorin è proprio OOC, si è rammollito di brutto!”

Ma, vedete... Thorin ha amato veramente Karin, è stato il suo unico amore e, nonostante ciò che hanno passato, non riesce a dimenticarlo nemmeno a distanza di anni: sono così diversi ma simili nel carattere (penso l'abbiate notato ;) ), eppure si completano, dandosi forza a vicenda. Lui non lo ammetterebbe mai a voce alta, come avete potuto leggere, nonostante provi questi sentimenti fortissimi e ne soffra, perché sempre in contrasto: da un lato lei, dall'altro la rabbia per le sue azioni; solo con Balin ha ceduto per un attimo, confessandogli di non farcela a rimanere impassibile e pieno d'odio, ma lo vorrebbe col cuore: perché è convinto di avere ragione, perché è testardo come un mulo, perché è semplicemente Thorin, con i suoi mille difetti ed il peggior carattere del mondo quando si parla di orgoglio ferito e fiducia persa. Sono le persone che ti fanno soffrire che sono più difficili da dimenticare, e per lui è così: fatica a dimenticare ciò che Karin ha rappresentato, e patisce le pene dell'inferno.

In sostanza, ciò che voglio dire è che: anche i nani cazzuti hanno un cuore e soffrono!

Di sicuro a nessuno è passato per il cervello di pensarlo OOC, e sono solo io a farmi 'ste paranoie XD XD: però avevo bisogno di spiegarvi come la pensassi, e sono certa che abbiate capito :D

In pratica, vi ho spoilerato ciò che prova il nostro bel re XD: poi non dite che sono maledetta perché non dico nulla, eh ;)?!? Hahahahaha, scherzo, ci mancherebbe!!!!

Un MARE di AMORE ( O.o!) a Helianto, ledtere, LadyGuns56, Lady of the sea, nini superga, Krystal91, jaybeautifldarkangel, Carmaux, MrsBlack, Yavannah, erica0501 e J_ackie. VI ADORO, SEMPLICEMENTE :* :*!!!

GRAZIE anche a chi l'ha messa nelle preferite- seguite- ricordate e a chi legge soltanto! Siete meravigliosi!

Bene, è tutto ragazzi, alla prossima!!!
Vostra riconoscente

Anna <3 <3



  
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