The
Seventh:Winter
•
PART
4: Backin'
•
-Chapt.
1: Forget the Herse.
Then sometimes,
just sometimes,
the Crow can bring that Soul back to put the wrong
things right.
Nella
base NYC dello S.H.I.E.L.D. l’odore di vernice è
ancora forte: la riparazione - o meglio, la ricostruzione,
deve essere stata ultimata da poco.
Ricordo
che quando l’ho lasciata era già conciata male, con le vetrate infrante, i
detriti all’ingresso ed i corpi dei primi caduti. Ho il sospetto che, a
battaglia finita, questo posto sia stato ridotto ad un colabrodo tanto da
ricostruirlo quasi daccapo: non ho trovato nulla di famigliare in quel poco che
ho visto.
La
stessa stanza dove mi trovo ora dovrebbe essere la solita utilizzata per gli
interrogatori, eppure il tavolo e le sedie, le pareti e anche la disposizione
dello specchio - sì, lo so che li dietro ci sono già quattro o cinque persone
che mi stanno osservando - sono
completamente diversi.
Una
cosa non è cambiata nella base dello S.H.I.E.L.D.: la
brutta abitudine di tenere il riscaldamento basso. Abituata a temperature calde
come quelle degli Inferi, trovarmi improvvisamente nel tanto decantato tardo
autunno del newyorkese è uno sbalzo notevole.
Soprattutto
considerato che, per la mia entrata in scena trionfale, ho scelto uno dei miei capi preferiti del mio guardaroba
del Limbo.
Uno di quelli realizzati con poca
stoffa.
Mi
rannicchio nella giacca di Clint di cui sono appropriata dopo il nostro
incontro ed incrocio le gambe sulla sedia per non tenere i piedi a contatto con
il pavimento freddo, mentre Morrigan saltella
nervosamente sul tavolo e poi viene ad appoggiarsi sul mio ginocchio
Passi
nel corridoio ed io tendo le orecchie a cercare di riconoscerne il
proprietario: sapevo indovinarli tutti, possiedo ancora questa caratteristica?
Questa è la Hill, ne sono sicura. I
passi rallentano in prossimità dell’entrata alla mia stanza, come se fosse
tentata ad entrare, ma poi proseguono. Sento una porta aprirsi al di là della
parete ed intuisco che assisterà al mio interrogatorio dietro allo specchio.
Resto
al mio posto finché non sento altri passi avvicinarsi. Lenti e pesanti: Fury.
Quando
apre la porta, il Direttore non riesce a trattenere uno sguardo sgomento e un
fremito nella mascella.
Decido
di sorridere, così, per rompere il ghiaccio. "Questa scena mi ricorda
qualcosa." suggerisco, alludendo al nostro primo incontro nell'aula di
detenzione del mio liceo.
Fury mi fissa a lungo senza ribattere, poi chiude la porta alle sue spalle ed entra
studiandomi attentamente con sguardo severo: "Spero tu comprenda il perché
abbiamo preferito trattenerti."
"Beh,
sì, certo." Anche lei mi è mancato,
direttore. Mi ricompongo sulla sedia, mentre prende posto in quella di
fronte alla mia. "Il mio ritorno suona un tantino sospetto, è naturale. È
giusto che vi spieghi tutto."
Non
perde tempo: "Come hai potuto risvegliarti?"
Sì, tutto bene, grazie. Un po’ di stanchina, ma dev’essere il jet-leg. “Tecnicamente si chiama resurrezione.” Spiego brevemente a Fury come sia potuta tornare indietro, di come Amon abbia stretto un’alleanza con un Corvo per riportare
indietro Morrigan e quindi me. “È meno complicato - e
meno lecito - di quanto sembri" concludo. Rimane per un attimo immobile,
braccia conserte e appoggiate al tavolo. Dal lieve cenno del capo intuisco
abbia afferrato il concetto che esistano cose di difficile comprensione anche
per lui, e che si stia domandando se questo non possa rappresentare una
minaccia globale.
"Ci
potrebbero essere delle conseguenze, ma sarebbero solo ed esclusivamente a
carico mio. O di Amon, al massimo. Nulla che possa
essere di pericolo a questa dimensione."
Non
sembra sollevato, ma il movimento della testa si fa impercettibilmente più
evidente e lo interpreto come un segnale di auto-convincimento. "E sei
tornata sola?"
Ah,
eccola, la domanda da un milione di dollari. "Beh, sì. Romanoff
può testimoniarlo. Anche Barton, ammesso che perdere
i sensi non gli abbia causato un’amnesia."
"In
vita, intendo."
"Non
ho potuto portare con me Coulson, se è questo che mi
sta chiedendo. È passato troppo tempo, è andato troppo... oltre."
Fury tamburella le dita sul tavolo,
assimilando l'informazione. "Quindi tu sei tornata in vita da sola?"
incalza.
Beh,
prima o poi l'avrebbero saputo, tanto vale che glielo dica io e che cerchi di
spiegare bene le cose.
Mi
sono preparata a questo momento, credo, dall'attimo in cui ho capito che potevo
tornare in questa dimensione. Perciò deglutisco, prendo un bel respiro e
pronuncio un no.
"Loki?"
Annuisco.
"Non è stata una mia scelta, come quella della sepoltura d'altronde: ho
sempre detto di voler essere cremata e lanciata dall'Everest; fortuna che la
mia migliore amica si sia scordata di queste mie volontà, altrimenti la mia
anima non avrebbe trovato un corpo in cui tornare. Ma seguitando il nostro
discorso, anche Loki è tornato indietro, sì."
La
mascella di Fury si serra di scatto: "Credo che
tu debba spiegarci bene un paio di cose, Borgo."
"Mi
ha salvato la vita dal veleno che mi stava uccidendo; Amon
gliene era grato. Ed ha voluto anche premiarlo per aver salvato il mondo: non
che intendesse davvero farlo e mi pesa doverlo notare, ma se siamo tutti qui e Thanos no è anche
grazie a lui. E a me, ovviamente."
"Dobbiamo
anche ringraziarlo che Thanos sia arrivato qui."
"Diciamo
che ha velocizzato un tentativo di colonizzazione che ci sarebbe stato
comunque, da qui ad un paio di secoli. Se proviamo a guardare questo da
un’ottica diversa, potremmo dire che è stato meglio così: eravamo preparati a
riceverlo."
"Che
rapporti hai con lui?"
Di natura squisitamente sessuale
sarei tentata di rispondere, ma mantengo il profilo serio e un po' imbarazzato
di chi deve giustificare una cosa illecita e proibita, di aver percorso l’unica
strada possibile: "È capitato per caso: Loki mi
si è presentato davanti nel momento in cui ero certa di non avere più
possibilità di salvezza. Ho deciso di tentare il tutto per tutto: possiede una
conoscenza pressoché illimitata, e nell'universo un antidoto al veleno doveva
pur esserci. Ho giocato le mie carte, e lui ha trovato un siero per me."
"Che
genere di carte?"
Lascio
che l’angolo della bocca mi si pieghi in un sorrisetto sornione: "Quelle che
mi sono più consone e che non mi sono mai fatta scrupoli nell'utilizzare nel
mio lavoro. Sono brava a convincere le persone, lo sa bene Direttore."
"Quindi
tu avresti convinto Loki a salvarti la vita, in
cambio di cosa?"
"In
cambio di me: Mezzodemone,
potenti legami negli Inferi, possibilità di avere un esercito personale. Sulla
carta una valida alleata, e sicuramente una persona non ingrata. Era sicuro
inoltre di avermi legato a lui sentimentalmente perciò, beh, salvandomi la vita
si intascava una possibilità di rivincita. Non pensavo si facesse ammazzare
dopo di me... forse sono stata un po' troppo convincente."
"Ed
essertelo ritrovata nella tomba che effetto ti ha fatto?"
"Beh,
mi sono resa conto di essere un'attrice perfetta, se anche voi ci siete
cascati."
Sbuffa.
"Thor l'ha chiesto con tanta insistenza... e Natasha
non era nelle condizioni di decidere."
"Perciò
l'ha fatto lei?"
"L'aiuto
di Thor è stato provvidenziale in questa battaglia. Un simile favore potevo
concederglielo. Barton non mi ha parlato per quasi un
mese." Sorrido immaginando quanto Clint si sia potuto infuriare per una
scelta simile. "E quindi, sei resuscitata oggi?"
"Oh
no, il mio corpo sarebbe stato troppo corrotto. Sono resuscitata al quarto
giorno. Una resurrezione al terzo è considerata troppo mainstream.”
Finalmente
riesco a strappargli un mezzo sorriso. "Capirai che non posso reintegrarti
subito."
"E
neppure lo voglio."
"Desideri
lasciare lo S.H.I.E.L.D.?"
"No.
Non credo, almeno." Mi stringo nella giacca di Clint: "Ma sono
tornata indietro dal’Aldilà, e non è esattamente un evento privo di traumi.
Cercando di valutarmi dal profilo psicologico ho riscontrato in pieno la triade
sintomatologica di Disturbo Post
Traumatico da Stress. Essendo il mio disturbo di genere primario, è
difficilmente gestibile se non seguito a dovere. Non credo di poter essere in
grado di saltarci fuori da sola, e di sicuro in queste condizioni non posso
offrirmi per un reintegro nei miei precedenti ruoli. Forse potrei iniziare con
un reinserimento parziale e graduale, ma non prima un’attenta analisi da parte
di qualcuno estraneo alla vicenda. L’autodiagnosi non è sufficiente a dar un
giudizio adeguato.”
"Sono
d’accordo, Borgo." Si preme la mano sull'auricolare e accorda qualcosa.
"Un'ultima cosa" dice alzandosi. "In questo momento, dov'è Loki?"
"Quando
abbiamo convenuto fosse il momento di lasciare gli Inferi e tornare in questa
dimensione, Loki non ha voluto rivelarmi quale fosse
la sua destinazione. Sono stata costretta quindi a mettere mano al suo portale
e a modificarne l'apertura in modo che lo conducesse in un determinato
luogo."
Fury reclina la testa di lato e aggrotta
la fronte, incuriosito: "Quale?"
Sorrido.
È
buio, e gli occhi di Loki ci impiegano qualche
secondo per abituarsi all'oscurità. Alza lo sguardo verso l'alto dove un
milione di stelle salutano il suo ritorno nella dimensione dei Vivi.
Respira
profondamente e l’odore di salsedine gli riempie i polmoni: il mare è vicino,
può sentire anche il rombo delle onde che si infrangono contro le rocce.
Per
quanto quella non sia la sua terra, trova quel un suono famigliare,
rasserenante.
Poi
alle sue orecchie giunge il fruscio delle foglie mosse dal vento e questo lo
insospettisce: la sua destinazione era una terra brulla ed inospitale, Niflheim, l’aveva già visitata e sapeva per certo che non presentava alberi dal fogliame così folto
da creare quel rumore. Si accorge che l'erba gli arriva quasi alle ginocchia: è
in mezzo ad un bosco.
Gli
bastano pochi passi per uscire dalla macchia e rendersi conto di trovarsi un
un’altura a picco sul mare. Dall’altro capo dell’insenatura, le luci della
città sono talmente brillanti ed improvvise che quasi gli feriscono gli occhi. Può
vederla tutta, per intero: i nastri dorati delle strade illuminate, i palazzi
decorati, le statue monumentali e le torri crescenti che formano il palazzo
reale.
Asgard.
Inizialmente
Loki si infuria.
Addison, questo è
sicuramente suo dannatissimo scherzo.
Poi
il profumo della città gli entra dentro e lo acquieta: a che pro arrabbiarsi?
Lei non potrebbe neppure sentirlo.
Tanto
più, forse l'ha indirizzato lì per uno scopo.
Per conquistare Asgard
Perché in questo momento lui torna
in vita come eroe, verrà riaccolto nel palazzo di Odino e potrà avere accesso
ai suoi tesori – Nei sotterranei del Palazzo ci
sono reliquie potenti ed utili per i suoi scopi.
Per non essere solo disperso nella
galassia. – Sì, Addison avrà
pensato più a questo che al resto.
A
Loki scappa un sorriso mentre si siede sull'erba, le
gambe a penzoloni nel vuoto: di sicuro Heimdall l'ha
già scorto e dato l'allarme. Tra pochi secondi avrebbe visto il portone del
Palazzo aprirsi e qualcuno uscire in sua ricerca - I tre Guerrieri? Thor ? O addirittura Odino in persona?
Doveva
solo aspettare - come sempre.
Volente
o Nolente, tanto, era a casa.
Esce
Fury ed entra Natasha. Ha
ripreso colore da quando mi sono palesata e nei suoi occhi non leggo più lo
smarrimento di prima: è tornata ad essere l'algida, imperturbabile agente Romanoff.
Quella a cui vorrei raccontare tutta
la verità.
Se
solo non mi guardasse così aspramente. Mi sorge sin il dubbio che sia furibonda,
che nulla potrà tornare come prima, neppure con tutti i miei sforzi e che lei
mi abbia già cancellato dalla sua vita. È un dubbio che fa male: Ero pronta ad
affrontare Fury, Clint, i Vendicatori tutti. Mi ero
preparata a fronteggiare accuse ed interrogatori.
Ma non il suo sguardo di ghiaccio.
Resta
in piedi, al di là del tavolo. "Io devo essere sicura” sibila.
"Di
cosa?"
"Di
chi mi trovo davanti." Il suo tono freddo mi ferisce più di un diretto al
naso: "Parla."
"Cosa
dovrei dirti?"
"Convincimi
che sei Addison."
D'accordo.
Devo dirle qualcosa che solo noi due sappiamo. Improvvisamente mi accorgo di
quanto sia difficile. Quasi tutto può essere stato condiviso, magari con Clint:
la sua storia, quello che ha subito, i suoi pensieri... Cosa posso dire per
convincerla?
Sbatte
i pugni con violenza sul tavolo ed io trasalgo: "PARLA!"
"Quando
ho visto per la prima volta l'armatura di IronMan..."
Mi è talmente vicina che sento il suo auricolare mettersi in funzione: qualcuno
le suggerisce di non esagerare, credo sia la Hill. "Mi sono chiesta come
avrebbe potuto infilarsi le dita nel naso."
Natasha sbatte le palpebre un paio di
volte. Poi colpisce il tavolo con violenza e lo lancia contro lo specchio mandandolo
in frantumi. Mi rifila un manrovescio che mi fa cascare dalla sedia e si
avventa su di me con uno slancio tale da farmi sbattere la schiena contro il
muro. Solo dopo qualche secondo mi rendo conto che la sua stretta non vuole
essere mortale: sulla mia guancia sta lasciando una traccia calda e umida:
Scende lungo il mio zigomo e trova le
labbra.
È
salata: "...Natasha..."
È
Nat, la mia Nat,
quella che mi sta abbracciando così forte da togliermi il fiato. Ricambio la
stretta, sento un groppo salirmi in gola e gli occhi mi pizzicano.
Qualcuno
apre la porta ed entra, sento altre braccia attorno a me, qualcun altro mi sta
parlando ma non lo ascolto. Non è
importante.
Sono
tornata, sono con Natasha, e tutto il resto non ha
nessuna importanza.
“Cornacchietta… tu
come…!”
“Le
giuste conoscenze, Stark. Parano sempre le chiappe.”
“…e che diavolo ci fai qui ora? La Guest Star di Walking Dead?”
“No,
Resident Evil. Sono la
cattivona dell’ultimo livello. Sconfiggi me, e avrai
salvato Racoon City”
Tony
Stark si passa una mano sulla faccia e si sfrega gli
occhi, un secondo prima spalancati nella più grande delle sorprese.
Ho fatto restare senza parole Tony Stark per circa mezzo minuto. Qualcuno chiami un notaio e
mi faccia entrare nel Guinness dei Primati.
Poi
si mette a ridere. Isterico. “Sai cosa non voglio perdermi, ora? Quando lo
dirai a Banner.”
Oh.
"Bruce?
Bruce! Bruce... vecchio mio, eccoti qui!"
"Oh,
ciao Tony. Hai bisogno? Perché qui ho finito e sto uscendo, avrei un imp..."
"Ti
rubo solo quale minuto.... permetti?"
"...
se proprio devi."
"Ho
bisogno di parlarti e vorrei farlo in privato." Apre la porta della Sala
Ristoro e lo spinge dentro chiudendosi velocemente la porta alle spalle.
"Siediti, caro."
Lo
sguardo di Banner è perplesso, ma esegue comunque sospirando: ormai ha imparato
che prima si asseconda Stark, prima ci si libera da
lui.
Ok,
forse non sempre, Pepper ne è la prova, ma questa è
comunque l’unica tattica applicabile ad arginare l’irruenza di un genio miliardario logorroico filantropo,
talvolta nostalgico ex-playboy.
"Ti
ricordi di quando ti ho involontariamente
spoilerato l'ottava stagione di The Big Bang Theory e tu non ti
sei arrabbiato? "
"Reputo
abbastanza immaturo infuriarsi per lo spoiler su un telefilm comico, per quanto
non sia completamente convinto dell'involontarietà della tua azione."
"Ma
comunque il fatto che tu non ti sia arrabbiato è molto positivo, giusto? Un
passo in avanti per il tuo completo controllo sull'Altro Tizio, sei
d'accordo?"
Bruce
si toglie gli occhiali per sfregarsi le palpebre pesanti. "Tony, ti prego,
dimmi dove vuoi arrivare che sono già in ritardo..."
"Per
gradi, Dottor Banner, procediamo per
gradi."
"Stark, se le tue intenzioni sono quelle di rifilarmi
qualsiasi tipo di anticipazione dell'articolo di Selvig
nell'ultimo numero di AIP Journal che
non ho ancora letto, sappi che ne sarò solo infastidito, non incazzato.
Probabilmente eviterò di parlarti per un giorno interno - cosa che gioverebbe
anche alla mia sanità mentale - ma non
farò uno sfacelo di questo posto. Quindi, è inutile che ci provi solo perché
non ti piace il colore del comparto tecnico-scientifico e Fury
non vuole farlo cambiare..."
"Credimi,
ti sbagli di grosso... io..."
La
porta si apre di botto: "Hey, c'è ancora il mio
the preferito nel distributore?"
Banner
sgrana gli occhi.
Le
dita tremano.
Gli
occhiali cadono a terra.
Le
pulsazioni cardiache aumentano talmente che possono sentirsi nella stanza.
"Ohcazzo...!" Addison non è
mai sparita così rapidamente. Né l’armatura di IronMan
arrivata così velocemente al proprietario.
La
mia stanza è completamente vuota, e Natasha sta
balbettando qualcosa su un suo momento di furia in cui ha inscatolato tutto. Reazione
comprensibile, eppure non posso negare la fitta di rammarico: ha fatto così
presto a togliere tutti i miei ricordi, mi infastidisce pensare che stesse
cercando di estirparmi dalla sua vita per ricominciare d’accapo così presto. “Ti
ricomprerò tutto io, dove è possibile” si affretta a proporre.
“Non
ho gettato via nulla.” Clint è appoggiato allo stipite della porta, braccia
conserte e piccolo sorriso a stendergli le labbra secche dal freddo: “Ho
portato tutto a casa mia. Sapevo che un giorno ti sarebbe passata questa furia,
Nat, e che avresti voluto tenere qualcosa.” Sorrido.
C’è un dito di polvere sul pavimento, ci scrivo il mio nome con la punta
dell’indice e faccio un disegno stilizzato di Nat e
Clint che si sbaciucchiano: “E cosa ci avreste messo qui dentro, la nursery?” Natasha mi fissa scandalizzata. “Sai, esistono tantissimi
modi per combattere il dolore di una perdita. Alcune persone incanalano la loro
energia in attività umanitarie o sportive di gruppo. Altri ancora si gettano
anima e corpo sul lavoro. C’è chi invece mette su famiglia per cercare di
sostituire l’affetto perso con uno più grande e coinvolgente come quello di un
figlio. Non guardatemi così, non sono io ad averla inventata la psicologia.
Dico solo che mi tra tutte le possibilità che ho contemplato prima di risalire
in superficie, beh, c’era anche questa.”
“Stasera
la cena la paghi tu.” sibila.
Le
mostro un palmo di lingua: "Davvero, che mi sono persa a starmene negli
Inferi?"
Natasha fa spallucce. "Il passaggio
dell'Uragano Sandy per Halloween. Ha mandato sott'acqua mezzo New Jersey e
fatto un casino qui in città. Hanno addirittura annullato la Maratona."
Resto
basita, la maratona non l'aveva cancellata neppure dopo l'attentato alle Torri
Gemelle. "Sicuri non c'entrasse Thor?"
"Jane
ce lo ha assicurato. Oh, e poi ti sei persa la ri-elezione di Obama."
"Ottima
cosa, seppure prevedibile dal mio punto di vista."
"L'uscita
di The Dark Knight
Rises." suggerisce Clint.
"Merda!"
“Ok,
credo tu debba raccontarmi un paio di cose.”
Clint
è andato a prendere la cena, Natasha si siede accanto
a me sul materasso appena tolto dal cellophan.
“Sono
più di un paio.” Ammetto. “Ma non so dove incominciare.”
“Dal
tuo inquilino tombale, per esempio?" Dritta al punto, come sempre.
"Non credo ad una parola di quello che hai detto a Fury:
Sputa il rospo.”
Mi
mordicchio le labbra e prendo un bel respiro. Sarebbe molto più facile
mentirle, ma non è quello che posso e voglio fare. A Natasha
devo dire come stanno realmente le cose ed accettare tutte le conseguenze che
verranno: ho bisogno che almeno una persona sappia tutta la verità.
“Voglio
subito dirti che non dimentico ciò che ha fatto, d’accordo?” Annuisce, alza un
sopracciglio e mi fa cenno di andare avanti. Le racconto come è iniziata, della
notte nella sua cella mentre Asgard era in festa per
la sconfitta di Thanos, dell’antidoto che ha trovato,
di come mi abbia salvata e di come insieme abbiamo progettato il piano per
sconfiggere il Titano - piano finito relativamente male - e
della promessa fatta: “Quando siamo stati teletrasportati negli Inferi abbiamo
dovuto passare le prime due settimane a riprenderci: non solo eravamo
debolissimi e con i nostri poteri pressoché annullati, ma io avevo anche uno
squarcio nel petto e nella schiena che rischiava di farmi cadere alcuni organi
fuori se solo avessi tentato di mettermi in piedi. Era orribile, credimi, ci si
vedeva dentro: quando l'ha visto Loki ha
vomitato."
"Non
lo facevo così sensibile." commenta ironica.
"Hai
visto in che condizioni ero messa?"
Ammette
che gliel'hanno impedito, così abbasso la scollatura della maglietta per
mostrare la cicatrice: è spessa, lunga una decina di centimetri, e solca i miei
seni. "E la schiena è messa uguale." La copro subito, mi fa ribrezzo
e la odio. "Le voglio togliere entrambe."
Ha
lo sguardo avvilito, mentre mi stringe una mano sussurrando che le dispiace.
"Ci
abbiamo messo un po' a riprenderci e a riavere il controllo sui nostri
poteri." Sorvolo sull'aspetto più interessante della nostra vita di
coppia: non necessario che sappia davvero tutto,
e so per certo che troppi dettagli, questa volta, la infastidirebbero: "Non starò qui a pontificare su come lui
sia diverso nei miei confronti, ti dico solo che…
beh, c’è di più in lui che il bastardo esagitato che ha fatto saltare per aria
mezza Manhattan e ucciso ottanta persone in due giorni. È complicato spiegarti,
non saprei neppure da che parte iniziare.”
“Lo
ami?”
"L'amore
è per bambini."
Sopracciglio
alzato, figurarsi se Nat si lascia fregare così:
"Quella battuta è mia. Rispondimi: lo ami?"
Oh,
ecco. Il Domandone del secolo che mi sono
posta più volte. La risposta è sempre stata la stessa: “Non lo so." È
così. "So solo che se tornasse ad essere una minaccia non esiterei a
combatterlo.”
“E
lui?”
Ah-ha! Altro bel
domandone. “Credo sia lo stesso.” Sì, più
o meno...
“Nonostante
i due mesi passati a fare i piccioncini negli Inferi?”
“Non
ti nascondo siano stati due mesi estremamente
piacevoli.”
“Risparmia
i dettagli, per questa volta.”
“Stavamo
bene, insieme. Ma entrambi sapevamo che… non sarebbe
durata. Così abbiamo deciso di comune accordo di riprendere le rispettive
strade. Che non significa necessariamente che ci siamo lasciati - anche perché
non sono sicura che stiamo insieme - ma solo che perseguiamo i nostri
diversi... interessi. Ci
rincontreremo, presto spero.”
“Quindi
come lo consideri? Il tuo ragazzo, il tuo amante, il tuo…
cosa?”
Mi
concedo il lusso di pensarci su, grattandomi il mento: Ma perché poi bisogna
dare sempre un nome a tutto? “Credo di poter coniare il termine trombanemico.”
Natasha inarca le sopracciglia, poi si
tuffa il viso tra le mani.
Clint
richiamato al comando per far rapporto su che punto fosse la missione prima
della - ahem - interruzione imprevista e noi
decidiamo di concederci il nostro momento di relax preferito:
2Girls,1Tub,
lo chiamiamo.
Niente
che possa finire su siti come YouPorn et similia,
semplicemente riempiamo la nostra vasca da bagno di acqua calda e tante bolle,
accendiamo un quantitativo spropositato di candele che neppure in un film di
Dario Argento se ne sono viste così tante, stappiamo una bottiglia di vino e ci
immergiamo con la faccia impiastricciata da maschere depurative e l'impacco
nutritivo sui capelli avvolti dal domopack.
Con
tutte le buone intenzioni del mondo, nessun uomo potrebbe mai trovarci sexy
durante una sessione di 2Girls,1Tub.
Riempio il mio calice di vino e degusto un
altro sorso del mio Amarone di
Valpolicella comprato dal mio spacciatore di vini a Little Italy.
"Quanto mi è mancato questo momento..."
"Anche
a me..." sussurra Natasha, abbandonando la testa
all'indietro, sul bordo della vasca; Tarata a Vodka e superalcolici com'è,
mezzo calice di Amarone basta a rilassarla.
"E
con Clint come va?"
Fa
una smorfia con la bocca e alza una spalla. "Non sono stata molto
sopportabile ultimamente. Ammetto di aver avuto qualcosa di simile ad una mezza
depressione. Ma non posso esserne certa, la mia psicologa era in ferie e non mi
ha potuto visitare."
"Deve
essere una gran scansafatiche."
"Già,
credo che la cambierò." Si vuota altro vino nel bicchiere e per poco non
trascina tre candeline nella vasca: Ridacchia. "Comunque non sono stata
l'esatto prototipo della fidanzata
perfetta, ecco. Credo che la cosa l'abbia infastidito. Hic!"
Cavoli,
siamo già alla fase singhiozzo? Nat, sei proprio
fuori allenamento... "Sai, dovresti farti perdonare."
Annuisce
con un sorriso mezzo imbambolato. "Ho hic un completino viola
che..."
"Naaah, Naaah. Tutta roba già
vista. Quello che dovresti fare, secondo il mio modesto parere, è fargli capire
che sei tornata te stessa, pronta a farlo impazzire, a stuzzicarlo. Per
esempio, una foto..."
Natasha si rizza a sedere. "Qui in
vasca"
"Con
il calice in mano”
"Con
entrambi i calici in mano."
"Ed
un messaggio provocante."
Appoggia
il bicchiere ed inizia a frizionarsi la faccia con l'acqua per togliere la
maschera. Si strappa via il domopack dai capelli e
tuffa la testa sott'acqua. "Presentabile?"
Annuisco.
Mi passa il cellulare. "Uh! è il nuovo modello di StarkPhone?"
"Sì,
mi è arrivato la settimana scorsa, è S.H.I.E.L.D. Limited Edition, credo che Stark te ne farà avere uno anche a te."
"Voglio
ben sperare! Ora dai, mettiti in posa."
"Usa
il comando vocale, non sono certa sia impermeabile."
Ordino
al cellulare di scattare la foto. "Bellissima!" strillo "Clint
si teletrasporterà a casa, vedrai." poi detto il messaggio: "Ho riempito anche il tuo bicchiere. Non
lasciare che si ossigeni troppo"
Obbediente
ed efficiente, l'assistente virtuale dello StarkPhone
ripete il messaggio tra le nostre risatine cretine.
"Invia
a CLINT BARTON." Ordina la mia amica, alzando il calice vittoriosa.
"Messaggio inviato a TONY STARK."
Panico.
Io
Sono
Assolutamente
Sbalordita.
Sapevo
che The Seventh era piaciuta e che il sequel sarebbe
stato gradito, ma non pensavo così tanto!!! Il riscontro positivo che ha avuto
il solo prologo è stato elettrizzante. Ho le vertigini, giuro!
E
anche un po’ di ansia da prestazione.
Speriamo
bene.
Nel
frattempo vi ringrazio e straringrazio per averla
recensita o inserita nelle preferite /seguite/ ricordate.
Spero
solo di essere sempre all’altezza delle vostre aspettative.
Ricordatevi
sempre che sono aperta anche alle critiche, purché sensate e costruttive.
Grazie,
Grazie, Grazie!!!!!
EC
PS: Il titolo è tratto da Back in Black degli AC/DC e la citazione è da Il Corvo –
assolutamente un Cult.
PPS:
2 Girl 1 Tub è una ‘scena tagliata’ da The Seventh originale.
Alla
prossima!!
EC