Da che
parte stare
Shen
seguì il padre di Po in silenzio lungo la strada del ritorno fino alla casa,
dal cui interno provenivano le voci dei guerrieri kung fu che facevano i
complimenti alla cucina del panda.
Sembrava
tutto così semplice, così normale. Una casa, una famiglia.
:-Non
voglio farvi del male-:
Disse
all’improvviso.
Il
panda lo guardò come se lo stesse attentamente valutando e Shen rimase fermo
sotto quello sguardo.
Non
stava mentendo e sperava che il panda lo capisse.
:-Forse
no-: Disse quello lentamente :- Vedremo. Per il momento raggiungi i tuoi
compagni e ringraziali perché se ho deciso di farti restare è anche merito loro
che mi hanno assicurato che non sei una minaccia-:
Shen
trasalì a sentire dire “I tuoi compagni”.
:-Io…
io rientrerò più tardi-:
Brontolò
piano.
Il
panda gli restituì un’alzata di spalle.
:-Fai
un po’ come credi. Resta pure fuori sulla veranda tutta la notte se ti pare. E,
a proposito, io mi chiamo Lao-:
Shen
non stette neanche a guardarlo che rientrava.
Si
appollaiò sui gradini che portavano in casa e rimase a riflettere sulla sua
nuova situazione.
Si
sentiva spaccato in due più che mai: da un lato non voleva rinunciare a
dimostrare di essere il più forte e l’idea di riappropriarsi delle sue armi e
di ricostruire un esercito era un richiamo irresistibile per il suo orgoglio,
dall’altro però non poteva fare a meno di ripensare alle parole della
Divinatrice.
“Da quando sei qui hai visto che
c’è un modo diverso di vivere, e lo hai anche apprezzato a momenti, anche se non
lo ammetteresti neanche sotto tortura”
Era
vero, era dannatamente vero!
Shen
se ne accorgeva solo in quel momento: da quando era arrivato al Palazzo di Giada
e Shifu lo aveva rassicurato sul fatto che nessuno avrebbe mai usato una sua
debolezza contro di lui, qualcosa aveva cominciato a cambiare.
Sapere
che non volevano fargli del male gli aveva tolto di dosso il peso enorme di
doversi sempre guardare le spalle.
Era
paradossale che non si fosse mai sentito tanto al sicuro come in quei giorni in
cui era stato più a stretto contatto con i suoi “nemici” ed ancora più
paradossale era il fatto che lui non si fosse accorto di quel cambiamento
perché era troppo impegnato a detestarli.
Cercò
di immaginare come sarebbe stato se avesse davvero accettato di far parte del
loro gruppo.
Certo,
avrebbe dovuto rinunciare per sempre ai suoi progetti di conquista e non
avrebbe mai avuto la gloria che aveva rincorso per tanti anni, ma in cambio
forse avrebbe avuto degli… amici?
Anche
quella era una cosa nuova: quando mai gli era importato di avere amici?
Sbuffò
contrariato.
Per
di più in quella vallata dannatamente umida le sue ossa cominciavano a
protestare e l’ala gli faceva di nuovo male.
:-Ah,
eccoti qui. Cominciavamo a credere che ti fossi perso-:
Shen
rischiò di cadere.
Decisamente
non si sarebbe mai abituato al fatto che la tigre gli scivolasse
silenziosamente alle spalle.
Decise
di rigirarle la domanda con tono acido.
:-Che
mi fossi perso o che fossi scappato?-:
La
tigre scosse la testa con un mezzo sorriso, poi invece di andarsene e di
lasciarlo solo con il suo veleno scese due gradini e si sedette accanto a lui.
:-No,
non credevamo che fossi scappato-:
Gli
rispose stranamente calma.
Shen
pensò che in fondo non aveva senso essersela presa con lei.
:-Lascia
perdere, è che sono nervoso, va bene?-:
Lei
annuì comprensiva.
:-Sì,
capisco. Non è quello che ti aspettavi.-:
:-No,
decisamente non lo è-:
Ammise
Shen.
Non
aveva intenzione di parlare del suo “debito da pagare”.
Non
ancora almeno.
Però
era il momento giusto per chiarire un’altra cosa.
:-Perché
mi avete difeso con il capo villaggio? Insomma, sembrava decisissimo a
cacciarmi, perché non glielo avete permesso?-:
:-Non
volevamo che ti cacciasse. Ormai fai parte della nostra squadra-:
Anche
lei ci si metteva adesso!
Lo
avevano praticamente adottato senza che lui lo avesse richiesto!
E
la cosa gli dava un senso di… sicurezza?!
:-Ma
qui! Io! L’ultima volta che ho visto questi panda ho provato a sterminarli!-:
:-E
adesso invece sei qui per aiutarli. Stai facendo la cosa giusta, perché il tuo
cuore è così pieno di dubbi?-:
Shen
non sapeva che rispondere.
Sicuramente
la tigre non immaginava neanche che fino a poche ore prima di entrare nel
villaggio lui stava pensando proprio a come liberarsi di loro.
Nel
senso più fisico e letterale del termine.
:-Come
fai a sapere che… perché vi fidate di me?-:
Tigress
non rispose subito, come se stesse cercando le parole adatte.
:-Non
lo so neanche io. All’inizio ti abbiamo accettato solo perché ce lo aveva detto
Po. Sinceramente dopo quello che avevi combinato con quelle armi io non avrei
sprecato neanche una parola per difenderti, ma lui credeva che dovessimo
provare a vedere se c’era almeno una briciola di bontà in te prima di
condannarti, e adesso credo che ne sia valsa la pena. Abbiamo fatto bene a
fidarci di Po. E di te-:
Rimasero
per un po’ in silenzio, ognuno immerso nei suoi pensieri.
Fiducia.
Era tutto lì: Lao si era fidato dei maestri kung fu, i maestri kung fu si erano
fidati del panda ed il panda per qualche strana ragione aveva deciso di fidarsi
di lui.
Anzi,
Shen sapeva perfettamente perché il panda aveva voluto dargli quell’opportunità:
aveva visto un dolore che Shen nascondeva anche a se stesso mascherandolo con
rabbia ed odio.
Adesso
che vedeva chiaramente da cosa stava scappando vedeva chiaramente anche
qual’era l’unico possibile rifugio.
Fece
un respiro profondo prima di cominciare a parlare.
:-Ti
ricordi sulla nave, quando mi hai detto che ero un vigliacco?-:
:-Ah,
quello? Bè, io intendevo…-:
Shen
la fermò con un gesto.
:-So
perfettamente cosa intendevi. E… avevi ragione-:
Ignorò
lo sguardo sorpreso di Tigress e continuò.
:-Di
cose da vigliacco ne ho fatte tante. Ma ora basta. Sono qui per difendere
questo villaggio proprio come voi. E… Tigress… grazie per avermi dato fiducia-:
Alla
fine lo aveva fatto.
Per
la prima volta da tantissimo tempo aveva trovato il coraggio di parlare
sinceramente.
Ed
era anche la prima volta che chiamava uno dei suoi “compagni” per nome.
Tigress
nascose un sorriso un po’ imbarazzato.
:-Bè,
che ne dici, rientriamo adesso?-:
Chiese
Shen prima che la situazione diventasse troppo
imbarazzante.
Si
alzò ed aspettò che Tigress facesse altrettanto.
:-Perché
ti stringi l’ala in quella maniera? C’è qualche problema?-:
Gli
chiese lei.
Shen
si rese conto che con l’ala sinistra stava stringendo forte la destra all’altezza
della frattura.
:-Ah,
questo… no, non è niente, è solo la ferita di tre mesi fa che ogni tanto mi fa
un po’ male-:
Poi
aggiunse come parlando tra se.
:-Credo
che quest’ala non guarirà mai come si deve-:
:-Mi
dispiace, Shen-:
Lui
si limitò a scrollare le spalle.
:-In
fondo me la sono cercata, lo sai anche tu. Mi sento già molto fortunato ad
essermela cavata così-:
Però
Tigress aveva detto “mi dispiace” in modo sincero, e l’idea che lei potesse in
qualche modo tenere a lui gli provocava una sensazione nuova, strana ma non
sgradevole.
Intanto
erano arrivati davanti alla porta di carta di riso da dove provenivano le voci
degli altri.
La
carta di riso che ricopriva l’intelaiatura funzionava come un sipario delle
ombre cinesi e la sagoma di ognuno di loro era perfettamente stagliata contro
la luce.
Crane,
Monkey, Viper, da qualche parte Mantis anche se era difficile distinguerlo
dalle suppellettili del tavolo e… Po.
Per
la prima volta Shen associava le sagome ai loro nomi con naturalezza.
Tigress
fece scorrere il pannello ed entrò.
All’interno
li accolse un silenzio carico di aspettativa.
:-Hei!
Non avrete già mangiato tutto, vero?-:
Chiese
Tigress per scherzo, per sciogliere un po’ la tensione.
Po
raccolse subito la sfida.
:-Ovvio
che non vi abbiamo lasciato niente! Sai com’è, chi tardi arriva…-:
:-…
mangia tutte le tue provviste!-:
Gli
rispose lei ridendo.
:-No,
eh? Gli azuki dolci no!-:
:-Oh,
sì! Gli azuki dolci sì! Non è vero, Shen?-:
Non
se lo aspettava, non si aspettava di essere coinvolto in un gioco.
Ci
pensò un attimo.
:-Io
dico… di andare a cercarli! Sai, ho piuttosto fame-:
Era
una cosa stupida, dannatamente stupida, ma… Tigress continuava a reggergli il
gioco.
:-Bene,
allora con permesso, noi andiamo a dare fondo alle provviste di Po-:
Tigress
si voltò come per andare veramente alla ricerca degli azuki dolci, lentamente,
con calma studiata.
All’improvviso
il panda esclamò.
:-E
ve bene, va bene, mi arrendo, c’è qualcosa anche per voi! Ravioli al vapore,
siete contenti? E adesso alla larga dalle mie scorte personali!-:
Tutto
si stava risolvendo in una simpatica schermaglia, e Shen non si sentiva più
fuori posto.
Si
sedette e mangiò con loro senza stare a disagio.
In
effetti cominciava a sentirsi quasi a casa, e allora perché non dirlo? Perché
non chiarire una volta per tutte la sua posizione ed essere sincero con loro
come loro lo erano stati con lui?
Sentiva
di doverglielo in qualche modo, se voleva davvero entrare in quel gruppo.
:-Hem…
posso dire una cosa?-:
Immediatamente
calò il silenzio e Shen si pentì un po’ di aver richiamato tutta
quell’attenzione su di se, ma doveva assolutamente.
Era
un punto di non ritorno.
:-Io
vi volevo dire che… insomma… siete stati gentili con me. È inutile fare finta
di niente, io ho tentato di farvi a pezzi a colpi di arma da fuoco e per questo
avrei meritato… bè, non so cosa, ma non è questo i punto. Il punto è che voi mi
avete aiutato ed io ve ne sono grato, e quindi, adesso che tocca a me, intendo
fare la mia parte fino in fondo per aiutare voi e questo villaggio. Ve lo
prometto-:
Si
guardò intorno. Tutti lo fissavano allibiti.
No,
non andava assolutamente bene!
:-Bè,
dite qualcosa almeno! Io ho fatto uno sforzo enorme per dire queste cose,
sapete?-:
Ancora
nessuna risposta.
Shen
chiuse gli occhi e desiderò ardentemente scomparire sotto terra.
“Lo
sapevo, dannazione! Mi sono reso maledettamente ridicolo!”
Sentì
un movimento dietro di se ma si rifiutò di guardare.
Forse
sarebbe stato meglio farlo perché almeno sarebbe stato preparato.
Si
trovò avviluppato in una massa pelosa e soffice, che a giudicare dalla stazza
poteva essere solo…
:-Panda!
Che stai facendo?!-:
Non
poteva essere vero! Da qualche parte la voce di Monkey pronunciò un paio di
parole terrificanti.
:-Sì!
Abbraccio di gruppo!-:
:-No!
No, vi prego, non lo fate!-:
Implorò
Shen, ma da sotto tutta quella pelliccia gli altri non poterono sentirlo, o
meglio fecero finta di non sentirlo, e lui si trovò al centro della più disorientante,
assoluta, imbarazzante manifestazione d’affetto che avesse mai ricevuto.
:-Ok,
ragazzi adesso basta, lasciatelo respirare!-:
L’unica
dotata di un po’ di contegno sembrava Tigress, anche se Shen era certo che
anche lei avesse partecipato.
Quando
lo lasciarono andare era tutto rosso ed imbarazzato oltre quello che avrebbe
mai potuto dire, ma non si sentiva umiliato.
Si
sentiva… a posto.
:-Outch!-:
Esclamò
all’improvviso. Un’altra fitta all’ala.
:-Ma
perché c’è tanta umidità da queste parti?-:
Si
lamentò esasperato.
Mantis
intanto si era posato sull’ala e aveva cominciato ad esaminarla perché ormai
sapeva, come Shen del resto, che quel fastidio se lo sarebbe portato a vita come
un marchio.
:-Non
è tanto grave, vedrai che un po’ di agopuntura ti rimetterà in sesto. Vai a sederti,
io intanto prendo gli aghi-:
Shen
si limitò ad annuire, e quando si ritirarono nelle stanze che Lao aveva fatto
sistemare per loro, una per i ragazzi e l’altra per le ragazze, aspettò
paziente che Mantis preparasse tutti i suoi strumenti.
Come
previsto l’agopuntura ebbe i suoi effetti, ma non solo sul piano fisico.
:-Se
sei stanco mettiti pure a dormire, io posso lavorare lo stesso-:
Gli
disse Mantis.
:-Davvero?
Bè, sì, in effetti… fai tutto tu, io sono esausto!-:
Più
che abbassare la testa sotto l’ala sinistra la lasciò cadere a peso morto e
quasi subito si trovò sospeso nel limbo tra sogno e veglia in cui era libero di
lasciar vagare la mente.
Mentre
Mantis lavorava e Shen sentiva il dolore scemare, ripensava a tutto quello che
gli era successo, ed a proposito di “ferite” aveva l’impressione che non solo
la mantide, ma tutti loro stessero curando qualcosa di più profondo e doloroso.
Uno strappo annidato tra le pieghe più intime del suo essere si stava
lentamente rimarginando.
Era
strano, si sentiva meglio e più al sicuro in quella situazione in cui erano
pochi e potenzialmente in pericolo che quando comandava un’armata di centinaia
di lupi.
Si
sentiva finalmente accettato, forse persino amato, e promise a se stesso che
avrebbe fatto di tutto per non tradire la promessa che aveva fatto, di
combattere al loro fianco.
Il
vecchio progetto di riappropriarsi delle armi? Ormai gli sembrava estraneo e
lontano, come avvolto dalla nebbia, ed averci rinunciato lo faceva sentire come
se si fosse liberato di un peso inutile.
Ora
che aveva deciso da che parte stare si sentiva libero.
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Cantuccio
dell’Autore
Scusate,
merito davvero di finire rinchiusa nel barattolo dei sottaceti (Tigre Rossa sa
di cosa parlo)
Per
farmi perdonare ecco due regalini per voi (sì, lo so, si chiama corruzione XD) :
un video che io ho trovato molto carino Kung Fu Panda “Bells of Notre Dame”
http://www.youtube.com/watch?v=YEQPonc3aIM
Ed
una canzone che secondo me si adatta troppo a Shen (in questa fiction): What I’ve done http://www.youtube.com/watch?v=VFvgqjSTKbY
Altra
cosa: se c’è qualcosa che non vi piace, qualche errore di battitura, qualche
altra cosa che vi suona strano, ditemelo, ok? Capita di fare qualche patacca
quando si lavora da tempo su una cosa e anzi se mi aiutate a correggere mi fate
un favore.
Bene,
adesso posso salutare, grazie ancora per aver letto
Makoto