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Autore: Smeralda Elesar    18/02/2013    9 recensioni
:-Lord Shen è ancora vivo?-:
Chiese Po alla Divinatrice
:Se è ancora vivo? Farebbe qualche differenza?-:
:-Certo che sì! Insomma, se è ancora vivo dobbiamo andare a salvarlo!-:
La seconda possibilità che tutti avremmo voluto dare a Lord Shen
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lord Shen, Po, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Da che parte stare

 

Shen seguì il padre di Po in silenzio lungo la strada del ritorno fino alla casa, dal cui interno provenivano le voci dei guerrieri kung fu che facevano i complimenti alla cucina del panda.

Sembrava tutto così semplice, così normale. Una casa, una famiglia.

 

:-Non voglio farvi del male-:

 

Disse all’improvviso.

Il panda lo guardò come se lo stesse attentamente valutando e Shen rimase fermo sotto quello sguardo.

Non stava mentendo e sperava che il panda lo capisse.

 

:-Forse no-: Disse quello lentamente :- Vedremo. Per il momento raggiungi i tuoi compagni e ringraziali perché se ho deciso di farti restare è anche merito loro che mi hanno assicurato che non sei una minaccia-:

 

Shen trasalì a sentire dire “I tuoi compagni”.

 

:-Io… io rientrerò più tardi-:

 

Brontolò piano.

Il panda gli restituì un’alzata di spalle.

 

:-Fai un po’ come credi. Resta pure fuori sulla veranda tutta la notte se ti pare. E, a proposito, io mi chiamo Lao-:

 

Shen non stette neanche a guardarlo che rientrava.

Si appollaiò sui gradini che portavano in casa e rimase a riflettere sulla sua nuova situazione.

Si sentiva spaccato in due più che mai: da un lato non voleva rinunciare a dimostrare di essere il più forte e l’idea di riappropriarsi delle sue armi e di ricostruire un esercito era un richiamo irresistibile per il suo orgoglio, dall’altro però non poteva fare a meno di ripensare alle parole della Divinatrice.

 

“Da quando sei qui hai visto che c’è un modo diverso di vivere, e lo hai anche apprezzato a momenti, anche se non lo ammetteresti neanche sotto tortura”

 

Era vero, era dannatamente vero!

Shen se ne accorgeva solo in quel momento: da quando era arrivato al Palazzo di Giada e Shifu lo aveva rassicurato sul fatto che nessuno avrebbe mai usato una sua debolezza contro di lui, qualcosa aveva cominciato a cambiare.

Sapere che non volevano fargli del male gli aveva tolto di dosso il peso enorme di doversi sempre guardare le spalle.

Era paradossale che non si fosse mai sentito tanto al sicuro come in quei giorni in cui era stato più a stretto contatto con i suoi “nemici” ed ancora più paradossale era il fatto che lui non si fosse accorto di quel cambiamento perché era troppo impegnato a detestarli.

Cercò di immaginare come sarebbe stato se avesse davvero accettato di far parte del loro gruppo.

Certo, avrebbe dovuto rinunciare per sempre ai suoi progetti di conquista e non avrebbe mai avuto la gloria che aveva rincorso per tanti anni, ma in cambio forse avrebbe avuto degli… amici?

Anche quella era una cosa nuova: quando mai gli era importato di avere amici?

Sbuffò contrariato.

Per di più in quella vallata dannatamente umida le sue ossa cominciavano a protestare e l’ala gli faceva di nuovo male.

 

:-Ah, eccoti qui. Cominciavamo a credere che ti fossi perso-:

 

Shen rischiò di cadere.

Decisamente non si sarebbe mai abituato al fatto che la tigre gli scivolasse silenziosamente alle spalle.

Decise di rigirarle la domanda con tono acido.

 

:-Che mi fossi perso o che fossi scappato?-:

 

La tigre scosse la testa con un mezzo sorriso, poi invece di andarsene e di lasciarlo solo con il suo veleno scese due gradini e si sedette accanto a lui.

 

:-No, non credevamo che fossi scappato-:

 

Gli rispose stranamente calma.

Shen pensò che in fondo non aveva senso essersela presa con lei.

 

:-Lascia perdere, è che sono nervoso, va bene?-:

 

Lei annuì comprensiva.

 

:-Sì, capisco. Non è quello che ti aspettavi.-:

 

:-No, decisamente non lo è-:

 

Ammise Shen.

Non aveva intenzione di parlare del suo “debito da pagare”.

Non ancora almeno.

Però era il momento giusto per chiarire un’altra cosa.

 

:-Perché mi avete difeso con il capo villaggio? Insomma, sembrava decisissimo a cacciarmi, perché non glielo avete permesso?-:

 

:-Non volevamo che ti cacciasse. Ormai fai parte della nostra squadra-:

 

Anche lei ci si metteva adesso!

Lo avevano praticamente adottato senza che lui lo avesse richiesto!

E la cosa gli dava un senso di… sicurezza?!

 

:-Ma qui! Io! L’ultima volta che ho visto questi panda ho provato a sterminarli!-:

 

:-E adesso invece sei qui per aiutarli. Stai facendo la cosa giusta, perché il tuo cuore è così pieno di dubbi?-:

 

Shen non sapeva che rispondere.

Sicuramente la tigre non immaginava neanche che fino a poche ore prima di entrare nel villaggio lui stava pensando proprio a come liberarsi di loro.

Nel senso più fisico e letterale del termine.

 

:-Come fai a sapere che… perché vi fidate di me?-:

 

Tigress non rispose subito, come se stesse cercando le parole adatte.

 

:-Non lo so neanche io. All’inizio ti abbiamo accettato solo perché ce lo aveva detto Po. Sinceramente dopo quello che avevi combinato con quelle armi io non avrei sprecato neanche una parola per difenderti, ma lui credeva che dovessimo provare a vedere se c’era almeno una briciola di bontà in te prima di condannarti, e adesso credo che ne sia valsa la pena. Abbiamo fatto bene a fidarci di Po. E di te-:

 

Rimasero per un po’ in silenzio, ognuno immerso nei suoi pensieri.

Fiducia. Era tutto lì: Lao si era fidato dei maestri kung fu, i maestri kung fu si erano fidati del panda ed il panda per qualche strana ragione aveva deciso di fidarsi di lui.

Anzi, Shen sapeva perfettamente perché il panda aveva voluto dargli quell’opportunità: aveva visto un dolore che Shen nascondeva anche a se stesso mascherandolo con rabbia ed odio.

Adesso che vedeva chiaramente da cosa stava scappando vedeva chiaramente anche qual’era l’unico possibile rifugio.

Fece un respiro profondo prima di cominciare a parlare.

 

:-Ti ricordi sulla nave, quando mi hai detto che ero un vigliacco?-:

 

:-Ah, quello? Bè, io intendevo…-:

 

Shen la fermò con un gesto.

 

:-So perfettamente cosa intendevi. E… avevi ragione-:

 

Ignorò lo sguardo sorpreso di Tigress e continuò.

 

:-Di cose da vigliacco ne ho fatte tante. Ma ora basta. Sono qui per difendere questo villaggio proprio come voi. E… Tigress… grazie per avermi dato fiducia-:

 

Alla fine lo aveva fatto.

Per la prima volta da tantissimo tempo aveva trovato il coraggio di parlare sinceramente.

Ed era anche la prima volta che chiamava uno dei suoi “compagni” per nome.

Tigress nascose un sorriso un po’ imbarazzato.

 

:-Bè, che ne dici, rientriamo adesso?-:

 

Chiese Shen prima che la situazione diventasse troppo imbarazzante.

Si alzò ed aspettò che Tigress facesse altrettanto.

 

:-Perché ti stringi l’ala in quella maniera? C’è qualche problema?-:

 

Gli chiese lei.

Shen si rese conto che con l’ala sinistra stava stringendo forte la destra all’altezza della frattura.

 

:-Ah, questo… no, non è niente, è solo la ferita di tre mesi fa che ogni tanto mi fa un po’ male-:

 

Poi aggiunse come parlando tra se.

 

:-Credo che quest’ala non guarirà mai come si deve-:

 

:-Mi dispiace, Shen-:

 

Lui si limitò a scrollare le spalle.

 

:-In fondo me la sono cercata, lo sai anche tu. Mi sento già molto fortunato ad essermela cavata così-:

 

Però Tigress aveva detto “mi dispiace” in modo sincero, e l’idea che lei potesse in qualche modo tenere a lui gli provocava una sensazione nuova, strana ma non sgradevole.

Intanto erano arrivati davanti alla porta di carta di riso da dove provenivano le voci degli altri.

La carta di riso che ricopriva l’intelaiatura funzionava come un sipario delle ombre cinesi e la sagoma di ognuno di loro era perfettamente stagliata contro la luce.

Crane, Monkey, Viper, da qualche parte Mantis anche se era difficile distinguerlo dalle suppellettili del tavolo e… Po.

Per la prima volta Shen associava le sagome ai loro nomi con naturalezza.

Tigress fece scorrere il pannello ed entrò.

All’interno li accolse un silenzio carico di aspettativa.

 

:-Hei! Non avrete già mangiato tutto, vero?-:

 

Chiese Tigress per scherzo, per sciogliere un po’ la tensione.

Po raccolse subito la sfida.

 

:-Ovvio che non vi abbiamo lasciato niente! Sai com’è, chi tardi arriva…-:

 

:-… mangia tutte le tue provviste!-:

 

Gli rispose lei ridendo.

 

:-No, eh? Gli azuki dolci no!-:

 

:-Oh, sì! Gli azuki dolci sì! Non è vero, Shen?-:

 

Non se lo aspettava, non si aspettava di essere coinvolto in un gioco.

Ci pensò un attimo.

 

:-Io dico… di andare a cercarli! Sai, ho piuttosto fame-:

 

Era una cosa stupida, dannatamente stupida, ma… Tigress continuava a reggergli il gioco.

 

:-Bene, allora con permesso, noi andiamo a dare fondo alle provviste di Po-:

 

Tigress si voltò come per andare veramente alla ricerca degli azuki dolci, lentamente, con calma studiata.

All’improvviso il panda esclamò.

 

:-E ve bene, va bene, mi arrendo, c’è qualcosa anche per voi! Ravioli al vapore, siete contenti? E adesso alla larga dalle mie scorte personali!-:

 

Tutto si stava risolvendo in una simpatica schermaglia, e Shen non si sentiva più fuori posto.

Si sedette e mangiò con loro senza stare a disagio.

In effetti cominciava a sentirsi quasi a casa, e allora perché non dirlo? Perché non chiarire una volta per tutte la sua posizione ed essere sincero con loro come loro lo erano stati con lui?

Sentiva di doverglielo in qualche modo, se voleva davvero entrare in quel gruppo.

 

:-Hem… posso dire una cosa?-:

 

Immediatamente calò il silenzio e Shen si pentì un po’ di aver richiamato tutta quell’attenzione su di se, ma doveva assolutamente.

Era un punto di non ritorno.

 

:-Io vi volevo dire che… insomma… siete stati gentili con me. È inutile fare finta di niente, io ho tentato di farvi a pezzi a colpi di arma da fuoco e per questo avrei meritato… bè, non so cosa, ma non è questo i punto. Il punto è che voi mi avete aiutato ed io ve ne sono grato, e quindi, adesso che tocca a me, intendo fare la mia parte fino in fondo per aiutare voi e questo villaggio. Ve lo prometto-:

 

Si guardò intorno. Tutti lo fissavano allibiti.

No, non andava assolutamente bene!

 

:-Bè, dite qualcosa almeno! Io ho fatto uno sforzo enorme per dire queste cose, sapete?-:

 

Ancora nessuna risposta.

Shen chiuse gli occhi e desiderò ardentemente scomparire sotto terra.

 

“Lo sapevo, dannazione! Mi sono reso maledettamente ridicolo!”

 

Sentì un movimento dietro di se ma si rifiutò di guardare.

Forse sarebbe stato meglio farlo perché almeno sarebbe stato preparato.

Si trovò avviluppato in una massa pelosa e soffice, che a giudicare dalla stazza poteva essere solo…

 

:-Panda! Che stai facendo?!-:

 

Non poteva essere vero! Da qualche parte la voce di Monkey pronunciò un paio di parole terrificanti.

 

:-Sì! Abbraccio di gruppo!-:

 

:-No! No, vi prego, non lo fate!-:

 

Implorò Shen, ma da sotto tutta quella pelliccia gli altri non poterono sentirlo, o meglio fecero finta di non sentirlo, e lui si trovò al centro della più disorientante, assoluta, imbarazzante manifestazione d’affetto che avesse mai ricevuto.

 

:-Ok, ragazzi adesso basta, lasciatelo respirare!-:

 

L’unica dotata di un po’ di contegno sembrava Tigress, anche se Shen era certo che anche lei avesse partecipato.

Quando lo lasciarono andare era tutto rosso ed imbarazzato oltre quello che avrebbe mai potuto dire, ma non si sentiva umiliato.

Si sentiva… a posto.

 

:-Outch!-:

 

Esclamò all’improvviso. Un’altra fitta all’ala.

 

:-Ma perché c’è tanta umidità da queste parti?-:

 

Si lamentò esasperato.

Mantis intanto si era posato sull’ala e aveva cominciato ad esaminarla perché ormai sapeva, come Shen del resto, che quel fastidio se lo sarebbe portato a vita come un marchio.

 

:-Non è tanto grave, vedrai che un po’ di agopuntura ti rimetterà in sesto. Vai a sederti, io intanto prendo gli aghi-:

 

Shen si limitò ad annuire, e quando si ritirarono nelle stanze che Lao aveva fatto sistemare per loro, una per i ragazzi e l’altra per le ragazze, aspettò paziente che Mantis preparasse tutti i suoi strumenti.

Come previsto l’agopuntura ebbe i suoi effetti, ma non solo sul piano fisico.

 

:-Se sei stanco mettiti pure a dormire, io posso lavorare lo stesso-:

 

Gli disse Mantis.

 

:-Davvero? Bè, sì, in effetti… fai tutto tu, io sono esausto!-:

 

Più che abbassare la testa sotto l’ala sinistra la lasciò cadere a peso morto e quasi subito si trovò sospeso nel limbo tra sogno e veglia in cui era libero di lasciar vagare la mente.

Mentre Mantis lavorava e Shen sentiva il dolore scemare, ripensava a tutto quello che gli era successo, ed a proposito di “ferite” aveva l’impressione che non solo la mantide, ma tutti loro stessero curando qualcosa di più profondo e doloroso. Uno strappo annidato tra le pieghe più intime del suo essere si stava lentamente rimarginando.

Era strano, si sentiva meglio e più al sicuro in quella situazione in cui erano pochi e potenzialmente in pericolo che quando comandava un’armata di centinaia di lupi.

Si sentiva finalmente accettato, forse persino amato, e promise a se stesso che avrebbe fatto di tutto per non tradire la promessa che aveva fatto, di combattere al loro fianco.

Il vecchio progetto di riappropriarsi delle armi? Ormai gli sembrava estraneo e lontano, come avvolto dalla nebbia, ed averci rinunciato lo faceva sentire come se si fosse liberato di un peso inutile.

Ora che aveva deciso da che parte stare si sentiva libero.

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Cantuccio dell’Autore

 

Scusate, merito davvero di finire rinchiusa nel barattolo dei sottaceti (Tigre Rossa sa di cosa parlo)

 

Per farmi perdonare ecco due regalini per voi (sì, lo so, si chiama corruzione XD) : un video che io ho trovato molto carino Kung Fu Panda “Bells of  Notre Dame”  http://www.youtube.com/watch?v=YEQPonc3aIM

 

Ed una canzone che secondo me si adatta troppo a Shen (in questa fiction): What I’ve done    http://www.youtube.com/watch?v=VFvgqjSTKbY

 

Altra cosa: se c’è qualcosa che non vi piace, qualche errore di battitura, qualche altra cosa che vi suona strano, ditemelo, ok? Capita di fare qualche patacca quando si lavora da tempo su una cosa e anzi se mi aiutate a correggere mi fate un favore.

 

Bene, adesso posso salutare, grazie ancora per aver letto

 

                                          Makoto

 

   
 
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