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Autore: Noth    19/02/2013    11 recensioni
Sette audiocassette contenenti le tredici ragioni per le quali Blaine Anderson si è suicidato. E queste cassette stanno facendo il giro delle tredici persone colpevoli di aver distrutto la vita di Blaine. Quando arrivano a Kurt, però, lui non sa cosa aspettarsi e non capisce cosa possa c'entrare. Eppure è in una di quelle cassette, e prima o poi verrà il suo turno. Ascoltandole, Kurt comincerà un viaggio che lo porterà ad una nuova consapevolezza, ad una scoperta di emozioni e sentimenti che aveva dato per scontate e che, invece, non avrebbe dovuto.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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13 Reasons Why
Cassetta D Lato 8.








Speravo quasi di svenire sotto la pioggia. Svenire e rendermi conto che tutta quella storia non era altro che un brutto sogno del quale avrei riso senza allegria la mattina. Però la pioggia continuava a precipitare dal cielo come un miliardo di suicidi e, mentre sentivo l’acqua corrermi lungo la schiena e scivolarmi fin dentro le mutande, mi morsi forte la lingua per non urlare. Mi dispiaceva tanto per Blaine, ma ancor di più non potevo credere che, nonostante tutta l’attenzione che gli avevo prestato, non avessi notato quanto ci fosse qualcosa di marcio e quanto la mia attenzione non fosse assolutamente stata sufficiente. Finn, dopo un po’, aprì il finestrino con la manovella scricchiolante.

« Tutto bene? » domandò, pensando di aver lasciato passare abbastanza tempo prima di salvarmi da una brutta influenza, ma a me proprio non interessava.

« Per niente. » sussurrai, poggiandomi le mani sulle ginocchia e fissandole.

« Sai qual è la prossima cassetta? » domandò. Io esalai il fiato tremante. Le mie emozioni erano fuori controllo.

« Come posso saperlo? »

« E’ su se stesso. » disse. Alzai lo sguardo.

« Si sta dando la colpa da solo? » sussurrai.

Fin ciondolò con la testa.

« Bè, Kurt, il suicidio è una decisione in parte sua per forza, anche se noi abbiamo fatto una buona parte del lavoro. »

Non gli risposi perché non capivo come potesse dirlo ad alta voce senza sentirsi male. Io facevo anche solo fatica a pensare a quella volta che lo avevo fatto sorridere poco prima che se ne andasse. Mi faceva salire un senso di disperazione che tendeva a rovesciarmisi addosso come un’onda.

Mi alzai e camminai sotto la pioggia, allontanandomi da quella macchina con le mani in tasca e, con i polpastrelli umidi, premetti il tasto play, sperando che ascoltare lui mi avrebbe dato le risposte che cercavo o che, almeno, avrebbe quietato il flusso dei miei pensieri.

Play.

Fingerò di essere da uno psicanalista ora, magari potrebbe aiutarmi perché sì, avete indovinato, nessuno di voi è su questo nastro. Ci sono io e, non vi preoccupate, ovviamente non mi dovrete inviare le cassette, mi sto già ascoltando abbastanza.

Incassai la testa tra le spalle.

Non vi dico nemmeno che potete saltarla, se volete, tanto lo farete comunque. Alloar, da dove cominciamo? Perché è colpa mia? Bè non è che esattamente le pillole per dormire di mia madre mi finiranno magicamente in bocca. È colpa mia, ioho scelto che arrendermi era la soluzione perfetta per me. È colpa mia perché potrei provare a reagire, a non sentirmi un inetto ma… semplicemente lo sono, non posso mentire a me stesso. Quindi parlerò brevemente di me, così che questo nastro sarà davvero la risposta ad ogni domanda.

Non so che mi prende. Dovrebbe essere l’adolescenza a farmi sentire così, dicono, ma non è vero. Vorrei poter tornare a casa e trovare mia mamma che cucina il pollo arrosto con le patate al burro. La sua testa potrebbe spuntare dalla cucina e sorridermi. Poi sentirei la tosse nervosa di papà e saprei che è intento a leggere il giornale sul tavolo e a farle compagnia. Mi chiederebbero come va e mangeremmo assieme, così, magari con te Cooper e starai bene. E invece arrivo da scuola e devo tirare fuori una chiavetta argentata e scavalcare il cespuglio di lavanda che mamma ha comprato e mai curato, e che ormai ha preso il posto della porta d’ingresso. Poi inserisco la chiave nella toppa, facendogli fare due giri ed infine entro nell’abitazione buia. Appoggio lo zaino accanto alla porta e mi dirigo nella cucina, accendo il neon che ronza fastidiosamente ed è tutto vuoto, lindo e pulito. E ogni giorno un nuovo vivere da solo, parlare della mia giornata e della solitudine a quei pasti precotti che trovo nel freezer, canticchiare lavando i piatti e fare i compiti con così tanta concentrazione che, per fortuna, poi finisco per dimenticarmi di essere solo e che nessuno vuole ascoltarmi. Effettivamente questo vecchio registratore è un ottimo espediente, devo ammetterlo. Passo quasi tutto il tempo a chiedermi il perché di quasi ogni cosa accadutami. Perché mi sono trasferito? Perché ho incontrato Sam? Perché incarno inconsciamente il ruolo della vittima perfetta? Perché deve essere così?

Mi chiedo se sia tutto frutto delle mie scelte. Se, se mi fossi comportato diversamente, oggi sarebbe differente. E allora perché ho fatto quelle scelte? Ho costantemente voglia di piangere ma, per qualche strano motivo, sono convinto che questo peggiorerebbe ancora di più la mia immagine pubblica. Come se fosse possibile!

È come camminare in un corridoio lungo, buio e freddo tutta la vita, ogni tanto scorgi delle luci lontane e allora ti metti a correre per raggiungerle e scoprire con amarezza e bruciante delusione che erano solo delle inutili luccioleche, per qualche strano motivo, morivano nell’istante in cui le toccavi. Eppure non potevi fare a meno di farlo.
Dio, quanto siamo stupidi, banali, prevedibili e autodistruttivi noi esseri umani.

Cominciai quindi poi a sentirmi assolutamente insensibile ad ogni cosa, come se mi avesse potuto investire un treno e non sarebbe stato che un innocuo colpetto. È la sensazione del fondo. Quella disperazione così vischiosa e universale che il corpo non si azzarda nemmeno a percepirla, ma essa ti uccide ugualmente nell’animo. E forse non me ne rendevo conto, non lo so. Però la mia esistenza ruotava attorno a un tran-tran fatto di silenzio e muscoli facciali paralizzati.

Ero intorpidito per non morire di disperazione. Disperazione per l’umiliazione scolastica giornaliera, per la solitudine nella quale ero piombato e dalla quale nessuno considerava di sua priorità salvarmi ed io ne avevo perso la voglia, per il barbaro assassinio di ogni mia speranza di un futuro migliore con il fallimento di mio fratello, per il senso di impotenza e mancanza nei confronti di un amico che non posso salvare né portare giù nel baratro con me. L’orrore di fronte a questo me usato, troppo debole, troppo stupido, sporco, sbagliato, illuso, dimenticato.

La sua voce si spaccò come porcellana sulle ultime sillabe e mi resi conto di avere un nodo in gola che minacciava di uscire come un grido. Non avevo idea. Non potevo pensare che qualcuno che conoscevo potesse davvero sentirsi… così.

Mi tagliavo le braccia così spesso che avevo paura il sangue avrebbe smesso di coagularsi. E fu allora che pensai ‘magari non lo facesse!’ E macchinai, macchinai tanto mentre piangevo sul lavandino. Non voglio fare pena. Voglio spiegare cosa… cazzonon andava nella mia testa. Cosa mi infettava il cervello.

Disse quell’imprecazione come un qualcosa che si fosse concesso nel tentativo di liberarsi di quel mostro appiccicoso in gola.

Ma tanto che parlo a fare, non importa a nessuno. Anzi, no, importa a me.
Posso permettermelo, nei miei nastri, credo, no?

E vi giuro che da allora non ho mai smesso di pensarci, di ideare e nessuno è mai riuscito a farmi tornare sui miei passi. Ma qui non avevo ancora deciso. Avevo iniziato a rifletterci un po’ e la situazione, ad un certo punto, poi è precipitata. Peccato.
E riflettevo su quelle mie manie, quel modo che avevo di identificare me stesso attraverso gli altri e di filtrare il mio essere tramite sguardi e impercettibili rughe sulla pelle. Perché non mi riuscivo a distaccare a quel giudizio continuo? Perché non ostentavo una forza che non avevo? Sarebbe servito a qualcuno?

Voglio solo smettere di sentirmi in questo modo, questo senso di vuoto appiccicoso come se fossi immerso nella pece. Anche adesso, mentre parlo, come se… annaspassi nello spazio per sottrarre aria a chi mi ha fatto del male, eppure sembrano tutti avere un motivo, o centomila, in più di me per stare qui. Valgono, la loro vita ha un valore quanto meno se non per loro stessi, per gli altri.

Avevo sempre voluto avere anche io una ragione, ma facevo fatica a trovarla e dovevo arrampicarmi su inutili specchi.

E ora?

Ora penso di aver pensato abbastanza, davvero, voglio dare un taglio a questa lagna che si ripete come una cantilena satanica nella mia testa. Mi domando se si sia mai fermata o se mi ricordo il giorno in cui è iniziata.

No, basta così, tutto ciò durerà ancora relativamente poco, devo tenere duro solo il tempo di parlare con tutti voi.

La sua voce era ridotta a un sussurro confuso.

È incredibile quanto sia impaziente di andarmene e quanto mi porti una sentenza di morte spiaccicata sul volto eppure nessuno, nei corridoi o in classe, sembra avere il tempo o la voglia di notarlo.

Buffo, no?

Tagliamola qui, non vale la pena tirarla per le lunghe, di sicuro non per voi né per me. Facciamo sì che vi rubi meno aria possibile, okay?

Oh, a proposito, ciao Rachel Berry, ancora vittima delle tue manie da star?

Stop.

E la cassetta si interruppe con un click mentre, fradicio, lasciavo che quel senso di impotenza e frustrazione esplodesse dentro di me e mischiasse le mie lacrime alla pioggia. Non avevo il diritto di dichiararmi innamorato di Blaine, avendo notato la sua depressione adolescenziale ma non essendo mai davvero intervenuto.

Circa. 




















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Spazio Autrice:

Dio mio, scusatemi se ci metto una vita ad aggiornare ma sono abituata a scrivere in classe e ultimamente è stato un inferno di interrogazioni e menate varie. Mi dispiace che il capitolo non sia eccessivamente lungo, ma ha il suo perchè, suppongo.

Scusatemi se sono di una tempistica così pessima!

Spero vogliate comunque farmi sapere cosa ne pensate!

Noth
   
 
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