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Autore: LawrenceTwosomeTime    06/09/2007    6 recensioni
Una fantasia erotica, una sommaria riflessione sulla psiche, un pasticcio un po' sballato, ecco. Ma ben amalgamato, spero. Non dico altro, così non rovino la sorpresa ai possibili lettori... ;)
Genere: Fantasy, Introspettivo, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Carne ghiacciata, liscia come la seta; schiena curva.
Un corpo abbandonato e punteggiato di lividi.

Capelli unticci, luridi di grasso.

Le punte delle dita emanano un fastidioso odore di bruciato.



Quella figura triste, accasciata, ormai svuotata...sono io.

Come ho fatto a ridurmi in questo stato non lo so... ...ma una birra non può provocare un simile sfacelo, questo è certo.


La sedia che accoglie le mie membra stanche galleggia in una pozza di catrame, ultimo appiglio ad un’esistenza disperata quanto vera.
La fodera di ski che riveste i braccioli si è tinta di un cupo color carbone, e ora ammicca, venefica, a quelle anime perdute in cerca di una falsa pace.

Mi sollevo a fatica, come un grosso sottomarino incagliato sul fondo del mare che riprenda a funzionare, con le pareti corrose e i rivestimenti scoperti; sento le giunture cigolare – non capisco se mie o della sedia...o di entrambi – e scorgo i barbigli di jeans ripartitisi dalle ginocchia nude ondeggiare, imitando sacri pendagli.

Faccio scivolare un polpastrello annerito sulla curva della spalla, disegnando una linea cinerea, e avverto la carne liquefatta in grandi solchi accavallarsi al suo passaggio. I miei muscoli...tatuati con violenza da strumenti arcani, separati da crateri profondi – ma non abbastanza da uccidermi.
Il calore ha in qualche modo arrestato l’emorragia...ciò che rimane non sono altro che macilente strisce di fluidi coagulati, frastagli epici a memoria dell’oscurità passata.

Le piante dei miei piedi incontrano cocci di vetro, ferro tiepido.
Incespico nel buio.


...Dove sono mai?



Perso in questa cava immonda e accogliente.
In questo...ventre di metallo.


Una luminescenza indistinta, smeraldina, si riparte dalle curve sopite di qualche cavo serpentino.
Bagliori.

Spiragli di energia inconsolabile.


L’aria mi sazia a fatica; rantolo fiato puzzolente, sorbendo cenere.
Il mio viaggio era già finito molto tempo fa, probabilmente.
Questo risveglio momentaneo, indegno epilogo di vicende tortuose, ultima, breve, fuga dal dimenticatoio, non è che una tenera espiazione dei miei trascorsi.

Morirò qui, dimenticato da tutti, dimenticato da me stesso.



Cado in ginocchio, scomposta sagoma scossa dai tremiti.

Morte, prendimi ora. Non farmi aspettare.





Mi è difficile comprendere con chiarezza assoluta se quell’icona che avanza verso di me sia la risposta alle mie pene, la fine del dolore.

...Appare vicina eppur lontanissima, impalpabile quanto concreta.

Ma avverto chiaramente il suo calore.

Da essa scaturisce un’energia solare, liquida, che irradia solo il prescelto delle sue grazie.

Non riesco a riprendermi dall’estasi, che realizzo con rapidità fulminante di trovarmi al cospetto di una presenza femminile.
...E ancor prima di constatare quanto sia bella, vengo assalito da un desiderio senza eguali.

Desiderio?
Per quale ragione...? In una regione decadente come questa...in condizioni tragiche...

Brucio di passione, voglio penetrarla.

Lei sembra pronta a concedersi a qualunque mio capriccio – corre verso di me, si getta tra le mie braccia – come in un sogno proibito.

Non mi sono mai sentito tanto potente, tanto forte...La mia possanza investe la sua luce generando un attrito devastante.
I nostri corpi fremono nel bianco, tremando a mezz’aria come investiti da scariche elettriche.

In un vorticare di detriti adunchi, le pianto la mia spada di carne nel ventre.
Uno spasmo alieno guida il mio volere, trasformandomi in una bestia senza controllo.
La sbatto a terra. Ripetutamente. Le lastre di ferro si piegano, sobbalzano in un ritmo convulso.

La ragazza, l’essere divino, schiude le labbra bagnate in una smorfia che assomiglia ad un sorriso.

La sua pelle di seta immortale, sempre diversa al tatto, è morbida, dolce, dura, asciutta, elastica, umida...un continuo sprono alla mia furia animale, che la assale da ogni angolo, la domina.
Quegli occhi lucenti, pervasi dai riflessi di mille cosmi, teatro acquatico di stelle, mi incitano a prendere l’infinito, ad assorbirlo.

Sento che potrei perdermi nei suoi capelli, nuotare per sempre tra le profumate, lucide spire che paiono ondeggiare senza peso tra noi.

Sento che potrei amare senza posa ogni frazione del suo corpo.

Spasmodicamente, montando su di lei e ricoprendola di un manto brutale...o facendomi cavalcare, risucchiare dalla ninfa – che mi prende a sua volta, facendo viaggiare il mio volto tra i suoi seni perfetti, e grida concitata, ruggisce – è un demone di passione che torce i miei sensi.


Sono perso nel suo fuoco, le tinte di quella forza mi astraggono...

...E improvvisamente, mi sento come un topo in trappola.

La dea spalanca le pupille, rivestite di un vello infernale, e ciò che vedo dentro di lei mi gela il sangue nelle vene.
Un ghigno beffardo, un’anima triste che intima al mio ego di implodere. Vuole la mia pulsione, vuole il mio peccato, vuole tutto me stesso.

Le sue unghie si fanno ardenti, come fatate spire di morte, torri brulicanti di insetti demoniaci.

Me le pianta nelle carni alla base del collo, riaprendo le vecchie ferite. I tessuti sfrigolano, bagnati dalle mie calde lacrime di dolore.
Mi sta fondendo a lei; mi arpiona per impedirmi di scappare.

E quel che è peggio è che non riesco a smettere di provare desiderio; sono linfa vitale per questo mostro.



Tra dilanianti scosse di dolore, una saetta di reminiscenza mi colpisce.
...I ricordi si dipanano nel mio cervello provato. In una trance forsennata, riconnetto le memorie della mia esperienza passata...Una voce...

...La voce di mio padre...

“Prestami ascolto, figliolo...ciò che ti accingi a fare si può riassumere in una parola: suicidio...molti degli uomini che si avventurano in quell’antro fetido e maledetto vanno cercando gloria e fortuna...ma ottengono solo di perdere la vita...e sai qual’è il particolare peggiore?
...La maggior parte di loro, in realtà, ambisce solo ad una morte piacevole...”


...e la mia...

“...padre, il mio fine non ha nulla a vedere con la morte, come tu credi...non sono così vigliacco da cedere alla tentazione di una dipartita lussuriosa...tutto ciò che voglio è riscuotere quella taglia...e salvare la mia famiglia...”

...

“Non lo capisci?...Se muori non ci sarà più nessuna famiglia da salvare!”

...

“Ormai ho deciso...Parto stanotte”

Il flebile pianto di un vecchio.


Il bacio della creatura mi riporta alla realtà – avverto il suo viscido languore accarezzarmi le labbra – e vengo scosso da brividi incontrollati, in preda alla possessione più totale.

La vita in me si sta esaurendo.
Forse, mi ero diretto in questo luogo proprio per finire la mia esistenza dolcemente...
...forse non sono diverso da tutti quei disperati...e come biasimarli...
Le palpebre iniziano a calare sul mondo...

...ma un altro flash scuote la mia mente.

“Almeno, lascia che ti consigli come meglio posso...le sirene sono creature spietate, ma anch’esse hanno un punto debole...Si nutrono della brama sessuale dei mortali, consumandoli un poco alla volta, lentamente... e ciò le spinge ad avere rapporti concitati...ma per riuscire nel loro intento, devono negarsi il raggiungimento del piacere...Se finisci vittima di uno dei loro inganni, dovrai fare leva sulla loro brama...ciò che più rattrista una sirena è di non poter godere appieno di un’unione fisica...Mantieni il controllo, tenta la creatura come lei vorrebbe poter tentare te!”



Una forza nuova, differente dalla pulsione incontrollata provata dianzi, mi invade le membra.
Compiendo uno sforzo sovrumano, afferro gli arti arroventati del demone e faccio leva per estrarmeli dalle carni.

La sirena mugugna dei ghirigori vocali, sussurra di stupore e di rabbia, mentre le mie mani bolleggianti per le ustioni sradicano gli artigli disegnando zampilli di sangue che si intersecano nell’aria.

“Padre!!!”

La scaravento brutalmente al suolo in un turbinare di lapilli, tempestato da scintille danzanti, e affondo con decisione il membro nella sua culla di carne incorporea.

Il vigore con cui la prendo le impedisce di reagire, ma la controffensiva non tarda a giungere: presto la sirena inizia a dimenare i fianchi, a mulinare le braccia squarciandomi il petto, strillando in tono assurdamente acuto.

Non mi voglio arrendere, il mio volere abbatterà ogni suo artifizio...fosse l’ultima cosa che faccio.

...E così, continuando a possederla senza posa, avvinghiato alle sue cosce spalancate, riesco a provocare un cedimento. La sirena non si oppone più. Inizia persino a sorridere, di una felicità sincera.
Comincio a percepire il suo interno che mi incita a riempirla con tutte le mie forze, abbandonandosi al mio massaggio. La sento cedere, rilassarsi, inarcare la schiena.

La sento tutt’uno.

Il suo fuoco si tinge di azzurro, coronandomi di un’euforia mistica, e il dolore non è che un antico ricordo.
Quel piccolo calore, che si estende a macchia d’olio in tutto il corpo e fa dell’essere umano la creatura più aggraziata del creato, da lei tanto atteso, esplode.

Il profumo del caprimulgo mi bagna le narici, e così il suo succo caldo, che fuoriesce copioso da quel canale misterioso, quel corridoio astrale, ora denso delle gioie della vita.

Un liquido elettrico, magico, mutevole come l’umore, fuggevole come gli stormi autunnali.


Sopraffatto dal piacere, vengo in lei. Colmandola, finalmente, per intero.





Il risveglio che mi attende è il più dolce del mondo.
Il mio corpo si è risanato nella pace dei sensi; ogni ferita, cancellata per le onde benefiche del mistico essere.


La sirena si è dissolta nel nulla, un sogno indimenticabile di cui sono pregne le pareti, il pavimento, i calcinacci, le polle d’acqua.

Mi alzo, sicuro sulle gambe, e riprendo a ritroso la strada che mi aveva condotto in quello che ora è un santuario, salutato dalle anime sperdute degli sfortunati che qui hanno incontrato la morte.

Risalgo una scaletta incrostata di ruggine.

Alzo, con un po’ di sforzo, uno spesso pannello di ferro.




...E lo scenario che scopro a sovrastarmi è quanto di più terrificante la mente umana possa concepire.


Luridi palazzi dal profilo malato si protendono verso un cielo fosforescente di miasmi soffocanti, solo in parte rischiarati da una mezzaluna arancione.
Inarrestabili ombre maligne rimbalzano in ogni dove, graffiate da un vento radioattivo che getta sconforto e desolazione in un mondo alla deriva, disseminato di strutture crollate e bestie grottesche.

Sono a casa.

  
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